cervicale rimedi omeopatici

La cervicale è un disturbo che colpisce gran parte della popolazione mondiale.

Il dolore cervicale, può rappresentare se persistente, un grave ostacolo alle nostre attività quotidiane, per cui è opportuno diagnosticarlo, e fronteggiarlo attraverso delle cure idonee.

L’omeopatia, offre diverse soluzioni contro la cervicalgia, con differenti rimedi pensati per le cause di tale disturbo che può essere provocato da fattori di diversa natura; cause psicosomatiche, di errata postura, traumi da sport, o esposizione alle correnti d’aria .

Una delle terapie deputate alla cura dei dolori cervicali, è l’Hypericum perforatum una pianta sempreverde (appartenente alla famiglia delle Clusiacee), le cui sommità fiorite hanno delle proprietà sedative. Tale soluzione, particolarmente indicata per traumi delle terminazioni nervose, può portare a un acutizzarsi del dolore, quando si sollevano le braccia. In caso si accusi tale sintomatologia, un rimedio particolarmente efficace, risulta quello di sdraiarsi sull’addome. L’iperico si assume tramite capsule o compresse al mattino.
Nel caso di dolori e tensioni alla nuca, causa di traumi e spasmi muscolari derivati da una cattiva postura (ad esempio durante l’attività lavorativa), è utile cautelarsi con un rimedio omeopatico, chiamato cimicifuga. Ottenuto dalla Tintura Madre dell’ Actea Racemosa, una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, tale rimedio non garantisce subito un immediato sollievo, ma solitamente porta a dei risultati solo nell’arco di una o più settimane dal suo utilizzo, la quantità di rimedio omeopatico varia da individuo ad individuo, e cambia a seconda del tipo di preparato che si intende realizzare.
Nel caso in cui i sintomi degenerino in vera e propria artrosi cervicale, con fitte dolorose e vertigini , un rimedio particolarmente indicato è la Bryonia, una pianta erbacea perenne della famiglia delle Cucurbitaceae dalle cui radici fresche si ottiene uno dei maggiori policresti della medicina omeopatica. Tale pianta viene raccolta prima della fioritura e poi dinamizzata.Si consiglia la somministrazione di cinque gocce o tre granuli ogni ora, ma per una giusta posologia del farmaco è utile rivolgersi al vostro omeopata di fiducia.
Se accusate dolori cervicali dovuti a condizioni di umidità , la dulcamara farà sicuramente al caso vostro. Questo arbusto appartenente alla famiglia delle solanacee, noto per il sapore dolce e amaro della sue foglie è un ottimo rimedio contro la cervicalgia. Il dosaggio quotidiano è di venti gocce, da assumere tra le due o quattro volte al giorno, ma la frequenza di assunzione del farmaco può variare a seconda delle necessità del paziente. Il farmaco è altresi’ presente in compresse o granuli. Un’altro rimedio usato per la stessa sintomatologia di dolori cervicali legati all’umidità, è il Rhus Toxicodendron che deriva da un arbusto della famiglia delle Anarcadiacee. Tale prodotto omeopatico è particolarmente indicato per la cura del torcicollo, si consiglia l’assunzione di cinque granuli di Rhus Toxicodendron ogni due ore, anche se la posologia di somministrazione del farmaco varia a seconda della gravità dei dolori avvertiti dal paziente.

Cefalea a grappolo rimedi

La cefalea a grappolo, chiamata anche “emicrania dei suicidi”è una delle forme più dolorosa di mal di testa, che colpisce la zona al lato del capo, provocando in chi soffre di tale patologia dei dolori lancinanti e debilatanti.
L’origine di questo raro disturbo, non è ancora conosciuto, anche se gli scienziati pensano che all’origine di tale patologia ci possa essere un disturbo della zona dell’ippotalamo. La cefalea a grappolo si manifesta per la ripetitività degli attacchi , e per la cadenza temporale in cui essi si manifestano, che varia tra i ventiminuti e le tre ore.
Ad oggi , non esiste una cura definitiva per la cefalea a grappolo, sebbene esista un novero di cure di tipo farmaceutico o naturali, atte a ridurre l’intesità degli attacchi legati a tale patologia. Il dolore legato alla cefalea a grappolo, ha una durata talvolta molto breve, quindi i tradizionali rimedi contro il mal di testa, potrebbero assurgere solo a dei palliativi, non in grado di risolvere l’entita del problema. Uno dei modi più comuni di curare tale problema è sicuramente l’ossigeno, infatti inalare delle piccole quantità di ossigeno tramite una maschera denominata reservoir non rebreathing, permette di ridurre la forza degli attacchi e di allevviarne l’intensità.
Molto utili possono essere i rimedi non invasivi legati alla cefaea a grappolo, come l’agopuntura, la digitopressione e l’omeopatia. Negli ultimi anni, a seguito di alcuni studi effettuati in merito a questa patologia, si è scoperto che l’uso della melatonina puo’ essere utile a contrastare gli effetti deleteri di questa forma di mal di testa.
E’ possibile, per i pazienti che non trovino efficaci le cure naturali e non invasive dover ricorrere a cure  farmacologiche dopo una visita con il proprio medico o specialista. Invece, sono rari i casi in cui si debba ricorrere chirurgicamente.

