Aria nella pancia in gravidanza: cause e rimedi

Il problema dell’aria nella pancia in gravidanza riguarda moltissime donne in attesa e va ad aggiungersi alla lista di disturbi più o meno fastidiosi che affliggono le donne in questo particolare periodo della loro vita, rendendolo senza dubbio meno idilliaco di quanto potrebbe apparire all’esterno.
Ma quali sono le cause dell’aerofagia?
E soprattutto, come è possibile combatterla in maniera efficace ma al tempo stesso naturale, innocua per il bambino?
Innanzi tutto è necessario fare un po’ di chiarezza e capire che si tratta sì di un problema fastidioso per la mamma, ma assolutamente non pericoloso né per lei né per il bambino; si tratta di una precisazione d’obbligo perché talvolta, notando insoliti dolori al ventre e una costante tensione addominale la futura mamma va nel panico, ipotizzando complicazioni per fortuna inesistenti. In realtà, durante i nove mesi l’apparato gastrointestinale è talmente sotto stress per la presenza del feto, via via sempre più ingombrante, da rendere questi fastidi quasi costanti e in un certo senso normali.
Non di rado l’aerofagia, ovvero la presenza di aria nella pancia, determina dolori crampi allo stomaco e rutti frequenti dovuti anche al reflusso gastrico, il quale indica da una parte una digestione difficoltosa e mal riuscita, dall’altra probabilmente anche eccessiva aria introdotta durante i pasti, quando a causa della fretta si mangia velocemente e senza masticare bene.
Si parla poi di flatulenza quando nello stomaco si accumulano una grande quantità di gas che vengono espulsi di frequente creando alla donna notevole disagio e imbarazzo, soprattutto in pubblico e qualcosa questa espulsione di gas risulti particolarmente maleodorante. Quello del cattivo odore è infatti una delle caratteristiche principali della flatulenza ed è dovuto all’elevata concentrazione di composti organici aromatici nelle feci.
Le cause sono molteplici ed è bene analizzarle una per una, cambiando radicalmente stile di vita e abitudini alimentari.
Da una parte, ci sono cause inevitabili, problematiche strettamente collegate alla gravidanza: stiamo parlando dell’azione del progesterone, l’ormone femminile che in gravidanza rilassa la muscolatura e dunque inevitabilmente comporta anche un significativo rallentamento delle attività intestinali, determinando una maggiore produzione di succhi gastrici e di aria nella pancia. Ciò determina anche un altro dannoso problema che accomuna quasi tutte le donne incinta, quello della stitichezza, legato anche al poco movimento e una dieta non sempre sana. Non a caso, per risolvere il problema dell’aerofagia e della flatulenza, cercando al contempo di regolarizzare un transito intestinale difficoltoso e lento, il primo consiglio di medici e nutrizionisti resta quello di mangiare bene, assumendo attraverso gli alimenti il giusto quantitativo di fibre (senza eccedere, per non incorrere nell’effetto opposto) ed evitando cibi troppo elaborati, o ricchi di additivi chimici e conservanti – basti pensare al Junk Food, il “cibo spazzatura” tipo patatine fritte, panini ultra-farciti e quant’altro gratifica il palato ma mette in seria difficoltà un intestino già di per sé affaticato – che causano l’accumulo di gas maleodoranti. Ma spesso mangiare bene non è sufficiente. Occorre anche masticare con cura ogni boccone, cercare di non introdurre aria nello stomaco mentre si mangia ed evitare accuratamente quegli alimenti, all’apparnza innocui, verso i quali l’organismo ha però sviluppato un certo grado di intolleranza. Anche l’eccessivo stress, l’assunzione di farmaci e l’alcol (che in ogni caso in gravidanza andrebbe evitato sempre) determinano l’insorgere di questi disturbi, come la mancanza di attività fisica. Per questo motivo, anche col pancione di nove mesi, si consiglia sempre di camminare almeno una ventina di minuti al giorni.

