Male alle gengive

male alle gengiveCos’è la gengiva
La gengiva è un tessuto molle, di colore rosa corallo, che fa parte del parodonto, cioè l’insieme dei tessuti che sostengono i denti (gengive, osso alveolare, legamento parodontale, cemento radicolare). Si distingue in gengiva libera, quella intorno al dente, e gengiva aderente.

Dolore alle gengive
Il dolore alle gengive si manifesta con dolore, gonfiore, arrossamento, sanguinamento della gengiva quando si lavano i denti e può essere accompagnato da alitosi.

Cos’è la gengivite
La gengivite è un’infiammazione delle gengive. Se trascurata può diventare parodontite e minare la fissità dei denti.

Quali sono le cause della gengivite

La causa più frequente è una cattiva igiene orale che porta alla formazione della placca batterica, che diventa poi tartaro.
Le cause della gengivite possono però avere anche altra natura. Ad esempio, è favorita da alcuni farmaci, l’assunzione dei quali richiede ancora maggior attenzione alla pulizia del cavo orale.
In alcuni casi, non molto frequenti, è associata a una carenza di vitamina C.
Altre cause possono essere le infezioni virali, con manifestazioni ulcerose, o quelle micotiche, che si possono manifestare dopo un lungo periodo di trattamento a base di antibiotici.
La gengivite nelle donne può essere causata da variazioni ormonali in gravidanza e in menopausa.
Nel secondo della menopausa, la gengivite è di tipo desquamativo ed è piuttosto dolorosa.
Ancora, la gengivite può essere causata da leucemia o da inclusioni dentarie, cioè denti parzialmente prigionieri della gengiva.
In soggetti immunodepressi si può osservare la gengivite necrotizzante ulcerosa, con febbre e dolore intenso.
La parodontite o piorrea rappresenta l’aggravarsi della gengivite, quando l’infezione arriva all’osso e mina il sistema di ancoraggio dei denti, fino alla perdita.

Cosa prevenire il dolore alle gengive
L’igiene del cavo orale è fondamentale, con utilizzo regolare di spazzolino, filo interdentale e rimozione del tartaro se necessario. In fase infiammatoria, utile anche un collutorio disinfettante.
È importante assumere, attraverso l’alimentazione, sali minerali e vitamine e evitare fumo e caffè.
In caso di infiammazioni e dolori persistenti è necessario rivolgersi ad uno specialista.

Dolore al seno

dolore_senoIl dolore al seno è molto diffuso.
Scientificamente è chiamato mastodinia e si può presentare in forma ciclica, non ciclica o extrammammaria.

Mastodinia ciclica
Più diffusa tra i trenta e quaranta anni, associata al ciclo mestruale, può essere causata da fattori ormonali che causano ritenzione idrica. Può manifestarsi con una spiacevole sensazione di tensione, pesantezza e gonfiore, ad entrambi i seni o solo in uno, in genere nel periodo incluso tra ovulazione e ciclo. Il dolore può coinvolgere anche la zona delle ascelle ed è favorito da quelle attività fisiche che coinvolgono i pettorali. Il dolore sparisce con la menopausa.

Mastodinia non ciclica
Più diffusa tra i quaranta e i cinquanta anni, spesso a carico di un seno solo, non se ne conoscono le cause certe. In alcuni causa l’origine è rintracciabile in lesioni benigne. Quando il dolore si concentra nel quadrante centrale della mammella, si può trattare di estasia duttile. Il dolore sparisce con la menopausa. Poco frequentemente, il dolore al seno è associato a una forma tumorale, nonostante sia ne 60% dei casi la causa della richiesta della visita sinologia.
Altre cause della mastodinia non ciclica, sono particolare condizioni come la mastite e l’ingorgo mammario.

Mastodinia extramammaria
Le cause del dolore, percepito nella zona delle mammelle e non associato al ciclo mestruale, non sono a carico di questa zona. Può avere origine vertebrale, traumatica, o essere sintomo di angina pectoris o Sindrome di Tiezte.

Cosa fare in caso di dolore al seno
Quando il dolore e ciclico e in assenza di noduli, si può pensare che si tratti di variazioni ormonali legate al ciclo. Quando invece il dolore non è ciclico e si notano anomalie ai capezzoli e alle mammelle, si consiglia di effettuare una visita medica. In ogni caso, dopo i quarantenni, le visite di controllo e le mammografie vanno effettuate con regolarità.

