Bere tanta acqua aiuta il cervello

Il corpo umano è composto per oltre l’80% di acqua, elemento indispensabile a mantenere nei corretti livelli idrici i vari organi che lo compongono e che ne determinano il giusto funzionamento.
Bere molta acqua in genere, specie nei periodi in cui le temperature sono elevate o quando si svolge un’intensa attività fisica, è molto importante perché non avendo l’organismo riserve proprie d’acqua, quella che introduciamo svolge più funzioni, non solo regola l’equilibrio elettrolitico, trasporta le varie sostanze, ma soprattutto elimina le scorie.

acquaL’assunzione costante di liquidi, fa bene a tutto il corpo in generale e a tutti gli apparati come il cuore, il sistema nervoso, i reni ed infine la pelle. L’acqua è l’elemento fondamentale per il buon funzionamento del sistema nervoso e del cervello, la carenza di essa può provocare mal di testa con cefalee ricorrenti, stanchezza fisica fino alle allucinazioni, disattenzione, perdita della concentrazione e della memoria. Essendo il cervello composto da circa 85% di acqua, è la percentuale più alta nel corpo umano, berne molta aiuta le cellule nervose a garantire una maggior efficienza a vantaggio delle prestazioni mentali.
Ma cosa accade quando assumiamo poca acqua?
L’insufficienza di liquidi provoca nel cervello una momentanea contrazione della materia grigia, con conseguente svuotamento delle aree di separazione tra i tessuti, tutto ciò va ad influire non solo sulle dimensioni dell’organo, ma soprattutto sul suo funzionamento.

Secondo studi recenti, bastano novanta minuti di sudorazione costante per ridurre la massa grigia al pari di un anno d’invecchiamento. Tale deficit per fortuna non è permanente, ma solo momentaneo, l’importante è provvedere ad una giusta reidratazione ed il nostro cervello torna alla normalità.
E’ importante ricordarsi che bere molta acqua assicura un trasporto ottimale di ossigeno al cervello, migliorando così le funzioni cognitive, inoltre è bene sapere che quando sentiamo lo stimolo della sete, siamo già disidratati.
Il problema dell’idratazione in senso generale, varia a seconda del tempo o dell’attività che si sta svolgendo, è basilare ricordarsi che ogni cellula del nostro corpo dipende dall’acqua.

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Epatite A e frutti di bosco congelati

Con l’arrivo dell’estate aumenta il consumo di frutta e cibi surgelati ma attenzione a quegli alimenti poco controllati. L’allarme arriverebbe da alcune statistiche infettive messe a confronto con i dati degli anni precedenti. Nei primi mesi del 2013 sono aumentati i casi di Epatite A rispetto agli stessi mesi del 2012 e 2011 e il Ministero della Salute ha deciso di intervenire e fare luce sulla questione.

imagesL’aumento sarebbe di circa il 50% con punte anche maggiori in alcune regioni del nord Italia e ad accorgersi di questo incremento sarebbero stati i ricercatori del Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta, Seieva, che opera per l’Istituto Superiore di Sanità.
Il Ministero ha così subito attivato un gruppo di controllo nelle regioni, dove sono stati segnalati più episodi di Epatite A. Le indagini hanno portato a evidenziare un collegamento tra la malattia e l’utilizzo di frutti di bosco surgelati. In diversi casi è stato evidenziato che la fonte del contagio era proprio da ricercare in questo alimento, dal momento che un focolaio del virus è stato rintracciato proprio in alcuni lotti di frutti surgelati.

