Sigarette elettroniche, vietata vendita a minori di 18 anni

Le sigarette elettroniche continuano a far discutere, sia in Italia che all’estero.
Mentre le città si riempiono di punti vendita che sbandierano facili rimedi per smettere di fumare, crescono le perplessità della comunità scientifica e non nei confronti di questo prodotto che, appena entrato in commercio, sembrava davvero destinato a rivoluzionare le abitudini dei fumatori.

sigarette elettroniche

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Quello di fumare, infatti, è un gesto che nei fumatori accaniti diventa quasi compulsione: le sigarette elettroniche mantengono intatta la gestualità, riducendo progressivamente l’apporto di nicotina. Tuttavia i dubbi sulla loro reale efficacia – e, soprattutto, sull’assenza di effetti collaterali – non solo restano, ma si fanno sempre più pressanti, al punto che l’attuale Ministro della Salute Renato Balduzzi non ha più potuto ignorarli. Mediante un’ordinanza datata 2 aprile 2013, Balduzzi ha infatti proibito la vendita di sigarette elettroniche contenenti nicotina ai minori sotto i 18 anni. Solo i maggiorenni possono dunque acquistare questo prodotto: prima del decreto, invece, il limite era esteso solo ai minori di 16 anni.
Un provvedimento che fa discutere, ma che dal ministero rivendicano come a tutela della salute pubblica, soprattutto quella dei minori.

Del resto le statistiche sono allarmanti: mentre sempre più adulti cercano di liberarsi si questo fastidioso (e oneroso) vizio, le sigarette sono diffuse soprattutto tra i giovanissimi, per i quali costituiscono una sorta di status symbol, l’entrata simbolica, ma non effettiva, nell’età adulta.
La nuova ordinanza entrerà in vigore a tutti gli effetti a partire dal 23 aprile, e avrà durata minima fino al prossimo 31 ottobre, quando al ministero decideranno il da farsi.

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L’ordinanza in realtà è la naturale conseguenza del Decreto Balduzzi emesso alla fine dello scorso anno, tramite il quale a partire dal primo gennaio 2013 si vieta la vendita dei prodotti a base di tabacco ai minorenni. Contenendo nicotina, anche le sigarette elettroniche rientrano in questa categoria, con un’aggravante in più: il Ministro Balduzzi, infatti, vuole vederci chiaro sulle sigarette elettroniche, soprattutto sugli eventuali rischi per la salute di chi le fuma, e ha chiesto di ricevere aggiornamenti scientifici in merito. In attesa di ulteriori notizie, restano validi i dati piuttosto allarmanti che il Ministero ha ricevuto dall’Istituto superiore di Sanità il 20 dicembre del 2012: secondo questo rapporto, infatti, anche quei prodotti che contengono concentrazioni molto basse di nicotina – come appunto le sigarette elettroniche – possono comunque determinare il superamento della dose di nicotina quotidiana accettabile, che ciò non comporti danno per la salute di chi la consuma.
Ciò avverrebbe soprattutto nei giovani. La soglia massima di nicotina che è possibile assumere in una giornata senza che sia pericolosa per la salute è stata stabilita dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, l’EFSA, che ha provato come tale soglia sia superabile anche con un uso moderato di sigarette elettroniche. In seguito, il Ministro ha chiesto un rapporto del Consiglio Superiore di Sanità, il quale a partire dallo scorso 19 marzo è incaricato di approvare o meno l’utilizzo delle sigarette elettroniche “medicinale per funzione”.

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Stamina e staminali: Vannoni contro gli esperti

Ultimamente in Italia si parla moltissimo di cellule staminali. A portare alla ribalta questa tematica è stata la trasmissione di Italia 1 “Le Iene”, presentando il caso di Sofia, la bambina per cui l’unica cura possibile – anche se non certa – potrebbe derivare proprio da queste cellule la cui sperimentazione in Italia è vietata per legge.

vannoni

 