Male all’osso sacro e al coccige

coccigeCosa sono l’osso sacro e il coccige
L’osso sacro e il coccige sono due ossa poste alla base della colonna vertebrale e formate dalla fusione di abbozzi di vertebre, dette appunto vertebre false.

Dolore al coccige
Il dolore al coccige, conosciuto anche come coccigodinia, è una patologia diffusa specialmente tra la popolazione femminile.

Cause della coccigodinia
Le cause della coccigodinia o del dolore al coccige sono varie.
Una delle cause più comuni è di origine osteoarticolare, dovuta microtraumi o microlussazioni lombari per posture non corrette o incidenti di vario tipo.
Un’altra causa, ovviamente solo per le donne, può essere un trauma sofferto durante il parto.
Il dolore al coccige è anche presente nella sintomatologia di altre patologie a carico della stessa regione corporea, come cistite, cisti sacro-coccigee, emorroidi, ragadi, tumore del colon-retto, tumore alla prostata. Queste neoplasie sono prevalentemente a carico della popolazione maschile.
La coccigodinia manifesta la tendenza a diventare cronica in tempi piuttosto brevi. Essendo il coggige sollecitato nella posizione seduta, ciò ostacola molte attività e rende problematica la routine quotidiana: stare a tavole, guidare, lavorare alla scrivania.

Rimedi
In alcuni casi, quando la manifestazione non è troppo intensa, si può alleviare il dolore utilizzando specifici cuscini da mettere sulla seduta ma rivolgersi al medico ed effettuare una radiografia consente una diagnosi accurata. Altre abitudini abitudini possono portare giovamento, come non stare troppe ore seduti e aiutarsi con le gambe nei piegamenti. L’utilizzo del ghiaccio è indicato quando il dolore è causato da un trauma recente, in seguito si può trarre sollievo anche da docce calde. Sono da evitare l’equitazione e tutte quelle attività che sollecitano la zona in questione.
In caso di ricorso alla farmacologia, si utilizzano antinfiammatori e miorilassanti. Si può intervenire anche con la fisioterapia e, nei casi più seri e cronici, chirurgicamente, con la rimozione del coccige.

Male al cuoio capelluto

male_al_cuoio_capellutoCos’è il cuoio capelluto
Il cuoio capelluto si trova sotto i capelli e si compone di cute, sottocute e muscolo epicranico. In esso si trovano ghiandole di due tipi: sebacee e sudoripare.

Cause di prurito e dolore al cuoio capelluto

Possono essere molteplici. Elenchiamo le più comuni.
– Forfora: consiste nella desquamazione del cuoio capelluto. Può essere di 2 tipi, grassa o secca. Nel primo caso la forfora rimane attaccata ai capelli e quando si presenta per lungo tempo, con prurito, può favorire la perdita di capelli. Nel secondo caso, la forfora è dovuta a disidratazione, le squame cadono, il prurito non è eccessivo e non è associata a perdita d capelli.
– Asteatosi o cute secca: simile alla forfora secca, si tratta sempre di un problema idrolipidico.
– Seborrea: dovuta a eccessiva abbondanza di sebo, che impedisce la corretta respirazione del cuoio capelluto. Si associa a prurito, dolore localizzato, talvolta a alopecia seborroica.
– Dermatite seborroica: dovuta a eccessiva produzione di sebo o al suo degrado. Si manifesta con eczema che infiamma la cute inducendo prurito e tendenza a grattarsi il cuoio capelluto.
– Follicolite: infiammazione dei follicoli, dovuta a eccessiva frizione del cuoio capelluto. È favorita da una condizione di eccesso di sebo. A causa del prurito e della conseguente abitudine di grattarsi, può portare alla perdita di capelli.
– Psoriasi: di origine ereditaria, questa malattia tende a non causare prurito ma provoca irritazione della cute accompagnata dal manifestarsi di placche e squame chiare.
– Tigna: è causata da un fungo, produce eritemi a chiazze, con forte prurito e dolore al cuoio capelluto
– Tricodinia: sensazione dolorosa a carico del cuoio capelluto, con aumento di intensità quando si spazzolano o accarezzano i capelli. A volte è accompagnata da prurito o formicolio, con manifestazioni croniche o periodiche, ed è causata da fattori solitamente innocui o non riconoscibili (allodinie). Dal punto di vista chimico, l’Infiammazione è dovuta all’attivazione dei nociricettori che rilasciano il neurotrasmettitore del dolore, con abbassamento appunto della soglia del dolore. La tricodinia sembra associata a stress e ansia.
– Infiammazione dei muscoli erettori dei capelli, quando vengono costretti a lungo in acconciature o situazioni innaturali.
– Bruxismo: il digrignare i denti nel sonno può portare a infiammazione della della cute a livello neuromuscolare.

