Chi è depresso rischia di più il morbo di parkinson

La depressione è la malattia del nuovo millennio. Dichiarata da più fonti attendibili come il male da sconfiggere, rende l’individuo inerme a qualsiasi reazione. La perdita di interesse o di piacere nelle attività normalmente piacevoli , o la perdita di autostima, sono alla base di questa dannosa patologia.

depressione
In particolar modo si pone l’attenzione sull’impatto che ha la depressione con la malattia denominata morbo di Parkinson. Dalle ultime ricerche effettuate, sia negli Stati Uniti D’America presso l’Università della Florida a Gainesville, che al General Hospital di Taipei a Taiwan, escono dei dati allarmanti. L’impatto della malattia depressiva nel morbo di Parkinson raddoppia rispetto a quello dei problemi di movimento e motori articolari. Come afferma lo studioso americano Michael S. Okun, direttore medico del National Parkinson Foundation, circa il 50% delle persone che hanno il Parkinson soffrono di depressione. I ricercatori universitari dell’università della Florida infatti, hanno condotto una ricerca accurata su circa 5.500 pazienti, di età compresa tra i 25 e i 95 anni. Si sono recati in 20 centri specialistici in Canada, negli Stati Uniti, in Israele e nei Paesi Bassi. Sono state eseguite circa 9.000 visite cliniche; e hanno esaminato le informazioni sui farmaci, i tassi di depressione e ansia, ed altre informazioni. Si è giunti, dopo anni di ricerca, alla conclusione che il legame fra le due malattie è di elevatissima incidenza. Gli studi, a detta del direttore del centro Michael Okun, continueranno in maniera meticolosa e specifica, ponendo in tal modo le basi ad una possibile cura parziale e successivamente definitiva.
Come detto, lo studio in oggetto è stato condotto anche nel centro specialistico del Veterans General Hospital di Taipei a Taiwan. Come per la precedente ricerca effettuata negli Stati Uniti, anche qui i ricercatori sono giunti alla conclusione che, un soggetto depresso , ha un rischio decisamente elevato di sviluppare la malattia neuro degenerativa di Parkinson. Si può addirittura arrivare ad un rischio tre o quattro volte superiore rispetto a pazienti che non sembrano avere perdita di autostima e di consapevolezza dei propri mezzi. Gli studiosi cinesi, hanno utilizzato un percorso di analisi e ricerca durato ben 10 anni. Anche in questo studio specifico sono stati utilizzati pazienti affetti e non da depressione, e si è giunti alla conclusione che l’incidenza del morbo depressivo ha un influenza enorme sulle probabilità di un futuro anomalo e del rischio di poter esser affetti dalla degenerazione motoria derivante da Parkinson. Una soluzione che comunque potrebbe alleviare questa pena, secondo i medici del General Hospital di Taipei, e dell’ Università della Florida, è il continuo esercizio fisico giornaliero. 2 ore circa di allenamento motorio ogni giorno, ridurrebbe parzialmente questa degenerazione neurale e porterebbe la fase depressiva in netto calo.

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