Dolore al seno destro vicino al capezzolo

Il seno rappresenta per la donna un organo fondamentale, sia per la sua funzione estetica, sia per quella legata all’allattamento. La ghiandola mammaria, però, presenta anche una serie di patologie che allarmano moltissimo le appartenenti al sesso femminile.
Caso molto frequente, date anche le cicliche modificazioni ormonali, è quello di una sintomatologia dolorosa che riguarda uno o entrambi i seni.
Le cause possono essere molteplici, non necessariamente gravi ma degne comunque di un approfondimento e di un inquadramento diagnostico preciso.
Se si avverte dolore al seno destro vicino al capezzolo, innanzitutto si deve verificare in che fase del ciclo mestruale ci si trova: infatti, spesso il dolore è determinato dall’assetto ormonale premestruale, che determina tensione mammaria, più evidente in corrispondenza del seno destro che generalmente è più voluminoso del sinistro. In questo caso il dolore si attenuerà fino a sparire con la comparsa delle mestruazioni. In fase di allattamento, invece, il dolore al seno destro vicino al capezzolo può indicare un accumulo di latte nei dotti, soprattutto se si tende ad attaccare il neonato solo al seno controlaterale per comodità o per la presenza, a destra, di ragadi mammarie fastidiose. Sempre durante l’allattamento, una sintomatologia dolorosa monolaterale, a partenza dall’area periareolare, si riscontra anche all’insorgere della mastite (malattia infiammatoria della mammella, particolarmente diffusa proprio in fase di lattazione).
Non è infrequente, inoltre, il riscontro di un calcolo nei dotti galattofori, anche se non si sta allattando. In questo caso la localizzazione del calcolo determina un dolore trafittivo, monolaterale, proprio a livello del seno interessato, vicino al capezzolo. La principale causa di dolore mammario monolaterale è la presenza di un fibroadenoma.
Si tratta di una formazione nodulare, benigna, di ordinario riscontro in sede di mammografia o ecografia mammaria, spesso palpabile. I fibroadenomi, soprattutto quelli di grandi dimensioni o particolarmente densi, qualora siano localizzati in prossimità del capezzolo determinano un dolore pungente o sordo in questa sede, soprattutto se vi si esercita una certa pressione. Poiché i fibroadenomi sono fortemente ormono-sensibili, la sintomatologia, in questi casi, è tendenzialmente di tipo intermittente e correlata alle fluttuazioni ormonali.
Altra causa possibile di dolore al seno destro vicino al capezzolo è la presenza di cisti mammarie in sede sotto areolare. In questo caso il dolore tende ad essere più sordo e sfumato. Se si avverte un dolore di tipo urente, accentuato dallo sfregamento, con molta probabilità si è in presenza di una ragade del capezzolo o dell’areola. Questo disturbo, del tutto innocuo, oltre che le donne in allattamento, colpisce con una certa frequenza anche nel periodo della menopausa. Il motivo più serio di dolore al seno è sicuramente rappresentato dalla presenza di un carcinoma maligno. Nel caso di dolore a un solo seno, vicino al capezzolo, in casi estremi si potrebbe trattare di carcinoma duttale a partenza, appunto, dai dotti galattofori. Un dolore monolaterale al seno destro vicino al capezzolo può essere ascrivibile anche a cause indipendenti da patologie mammarie. A titolo esemplificativo, potrebbe essere correlato a problemi che coinvolgano i muscoli della spalla o i pettorali, a patologie polmonari, dolori intercostali o fratture delle costole, artrosi cervicale o problematiche vertebrali. In casi particolari anche alcune patologie cardiache sono in grado di determinare dolore mammario monolaterale destro. Qualora si presenti una sintomatologia dolorosa ad un solo seno risulta necessario monitorarne l’andamento e rivolgersi al proprio medico. Questi, oltre a dare le opportune rassicurazioni, provvederà a prescrivere eventuali ulteriori accertamenti e a fornire una diagnosi precisa, nonché la terapia più indicata per risolvere il problema.

Intestino pigro in gravidanza, cosa fare?

