Migliorare le funzioni cognitive ed allontanare la demenza con l’attività fisica

Che l’esercizio fisico faccia bene è ormai un dato di fatto e a darcene ulteriore conferma è uno studio recentemente pubblicato su una delle più accreditate riviste psichiatriche, “Molecular Psychiatry”. Nel caso specifico, è stato valutato il possibile legame tra esercizio fisico e prestazioni cognitive, rispetto ad una prevenzione del decadimento intellettivo tipico dell’età senile e di patologie come la demenza.

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Gli interessanti risultati di questo studio provano inequivocabilmente che il movimento fisico non solo migliora le funzioni circolatorie e previene le problematiche osteo-articolari, ma mantiene sane le capacità cognitive e riduce notevolmente il rischio di patologie degenerative come l’Alzheimer. Rispetto ad una persona che conduca una vita sedentaria, chi pratica un esercizio fisico costante vede ridotto fino al 45% il rischio di andare incontro alla demenza senile. E non è necessario svolgere un’attività estremamente impegnativa, per ottenere questi effetti protettivi è sufficiente mantenere un esercizio moderato e continuativo. Dallo studio emerge che i soggetti che praticano una regolare attività fisica beneficiano di una più ridotta atrofia cerebrale. Gli effetti protettivi derivano anche da una stimolata produzione di fattori di crescita neuronale: il movimento permette ai muscoli di liberare l’IGF-I, una sostanza neuroattiva che, assorbita dal cervello, stimola a sua volta la produzione del fattore di crescita BDNF, deputato proprio al potenziamento delle capacità di sopravvivenza dei neuroni. Inoltre il miglioramento si riflette anche sul tono dell’umore generale, a causa di un meccanismo sinergico con altri neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina.
Altro aspetto riscontrato è la differenza rispetto al beneficio ottenuto, tra popolazione maschile e femminile. Sembra infatti che le donne ricevano un effetto positivo più marcato rispetto agli uomini, in termini di miglioramento cognitivo. La motivazione potrebbe risiedere in un accentuato rischio femminile dovuto al repentino calo estrogenico menopausale, che aumenterebbe il pericolo di sviluppare malattie neurologiche degenerative.
Pur non essendo ancora chiari i livelli ottimali di esercizio fisico per il raggiungimento del beneficio massimo e se possano anche influire delle componenti genetiche, l’attività motoria ha senza dubbio importanti scopi preventivi e terapeutici, rispetto alle patologie cerebrali oggetto dello studio in questione.
Pare adeguato concludere citando l’antica locuzione latina “Mens sana in corpore sano”, che in questo contesto suona come un ammonimento e sembra appropriata più che mai.

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