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Nel clima mediatico e scientifico attuale, però, dove sembra regnare l’opinione che le cellule staminali non possano costituire il futuro della medicina, e non siano dunque quella cura “miracolosa” per mali fino adesso considerati incurabili – per lo meno con la moderna scienza legalmente applicata nel nostro Paese – si levano anche alcune voci dal coro: uno delle più dure ed emblematiche è quella del dottor Vannone, il quale si scaglia senza mezzi termini contro quegli esperti che continuano a snobbare il metodo Stamina, quello che cioè prevede l’uso di cellule staminali. In questo clima fortemente polemico, non si ferma dunque la polemica che vede contrapposto il dottor Vannone – che propone una cura a base di staminali per patologie finora considerate incurabili – e quei medici che invece non si discostano dalle linee terapeutiche ufficiali, ritenendole le uniche in grado di regolamentare la sperimentazione farmacologica, nonché di garantire al malato cure valide e soprattutto sicure.
Ma, verrebbe da chiedersi, se l’alternativa è comunque la morte, che senso ha parlare di sicurezza del paziente? C’è da dire che più volte, nell’ultimo mese, si è cercato un dialogo e un confronto costruttivo tra le parti. Il 4 aprile, in particolare, nella Sala Buzzati del Corriere della sera, le due parti contrapposte si sono incontrate alla presenza di alcuni malati. Erano presenti il dottor Davide Vannoni, fautore della cura Stamina nel nostro Paese, e il dottir Marino Andolina, colui che ha applicato questa terapia negli ospedali di Brescia e Firenze. Contrapposti, in un clima caldo e a tratti tesi, c’erano una rappresentante di Telethon, Francesca Pasinelli, il dottor Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, e il professor Paolo Bianco, dell’Università La Sapienza di Roma, specialista in cellule staminali. A moderare l’incontro tra le due fazioni contrapposet, c’era Luigi Ripamonti del Cprriere Salute.

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Il dottor Vannoni ha sostenuto quello che tutti sanno, avvalendosi di dati incontrovertibili, che sono sotto gli occhi di tutti: la metodica usata da Stamina, infatti, è “in chiaro”, nel senso che chi vuole saperne di più, conoscere modalità d’applicazione, dati clinici e statistiche che ne dimostrano l’efficacia, non deve far altro che andare su internet, dove troverà pubblicato tutto il materiale. Sostenuto dall’applauso dei presenti, Vannoni ha ribadito che la Stamina attualmente, laddove consentito, viene sperimentata in alcuni ospedali italiani.
Nanni Costa ha replicato che è la stessa modalità con cui avviene sperimentazione a essere sbagliata, poiché prima di applicare una nuova cura è necessario rispettare determinati protocolli di ricerc ufficiali, altrimenti la sanità italiana rischierebbe di diventare un territorio franco in un cui chiunque si sentirebbe autorizzato a proporre le proprie cure. Nanni Costa ha inoltre smentito Vannoni, affermando che loro in rete non avrebbero trovato nessun dato riguardante la Stamina. Il nocciolo della questione riguarda quelle che vengono chiamate “cure compassionevoli”, quelle cure cioè che sono già state sperimentate clinicamente e che, in mancanza di alternative, vengono usate per curare patologie diverse da quelle per cui erano state sperimentate.
La Stamina, però, non è tra queste, in quanto non sperimentata in Italia e dunque non in possesso del protocollo di ricerca. Non solo: Paolo Bianco spiega che, non essendo regolata dalla legge, questa cura non è riproducibile, e la scienza nutre forti dubbi circa la capacità delle staminali di trasformarsi in cellule del sistema nervoso centrale. Sia Bianco che Nanni Costa ha dichiarato la disponibilità della medicina ufficiale di visionare i dati derivanti dall’applicazione della Stamina, ma il dottor Andolina ha rimarcato come in realtà finora nessuno si sia fatto avanti per chiedere loro questa documentazione.
A conclusione dell’incontro, la proposta della rappresentante di Telethon, che ha chiesro di inserire i pazienti curati con Stamina in un protocollo ufficiale che permetta di monitorare e verificare i risultati. Del resto le 11mila persone che si sono rivolte alla Stamina Foundation solo nel mese di marzo sono un segnale molto forte per la Sanità.
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Giulio Golia annuncia l’infusione alla piccola Sofia di cellule staminali

Importante è stato l’intervento de Le Iene sul caso della piccola Sofia, affetta da Leucodistrofia metacromatica, una malattia neuro degenerativa terminale.