Intestino pigro in gravidanza, rimedi pratici

 

Intestino pigro: un problema comune con tante conseguenze spiacevoli

Durante i nove mesi di gravidanza, alcuni piccoli disturbi possono compromettere la serenità della gestante, andando a rendere faticose le normali attività quotidiane e difficoltoso il riposo notturno. Tra questi disturbi, uno dei più comuni è l’intestino pigro, dovuto ad una serie di fattori sia fisici che ormonali. L’ingrandimento dell’utero e l’aumento dei livelli di progesterone portano anche l’intestino più regolare a diventare improvvisamente pigro. La conseguenza è una sensazione di costipazione generale, che può avere diverse conseguenza spiacevoli e difficili da gestire: pesantezza, gonfiore, emorroidi e, nei casi peggiori, infezioni vaginali e cistiti. Un’altra conseguenza spiacevole della pigrizia intestinale è l’acidità di stomaco. L’intestino è solo il tratto finale di un apparato – quello digerente – messo sovente a dura prova dalla gravidanza. Anche lo stomaco dunque, come l’intestino, avrà bisogno di qualche attenzione in più durante tutta la gravidanza. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le soluzioni pratiche da mettere in atto per favorire il corretto lavoro dell’apparato digerente e dell’intestino in gravidanza.

Soluzioni pratiche contro l’intestino pigro in gravidanza

Le soluzioni pratiche contro l’intestino pigro in gravidanza sono molteplici. Il consiglio che diamo è quello di metterle in pratica tutte insieme, o per lo meno la maggior parte di esse contemporaneamente. Non potendo assumere farmaci di sorta, la gestante dovrà affidarsi ai rimedi naturali: in primis dovrà aiutarsi con la dieta. Bere molta acqua è il primo segreto: a questa, consigliamo di associare molti liquidi, quali zuppe e minestre, che sicuramente saranno gradite durante la stagione fredda, oppure centrifugati di frutta fresca, se la stagione è calda. Per ciò che concerne l’acqua, un litro e mezzo d’acqua al giorno sarà più che sufficiente. E’ bene poi introdurre nella propria dieta quotidiana alimenti ricchi di fibre, quali i legumi, i carciofi, i cereali, la frutta. Pasta e pane devono essere integrali. Anche la colazione è bene che sia a base di fibre integrali. Tra la frutta da preferire, segnaliamo i kiwi, ma anche la mela che, soprattutto se cotta, è un vero toccasana per l’intestino. Si evitino invece i cibi astringenti, come le banane, il riso, le farine raffinate e gli agrumi. Questi ultimi sono da evitare anche perchè rischiano di peggiorare i sintomi legati all’acidità di stomaco. Via libera invece ad un bel cucchiaio di olio d’oliva crudo aggiunto ai pasti: fa bene alle arterie e al contempo rende le feci più morbide, allontanando l’insorgenza delle emorroidi. Il terzo segreto riguarda lo stile di vita: passeggiare e camminare all’aria aperta porterà ottimi benefici non solo all’umore della gestante, ma anche al suo intestino poco collaborativo!

ritenzione idrica cause patologiche

La ritenzione idrica risulta essere un problema abbastanza diffuso, che colpisce un grande numero di donne in particolar modo.
Vediamo ora quelle che sono le cause di questa particolare tipologia di problema.

La ritenzione idrica: un problema da non sottovalutare

Molto spesso accade che la ritenzione idrica, venga considerato un problema di livello secondario rispetto ad altri.
In realtà invece si tratta di un disturbo che potrebbe comportare delle conseguenze negative: questo per il semplice fatto che il metabolismo, col passare del tempo, potrebbe andare incontro a dei malfunzionamenti che a lungo andare danneggiano l’intero sistema vitale di una persona.
Le cause che comportano questa problematica sono molteplici ed ognuna di esse merita di essere analizzata con molta attenzione: non esiste infatti una sola causa che comporta questa particolare tipologia di situazione.

