La tecnologia che fa male alla pelle

In un’epoca in cui la tecnologia è entrata in quasi tutte le fasi della nostra giornata lavorativa e non, siamo costretti a chiederci se la tecnologia sia o meno un possibile rischio per la nostra salute e per la nostra pelle.

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Sin dall’uscita dei primi telefoni cellulari ci si è chiesti se se le onde prodotte dall’apparecchio fossero pericolose per l’uomo, ma solo recentemente ci si è chiesti se tutti i materiali venuti a contatto con la nostra pelle siano stati attentamente studiati ed esaminati, allo scopo di prevenire fastidiose e talvolta estremamente dannose reazioni allergiche o irritazioni.
Riportando i risultati di uno studio pubblicato qualche mese fa in una prestigiosa rivista internazionale di dermatologia, evinciamo che, su un campione di cinquanta modelli di telefoni cellulari, circa il 20% presentava parti metalli contenente nichel a stretto contatto con l’epidermide del consumatore.
Ma questo è solo uno dei tanti esempi di cui si potrebbe parlare. Purtroppo, ancora oggi, sia per quanto riguarda il nostro tempo libero ma anche sul posto di lavoro, siamo costretti a subire un’aggressivo inquinamento ambientale provocato dal contatto o l’inalazione di sostanze chimiche e non. E questo non è limitato ai telefoni cellulari, oggetto oramai alla portata di tutti, anche dei bambini più piccoli i quali lo utilizzano come giocattolo quando giocattolo non è.
Ciò vale anche per molti altri oggetti facenti parte del nostro quotidiano quali tablet, computer, elettrodomestici, batterie, per non parlare di ciò che respiriamo una volta messo il naso fuori di casa, fino ad arrivare ai contenitori per alimenti ed alle protesi dentarie! Insomma, una vera e propria invasione denunciata anche dalla Società italiana di dermatologia allergologica, professionale e ambientale (Sidapa).
La suddetta associazione, riunitasi in congresso, ha evidenziato dati allarmanti: ad esempio, negli ultimi dieci anni, i casi allergici riconducibili ai metalli pesanti prodotti dalle marmitte catalitiche quali ad esempio il palladio, sono aumentati di almeno dieci punti percentuali.
Allo stesso modo, si sono registrati numerosi casi di patologie cutanee e dermatiti avvenute sullo stesso posto di lavoro, situazioni in cui nel 7% dei casi, il soggetto ha dovuto lasciare la propria posizione lavorativa per grave incompatibilità con l’ambiente professionale.
Tutto ciò, incredibilmente avviene nonostante le precise direttive europee emanate nel 2009 con lo scopo di limitare la presenza di materiali nocivi quale ad esempio il nichel, in tutti i prodotti commercializzati all’interno dell’Unione Europea.
Purtroppo, queste sostanze estremamente dannose per l’organismo umano, sono ancora molto utilizzate in tantissimi prodotti di uso quotidiano, utilizzati da ogni classe sociale ed a ogni età.
La soluzione arriva dallo stesso convegno del Sidapa, suggerita dagli stessi dermatologi: monitorare con estrema attenzione le sostanze immesse nell’ambiente con lo scopo di prevedere le possibili interazioni con le sostanze già presenti, al fine di evitare ulteriori rischi per la nostra salute.
Nella speranza che i produttori abbraccino totalmente le direttive europee già promulgate.

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