cefalea con aura in gravidanza

La cefalea con aura è caratterizzata dal fatto che il dolore è sempre preceduto o accompagnato da un’aura, una sensazione di disagio a cui fa seguito un deficit visivo con scotomi scintillanti, decurtazioni immediate e temporanee di parti del campo visivo, zigzag luminosi o ideogrammi iridescenti; in altri casi si avvertono manifestazioni di tipo sensoriale, dovute alla progressione della disfunzione verso la corteccia parietale, come torpore alle mani o ai piedi, formicolii, sensazione di punture di aghi o spilli. Anche i deficit di linguaggio come afasia o disartria transitorie possono, raramente, associarsi al disturbo visivo. Tali sintomi si sviluppano gradualmente in 5-20 minuti e sono generalmente di durata inferiore ad un’ora. La cefalea si instaura durante l’aura o immediatamente dopo, in un arco di tempo solitamente inferiore a 60 minuti.

L’esordio in gravidanza è meno frequente rispetto a quello di un’emicrania senza aura e può manifestarsi in donne che già ne soffrono nel periodo pre gestazione, circa la metà di tali donne, infatti, continua ad avere questo tipo di emicrania durante la gravidanza.

É comunque un’evenienza non molto comune che di solito si manifesta nel primo trimestre con un’incidenza che riguarda il 2% delle donne gravide. Al dolore si possono associare nausea, vomito, intolleranza verso i rumori e gli odori forti, fotofobia (fastidio accentuato verso fonti di luce), vertigini e sudorazione fredda. La cefalea migliora progressivamente dopo il primo trimestre in una percentuale dell’80% dei casi e ricompare successivamente nel post partum.

Solitamente la prima terapia consigliata è quella non farmacologica, fondata su uno stile di vita sano che garantisca il maggior benessere possibile con misure comportamentali riguardanti una corretta alimentazione con integrazione di acido folico, magnesio, vitamina B2 e coenzima Q, una moderata attività fisica, l’evitare situazioni di stress psico-fisico e il rispetto del ritmo sonno-veglia. A queste misure si possono poi associare: agopuntura, esercizi di rilassamento muscolare, esercizi di rilassamento del collo, biofeedback (tecnica praticata con l’utilizzo di un’apparecchiatura elettronica la quale registra l’attività muscolare nei punti dolenti del capo ed evidenzia con un segnale acustico o luminoso se la contrazione muscolare supera un dato limite), tecniche di gestione dello stress, impacchi freddi sulle zone doloranti, yoga, meditazione, training autogeno e ipnosi.

Nel caso in cui la terapia non farmacologica non sortisca effetti e compaiano più di due episodi debilitanti al mese si può far ricorso ai farmaci, sempre sotto controllo del proprio medico e unicamente nell’eventualità in cui i vantaggi per la donna e il feto prevalgano sui rischi potenziali e, in ogni modo, utilizzando in primis i prodotti per i quali sia contemplata la minore evidenza di rischio.

Cervicale mal di testa e vomito

Il mal di testa da cervicale è un disturbo molto diffuso, a soffrirne è circa il 50% della popolazione, di età compresa tra i 20 e i 60 anni. Ad esserne colpiti maggiormente sono gli uomini che vivono in città a causa dello stile di vita più sedentario, rispetto a coloro che vivono in campagna. Basta davvero poco, un periodo particolarmente stressante, un movimento scorretto, un infortunio; e la zona cervicale, che è la zona più sensibile della colonna vertebrale, si infiamma, generando forti cefalee, senso di vertigine, vomito e sbandamenti.