 

Uno stile di vita non salutare

A primo posto come causa della ritenzione idrica vi è uno stile di vita che non risulta essere affatto salutare.
sostanze nocive per l’organismo come nicotina, caffeina e tante altre, comporta una. La ritenzione idrica che si manifesta con un accumulo di grassi è una sensazione di gonfiore difficile da affrontare.
Anche un tipo di alimentazione non corretto comporta questo genere di problematica: la totale mancanza di certi alimenti potrebbe infatti comportare il manifestarsi di questo genere di patologia.
Per questo motivo è molto importante che si cerchi di avere uno stile di vita salutare, in modo tale che il proprio corpo, possa essere in grado di evitare questo genere di problematica.
Seguire un regime alimentare salutare, concedendosi di tanto in tanto qualche piccola eccesso, consente proprio metabolismo di funzionare in maniera corretta e di assimilare le varie tipologie di sostanze utili per il proprio corpo.

Problemi di salute e ritenzione idrica

La ritenzione idrica si può manifestare anche nel momento in cui i reni e il cuore non funziona in maniera corretta.
Nel primo caso, i vari liquidi presenti nel proprio corpo, non vengono sottoposti ad un processo di lavorazione e permette di eliminare le sostanze nocive e dannose per il proprio corpo come l’urina.
Nel secondo caso si parla di sistema cardiocircolatorio che non permette la corretta distribuzione dei liquidi e delle sostanze nutritive per il proprio corpo creando quindi questo genere di problematica.
In questo caso sarà necessario rivolgersi da uno specialista nel momento in cui si notano dei rigonfiamenti nella zona dello stomaco o sintomi seminare che colpiscono le altre zone del proprio corpo.

Esse sono quindi le principali cause della ritenzione idrica, problematica che non deve essere assolutamente ignorata.

cellulite rimedi naturali efficaci

 

La cellulite rappresenta un bel problema oggi, visti i problemi di alimentazione e di uno stile di vita poco sano.

Come, però, combattere la cellulite senza far uso di farmaci?

Innanzitutto occorre impostare una dieta sana seguita da uno stile di vita sano.
Bisogna fare esercizio per eliminare l’acqua di troppo ed evitare che altri grassi si accumulino.
Vengono spesso consigliati dei massaggi, in modo da stimolare il metabolismo nelle zone colpite dalla cellulite.
Altre volte si può far uso di getti d’acqua fredda e calda. La loro azione sulle zone colpite della cellulite sarà quella di riattivarne la circolazione sanguigna. Alternando 30 secondi di acqua fredda a 30 secondi di acqua calda si noterà un miglioramento in poco tempo.
Anche i bagni a base di sale possono aiutare. Il sale, difatti, stimola la l’idrolisi dei lipidi. E aggiungendo ai bagni delle erbe con l’effetto snellente si riuscirà a raggiungere un risultato molto migliore. Basteranno 50 grammi di sale grosso e 30 grammi di alga fucus in polvere ogni volta 2-3 volte a settimana e, mantenendo uno sano stile di vita, si riuscirà a vedere il miglioramento.

Una buona via d’uscita dal problema potrebbe essere rappresentata dagli scrub anticellulite, in grado di combattere la cellulite in quando l’esfoliazione delle cellule morte favorisce la rinascita cellulare, il che a sua volta dona alla cute un aspetto più compatto e liscio. Come è stato dimostrato da alcuni studi, i migliori scrub svolti in funzione anticellulite sono quelli svolti a base di sale. Questi, inoltre, aiutano a eliminare l’acqua e le varie tossine. Anche in questo caso al sale è possibile aggiungere estratti di piante oppure oli essenziali contro la cellulite, in modo da raggiungere un’azione anti-cellulite migliore. I componenti per uno scrub anti-cellulite ideale sono: 2 cucchiai di sale integrale uniti a 5 cucchiai di sale del Mar Morto, a cui vanno aggiunti 7 cucchiaini di olio d’oliva e 15 cucchiai di succo di limone. Alla miscela è possibile aggiungere 10 gocce dell’olio di menta e 10 cucchiai dell’olio di rosmarino. Gli oli essenziali e il succo di limone vanno aggiunti per ultimi, mentre i sali sono da mischiarsi per primi. Questo scrub può essere utilizzato anche sotto la doccia, direttamente sulla cute bagnata, ma non più di una volta a settimana.