Cosa fare in caso di prurito e dolore al cuoio capelluto
Un’alimentazione sana, ricca di vitamine e minerali, può aiutare a mantenere il cuoio capelluto in salute. Anche l’attenzione all’igiene e ai prodotti utilizzati è importante. In caso di problemi prolungati, si consiglia la visita da un dermatologo.

Male alle gambe

male_alle_gambeGonfiore alle gambe
Il gonfiore alle gambe è molto diffuso, specialmente tra le donne. Spesso viene associato a abitudini di vita sedentarie, come passare molto tempo seduti, o stare molto tempo ferme in piedi: in entrambi i casi la circolazione sanguigna ne risente.

Dolore alle gambe
Se, oltre al normale gonfiore, si avverte anche dolore e pesantezza degli arti inferiori, allora conviene rivolgersi al medico. Le cause possono essere diverse per cui è necessario conoscere la sintomatologia del dolore (quando si presenta, dove, come, con che intensità), lo stato di salute globale, se si utilizzano farmaci che possano avere una correlazione (cortisonici, diuretici, anticoncezionali…)

Cause
Le cause possono essere varie. Tralasciando traumi, fratture, contusioni, per cui il rapporto causa-effetto è evidente, in caso di dolore alle gambe generalizzato si può trattare di:
– problemi di circolazione come arteriopatia periferica (sintomi: dolore a camminare e piedi freddi; se il dolore permane anche in riposo, si consiglia di ricorrere al più presto ad un controllo medico), vene varicose (sintomi: gambe gonfie e dolenti, prurito, ipertermia); trombosi (sintomi: in genere a carico di un arto solo che si presenta gonfio e caldo; in tale situazione si consiglia una visita medica urgente);
– sciatica, causata dalla compressione del nervo sciatico (sintomi: il dolore parte dalla schiena e si estende alla gamba);
– problemi osteo-articolari (sintomi generamente a carico di una parte specifica, articolazione rigida);
– sclerosi multipla (sintomo e segnale premonitore).

Prevenire il gonfiore e il dolore alle gambe

Se il dolore è legato a problemi circolatori, è consigliabile fare del movimento, come lunghe passeggiate o nuoto, mantenere un peso adeguato, evitare i cibi grassi e eccessivamente ricchi di sale, fare massaggi drenanti.

Dolore alle gambe di notte
Esiste un disturbo del sonno tipicamente femminile chiamato “Sindrome delle gambe senza riposo”. Si manifesta con il bisogno incessante di muovere le gambe associato a dolore. Non è stata finora riscontrata una causa fisica e quindi non esiste una cura. Per attenuare la sensazione dolorosa, spesso è utile alzarsi e camminare un po’.

Dolore alle gambe nei bambini
Fino a dieci, dodici anni, i dolori alle gambe sono frequenti, specialmente durante la notte, occasionali e non necessitano di particolari terapie. Spesso si tratta di dolori muscolari legati alla crescita, di cui non si conosce ancora la causa specifica. In alcuni casi, si può invece trattare di Iperlassività Legamentosa Benigna che causa leggeri dolori osteoarticolari a fine giornata.

Dolore alle gambe e attività fisica: cosa fare
I dolori alle gambe legati all’attività sportiva sono:
– crampi muscolari: fermarsi e allungare i muscoli;
– tendiniti o lesioni: riposo, ghiaccio e antinfiammatori;
– distorsioni o fratture: riposo, ghiaccio, compressione, tutore, gesso;
– lesione muscolare: riposo, ghiaccio, compressione, Tecar terapia, ultrasuoni;
– contrattura muscolare: massoterapia, stretching.

Cos’è il ginocchio?

dolori-al-ginocchioIl ginocchio è un’articolazione, cioè una giuntura tra le ossa dello scheletro che consente una certa mobilità. Le articolazioni presenti nel corpo umane sono più di 200 e il ginocchio è la più grande e deve permettere una straordinaria varietà di movimenti, oltre a sostenere il peso del corpo: garantisce stabilità, mobilità e flessione.