Quali sono i sintomi del mal di testa da cervicale?

Il mal di testa da cervicale é ben diverso dai mal di testa comuni e chi soffre di questa patologia lo sa benissimo. Il mal di testa da cervicale interessa tutta la zona cervicale, la nuca e si estende fino alle tempie e alla zona degli occhi. In alcuni casi, il mal di testa da cervicale, colpisce maggiormente solo un lato del cranio ed è molto simile all’emicrania. Chi soffre di questa patologia, però, non deve fare i conti solo con il mal di testa, ma anche con altri disturbi che sono ad essi collegati, tra cui:
– vista offuscata;
– sensibilità alla luce;
– sensibilità ai rumori molto forti;
– formicolio a braccia e mani;
– nausea e vomito;
– capogiri e vertigini;
– labirintite;
– stipsi;
– insonnia;
– stress.

Quanto dura un mal di testa da cervicale?

La durata di un mal di testa da cervicale è molto variabile, si va da un minimo di 10 minuti ad un massimo di un paio di giorni. Anche la frequenza è molto variabile, ad alcuni questo disturbo si presenta solo qualche volta l’anno, mentre ad altri anche più volte in una settimana.

Quali sono le cause del mal di testa da cervicale?

Se i sintomi sono abbastanza comuni e facili da individuare da chi ne soffre, non possiamo dire lo stesso per quel che riguarda le cause. Le cause del mal di testa da cervicale possono essere collegati a diversi fattori, vediamo i principali:
– sedentarietà, in questo caso, i muscoli sono poco allenati e anche un movimento sbagliato può far insorgere il mal di testa da cervicale;
– postura scorretta, tenere a lungo una postura scorretta, sia nelle ore diurne che notturne, può provocare l’infiammazione della zona cervicale. Non a caso, a soffrire di questo disturbo, sono coloro che lavorano molto al pc, dormono con cuscini sbagliati, autisti, ecc;
– origine traumatica, come un colpo di frusta, strappi muscolari, contratture, ecc;
– fattori genetici, riguarda quei pazienti che hanno una malformazione alla curvature della colonna vertebrale;
– malocclusione dentale, ovvero l’arcata dentale superiore e quella inferiore non combaciano, causando un’infiammazione cervicale;
– bruxismo, il continuo sfregamento dei denti, soprattutto nel ore notturne, può provocare un’infiammazione della mascelle e della zona cervicale;
– stress.

Come avviene la diagnosi?

Se si sospetta di soffrire di questa patologia, bisogna rivolgersi ad un fisiatra che, dopo un’attenta anamnesi, sarà in grado di indicare la terapia più adatta al paziente. In alcuni casi, bisogna sottoporsi ad alcuni esami, tra cui raggi X, TAC, risonanza magnetica, ecc.

Cura

Se il mal di testa da cervicale è un episodio sporadico, si può trattare con farmaci analgesici a base di paracetamolo o ibuprufene. Per i casi più gravi si ricorre all’utilizzo di antinfiammatori, ma se il mal di testa da cervicale è piuttosto frequente, la cura a base antinfiammatori viene affiancata da massaggi e terapie fisiche.

male al ginocchio esterno, perché colpisce i runner?

Chi corre conosce molto bene quel fastidioso dolore al ginocchio esterno che talvolta lo coglie alla sprovvista, costringendolo a limitare – se non addirittura a saltare – gli allenamenti in programma. Che si tratti di un professionista o di un atleta amatoriale, infatti, il runner non di rado è costretto a fare i conti con questo fastidioso e indubbiamente limitante problema. Il dolore al ginocchio esterno compare solitamente verso la fine dell’allenamento, e insorge quasi in sordina. Inizialmente si tratta solo di un leggero fastidio che mano a mano va intensificandosi, sino alla possibilità di doversi fermare per un periodo. Chi non ha dimestichezza con la corsa e con questo tipo di problema, non di rado si spaventa e ha paura che si tratti di qualcosa di grave e invalidante. Non è così, ma è necessario comunque prestare molta attenzione. Questa tipologia di dolore, infatti, è causato da un trauma molto comune, in particolar modo tra chi corre.

Infatti, si parla di ginocchio del corridore, ovvero di un dolore scatenato da una frizione che riguarda la bandelletta ileotibiale (fascia femorale bassa).