Anche i massaggi anti-cellulite possono essere effettuati utilizzando la stessa miscela degli scrub. I massaggi devono essere svolti da un’altra persona, preferibilmente forte, in grado di stimolare la circolazione della linfa e del sangue nelle zone indicate. Agli oli vegetali indicati prima si può aggiungere anche il gel d’aloe e la polvere della buccia dell’arancia, in grado di tonificare e idratare i tessuti cutanei. Inoltre si consiglia di effettuare i massaggi prevalentemente di sera.

Alcuni alimenti, come il tè verde, hanno un effetto dimagrante. Per questo si consiglia di berlo molto per stimolare la diuresi ed eliminare l’acqua di troppo.

Un discorso simile vale anche per la frutta fresca. Durante le stagioni calde si consiglia di mangiare molti piatti primi a base liquida, come le zuppe. A queste possono venire aggiunte le verdure fresche, in grado di stimolare il metabolismo. Alcuni medici consigliano di bere anche il caffè, in quanto l’azione dimagrante della caffeina è stata già oggetto di molteplici studi che ne hanno dimostrato la validità. Tuttavia non bisogna mai esagerare con gli zuccheri, in quanto stimolano la deposizione dei lipidi.

Male a metà schiena in gravidanza

Il male a metà schiena in gravidanza è una costante fastidiosa per le donne ma con un po’ di prevenzione qualche semplice esercizio fisico può essere tenuto sotto controllo. Il mal di schiena durante la gestazione compare tra il quinto e il settimo mese, ma anche nel primo trimestre di una gravidanza non è difficile che una puerpera accusi fastidi, dolori e contratture piuttosto costanti. Vediamo insieme sintomi, cure e rimedi.

I sintomi del male a metà schiena in gravidanza

 

Il male a metà schiena in gravidanza è localizzato nella zona lombare oppure in quella del bacino. Spesso interessa anche le gambe e il basso ventre, presentandosi quasi come una sciatica. Nei casi più gravi arriva fino all’altezza del torace, delle spalle e delle scapole.

Le cause del male a metà schiena in gravidanza

 

Medici e posturologi sono ormai concordi nel ritenere l’aumento repentino di peso la principale causa del male a metà schiena durante una gestazione: i chili in più, localizzati quasi tutto in seno e ventre, conducono la donna ad una posizione naturalmente sbagliata. La futura mamma è costretta ad adattarsi al nuovo corpo con uno spostamento del bacino che, non di lardo, le provoca una lordosi lombare. Cambia il modo di mettere testa, gambe, ginocchia e perfino la colonna vertebrale. Questi fastidi proseguono anche dopo il parto, dovendo mantenere spesso il bambino in braccio. La buona notizia è che essendo il male a metà della schiena dovuto ad una fase temporanea e ad un atteggiamento di costrizione, si può correggere.

I rimedi per il male a metà schiena in gravidanza

 

Una buona cintura lombare può essere efficace: si tratta di una benda elastica che comprime la zona lombare, massaggiando delicatamente i muscoli e sostenendo la colonna affaticata. E’ possibile anche fare prevenzione contro il male a metà schiena in gravidanza, facendo ginnastica correttiva, chiropratica pre e post parto, passeggiate, movimenti circolatori. Non ricorrete mai, senza consiglio del medico, a farmaci e antidolorifici in gravidanza per lenire il male a metà schiena.

Esercizi utili contro il male a metà schiena in gravidanza

 

Potete fare quattro esercizi semplici per ridurre il dolore.E’ stretching base, vi aiuterà a sciogliere l’acido lattico e a combattere l’indolenzimento dei muscoli quando il male a metà schiena in gravidanza diventa più acuto.