Da cosa è formato il ginocchio?
È formato da struttura ossea (epifisi distale, epifisi prossimale e rotula), da un apparato capsula legamentoso con tessuti cartilaginei (capsula articolare, membrana sinoviale, due legamenti collaterali posti lateralmente, due legamenti crociati posti anteriormente e posteriormente, menisco mediale e laterale).

Dolore al ginocchio
Il dolore al ginocchio può essere causato da un trauma oppure presentarsi senza motivo apparente ed essere a carico di una delle parti che lo compongono. In questo caso si consiglia di non sottoporlo a sforzi, provare con la borsa del ghiaccio e rivolgersi al medico di base se il dolore persiste o è intenso. Se il dolore si manifesta come cronico, cioè continuo, è consigliabile rivolgersi all’ortopedico per una visita e per eventuali approfondimenti diagnostici (radiografia, TAC, ecografia), anche se fondamentale per la diagnosi è come si presenta il dolore nel soggetto, cioè la sintomatologia.

Cause del dolore al ginocchio
Le cause più frequenti sono la rottura causa trauma del menisco, la degenerazione del menisco in assenza di trauma, lesione dei legamenti per trauma, patologia della rotula con disallineamento, artrosi.

Terapie
A seconda delle causa, si può rafforzare la muscolatura per aumentare la stabilità dell’articolazione, procedere alla stabilizzazione chirurgica della rotula, intervenire in artroscopia sul menisco anche se, specie sopra 35 anni, spesso si preferisce lasciare spazio a una guarigione spontanea.
Altre interventi, non risolutivi ma lenitivi, sono la tecar-terapia, l’uso di antinfiammatori e infiltrazioni.
Le infiltrazioni comportano un basso ma esistente rischio di infezioni articolari e richiedono un medico esperto.

Ipnosi come anestesia

Approfondimento articolo: Ipnosi e interventi chirurgici

ipnosi

Chi di noi non ha mai sperimentato un’esperienza di dolore?

Tutti sappiamo che il dolore può essere fonte di sofferenza fisica e mentale, tanto da ridurre drasticamente la qualità della vita, e talvolta può rendere difficile mantenere un lavoro, una vita sociale e affettiva.
La scienza e la clinica dimostrano ampiamente come due dei fenomeni che possono manifestarsi in trance sono proprio quello dell’anestesia e quello dell’analgesia: la prima è caratterizzata dalla mancanza totale della sensibilità allo stimolo in una determinata parte del corpo, la seconda è caratterizzata dalla permanenza della sensibilità, ma privata della componente dolorosa, per cui gli stimoli si avvertono ma il dolore no.

Questa capacità trova moltissime applicazioni:
– Dolore ai denti
l’ipnosi permette di sottoporsi a piccoli interventi, per esempio dal dentista, che spesso è causa di grande ansia e angoscia;

– Dolore da parto
per cui una donna può scegliere di svolgere il training di preparazione in modo da saper gestire al meglio il dolore del parto e l’ansia che questo può creare;

– Dolore Post intervento
nel recupero da infortuni o interventi chirurgici;

– Dolore cronico
che può essere causato da malattie organiche di vario genere (mal di schiena, artrosi, artriti, cervicalgie, fibromialgia; etc.)

– Dolore oncologico

– Mal di pancia:
colite, gastrite, ulcera, reflusso gastroesofageo

– Mal di testa
cefalee;
etc.

Nelle situazioni sopracitate l’ipnosi non è utile soltanto nella gestione del dolore, ma anche per ridurre gli altri sintomi che possono esservi associati (nausea, vomito, prurito), oltre che per favorire la cicatrizzazione delle ferite e quindi velocizzare il processo di guarigione e migliorare l’assorbimento dei farmaci.

Qui di seguito un interessante video relativo all’utilizzo dell’ipnosi come alternativa all’utilizzo di un’anestesia farmacologica:


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Alcune ricerche hanno dimostrato che l’effetto analgesico dell’ipnosi non è riconducibile nè all’effetto placebo, nè alla paura, nè alla suggestione, ma è un effetto specifico che si manifesta durante lo stato di trance, durante il quale avviene una modulazione di alcuni sistemi sensoriali afferenti che comporta una attivazione normale degli indicatori involontari del dolore quali la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la frequenza respiratoria, la sudorazione, ecc.