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Alla bambina, dopo una prima iniezione di staminali, era stata bloccata la cura perché in Italia la terapia è attualmente vietata. Attraverso un appello disperato mandato in onda dal programma di Italia 1 con il servizio di Giulio Golia, i genitori sono riusciti a coinvolgere l’intero popolo del Web e molti personaggi dello spettacolo come Adriano Celentano che si sono schierati a favore di un secondo ciclo di trattamento.
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Solo questa forte mobilitazione mediatica ha fatto cambiare idea al Ministro della Salute Renato Balduzzi, che ha autorizzato una seconda iniezione di cellule staminali.Così il 14 marzo, Sofia ha ricevuto la seconda delle cinque infusioni previste,nella struttura degli Spedali Civili di Brescia, dove era già stata a dicembre 2012. A confermarlo è stato lo stesso Giulio Golia che subito dopo,sulla sua pagina Facebook, ha postato una foto dall’ospedale che lo ritrae insieme alla piccola ed ai suoi genitori. Una battaglia vinta però per metà,sì, perché l’ospedale ha annunciato di rifiutarsi di somministrare le restanti infusioni.

Tutto ciò perché, i laboratori di Brescia dove venivano trattate le cellule, dopo un’ispezione dei Nas di qualche mese fa, sono stati dichiarati inadatti e gli è stato proibito di continuare la loro attività. Così, queste cure compassionevoli sono state bloccate e dichiarate potenzialmente pericolose da parte del Pm di Torino Guaraniello.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] La cosa paradossale che lo stesso papà di Sofia, Guido De Barros, sottolinea, è che questi stessi laboratori sono però considerati idonei alle cure per la leucemia. Inoltre, nell’intervista rilasciata al Tgcom 24, De Barros, punta il dito contro la mancata presa di posizione da parte del ministro Balduzzi e dell’Aifa sul decidere se queste cure di Brescia si possano fare o meno.
La piccola Sofia, potrebbe, se non riceverà le prossime iniezione, rimanere in vita ancora per poco, anche per un peggioramento causato dal ritardo delle cure e dalla mancata infusione dello scorso febbraio. Doppia beffa per i genitori poiché, in occasione della terza iniezione avrebbero voluto che a donare le cellule a Sofia fosse proprio la mamma Caterina.

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Staminali cordonali: un aiuto concreto contro la malattia

Optare per la conservazione o la donazione cordone ombelicale del proprio bambino al momento della nascita è molto importante perché consente di mettere al sicuro un patrimonio biologico, quello delle staminali presenti nel sangue cordonale, di grande importanza.

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Le cellule staminali cordonali, i piccoli mattoni alla base di tutto il nostro organismo, sono infatti in grado di rigenerare e riparare organi e tessuti danneggiati e rappresentano un valido strumento nelle mani della medicina moderna per il trattamento di numerose patologie.

Tante le esperienze positive a testimonianza dei grandi passi avanti che la scienza sta compiendo in questa direzione. Ne è un esempio la storia di Ricky Martinez, un bambino di 10 anni costretto a continue trasfusioni di sangue a causa di un’anemia falciforme. Il piccolo, in seguito a un’infusione di cellule staminali prelevate dal suo stesso cordone ombelicale al momento del parto (trapianto autologo), ha mostrato grandi miglioramenti. Il conteggio dei globuli bianchi si è stabilizzato e le trasfusioni sono sempre meno necessarie: i medici affermano che se i progressi dovessero continuare i questo modo, potrebbero venire eliminate del tutto1.

Anche la piccola Madeline, nata con un grave disturbo all’udito neuro sensoriale, ha tratto beneficio da una terapia sperimentale con le staminali cordonali. La madre della bambina, subito dopo il primo trapianto autologo, ha dichiarato ai giornali di aver notato un grosso miglioramento2. Anche lo specialista che segue la bimba conferma, seppur con prudenza, che le staminali cordonali potrebbero riuscire a ripristinare le capacità uditive di Madeline.