Si sa che il veicolo di trasmissione dell’epatite A sono le acque contaminate ma la maggior parte dei casi era sempre riferita a pesce e frutti di mare. Parlare di presenze virali nei frutti di bosco è un po’ una novità, anche se in altri paesi europei sono già stati documentati diversi casi. Questo particolare ceppo di virus, infatti, non risente delle temperature basse temperature con cui sono trattati i cibi e mantiene inalterata la sua carica infettiva.
Il 24 giugno il Ministero della Salute ha invitato una nota al Sistema di allerta alimentare europeo, Rasff, senza però dare notizia ai cittadini. Sono, invece, state contattate le aziende sanitarie locali di diverse regioni del nord e centro Italia per verificare specifici lotti e controllare se le aziende interessate ai controlli avessero ritirato la merce dal mercato. Contemporaneamente sono state effettuate anche delle indagini per risalire alla tracciabilità delle materie prime utilizzate per il confezionamento dei prodotti ed è emerso che si trattava di alimenti di provenienza estera per lo più dai paesi dell’est Europa.
Questa notizia troverebbe una sua conferma anche attraverso un articolo pubblicato dal sito on line La voce della Russia, la notizia farebbe riferimento a diverse partite di frutti di bosco esportate dalla Romania in Italia senza i dovuti controlli e con il forte rischio della presenza del virus.
Il pericolo per i consumatori è quindi concreto e arriva proprio dall’utilizzo che si fa di questo genere di alimenti. Soprattutto d’estate i frutti di bosco surgelati rappresentano una soluzione pratica e veloce per preparare macedonie e dolci freschi e sono consumati con maggiore frequenza e conservati in frigorifero.

Vaccino inverso contro il diabete giovanile

Il diabete giovanile è una delle forme più diffuse di diabete e, come si può intuire dal nome, colpisce i giovani.
I sintomi sono:
-la polifagia, cioè l’aumento dell’appetito,
-la poliuria, cioè aumento della necessità di uinare e in particolare la notte (nocturia),
-la comparsa di corpi chetonici nella urine.
L’unica cura che può essere adottata, affinchè questi giovani affetti da diabete possano vivere una quotidianità quasi normale, è la somministrazione di insuline diverse volte al giorno, a seconda della gravità del caso.

Diabete

Data la grande quantità di giovanissimi affetti da questo problema, la ricerca non smette mai di indagare per trovare una soluzione definitiva alla malattia. Nei giorni scorsi è giunta in forma ufficiale la notizia dell’esistenza di un vaccino contro il diabete giovanile.
Questo è il risultato di una lunga serie di indagini compiute dalla Stanford University School of Medicine e dalla sperimentazione su un gruppo di 80 pazienti di Lawrence Steinman.
In cosa consiste questo innovativo vaccino chiamato vaccino inverso?
Esso agisce direttamente alla base del problema cioè sulle cellule immunitarie dette “impazzite” che attaccano in modo anomalo le cellule del pancreas. La conseguenza di questa attività è la mancata produzione dell’insulina e quindi la necessità di effettuare l’iniezione.
La differenza tra questo nuovo vaccino e quello tradizionale risiede proprio nel bersaglio che, nei vecchi vaccini era la stimolazione del sistema immunitario verso le cellule cattive e impazzite, mentre la novità del nuovo vaccino sta nel fatto che esso agisce direttamente uccidendo le cellule immunitarie impazzite. Ai pazienti presi in esame era stato diagnosticato il diabete giovanile da 1 a 3 anni prima e il grandioso risultato riguarda l’aumento della produzione di insulina da parte del loro pancreas e la diminuzione del numero di cellule immunitarie cattive.

La sperimentazione non è ancora finita. Visti i brillanti risultati ottenuti sui primi 80 pazienti in questione, Lawrence Steinman ha affermato di voler proseguire i suoi studi, sempre su questo piano, organizzando un nuovo gruppo di pazienti, questa volta più ampio del precedente, con la speranza di ottenere risultati ancora più soddisfacenti e poter combattere in modo definitivo questa malattia.

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In Europa sono in aumento le allergie alimentari

Negli ultimi anni le allergie hanno moltiplicato la loro diffusione in tutta l’Europa, soprattutto per quanto riguarda le reazioni allergiche legate all’alimentazione, infatti dal 2003 i casi sono aumentati di sette volte e, perciò, è bene prevenire qualsiasi tipo di disturbo.

allergie alimentazione

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Proprio perché gli europei che si rivolgono ai propri medici a causa di reazioni allergiche alimentari sono in costante aumento, sono arrivate le linee guida da seguire per riuscire ad affrontare le allergie alimentari di ogni tipo. Questi consigli sono indirizzati sia ai pazienti che ai medici, ma anche per i docenti e per coloro che producono gli alimenti; inoltre, l’informazione sarà particolarmente utile per i ristoratori, dal momento che, per essi, si pensa anche ad un corso che li possa mettere in condizione di combattere una crisi allergica. L’idea ha preso piede dalla Eaaci, “European academy of allergy and clinical immunology”, a Milano nell’ambito di un congresso organizzato dalla Società europea in collaborazione con la “World allergy organization”, in cui sono stati esposti dei suggerimenti per tutti coloro che soffrono di allergie, ma anche per chi dovrà essere in in grado di intervenire.