La nostra mente possiede, dunque, la capacità di controllare il dolore e attraverso l’ipnosi le persone possono sviluppare questa potenzialità, in misura variabile da soggetto a soggetto, in modo da poterla utilizzare all’occorrenza.

L’ipnosi, così come dimostra la scienza e l’esperienza clinica sul campo, è uno straordinario strumento, che permette di sviluppare molte delle potenzialità della nostra mente e insieme ad altri strumenti può certamente migliorare la qualità di vita e il benessere di ciascuno di noi.

Per maggiori informazioni e approfondimenti:
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Male al tallone

Il male al tallone è di solito dovuto ad un difetto della postura.
Quando si accusa un dolore al tallone solitamente, la causa è un difetto della postura infatti si verifica un sovraccarico di peso sull’osso del tallone e sui tessuti che circondano quest’ultimo.
L’osso del tallone è importante perchè è quello più grande rispetto alle altre 26 ossa che compongono il piede.
Molte volte dopo una contusione giudicata non particolarmente importante, si cammina sul dolore e non si osserva un adeguato riposo. Ecco perchè il male al tallone tarda ad andar via.
tallone
Quali sono le altre cause del male al tallone.
Può apparire strano ma una delle tante cause del dolore al tallone, è calzare scarpe di cattiva qualità.
Il piede purtroppo, si abitua a quel determinato modo di porsi che non è naturale ed assume una postura inesatta che porta inevitabilmente a dolori a volte molto forti.

Un’altra causa del male al tallone è la cosiddetta “Spina calcaneare” in gergo definita col nome di “sperone”.
Attraverso una radiografia, si nota benissimo che l’osso del tallone ha assunto un’escrescenza ossea simile ad una spina ed è una protusione di circa un centimetro e mezzo.
A causa di questa patologia, i dolori si presentano in forma molto acuta ed a volte, non si riesce neanche a camminare anche perchè vengono interessati i rivestimenti che ricoprono l’osso del tallone.
Tale patologia è causata non solamente dalle scarpe sbagliate o troppo strette ma anche dall’obesità perchè il peso del fisico tende ad appoggiare inadeguatamente sui talloni.

L’infiammazione che interessa il tessuto connettivo fibroso che attraversa il tallone, si chiama “Fascite plantare” e le fibre corrono il rischio di strapparsi specialmente se non si adoperano scarpe speciali consigliate dall’ortopedico.
Di solito con il riposo, il dolore acuto passa ma non appena si rimettono i piedi a terra e si riprende a camminare, il male al tallone ritorna.
Affinchè l’irritazione non diventi cronica c’è bisogno di un supporto.
Tale patologia è spesso accusata da chi effettua sport come il podismo.

Anche un’eccessiva pronazione del calcagno può causare un dolore acuto.
In pratica, bisogna camminare in maniera estremamente corretta e l’arco plantare deve sufficientemente innalzarsi, per riuscire a supportare il peso del corpo.
Se ciò non avviene, si rischia di procurare una tensione eccessiva ai legamenti e ai tendini con relativa eccessiva pronazione del calcagno.
Non bisogna sottovalutare questa patologia che potrebbe portare problemi alle anche, alla schiena e alle ginocchia.

Anche una patologia come la gotta può portare il dolore al tallone. All’inizio interessa solamente le dita dei piedi, in particolare l’articolazione dell’alluce ma poi si può estendere anche al calcagno.

Anche una borsite può provocare dolore al tallone perchè qualcuna delle piccole sacche che contengono siero e che si trovano appunto sotto il tallone, potrebbero infiammarsi ed ingrossarsi ed il dolore ricalca i sintomi della spina calcaneare.

Il dolore al tallone può essere portato dall’ingrossamento dell’osso alla base del calcagno, vicino il tendine di Achille.
Questa infiammazione viene perciò definita come “tendinite di Achille” ed è una patologia che colpisce soprattutto chi tende ad effettuare molto sport tipo il podismo o la corsa ma anche chi cammina molto.
Il dolore che si accusa è dovuto ai tendini troppo tesi e alle fibre che si lacerano.
In questo caso è indicato il riposo più assoluto perchè più si sforza il tendine e più il dolore diventa insopportabile con il rischio che la patologia diventi cronica e molto difficoltosa nel curarla.