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Queste preziose cellule sono risultate utili anche in un altro contesto, in cui la giovane paziente, che non era affetta da alcuna patologia, ha subito dei danni cerebrali in seguito a una brutta caduta in piscina. Sparrow Morris, questo il nome della bambina, dopo l’incidente è stata sottoposta a un trapianto con le staminali che i suoi genitori avevano deciso di conservare quando la piccola era nata. Sin dal giorno successivo, Sparrow ha cominciato a fare passi avanti nel recupero delle facoltà motorie e di parola3.

Queste che abbiamo descritto sono solo alcune delle tante esperienze che gli studiosi raccolgono in tutto il mondo e che consentono di mettere in luce l’importanza di preservare una risorsa unica come quella delle cellule staminali del cordone ombelicale, purtroppo ancora molto sottovalutata se si considera che circa l’85% dei cordoni ombelicali finisce attualmente nei rifiuti.

Fonte: www.sorgente.com

Note:

1. L’intervento è stato effettuato nel maggio 2012 al Children’s Hospital Orange County, in California.

2. La notizia è stata ripresa da numerosi media americani.

3. La notizia è stata ripresa dalla nota emittente americana Fox News.

 

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Sciopero ginecologi

Protesta unica nel suo genere, per la prima volta ginecologi e ostetriche incrociano le braccia per ventiquattro ore, per portare all’attenzione di tutti le loro condizioni di lavoro e avanzare le loro richieste.sciopero ginecologi

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Il 12 Febbraio si è avuto lo stop della sale parto in tutta Italia, ad eccezione esclusivamente di eventuali casi d’urgenza, per i quali la disponibilità di intervento è stata garantita. A causa dello sciopero, tutti i parti cesarei, precedentemente programmati per questa data, sono stati rimandati anticipandoli o posticipandoli, si stimano circa mille e cento nascite slittate, oltre a visite specialistiche ed ecografie. E’ il primo grande sciopero di questo genere che vede partecipare unitamente ginecologi e ostetriche. Ventiquattro ore di stop alle attività di routine a distanza ravvicinata alle prossime elezioni, per chiedere ai protagonisti della politica di prendere in considerazione le loro esigenze e i problemi legati al settore.

Tra le richieste avanzate, si ha innanzitutto quella di messa in sicurezza dei punti nascita, cosa che doveva già essere stata messa in atto, secondo un piano approvato nel 2010 ma che ancora non è stato attuato. Si richiedono interventi anche in merito ai costi proibitivi delle assicurazioni relative ai rischi professionali che possono arrivare a cifre molto alte, fino a sfiorare i trentamila euro all’anno e per porre un limite al contenzioso medico – legale in campo sanitario. Anche il principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao, chiede interventi per rivedere quello che è il concetto di colpa medica, affinché la responsabilità di eventuali eventi avversi sia attribuibile all’oggettività delle strutture sanitarie.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

Nella stessa giornata si sono fermate anche le attività ambulatoriali ostetriche e i consultori familiari, la mobilitazione ha riguardato tutto il territorio nazionale ed ha coinvolto all’incirca quindicimila operatori del settore. Le principali sigle sindacali di categoria hanno indetto una manifestazione a Palermo per portare avanti le richieste alla base della protesta e alle ore dieci hanno organizzato un incontro aperto alla stampa all’hotel San Paolo Palace, sempre a Palermo. Ulteriori conferenze stampa hanno avuto luogo nelle sedi degli Ordini dei diversi capoluoghi di Regione.

Nonostante i numerosi tentativi da parte del ministero della Salute e degli interventi da parte del Garante sugli scioperi Roberto Alasse, che ha invitato ad un ripensamento sulla data, motivandolo anche con le avverse condizioni meteo previste, le associazioni di categoria non hanno receduto dal loro intento, confermando la giornata di sciopero e protesta.