Perché questo disturbo è molto frequente tra i runner?

perché, in virtù delle modalità della corsa stessa, questi caricano molto sul ginocchio, soprattutto quando corrono su sterrato o con scarpe inadatte al running. Un podista in sovrappeso, poi, avrà certamente più possibilità di soffrire di questa patologia, mentre tra le cause più diffuse, oltre allo sforzo e al carico eccessivo che grava sul ginocchio, ci sono anche la postura scorretta e allenamenti sbagliati, calibrati in maniera scorretta, discontinui oppure semplicemente eccessivi.

Alla base del ginocchio da podista non di rado ci sono malformazioni muscolo-scheletriche – persino di lieve entità – che predispongono il runner verso questo disturbo.

Come comportarsi quando iniziano i primi sintomi?

è necessario correre ai ripari il prima possibile limitando gli sforzi eccessivi a carico del ginocchio. Questo vuol dire limitare gli stress derivanti magari da sforzi eccessivi effettuati su terreni irregolari, ovvero strade sterrate, accidentate o in pendenza; quando ci si allena, laddove è possibile è sempre preferibile farlo su terreni pianeggianti e regolari.

Quali possono essere gli accorgimenti utili per prevenire?

La sindrome della bandelleta ileotibiale può essere causata anche da sessioni di allenamento troppo dure e intense rispetto a quella che è la prestazione atletica del podista; in altre parole, spingere l’organismo a dare molto più di quello che è in grado di dare, pretendere da esso prestazioni nettamente superiori a quelle cui è abituato, non è mai un’idea positiva. Per essere realmente efficaci e prive di rischi, le sessioni di allenamento devono avere un’intensità crescente, e un podista, così come ogni altro atleta, deve avere sempre ben presenti i propri limiti e le modalità giuste per superarli. Affaticare troppo il ginocchio a causa di sessioni sovradimensionate e spropositate rispetto alla reale preparazione atletica sono il modo più certo per scatenare la reazione infiammatoria che determina il dolore alla parte esterna del ginocchio. Per prevenire questa patologia è necessario in primis effettuare sessioni di allenamento mirate per rafforzare le ginocchia. Inoltre è utile perdere peso e ridimensionare gli allenamenti, rendendoli il più possibile graduali. In ultimo, se il dolore insorge comunque, fermarsi e fare degli impacchi col ghiaccio.

 

 

 

Male ai Testicoli

dolore-ai-testicoli-cause-rimediCosa sono i testicoli
I testicoli fanno parte dell’apparato genitale maschie. Sono presenti nel numero di due, hanno una forma ovale e sono protetti dallo scroto. La loro funzione fondamentale è la produzione di spermatozoi e ormoni come il testosterone.

Male ai testicoli
Il dolore può interessare un testicolo, entrambi i testicoli e coinvolgere anche la parte bassa dell’addome. Si può accusare durante l’atto sessuale, nel momento dell’eiaculazione o subito dopo. Nel caso di dolore improvviso, è consigliabile sottoporsi tempestivamente a un controllo medico.

Cause del dolore ai testicoli
Il dolore ai testicoli può essere causato da infezioni. Rientrano in questa categoria infiammazioni come orchite, generata da virus o batteri, e l’epididimite, spesso causata dalla clamidia, a trasmissione sessuale.
La presenza fastidiosa di fluido all’interno dei testicoli si manifesta con gonfiore e può essere causata da varicocele, quando si verifica l’allargamento delle vene, da spermatocele quando il fluido è nell’epididimo, da idrocele, quando il fluido è nello scroto..
La torsione del testicolo è dolorosa e pericolosa, perché, impedendo il normale flusso all’interno dei vasi sanguigni, può provocare infertilità e anche la necrosi della zona non irrorata.
Quando il dolore interessa l’inguine, ci si può trovare di fronte a un’ernia inguinale.

Come prevenire il dolore ai testicoli
Per prevenire traumi o lesioni ai testicoli, è consigliabile utilizzare un sospensorio quando si eseguono attività sportive e protezioni nel caso di possibile contatto fisico.
Nel caso di soggetti a rischio tumorale, è consigliabile sottoporsi a regolari e periodiche visite di controllo e eseguire anche l’autopalpazione.
Per prevenire infiammazioni e malattie a trasmissione sessuale è opportuno usare il preservativo.