La frattura del tallone è davvero molto rara tuttavia, ci sono delle contusioni a cui tutti noi siamo soggetti.
Le contusioni del tallone sono molto dolorose perchè di solito avvengono con un urto del calcagno su di una superficie dura e i tessuti che lo ricoprono si infiammano in maniera acuta.

Quali sono le cure e le terapie per il dolore al tallone.
Innanzitutto bisogna rivolgersi all’ortopedico o al podiatra che dopo aver visionata la parte lesa, farà effettuare un esame radiografico e poi opterà o per una cura di anti infiammatori o per un adeguato esercizio fisico o per l’uso di bendaggi appositi, scarpe ortopediche o plantari specifici.

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Male alle ovaie

Sono tante le donne che lamentano il male alle ovaie e le cause potrebbero essere innumerevoli.
Quasi tutte le donne almeno una volta nella vita, hanno accusato una sorta di fitta dolorosa e di solito unilaterale, al basso ventre in corrispondenza delle ovaie.
Di solito sono sintomi di cui non preoccuparsi a meno che non siano associati con altri disturbi tipo un mal di schiena persistente, una forte presenza di muco nelle secrezioni vaginali e dolori ai reni.
In tal caso è importantissimo parlarne con il ginecologo di fiducia.
ovaie

Quali potrebbero essere le cause del male alle ovaie.

Innanzitutto è da escludere un tumore anche se potrebbero esserci patologie gravi.
Qualsiasi donna accusi male alle ovaie per più di tre settimane consecutive, deve necessariamente rivolgersi al ginecologo che dopo alcuni approfonditi esami, saprà sicuramente individuare la causa.
Nella maggior parte dei casi si potrebbe trattare di un ovaio policistico, di una cisti ovarica o di un’endometriosi ma il male alle ovaie è riconducibile anche ad una patologia denominata PID che è un’infiammazione pelvica, provocata dalla Clamidia o dal batterio della gonorrea.
Questa malattia si trasmette generalmente per via sessuale attraverso rapporti non protetti con persone infette.
Naturalmente a tutto c’è rimedio, ecco perchè è necessaria la visita da un ginecologo che dopo un’ecografia pelvica ed un tampone vaginale, riuscirà a diagnosticare la causa e la relativa cura adatta al caso.

Avere il male alle ovaie potrebbe essere sintomo di gravidanza, questo doloretto infatti è proprio uno dei primi sintomi che si presenta quando una donna è incinta.
Bisogna però fare estrema attenzione al perdurare di questo sintomo che se si prolunga potrebbe indicare una gravidanza extrauterina.
Quest’ultima patologia è una condizione impossibile per la sopravvivenza del feto ed è anche pericolosa per la futura madre.
Solitamente però, la gravidanza extrauterina si associa ad altre avvisaglie tipo il sanguinamento uterino.
In ogni caso ogni qualvolta si ha il presentimento che qualcosa non proceda alla perfezione, bisogna rivolgersi ad un ginecologo per gli esami del caso e le relative cure.

Il male alle ovaie è tipico del prima e durante la fase mestruale: moltissime donne soffrono di male alle ovaie poco prima delle mestruazione e durante il ciclo mestruale ma sono sintomi che una volta passato il ciclo, scompaiono spontaneamente.
Associati al dolore alle ovaie ci sono anche altri tipi di patologie come il mal di testa, il gonfiore addominale e la nausea.
I sintomi pre-mestruali iniziano durante la fase dell’ovulazione e per alcune donne sono davvero insopportabili tanto da interferire con le proprie abitudini quotidiane e sulle attività lavorative.
Anche in questo caso, deve intervenire un valido ginecologo che attraverso la prescrizione di una pillola anticoncezionale, riuscirà a limitare i problemi causati da questi fastidiosi malesseri.
E’ chiaro che se i dolori alle ovaie risultano sopportabili, si possono assumere blandi anti infiammatori che riducono gli spasmi muscolari o si può ricorrere all’utilizzo di una borsa di acqua calda da applicare sulla parte dolente mentre è rigorosamente da evitare il ghiaccio.
Esistono alcune teorie sui dolori alle ovaie in fase di ovulazione e cioè che il dolore sia provocato da un follicolo emergente che deve espandersi dalla membrana dell’ovaio o la rottura del follicolo che una volta che l’uovo è maturo, scoppia.