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Le linee guida risultanti dagli studi parlano dei trattamenti, dei modi in cui prevenire le allergie e dello stile di vita da seguire; il fine ultimo è quello di creare un programma che accomuni e metta in contatto coloro che devono effettuare la prevenzione e coloro che invece devono seguire uno stile di vita che prevenga le allergie di questo genere. Uno sguardo più approfondito è stato fatto sulle donne in gravidanza, al fine di prevenire le allergie alimentari nei piccoli che nasceranno e gli esperti concordano su alcuni punti fondamentali; Maria Antonella Muraro, esperta nel campo delle allergie alimentari all’Università di Padova, ha spiegato che nonostante il latte materno sia un alimento adatto a prevenire queste allergie, non è tuttavia indispensabile evitare di ingerire determinati cibi durante la gravidanza e l’allattamento. Nel caso in cui le mamme non possano allattare, è consigliabile utilizzare del latte artificiale che abbia degli effetti ipo-allergenici, specialmente durante i primi quattro mesi di vita del bambino. Per quanto riguarda le mamme in gravidanza, esse non hanno bisogno di evitare alcuni alimenti particolari, perché non aumenterebbero il rischio di allergie e, pertanto, possono condurre una dieta normale.

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Pesce e verdura per una vita più lunga

La dieta vegetariana permette ad una persona di poter vivere più a lungo ed evitare che alcune malattie mortali possano manifestarsi improvvisamente? Secondo un recente studio condotto in California sì, è proprio uno stile di vita corretto che permette alle persone di avere una vita più lunga.

verdure

Spesso e volentieri si è molto titubanti sul fatto che una buona dieta possa permettere alle persone di avere una vita più lunga: rinunciare ad alcuni cibi saporiti, o rinunciare ai dolci e seguire un tipo di alimentazione rigida porta le persone ad ignorare questa scelta, rischiando quindi di andare incontro a malattie come ictus o infarti che purtroppo sono imprevedibili e che con molta probabilità derivano da un’alimentazione e da uno stile di vita poco corretto.
Un particolare studio svolto negli ultimi anni in California dovrebbe essere in grado di eliminare ogni dubbio riguardo una dieta corretta e uno stile di vita salutare: grazie a questi risultati quindi, scegliere una dieta, o per meglio dire un’alimentazione corretta ed un buon stile di vita, dovrebbe essere naturale e deve essere fatto con grande determinazione.
Ma lo studio su cosa si è basato? Sostanzialmente sono state presi come campione ben oltre settanta mila persone, appartenenti alla Chiesa Evangelista del Settimo Giorno, ovvero un particolare gruppo religioso che segue uno stile di vita molto corretto. Le settanta mila persone sono state divise in cinque gruppi: gli onnivori, ovvero coloro che mangiano di tutto indistintamente, i vegetariani, i vegani, ovvero coloro che non mangiano carne e i prodotti di origine animale come latte, uova e burro, i pesco vegetariani, ovvero coloro che oltre verdure mangiano il pesce ed i latto-ovo vegetariani, ovvero coloro che si cibano di verdure, uova e derivati del latte come formaggi e yogurt.
Il test, che è durato ben sei anni ha messo in mostra il fatto che coloro che mangiano pesce e verdura hanno un pericolo di mortalità per qualsiasi causa che risulta essere del venti percento inferiore rispetto gli onnivori, i vegani del quindici percento, i vegetariani del dodici percento e coloro che si cibano di uova e derivati del latte dell’otto percento: è quindi facilmente intuibile che gli onnivori sono quindi quelli che hanno un tasso di mortalità molto più elevato.
Ma non soltanto: grazie a questa particolare ricerca è risultato che i vegetariani e coloro che mangiano molto pesce oltre alle verdure hanno uno stile di vita molto più sano, in quanto tendono a fumare e bere pochissimo e praticano molta più attività fisica rispetto agli onnivori, che tendono ad avere uno stile di vita molto più sedentario e meno controllato.
Infine, sempre grazie codesta ricerca si è potuto constatare come le donne onnivore che non hanno uno stile di vita molto sano tendono ad avere un rischio mortalità più elevato rispetto ad un maschio.
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Calo obesità infantile ma situazione ancora grave