  • mettetevi sedute, con la schiena tesa e le gambe dritte, consiste nel toccare prima un piede, poi l’altro con le punte delle dita;
  • mettetevi carponi e inarcate la schiena il più possibile verso l’alto, stendendo i muscoli per almeno quindici ripetizioni;
  • state in piedi con le ginocchia piegate e le gambe divaricate: dondolate il bacino per sgranchirvi;
  • sempre in piedi: fate dei cerchi concentrici con braccia e gambe senza muovere il busto.
E’ stretching base, vi aiuterà a sciogliere l’acido lattico e a combattere l’indolenzimento dei muscoli quando il male a metà schiena in gravidanza diventa più acuto.

Quando consultare uno specialista

 

Se i sintomi persistono e il dolore si acutizza fino a impedirvi di muovervi, è il caso di contattare il vostro ginecologo e anche un ortopedico per una visita e una terapia specifica.

Attenzione al sovrapeso: per le donne rischio sordità

Il sovrappeso è un problema, anzi un patologia che interessa tutti indistintamente, dai bambini agli adulti ed è una delle malattie maggiormente diffuse nella nostra moderna società. Tuttavia, da una recente ricerca americana, si è evidenziata una relazione fra il sovrappeso femminile ed i problemi legati alla sordità. Quindi, il sovrappeso non è più solo un problema estetico, con cui le donne sono solite combattere, ma è anche un vero e proprio problema di salute che, a quanto pare, va ad influenzare anche l’apparato uditivo. Ma prima si soffermarci sulla ricerca, spieghiamo brevemente cosa si intende per sovrappeso e quanto ciò influenzi la vita di chi ne soffre.

Orecchio
Quando parliamo di obesità ci riferiamo ad un accumulo di grasso in maniera anomala e sproporzionata, che comporta grossi rischi per la salute umana, la cui causa è dovuta ad un accumulo eccessivo di calorie che non vengono smaltite dall’organismo. Sovrappeso ed obesità sono influenzati da una serie di fattori fra cui la predisposizione ereditaria, ma anche fattori ambientali e comportamentali come lo può essere una gravidanza. Ma fondamentale alla base di tutto è l’introduzione di cibi dannosi per la salute e il poco movimento fisico.
Secondo al ricerca effettuata da uno studio americano e pubblicato poi sull’American journal of medicine, di Boston, pare che le donne obese siano maggiormente a rischio di sordità. L’indagine effettuata su un maxi campione di 68 mila donne, è emerso che dal 22 al 25% di esse rischiano di diventare sorde, mentre per le donne con un girovita maggiore di 87 cm, il rischio di sordità aumenta fino al 27% in più rispetto a quelle con un girovita di 71 cm.
Ma come mai esiste questo legame fra grasso accumulato e sordità? Cosa c’è in comune fra i due elementi? Il motivo è legato al fatto che l’obesità non fa defluire il sangue e quindi ne ostacola il passaggio anche alle orecchie, che sono una zona del nostro corpo, ricca di vasi sanguigni. In secondo luogo, l’obesità provoca l’ipertensione che a sua volta ostacola la circolazione sanguigna.
Sicuramente un modo per evitare di incorrere in certe situazioni esiste e, secondo il parere dei medici dipende esclusivamente dalla possibilità di fare dello sport, che ridurrebbe il rischio di sordità del 15%.
E’ ovvio che, anche la dieta è importante per poter evitare il rischio di obesità, ma le diete miracolose non esistono. Inoltre le diete che escludono o limitano l’uso di certi alimenti a favore esclusivamente di altri, non sono consigliabili in quanto mancano di alcuni nutrienti importanti, che sono fondamentali per l’organismo. E per giunta, creano il classico effetto yo-yo, con il rischio di forti diminuzioni di peso e poi aumenti eccessivi anche del doppio.
Insomma è importante mantenere uno stile di vita sano, con una giusta alimentazione e con l’ausilio di un’ attività sportiva adeguata. Solo così sarà possibile scongiurare il rischio di qualsiasi patologia, fra cui anche della sordità delle donne.