Ginecologi e ostetriche hanno tuttavia assicurato l’assistenza alle urgenze e ad i parti naturali. Come dichiarato dal Carmine Gigli, presidente Fesmed, l’intenzione non è stata quella di causare alcun tipo di danno alle donne, tutt’altro, garantire loro condizioni migliori per poterle assistere al meglio in strutture sicure e moderne, con maggiori garanzie sia per le pazienti che per i medici.[author]

Approvata dalla FDA la protesi retinica Argus

È di pochi giorni fa la notizia che l’FDA (Food and Drug Administration), commissione di controllo negli Stati Uniti, ha approvato l’uso della protesi retinica Argus II creata dalla Second Sight Medical Products. Stando alle notizie diffuse dall’azienda stessa la protesi dovrebbe essere disponibile per il mercato americano già da fine anno.
protesi retinica

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Questa apparecchiatura serve per intervenire su pazienti affetti da retinite pigmentosa in stadio avanzato. Nella pratica la retina riceve le immagini di una piccola telecamera esterna attraverso l’impianto di alcuni elettrodi e l’uso di particolari occhiali.

Quindi la telecamera rileva le immagini, le invia al processore e poi agli elettrodi in modo che le cellule della retina siano stimolate al lavoro e alla visualizzazione delle immagini.

La protesi retinica non è in grado di proiettare l’immagine nella sua interezza, ma pare che l’uso di questo dispositivo aiuti a recuperare, in parte, la funzionalità visiva.

Al momento Argus II è stato approvato come “dispositivo di uso umanitario”, cioè destinato a curare meno di 4 mila persone negli Usa, una sorta di approvazione limitata. Verrà testato su pazienti con piu di 25 anni e affetti da retinite pigmentosa in fase avanzata, con minima percezioni di luci ed ombre, ma con piena funzionalità dello strato interno retinico.

Argus II potrebbe diventare, in futuro, l’occhio bionico per chi è affetto da cecità perchè va a ripristinare la funzionalità della retina compromessa. La retinite pigmentosa avanzata è una malattia rara, genetica, che danneggia le cellule sensibili alla luce e che con il passare del tempo degenerano progressivamente fino anche alla cecità.

In una situazione normale, le cellule sensibili alla luce trasformano i fasci luminosi in impulsi elettrici e li inviano al cervello attraverso il nervo ottico, in modo che venga creata l’immagine correttamente. Questa nuova protesi vuole ricostruire questi passaggi ove interrotti dal malfunzionamento della membrana dell’occhio.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

L’Argus II è conforme alle normative europee (CE) e aveva già ricevuto l’approvazione dell’Ophtahalmic Devices Advisory Panel, inoltre era stato oggetto di esperimenti su pazienti messicani ed ora sarà perfezionato grazie all’appoggio dell’FDA.

La casa produttrice del dispositivo oftalmico ha dovuto dimostrare con certezza che il vantaggio di questo intervento chirurgico supera, comunque, il disagio e il peso della malattia. Inoltre, ha dovuto provare che al momento non esiste niente in grado di trattare o migliorare la patologia come l’Argus II. [author] [sws_related_post]

Legge diagnosi preimpianto anche coppie fertili

La diagnosi genetica preimpianto è una tecnica che consente il trasferimento selettivo degli embrioni per evitare che i genitori, portatori di malattie genetiche gravi, possano trasmetterle al feto. diagnosi preimpianto

