Seno low cost: occhio alla truffa

Un seno tutto nuovo a soli 99 euro? Un miracolo dell’economia o solo l’ennesima truffa? L’ennesima trovata dei medici dei paesi asiatici o un espediente pubblicitario? In realtà è quello che è stato proposto sull’italianissimo portale di Groupalia, un annuncio che ha, inevitabilmente, fatto scattare una denuncia ed una serie di doverosi accertamenti.

chirurgia
Molti utenti del famoso portale che vende prodotti e servizi attraverso il sempre più diffuso meccanismo dei coupon, si sono allarmati alla vista di un prezzo così ridicolamente basso per un’operazione complessa, come la mastoplastica additiva. Pertanto, sono piovute una serie di segnalazioni piuttosto preoccupate alle diverse sedi del Codacons, alla ricerca di spiegazioni plausibili.
Immediatamente sono scattate le denunce e le segnalazioni all’Ordine Provinciale di Caserta di Medici ed Odontoiatri, dove risulta iscritto il medico dell’annuncio ed una pronta e tempestiva risposta da parte dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica. L’associazione prende nettamente le distanze da questi comportamenti che frequentemente espongono la chirurgia plastica e quella estetica sotto una luce di sufficienza e superficialità. Sono anni, infatti, che l’Associazione prosegue nella sua battaglia contro un abuso della pubblicità e del qualunquismo che spesso inquina la professionalità del settore e ricorda che ogni intervento chirurgico necessita delle dovute attenzioni e della dovuta responsabilità.

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Protesi seno, occhio alla bassa qualità

L’impianto di protesi al seno è l’intervento di chirurgia estetica più richiesto in Italia e nel mondo. Ha già compiuto 50 anni, ma la sua diffusione non deve far sottovalutare elementi di rischio che comporta.
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[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Le cronache fanno memoria dei rischi
Già nel giugno del 1997 Carmen Di Pietro balzò alle cronache italiane, perché durante un volo in aereo le era esplosa una protesi. Ma l’allarme più grande si è avuto a fine dicembre 2011, col caso delle PIP (dalla marca: Poly Implants Prosthesis), protesi prodotte da una società francese e impiantate anche in Italia, considerate cancerogene perché realizzate con un gel non conforme: più economico silicone industriale, anziché medicale come prevede la legge, che in caso di rottura rischia di diffondersi nell’organismo, provocando non solo infiammazioni ma anche tumori. Si stima che circa 4500 donne italiane siano portatrici di PIP, impiantate in buona parte al Centro Tumori di Milano. Fortunatamente non è molto ricorrente la rottura della protesi.

Tipi di protesi mammaria
Per ovviare ai problemi in caso di rottura si sono studiate anche protesi riempite di soluzione fisiologica. Ma attualmente le più diffuse restano quelle in silicone, perché riescono a garantirne nel tempo massimi risultati in termini di palpabilità e naturalezza, sono rivestite in poliuretano (ottima barriera alle molecole di silicone) e contengono gel coesivi, che in caso di rottura mantengono il silicone in blocchi compatti.
La tendenza del momento nella mastoplastica è quella di ottenere risultati quanto più possibile proporzionati alla persona. Perciò la forma di protesi che va per la maggiore è quella anatomica, a goccia, posizionata preferibilmente nel solco sottommammario. Nelle pazienti giovani si può non compromettere la possibilità di allattare, se si pone l’impianto sotto il tessuto mammario senza ledere i dotti galattofori e dell’areola.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

I controlli e le garanzie
Al di là dell’episodio di malaffare che tanta preoccupazione sta portando a chi oggi ha addosso una PIP, gli impianti in gel per il seno sono comunque tra le protesi più studiate e collaudate: quelle in uso sono la quinta generazione, con un rischio di rottura ormai limitato ad eventi quali incidenti, traumi sportivi o gravi ustioni. Quanto alla durata nel tempo, si può pensare che sia di moltissimi anni ma non ci sono controprove, perché sono in commercio da poco più di un decennio. A tutela del paziente, ogni protesi deve contenere un libretto informativo che ne identifica data di creazione e provenienza. Dal marzo 2012 è nato il registro delle protesi, con l’obbligo del chirurgo di annotarvi ogni intervento fatto e la protesi impiantata. Per le operazioni antecedenti, queste informazioni sono comunque rintracciabili nella cartella clinica. Il paziente, dal parte sua, deve informarsi sulla tipologia della protesi e deve comunque sottoporsi a controlli periodici concordati col medico, oltre a una risonanza magnetica ogni 10 anni. [author] [sws_related_post]