Cosa fare in caso di dolore ai testicoli
In caso di dolore ai testicoli, come già detto, è opportuno il ricorso allo specialista.
Per lenire il dolore, in alcuni casi si possono utilizzare impacchi ghiacciati. Il medico può prescrivere antidolorifici e antibiotici, a seconda della causa.

Male al capezzolo

male al capezzoloCos’è il capezzolo
Il capezzolo è una papilla cutanea, presente sia negli uomini che nelle donne, che si mostra come una sporgenza, collocata al centro dell’areola. Per entrambi i sessi i capezzoli sono una zona erogena, si inturgidiscono nel momento dell’eccitazione, e nella donna sono anche fondamentali per l’allattamento.

Male ai capezzoli
Il male ai capezzoli, a entrambi o solamente ad uno, è molto comune e può avere cause assolutamente naturali. Una causa che coinvolge sia gli uomini che le donne può essere lo sfregamento durante l’attività sportiva, sfregamento che può provocare irritazione e a volte anche sanguinamento. In questo caso, l’uso di un reggiseno adeguato, di abbigliamento tecnico o di protezioni specifiche risolve il problema.
Per il sesso femminile, il dolore al capezzolo si presenta frequentemente associato a particolari fasi del ciclo mestruale, come l’ovulazione o il periodo premestruale. Si tratta di un dolore legato a fattori ormonali e si definisce mastodinia ciclica. Altri momenti critici per i capezzoli sono la gravidanza, periodo in cui il seno intero diventa turgido, dolorante e particolarmente sensibile, e l’allattamento. La suzione del neonato, se non guidata in modo corretto, può portare alla formazione di piccole ferite ai capezzoli dette ragadi.
Una causa invece patologica per il dolore al seno può essere rappresentata dal cancro della mammella o da una particolare e rara neoplasia del seno detta morbo di Paget. La malattia di Paget si manifesta con eczemi all’areola e capezzoli, prurito, capezzolo che rientra e secrezione di siero. Nel caso si manifestino questi sintomi, è necessario sottoporsi a una visita medica specialistica.

Male alla tempia

massaggio-alle-tempieCos’è la tempia
La tempia è ciascuna delle due parti della testa comprese tra l’occhio e l’orecchio.

Dolore alla tempia
Il mal di testa spesso si manifesta con fitte alle tempie, intense e martellanti. Possono interessare un solo lato del capo o entrambi.

Cause del dolore alla tempia e terapie

– Emicrania: è una patologia neurologica. Si manifesta con frequenti cefalee, spesso il dolore colpisce solo un lato della testa ed è associato a nausea, vomito, aumentata sensibilità a luci e rumori. A volta è annunciata da un’aurea e si accompagna allucinazioni visive, uditive e olfattive. È più frequente nelle donne rispetto agli uomini. e richiede spesso il ricorso a farmaci di prescrizione medica.
– Cefalea tensiva: molto frequente, si manifesta con dolore continuo, bilaterale, con sensazione di costrizione del capo. Solitamente l’intensità del dolore non è eccessiva e passa con analgesici o antinfiammatori comuni.
– Cefalea a grappolo: rappresenta una condizione molto fastidiosa e condizionante. Si manifesta con un dolore molto forte che colpisce una parte sola del capo. Questa cefalea, fortunatamente non molto diffusa, si chiama a grappolo perché tende a manifestarsi giornalmente per un arco di tempo che va da due a tre mesi, con pause anche annuali. Contro il dolore si ricorre a una terapia a base di ossigeno o a farmaci di prescrizione medica.
– Artrite temporale o gigantocellulare o di Horton: è una malattia autoimmune con infiammazione dei vasi sanguigni di arterie e vene preferibilmente del collo e della testa. Si manifesta con dolore localizzato a un lato solo del capo, un’aumentata sensibilità della pelle nella zona colpita, dolori mandibolari a masticare, collo e spalle rigidi. Diagnosticabile tramite biopsia, solitamente richiede una terapia a base di corticosteroidi.

Male all’occhio

occhio-umanoCos’è l’occhio
L’occhio, chiamato anche bulbo oculare, è il principale organo dell’apparato visivo.

Dolore agli occhi
Il dolore agli occhi, detto anche oftalmalgia o oftalmodinia, può localizzarsi in zone diverse dell’occhio.
Quando il dolore riguarda la parte più esterna dell’occhio viene detto oculare. Generalmente si manifesta come un fastidio o un prurito.
Quando il dolore riguarda la parte più interna dell’occhio viene detto orbitale. Generalmente si manifesta come un dolore forte, continuo o pulsante.