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Le difficoltà psicologiche delle malate di tumore al seno

La diagnosi di un tumore al seno è uno degli eventi che rivoluziona la vita di ogni donna. In Italia sono molte le donne affette da tale patologia e, proprio a causa di questa massiccia percentuale, sono state intraprese attività volte a sostenere ed aiutare fisicamente e psicologicamente le donne colpite dalla neoplasia.

tumore-seno
Il cammino che ogni donna intraprende, nel momento in cui le viene diagnosticato un carcinoma alla mammella, comporta ansia, stress, depressione, rabbia, angoscia e sconforto. Tutto ciò determina un forte condizionamento non solo sullo stato psicologico, provocando stress rabbia e le altre difficoltà psicologiche poc’anzi elencate, ma influenza il soggetto malato anche dal punto di vista fisico, conducendo ogni paziente a far ruotare la propria vita intorno alla malattia.
La diagnosi, l’intervento e la terapia sono i momenti di un iter che destabilizza e trasforma l’equilibrio di una donna malata, la quale si troverà a fare i conti con uno degli eventi più drammatici: l’asportazione della mammella.
E’ opportuno precisare che tale intervento dipende dallo stato di avanzamento della patologia tumorale: tale intervento ha effetti devastanti sulla psicologia di una donna, poiché l’asportazione comporta la rimozione del seno, parte del corpo che custodisce il segreto della femminilità.
Colei che si trova privata della sua femminilità, avverte un senso di diversità nei confronti delle altre donne e quindi una difficoltà ad adattarsi, ad accettarsi, a prendere atto della situazione attuale e superarla.
Ulteriori difficoltà psicologiche scaturiscono dalla chemioterapia, il trattamento terapeutico usato per curare il cancro, che ha un effetto molto invasivo. Comporta infatti la perdita dei capelli, difficoltà nei gesti quotidiani anche più semplici, un senso di stanchezza, disturbi all’apparato digerente, reazioni cutanee e soprattutto alterazioni nervose.
Questi effetti collaterali acuiscono il senso di diversità e la difficoltà ad adattarsi, oltre ad incidere drasticamente sul piano psicologico delle pazienti, perseguitate dalla paura di morire e di non piacere.
Le difficoltà psicologiche, a cui vanno incontro le donne affette dalla patologia tumorale, possono variare di soggetto in soggetto e possono raggiungere gradi d’intensità diversi.

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Cordone ombelicale perchè conservarlo

Affidarsi a una banca cordone ombelicale non è una scelta da prendere alla leggera: bisogna invece essere informati e consapevoli. È della salute del vostro bambino che si sta parlando. E non solo, vedremo che in realtà in gioco c’è una chance in più per la salute di tutta la famiglia. Bisogna dunque valutare bene a quale struttura affidarsi, essere certi di avere compreso tutti i concetti di base, dalla definizione di cellule staminali ai passaggi necessari dal prelievo alla conservazione del campione, e soprattutto bisogna essere consapevoli delle motivazioni alla base di qualsiasi scelta.

cordone

Conservare il cordone ombelicale significa avere sempre a disposizione del proprio bambino, e di tutta la famiglia, cellule staminali compatibili al 100% con il donatore, il bambino, fino al 50% con i genitori e fino al 25% con fratelli o sorelle. Sono percentuali alte, se si pensa che le probabilità di trovare un donatore compatibile sono invece state stimate tra lo 0,002 e lo 0,001%1, in altre parole, una possibilità su cinquantamila o centomila. Le cellule staminali del cordone ombelicale, inoltre, richiedono criteri di compatibilità meno stringenti: la loro minore “maturità” immunologica le rende infatti dei candidati ottimali al trapianto, in quanto sono meno inclini, rispetto ad altri tipi di staminali, per esempio le midollari, a scatenare reazioni immunitarie come il rigetto.2