Che cosa fare quando si presenta il dolore.
Per prima cosa, bisogna interpellare il medico telefonicamente e solo se egli ritiene che non ci siano cause importanti, si può procedere all’assunzione di blandi anti infiammatori.
E’ fondamentale tenere sempre al corrente il medico se il male alle ovaie si prolunga per più di tre giorni e se ci sono sanguinamenti vaginali.
Potrebbe accadere infatti, che il dolore non sia un dolore ovarico ma dipendi dall’intestino.

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Male al fegato

Il male al fegato è un dolore piuttosto comune ma non sottovalutatelo.

Dolore_fegato
Molto spesso si parla di male al fegato, si accusano doloretti alle vie biliari oppure un dolore abbastanza forte localizzato alla parte destra dell’addome. Naturalmente, sono sintomi da non sottovalutare assolutamente perchè qualsiasi dolore è riconducibile ad una specifica patologia.
E’ di basilare importanza rivolgersi al proprio medico di base che vi indirizzerà da uno specialista per approfondire il malessere attraverso esami determinati e dare una cura idonea.

Quale potrebbe essere la diagnosi
Attraverso ecografie o addirittura una TAC che è un metodo radiografico non invasivo, si può risalire al problema che si ha alle vie biliari.
Nella maggior parte dei casi, il forte dolore è dato da una calcolosi che ostruisce i dotti ed infiamma la colecisti.
Il dolore alla parte destra dell’addome è dato dalla distensione del cosidetto rivestimento epatico detto anche “capsula di Glisson”.
Molte volte il mal di fegato non si limita solo alla parte destra dell’addome ma si irradia anche dietro lo sterno e risale senza però mai superarla, sotto la sesta vertebra toracica.
In tal caso, la sintomatologia diventa molto più profonda ed il dolore intenso e cupo.
Altre volte, l’aumento della capsula di Glisson indica un processo infiammatorio in atto che riconduce ad un epatite che si può rivelare cronica e asintomatica.
E’ da tener presente però che anche se di solito non si avvertono dolori, il fegato potrebbe ingrossarsi a tal punto, da interessare il peritoneo parietale che è la membrana da cui l’organo è avvolto.

In quel caso, sarà il medico curante a tener sotto controllo in maniera più assidua l’organo interessato perchè potrebbero svilupparsi cirrosi o tumori.
Queste patologie così gravi si manfestano soprattutto con altri tipi di sintomi quali l’ittero, lo scarso appetito con inerente anoressia e una forma di stanchezza persistente associata a conati di vomito.

Un lieve dolore ma insistente invece, potrebbe essere riconducibile al cosiddetto “Fegato grasso” caratteristico delle persone obese e di quelle che fanno uso spropositato di alcool.
In tal caso, il fegato si ingrossa per via del grasso che si deposita al suo interno.

Se il mal di fegato si localizza alla regione destra dell’addome ma si irradia spesso anche alla zona centrale superiore, le cause potrebbero essere di molteplice natura quali una pancreatite, l’intestino irritabile, un’ulcera pilorica o nella peggiore delle ipotesi, un tumore al pancreas.

Chiaramente, non bisogna fare supposizioni personali ma è necessario rivolgersi a professionisti competenti che valuteranno la situazione e decideranno sul da farsi.

Il mal di fegato e l’alimentazione.
Come abbiamo potuto constatare precedentemente, il fegato è un organo di fondamentale importanza e soprattutto vitale.
A tal proposito è necessario che l’alimentazione sia curata affinchè un organo così fondamentale del nostro organismo, non subisca danni.
Attraverso un’alimentazione sana ed equilibrata è possibile prevenire il mal di fegato ed alcune patologie importanti a carico di quest’organo.
Si compiono innumerevoli studi su come prevenire la formazione di calcoli che sono i principali colpevoli del dolore al fegato ed è stato accertato che, una dieta ricca di fibre e di calcio, aiuta a tenerli lontani.
Gli esperti assicurano che specialmente nei soggetti obesi, il dimagrimento è necessario e salutare.
Bisognerebbe perdere almeno 250 grammi a settimana, continuando la dieta per circa sei mesi.
Associata alla dieta poi, sarebbe necessario affiancare un’attività fisica di almeno un’ora al giorno e non necessariamente pesante o stressante.
Va benissimo anche una salutare passeggiata o una pedalata in bicicletta in modo non solo di stabilizzare il peso ma anche di abituare l’organismo ad utilizzare minori calorie.

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