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A seguito della fotografia scattata dal sistema di sorveglianza “OKkio alla salute”, l’ Italia, è ancora protagonista dei primi posti europei, per quanto concerne la tematica dell’eccesso ponderale infantile.
All’esordio della sua terza edizione, la suddetta indagine, indica un eccesso di peso nel 32,3% dei bambini di età compresa fra gli otto e i nove anni. La situazione è in calo del 2,9% rispetto ai dati del 2008/2009, ma resta ancora grave e latente.

obesita

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft]Tali dati, sono il risultato di una rilevazione che ha avuto come protagonisti 46.492 allievi che frequentanto la classe terza della scuola primaria. I dati sono sensibilmente diminuti. Oggi la percentuale dei bambini in sovrappeso è del 22,1% (rispetto al 23,2% dell’anno 2008), mentre la percentuale di quelli obesi è del 10,2% (rispetto al 12% del 2008). Le percentuali maggiori hanno avuto riscontri effettivi e sostanziali nelle regioni del centro sud dello Stivale.
Il punto nodale attiene, ovviamente, all’alimentazione. Anzi, oggi, dovrebbe parlarsi di un mancato insegnamento ad una corretta alimentazione, che racchiude tutti pasti: dalla colazione alla cena.
Il 31% dei bambini fa una colazione totalmente sbilanciata, mentre il 9%, addirittura salta questo pasto essenziale, che serve ad iniziare con la dovuta carica, la nuova giornata. La restante parte di percentuale è rappresentata dai bambini che, ogni mattina, praticano come stile di vita alimentare ben consolidato, un’abbondante colazione.
Il tutto è accompagnato dall’uso promiscuo e contemporaneo di bevande gassate e zuccherate. Inoltre, buona parte dei genitori dichiara consapevolmente che i propri figli non mangiano costantemente frutta e verdura.

Un ulteriore concausa dell’obesità e del sovrappeso è data dalla sedentarietà quotidiana.
E’ notevolmente scesa la percentuale dei piccoli che praticano sport almeno un’ora alla settimana.
Oggi la percentuale è del 16%, a fronte del 25% della rilevazione precedente. In sostituzione delle palestre, delle piscine e dei campi, ci sono i videogiochi. Molti bambini vi dedicano ben due ore della loro giornata.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] La sedentarietà aumenta sempre più sotto l’occhio vigile, ma spesso non cosciente, dei genitori. Questi ultimi, infatti, non sono a conoscenza dell’alta percentuale di evoluzione di malattie degenerative. Moltre madri, non si rendono neanche conto, che il proprio figlio ha un peso maggiore, rispetto all’età e all’altezza che possiede.
Lo sport è molto importante per una sana e correta crescita; ma richiede anche dei costi, spesso mensili, da parte delle famiglie.

Il problema, senza ombra di dubbio, sussiste. La soluzione consiste nella prevenzione del fattore “diseguaglianza sociale”, con annessi costi. Ma, la vera risposta proviene dalla politica di monitoraggio, adottata dal settore della sanità pubblica. Si vigila sul modus vivendi dei bambini, e si interviene (in collaborazione di esperti e operatori pubblici) laddove è d’uopo dare informazioni e attuare piani mirati.

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Alimentazione dei bambini a rischio a causa della crisi

La crisi che ha investito l’Italia negli ultimi anni ha costretto la popolazione a rivedere e riorganizzare le proprie spese sia in termini di quantità sia in termini di qualità.
A discapito di ciò vi è stata una riduzione non solo del superfluo, come viaggi, uscite, divertimenti, ma anche di ciò che da sempre è considerato la base della vita: l’alimentazione.

alimentazione bambino
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Essa ha subito dei cambiamenti significativi dall’avvento di difficoltà economiche considerevoli e si sta proiettando verso una perdita totale dell’equilibrio richiesto dal nostro organismo per poter vivere in modo ottimale.

