Cosa fare dopo un aborto spontaneo

L’aborto spontaneo è una situazione che purtroppo si verifica molte più volte di quanto ci si possa immaginare.
Diverse ricerche e studi scientifici hanno, infatti, rilevato come il rischio che ciò possa avvenire entro i primi tre mesi della gravidanza e quindi nelle prime dodici settimane, sia effettivamente molto alto.

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La percentuale che ciò si possa verificare si attesta intorno al 15% ed ossia quasi una ogni sette gravidanze. C’è da sottolineare tuttavia che in questa casistica sono stati inseriti anche i cosiddetti aborti naturali precocissimi che il più delle volte non vengono nemmeno avvertiti dalle donne. 

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Questo perché l’aborto avviene nelle primissime settimane con una perdita minima di sangue che sovente viene erroneamente interpretata come una disfunzione del ciclo mestruale. Le ricerche hanno evidenziato, inoltre, come l’aborto naturale possa anche manifestarsi quando si è in presenza di un feto sano da un punto di vista medico.

Altro dato molto interessante è che nonostante l’aborto naturale può avvenire entro il sesto meso di gravidanza, la stragrande maggioranza dei casi si verifica nei primi tre mesi. Le cause che possono dare origine a ciò sono diverse. Nei primi tre mesi nella maggior parte dei casi l’aborto naturale avviene in ragione di qualche anomalia a livello genetico oppure cromosomico del feto. Queste anomalie comportano che la crescita del feto e il suo sviluppo sia molto irregolare fino ad arrivare ad un certo punto in cui sopraggiunge l’aborto spontaneo. Altra possibile causa è legata ad alcuni patologie della madre e nello specifico il diabete oppure una disfunzione delle difese immunitarie.

Alcuni studi hanno evidenziato come anche l’ipertensione arteriosa giochi un ruolo molto importante sotto questo punto di vista, in quanto l’andare sotto sforzo da parte cuore della mamma si ripercuote sul feto. Per gli aborti naturali che si manifestano dal terzo fino al sesto mese, la causa principale riguarda l’incapacità da parte dell’utero nel riuscire a supportare la gravidanza fino alla fine.

Altra causa piuttosto comune è una dilatazione prematura del collo uterino e della relativa muscolatura. Infine, le possibili infezioni dell’apparato genitale che solitamente portano addirittura alla rottura del sacco amniotico ed ossia dell’involucro dove è contenuto il feto.
Vediamo come occorre comportarsi una volta avvenuto un aborto. Diciamo che ci sono diverse correnti di pensiero. Infatti, l’organizzazione mondiale della sanità consiglia di far passare un minimo di sei mesi prima di provare nuovamente a concepire un bambino. Tesi che invece è stata smentita da altri enti che non trovano motivazioni valide per cui non si debba tentare nuovamente dopo un mese o per lo meno dopo un ciclo mestruale.
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Tuttavia, tutti sono concordi nel ritenere che per donne un po’ in là con l’età, è opportuno che i tempi siano brevi ed ossia all’ordine del mese in quanto con il passare del tempo aumenta il rischio che il bambino possa nascere con qualche disfunzione.
Chiaramente se si verificano almeno un paio di aborti naturali consecutivi è giusto ed opportuno rivolgersi ad un ginecologo per alcuni indagini specifiche per valutare eventuali problematiche. Dopo il primo aborto è comunque utile rivolgersi al proprio ginecologo per sottoporsi a dei controlli standard tra cui l’ecografia transvaginale e la ricerca dell’ormone beta HCG nel sangue della mamma.

Infine, i consigli che sono senza dubbio utili per evitare un aborto naturale, sono quelli di cercare di avere una vita piuttosto tranquilla nel corso della gravidanza ed inoltre di assumere nelle prime 12 settimane l’acido folico.

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