Cause del dolore oculare
– Corpi estranei: quando pulviscoli o altri piccoli materiali penetrano nell’occhio, provocando lacrimazione, irritazione e arrossamento.
– Abrasioni corneali: quando la cornea si graffia per la presenza di corpi estranei
– Ulcere corneali: per le infezioni delle abrasioni corneali
– Lenti a contatto: se non usate correttamente e con attenzione alla pulizia possono causare condizioni infiammatorie.
– Ustioni chimiche: quando gli occhi vengono esposti a sostanze chimiche.
– Congiuntivite: infiammazione della membrana congiuntiva, a causa di allergie, infezioni virali o infezioni batteriche. La congiuntivite causa iperemia della sclera, gonfiore degli occhi e lacrimazione.
– Orzaiolo: infiammazione acuta, generalmente causata da un’infezione di origine batterica, vicino alla parte terminale delle palpebre. Si manifesta con un nodulo doloroso e di colore rosso.
– Blefarite: infiammazione a carico delle palpebre. Può essere ciliare con arrossamento, oppure squamosa e ulcerosa, con ulcere e formazioni squamose. Può derivare da una secrezione alterata delle ghiandole delle palpebre, da patologie, da difetti refrattivi.

Cause del dolore orbitale

– Mal di testa: quando si soffre di emicrania o cefalea a grappolo è frequente avvertire un dolore pulsante o continuo agli occhi.
– Glaucoma: può comportare una variazione di pressione oculare, con nausea, mal di testa dolore agli occhi e difficoltà visive. Richiede un intervento urgente
– Neurite ottica: quando il nervo ottico si infiamma per infezione virale o infezione batterica o per malattie autoimmuni. Provoca alterazioni visive e dolore.
– Sinusite: spesso associata a dolore orbitale.
– Traumi di varia natura.

Cosa fare in caso di dolore agli occhi.

Qualsiasi dolore improvviso con alterazione della vista richiede una visita specialistica, lo stesso dicasi per eventi traumatici e ustioni chimiche.
In caso di dolori oculari, si ricorre antibiotici, antivirali e antistaminici in caso di allergie. In caso di dolori forti, possono essere prescritti anche antidolorifici.

Male all’appendice

appendicite-cause-cure-rimediCos’è l’appendice
L’appendice è una formazione tubolare dell’intestino crasso, situata nella parte bassa dell’addome, precisamente nel lato destro. Per anni si è pensato che l’appendice non avesse nessuna funzione e rappresentasse solo una traccia dell’evoluzione filogenetica dell’uomo, ma alcune recenti ricerche sostengono invece che serva come zona sicura per i batteri buoni dell’intestino. Secondo questa ipotesi, sarebbe quindi coinvolta nelle funzioni dell’apparato immunitario. La sua funzione sarebbe più utile nei paesi poveri, dove le condizioni igieniche e alimentari sono più precarie, mentre nei paesi definiti ricchi non svolgerebbe un ruolo fondamentale.

Dolore all’appendice
L’infezione dell’appendice si chiama appendicite e si manifesta con dolore addominale localizzato nella parte destra. Il dolore può inizialmente presentarsi come lieve per aumentare poi di intensità.

Sintomi del’’appendicite
Nella maggior parte dei casi il dolore dell’appendicite è solitamente improvviso e tende ad aumentare velocemente, accompagnato da altri sintomi come febbre, nausea, vomito, disturbi all’apparato intestinale come diarrea o stitichezza. Se si preme la zona dell’appendice e poi si rilascia, si avverte un dolore molto forte accompagnato da qualche colpo di tosse. Altro sintomo è l’incapacità di stare in posizione eretta o di saltare.
In alcuni casi, la sintomatologia è più leggera e il dolore meno localizzato ma il fatto che non sia associabile a dolori già provati o che non si attenui chiama comunque in causa l’infiammazione dell’appendice.

Cosa fare in caso di dolore all’appendice
In caso di dolore all’appendice che aumenta d’intensità o non accenna a passare, si consiglia una visita medica immediata perché se trascurata l’appendicite può trasformasi in peritonite, cioè un’infiammazione a carico della membrana interna addominale, che può avere esiti mortali.

Terapia in caso di appendicite
La terapia consiste nell’asportazione chirurgica dell’appendice, attraverso un’incisione di pochi centimetri, con tecnica aperta o laparoscopia.