I problemi legati all’alimentazione di questo periodo sono tipici dei Paesi industrializzati, che hanno a loro disposizione cibi preconfezionati e precotti di cui spesso si abusa.

Capita sempre più di frequente che si scelga, un pò per motivi economici, un pò per praticità, la somministrazione di cibi pronti piuttosto che di cibi freschi.

Il danno maggiore, legato a questa situazione, viene subito dai bambini o comunque da individui di giovane età che stanno andando incontro a sviluppo.

L’eliminazione parziale o totale di cibi freschi deriva anche dall’aumento dei prezzi di questi che ne rendono proibitivo l’acquisto ad una normale famiglia.

Un altro problema che non deve essere sottovalutato è relativo al tipo di cottura dei cibi. Dovrebbe prevalere la cottura al vapore, che permette di mantenere inalterate le proprietà nutrizionali degli alimenti. Spesso, si preferisce una cottura ricca di grassi, come la frittura, certamente non salutare.

Ma quali sono i rischi a cui i bambini dei nostri nostri giorni vanno incontro?

Un eccessivo consumo di grassi, di zuccheri aggiunti (patatine fritte, succhi di frutta, snack) porta ad uno scorretto sviluppo dell’inidividuo che, non solo manterrà delle abitudini alimentari dannose, ma inizierà a vederne le conseguenze nel giro di poche decine di anni. Aumenta infatti il tasso di obesità a partire da un’età precoce che poi permane anche in età adulta. Si presentano problematiche come l’ipertensione e il diabete. [sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

Si può migliorare il regime alimentare dei bambini così da prevenire la comparsa di problematiche croniche in età adulta?

Certamente, è però necessario riporre qualche piccolo accorgimento a partire dalla spesa, per continuare col tipo di cottura adeguata e effettuare una costante attività fisica.

Nella dieta dei bambini devono essere sempre presenti pane, pasta e frutta, che sono alla base non solo di una dieta mediterranea, ma di una dieta corretta da un punto di vista nutrizionale. E’ necessario ridurre gli zuccheri in eccesso contenuti in succhi di frutta, frullati, merendine confezionate, snack.

Si dovrebbero prediligere cibi preparati in casa, verdure cotte al vapore, carni e pesce, mentre si dovranno ridurre i quantitativi di uova e formaggi ad una volta alla settimana.

Nei neonati è, inoltre, consigliato di adottare l’allattamento al seno per più tempo possibile e iniziare la somministrazione di latte vaccino dal secondo anno di vita.

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Fragole e mirtilli neri “proteggono” le donne

Prendersi cura della propria salute può essere molto piacevole e gustoso! Mirtilli neri e fragole sono un valido aiuto per contrastare l’insorgenza di infarti, soprattutto nelle donne, come osservato in uno studio i cui risultati sono stati pubblicati recentemente.

Mirtillo-nero-Selvatico

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E’ una dolce notizia quella che ci giunge da un team di ricercatori provenienti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, dall’Harvard School of Public Health di Boston e dall’Università di East Anglia. I ricercatori hanno contoddo un test coinvolgendo 93.600 donne con un’età tra i 25 e i 42 anni. Le partecipanti, facenti parte del Nurses’ Health Study II, sono state seguite per ben 18 anni. I risultati di questa interessante ricerca sono stati pubblicati su Circulation, il Journal of the American Heart Association (AHA).
Lo studio, portato avanti dal dottor Eric Rimm e dalla dottoressa Aedin Cassidy, con il supporto dei loro colleghi, aveva lo scopo di accertare l’effetto dell’assunzione regolare di frutti di bosco sulla salute del sistema cardiovascolare delle donne. Dal momento che le fragole e i mirtilli neri sono i frutti di bosco maggiormente consumati negli Stati Uniti, sono stati scelti questi per condurre la sperimentazione.