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Grazie alle tecniche di biologia molecolare con la diagnosi genetica preimpianto è infatti possibile identificare anomalie genetiche dell’embrione nel corso di una fecondazione in vitro. Essa rappresenta l’evoluzione medica della fecondazione in vitro praticata già negli anni settanta per aiutare le coppie sterili ad avere figli. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha rigettato il ricorso con il quale il Governo italiano chiedeva il riesame della sentenza del 28 Agosto scorso in cui la Corte rilevava, da parte dell’ordinamento giuridico italiano, l’ingerenza non giustificata nel diritto al rispetto della vita privata e familiare delle persone ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Tra le motivazioni addotte a sostegno della propria decisione, la Corte di Strasburgo evidenziava l’incongruenza della legislazione italiana nel vietare il ricorso alle tecniche di diagnosi preimpianto alle coppie fertili geneticamente portatrici di malattie gravi come la fibrosi cistica o mucoviscidosi quando le stesse sono di fatto autorizzate ad abortire nel caso il feto sia affetto da tali malattie. La Corte Ue apre dunque la strada alla necessità di procedere ad una interpretazione estensiva della legge 40/2004, contenente le norme in materia di procreazione medicalmente assistita, nonché ad una revisione della stessa al fine di adeguarla alla legislazione comunitaria fonte primaria e prevalente rispetto alla legge statale. [sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] Sarà quindi una priorità per il prossimo Parlamento fare il modo che anche l’Italia regoli questa spigolosa materia adeguandosi alle norme di diritto comunitario eliminando i limiti di una legge che al momento obbliga le coppie italiane che intendono beneficiare della diagnosi preimpianto, a rivolgersi a strutture mediche ubicate in altri paesi dell’Unione. L’Italia dovrà al più presto colmare un vuoto legislativo consentendo alle coppie fertili di ricorrere alle tecniche della diagnosi genetica preimpianto così come le coppie infertili possono usufruire della procreazione medicalmente assistita. Conformemente alla giurisprudenza comunitaria le strutture sanitarie italiane che rifiuteranno di effettuare tecniche di Pma alle coppie ad alto rischio riproduttivo, potranno essere denunciate in base a quanto stabilito dalla Suprema Corte dei Diritti Umani.

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Ospedali danneggiati in Russia a causa del meteorite

Il meteorite esploso in Russia venerdì scorso ha provocato danni a 3000 edifici tra cui ospedali e scuole. Sono già iniziati i lavori di recupero e di analisi del suolo.

russia ospedali
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Mosca. In seguito all’esplosione del meteorite caduto nella zona di Chelyabinsk, sugli Urali (Russia centrale) il 15 febbraio, sono 2962 gli edifici rimasti danneggiati. Di questi, 34 sono strutture sanitarie, tra cliniche e ospedali, gli altri fabbriche, case e scuole. Secondo l’ufficio stampa della Protezione Civile regionale però i lavori di ristrutturazione sono cominciati subito, coinvolgendo 4660 persone tra vigili del fuoco e soccorritori: attualmente risultano ripristinati il 55% degli edifici colpiti.

Il fenomeno è avvenuto alle 9,22 ora locale (4,22 in Italia). In base ai calcoli degli astrofisici della Nasa il meteorite pesava circa 10 mila tonnellate. Russia Today riporta che è esploso per 9 volte, l’ultima a circa 50 km da terra. Secondo il Ministero delle Situazioni di Emergenza, ai medici si sono rivolte 1145 persone, tra cui 291 bambini. Il governatore della regione Mikhail Jurevich ha dichiarato alla stampa che per la maggior parte gli abitanti accusavano ferite provocate dai vetri delle finestre, “scoppiate” a causa dell’onda d’urto provocata dal meteorite. In questi giorni si stanno dimettendo anche le 50 persone trattenute in ospedale per le cure.

Nonostante la maggior parte degli abitanti abbia subito danni di lieve entità fisica (eccetto pochi casi gravi come quello di una cinquantenne con una frattura alla spina dorsale), si dovrà verificare l’impatto piscologico su adulti e bambini provocato dal fenomeno che, secondo le testimonianze raccolte, ha suscitato paura e allarme. Nel frattempo le autorità raccomandano agli abitanti di non toccare i frammenti rimasti a terra, perchè potrebbero essere radioattivi. Un altro rischio sanitario, quello del contagio radioattivo, da approfondire. Negli Urali infatti si trova il Majak, un grande complesso industriale per il trattamento del combustibile nucleare e delle scorie radiattive. Gli impianti di energia nucleare comunque non sarebbero stati danneggiati e il Ministero delle Situazioni di Emergenza riferisce che è in corso nella zona il monitoraggio della situazione radioattiva e il livello di radiazioni si mantiene stabile a su valori a norma.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

Il Ministero russo della Difesa era a conoscenza dell’arrivo imminente del meteorite, ma i dati sulle dimensioni ricavati dagli specialisti confermavano che sarebbe dovuto bruciare nell’atmosfera prima di toccare il suolo. Al momento non esistono eserciti con mezzi in grado di affrontare la caduta degli oggetti spaziali. Le procedure di prevenzione sono però già in corso: gli esperti infatti stanno raccogliendo nella zona colpita i detriti minerali, per poter analizzare in laboratorio la natura del corpo esploso. Intanto assicurano che la caduta non è da ricollegare all’asteroide 2012 DA14 che proprio il 15 febbraio ha sfiorato la Terra. [author] [sws_related_post]