È bene inoltre sapere che le malattie riconosciute come trattabili con cellule staminali dal Ministero della Salute ad oggi sono ottanta (la lista delle patologie comprende  vari tipi di leucemie e linfomi, insufficienze midollari come l’anemia aplastica acquisita, disordini congeniti del sistema immunitario e altro ancora3) e che nella maggior parte dei casi i trapianti effettuati sono di tipo allogenico intra familiare: le cellule staminali prelevate da cordone ombelicale del neonato vengono cioè impiegate nel trattamento di patologie di un membro della famiglia, prevalentemente fratelli o sorelle4.
Scegliere di conservare le cellule staminali del cordone ombelicale al momento della nascita di vostro figlio è un gesto d’amore nei suoi confronti e un gesto di protezione nei confronti di tutta la famiglia. Un modo per avere sempre a disposizione una possibilità in più in favore della salute.
Per maggiori informazioni: www.sorgente.com

Note
1Sun, A.N., et al., [Clinical study on haploid HLA-matched hematopoietic stem cell transplantation for treatment of malignant hematological disease]. Ai Zheng, 2006. 25(8): p. 1019-22.
2 Francese, R. and P. Fiorina, Immunological and regenerative properties of cord blood stem cells. Clin Immunol, 2010. 136(3): p. 309-22.
3 Clicca qui per l’elenco completo delle malattie
4 Fonte EBMT – Survey on transplant activity 2009

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Prepararsi al parto insieme a lui: il corso preparto di coppia

Chi l’ha detto che la preparazione al parto debba coinvolgere soltanto la futura mamma? Anche per il futuro papà è importante arrivare preparato al gran giorno, sapere cosa fare, cosa accadrà, capire cosa aspettarsi e come sostenere al meglio la propria compagna. Questa consapevolezza si sta sempre più diffondendo tra le future mamme e i futuri papà, che sempre più frequentemente scelgono di sostituire il classico corso preparto con un corso preparto di coppia.

Perfetto per le coppie al primo figlio, ma utilissimo anche per le mamme e i papà già “collaudati” che vogliono vivere l’esperienza di una nuova gravidanza sentendosi ancora più uniti, un corso preparto di coppia insegnerà alla futura mamma come coinvolgere correttamente il suo partner rendendolo partecipe di un’esperienza che, da sempre, è per eccellenza l’esperienza femminile e aiuterà il futuro papà a comprendere i bisogni della sua compagna e ad essere di aiuto sia al momento del parto che durante i primi frenetici giorni di vita del bambino.
I corsi preparto pensati per le coppie prevedono spesso una parte teorica in cui vengono spiegate nozioni di fisiologia della gravidanza e di anatomia della donna e una parte più pratica in cui si apprendono esercizi e tecniche di respirazione utili alla donna durante il travaglio. Non solo: i corsi generalmente includono anche indicazioni su come gestire il bambino nei suoi primi giorni di vita, consigli per il mantenimento di una vita di coppia soddisfacente e una sessione di domande e risposte in cui gli specialisti, come ostetriche e ginecologi, si metteranno a disposizione delle coppie per fugare ogni tipo di dubbio e rispondere a ogni genere di domanda.
Per il futuro papà frequentare questo genere di corso di preparazione al parto ha il vantaggio di farlo sentire più coinvolto, maggiormente consapevole e di aiuto in questa fase delicata della vita di una coppia e per la futura mamma il corso può essere utile per farla sentire ancora più serena, grazie alla vicinanza del suo compagno.
Certo la frequenza di entrambi i futuri genitori a un corso di preparazione al parto richiede uno sforzo aggiuntivo nella sincronizzazione di impegni ed orari, ancor più impegnativo se a dover essere gestiti sono anche gli orari e le esigenze di eventuali altri figli. Lo sforzo è però ripagato da una accresciuta sintonia nella coppia e da un sostegno reciproco fondamentale per affrontare con la massima serenità uno dei cambiamenti più importanti nella vita di una coppia, l’arrivo di un figlio.
Vuoi frequentare un corso preparto di coppia? Trova quello più vicino a te su Ok Corso Preparto, il motore di ricerca dedicato ai corsi preparto e postparto in Italia.

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