Nuovi farmaci per l’autismo

Una nuova frontiera è stata superata dalla scienza. Alcuni medici hanno infatti reso noto di aver scoperto nuovi farmaci per curare l’autismo, una malattia che sempre più spesso colpisce i bambini.

autismo

Stando a recenti studi infatti è stato evidenziato come un ragazzo su 88 sia vittima di questo disturbo. L’autismo, chiamato anche Sindrome di Kanner, è una patologia cerebrale che costringe i bambini a vivere in un mondo tutto loro. Nessun contatto con la realtà, poche possibilità di stringere relazioni di amicizia, minimo interesse verso le attività svolte quotidianamente dai loro coetanei. La persona autistica, se non viene seguita costantemente da esperti, può anche dar vita a comportamenti potenzialmente ‘pericolosi’ nei confronti degli altri individui. Oggi però la scienza è riuscita a superare una nuova frontiera. “Abbiamo fatto giganteschi passi avanti”, ha dichiarato Antonio Persico, professore di Neuropsichiatria Infantile al Campus Bio-Medico. “In questo momento infatti c’è una mezza dozzina di farmaci che è in fase finale di studio”. Antonio Persico è il maggior esponente italiano all’interno dell’European Autism Interventions (Eu-Aims), la ricerca impegnata nello sviluppo di nuovi approcci terapeutici contro l’autismo. “Le nostre conoscenze scientifiche”, ha aggiunto lo studioso, “hanno finalmente raggiunto la massa critica necessaria per passare alla loro traduzione in metodi diagnostici e in agenti terapeutici innovativi”. Sono stati cioè messi a punto nuovi farmaci che dovrebbero aiutare le persone affette e afflitte dall’autismo: “In questo momento c’è una mezza dozzina di farmaci in fase di sviluppo”, ha evidenziato Persico. Questi medicinali però sono pensati esclusivamente per migliorare i sintomi cardine dell’autismo. Non si tratta cioè di cure che possono favorire la socializzazione degli autistici, né di farmaci che potranno colmare il deficit comunicativo di queste persone. “Non sono farmaci pensati per i sintomi di accompagnamento dell’autismo, come agitazione, insonnia o altro, ma queste cure ci danno davvero molta speranza”. Il vero cruccio di queste nuove medicine sta nel fatto che non possono essere utilizzate in maniera indifferente da tutti gli individui autistici. Questa malattia infatti è piuttosto eterogenea e un farmaco che funziona su un paziente non è garantito che possa funzionare anche su un altro. A chi gli chiede se la scienza potrà finalmente vincere la battaglia dell’autismo infatti, Antonio Persico risponde con grande franchezza: “Non proprio, ci sono ancora delle difficoltà. E’ necessario identificare i diversi sottogruppi di pazienti che abbiano la possibilità di rispondere al farmaco x o a quello y. Questi sono medicinali che funzionano con meccanismi di azione molto diversi”. Si rende quindi necessaria una sorta di ‘mappatura’ dei diversi sottogruppi. I medici cioè devono capire la possibilità che un farmaco possa funzionare su un determinato paziente in base alle sue caratteristiche cliniche e neurobiologiche. Solo in questo modo si potrà dare una stima abbastanza precisa della probabilità che un certo medicinale funzioni o meno su un certo malato. Ulteriori studi dunque che saranno necessari approfondire per migliorare ancora di più l’efficacia delle nuove scoperte. Il rischio infatti, qualora non venissero eseguiti esami dettagliati, è piuttosto evidente. Un farmaco potenzialmente valido potrebbe essere classificato come non-valido solo perché somministrato a un paziente ‘sbagliato’. Un paziente cioè che, a causa delle proprie caratteristiche, potrebbe reagire negativamente a quel particolare medicinale .
L’obiettivo finale è stato dichiarato dallo stesso Antonio Persico: “Bisogna trovare una risposta adeguata per ogni sottogruppo. In modo che un giorno tramite non solo l’osservazione clinica, ma anche tramite un esame del sangue o un esame neuro radiologico, saremo in grado di dire: a questo bambino serve questa terapia per questo periodo di tempo”.

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