Normativa sul fumo in Italia

Presso in Ministero della Salute si è tenuto lo scorso 18 dicembre l’ultima giornata del progetto dedicato alla definizione di un sistema per il monitoraggio del rispetto della normativa antifumo nel nostro paese.
L’incontro organizzato in concerto con la Regione Veneto aveva l’obiettivo di rilevare i risultati dei monitoraggi fatti presso le Regioni, di illustrare gli strumenti utilizzati e le esperienze fatte sul campo per infine consentire un confronto rispetto a quegli ambienti che ancora non sottostanno alla normativa antifumo.
Lo studio condotto nell’ambito del progetto ha rilevato un atteggiamento sempre più positivo nei confronti della normativa antifumo considerata utile dal 82% dei clienti e dal 94% dei gestori dei locali pubblici sebbene non sempre rispettata come testimonia la presenza di fumatori nell’1,3% dei casi.

campagna-fumo

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Singolare e meritevole di attenzione la situazione delle strutture sanitarie nelle quali è stata rilevata presenza di fumatori nel 2% dei casi, mentre critiche possono definirsi le statistiche rilevate riguardo a sale giochi (10% circa), discoteche (7,6%), pub e pizzerie (4,8%).
La giornata ha consentito anche di illustrare la positiva esperienza del Comune di S. Michele al Tagliamento in cui, previo il preventivo coinvolgimento di utenza e gestori con una capillare campagna di informazione, è stato introdotto il progetto “spiaggia senza fumo”, capace di riscuotere consenso dopo le perplessità della prima ora.
Ancora diffusa purtroppo la dannosa abitudine del fumo in auto che ha interessato il 7% del campione di automobili analizzato mentre nel 1% dei casi addirittura si fumava alla presenza di un bambino.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]
Lo studio ha confermato lo sport come fondamentale presidio antifumo tra i praticanti, da qui l’idea di affidare agli atleti il compito di testimonial contro il fumo al fine di sensibilizzare i tifosi ad un comportamento rispettoso dei non fumatori anche in luoghi aperti quali, per l’appunto, lo stadio. [author] [sws_related_post]

Piano sulla malattia diabetica

Il diabete è una patologia cronica caratterizzata da un basso livello di insulina, da un’alta concentrazione di glucosio nel sangue e minzione frequente accompagnata da una eccessiva richiesta d’acqua da parte del fisico.
In Italia si contano ben tre milioni di pazienti affetti da diabete, a cui si devono aggiungere tutte quelle persone che non sanno ancora di avere la malattia. Il diabete non fa distinzioni di età, ma è tipica delle classi sociali più povere.
diabete

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] L’Italia, in pieno accordo con le direttive della Comunità Europea, attua il “Piano sulla malattia diabetica”, definito durante la conferenza tra stato e regioni il 6 dicembre dello scorso anno.
Questo piano specifica l’attuazione di linee per la prevenzione e la cura di questa patologia e ha come unico obiettivo la totale tutela del paziente.
trend diabeteL’attuazione del Piano è stato definito dalla Commissione Nazionale sul Diabete e prevede una forte sinergia tra Regioni, Ministero società di ricerca e associazioni varie.
Il programma del 2003, ha subito modifiche nel corso degli anni cercando di adattarsi nel modo migliore all’evoluzione della malattie e delle conoscenze scientifiche.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]
Il Piano, pur delineando le indicazioni principali, lascia ampio spazio ad integrazioni regionali e locali per consentire l’assistenza migliore all’individuo anche tenendo conto delle differenze territoriali.
Questo Piano (voluto per tutti gli stati membri dalla Comunità) ha lo scopo, nel pieno rispetto del titolo V della Costituzione Italiana, di migliorare il supporto al paziente diabetico, di ottimizzare le risorse economiche disponibili e di assicurare imparzialità in merito all’accesso alle cure e al sostegno. [author] [sws_related_post]