Nel corso del periodo di osservazione, tra le partecipanti all’esperimento si sono verificati 405 casi di infarto. Secondo quanto osservato dai ricercatori, le donne che hanno consumato una maggiore quantità di mirtilli e fragole, hanno visto una riduzione del 32% della possibilità di contrarre un infarto. Questo se paragonate a coloro che mangiavano i frutti di bosco solamente una volta al mese o anche meno frequentemente e a coloro che, pur seguendo una dieta ricca di frutta e verdura, non ne consumavano affatto.

Dalle rilevazioni fatte sul gruppo in studio, ne scaturisce il consiglio di introdurre almeno tre porzioni tra mirtilli neri e fragole, per poter avere un effetto di contrasto agli attacchi cardiaci e proteggere così la salute del cuore, riducendo significativamente potenziali rischi cardiovascolari.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

La dottoressa Cassidy dell’Università de East Anglia sottolinea come le sostanze che si trovano naturalmente nella frutta e verdura di colore rosso e blu possano ridurre notevolmente il rischio di attacco cardiaco nelle donne giovani e di mezza età. Il dottor Rimm rimarca come mirtilli e fragole, in particolare, posseggano alti livelli di sostanze benefiche per il sistema cardiocircolatorio.

L’effetto benefico sulla circolazione è dovuto ai flavonoidi e tra questi la specifica sottoclasse chiamata antociani, che hanno un elevato potere antiossidante. Tali sostanza possono favorire la dilatazione delle arterie e contrastare l’accumulo di placche. I flavonoidi si trovano anche in molti altri vegetali, come ad esempio uva, more, lamponi, ribes nero, prugne, ciliegie, melanzane.

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Allergie alimentari

Circa il 5% della popolazione mondiale soffre di allergie alimentari. Le manifestazioni di tali patologie sono effetto della reazione del sistema immunitario a determinati prodotti alimentari e soltanto il medico è in grado di effettuare una diagnosi e prescrivere la cura appropriata ad ogni singolo caso. Le intolleranze alimentari possono causare eritemi, orticarie, gonfiori, prurito, vomito, disturbi gravi come difficoltà respiratorie, calo della pressione sanguigna, perdita di coscienza o addirittura la morte. I sintomi, a seconda dei casi, si manifestano in pochi minuti o qualche ora dopo aver mangiato cibi ai quali si è allergici.

allergie-alimentari

 

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Oltre 120 alimenti contengono sostanze allergeniche; nei bambini la maggior parte delle reazioni sono causate dal latte e dalle uova mentre gli adulti possono essere intolleranti anche al pesce, ai crostacei e ad alcuni cereali come la soia e il frumento.

Non esistono attualmente studi medici definitivi riguardanti la possibilità di prevenire le allergie alimentari e l’unico modo per evitare reazioni è quello di non mangiare cibi che l’organismo non tollera.

Il Prick test e l’analisi del sangue sono i metodi più comuni per diagnosticare un allergia anche se in nessun caso è possibile prevedere il manifestarsi di sintomatologie allergiche in seguito al consumo di determinati cibi.

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento preoccupante dei casi di allergie alimentari soprattutto nei bambini: attualmente in Europa circa 17 milioni di persone, di cui oltre 3 milioni e mezzo hanno meno di venticinque anni, soffrono di tali disturbi. Alla luce di questi preoccupanti dati, l’Accademia Europea di allergologia e immunologia clinica, nel Giugno 2012 ha avviato una campagna annuale di sensibilizzazione verso l’aumento di anafilassi specialmente nei bambini.

Essa mira ad informare il pubblico su come riconoscere i sintomi dell’anafilassi, le sue cause e su come comportarsi nei casi di emergenza. La campagna si propone inoltre lo scopo di stabilire nuove sinergie tra medici, scienziati e ricercatori di tutto il mondo invitandoli a condividere i dati e gli studi in loro possesso.

Nell’ambito del progetto, i rappresentanti di diversi paesi hanno sottoscritto una Dichiarazione pubblica con lo scopo di invitare le autorità politiche e gli operatori sanitari a fare il possibile per migliorare la gestione e il trattamento delle allergie alimentari e dell’anafilassi.

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