Dolore fianco destro alto quando respiro

Cosa si intende per dolore al fianco alto destro

La zona di localizzazione di questo specifico sintomo è più o meno al livello del fegato. Il dolore si concentra sulla parte laterale alta del torace, a destra, e tende ad espandersi verso l’alto, interessando anche il collo e la mascella. In alcuni casi si estende, alla stessa altezza, anche alla schiena.

Dolore intercostale: fa paura ma non deve mai allarmare

La zona delle costole è ricoperta da uno spesso strato di tessuto connettivo, costituito principalmente da muscolo. Non è insolito che si infiammi o si strappi, provocando un dolore talmente forte da farlo definire “da togliere il fiato”. In effetti, moltissimi sospetti infarti, soprattutto nei giovani, finiscono per dimostrare di essere semplicemente dei dolori intercostali particolarmente intensi. Le cause del dolore intercostale sono:

– postura errata: spesso le fitte insorgono dopo molte ore passate alla scrivania, davanti al pc o sdraiati in una posizione innaturale
– movimenti fisici scorretti: come tutti gli strappi muscolari, anche quelli del tessuto intercostale possono essere causati da uno sforzo oltre i propri limiti o da un esercizio fisico svolto male
– attività sportiva eccessiva: soprattutto se si è poco allenati, o si è neofiti della palestra, sollevare pesi troppo grandi per le proprie capacità o dilettarsi in allenamenti da professionisti può infiammare i muscoli intercostali e farli dolere

Le caratteristiche del dolore intercostale sono, per chi le prova, spesso spaventose perché, a tutti gli effetti, ricordano i sintomi di un infarto:

– il dolore insorge improvvisamente, anche se si è a riposo
– il dolore è di tipo trafittivo, sembra che si sia trapassati da una spada, è acuto e può essere molto violento
– il dolore è talmente intenso da togliere il fiato e limitare l’atto respiratorio
– il dolore continua, con la stessa intensità, per diversi minuti

C’è un metodo infallibile, però, per auto-diagnosticare il dolore intercostale ed archiviare l’evento come non preoccupante: se cambiando posizione e sforzandosi di mettersi in piedi, dritti, con le braccia sollevate che spingono verso l’alto, il dolore diminuisce e passa del tutto, la questione è risolta. C’è da dire che, soprattutto se il muscolo è infiammato, il dolore può ripresentarsi. La caratteristica fondamentale che distingue il dolore intercostale da cose più gravi è il fatto che, nel giro di pochi minuti e cambiando posizione, sparisce del tutto.

Quando consultare il proprio medico di base e perché, se fa male il fianco destro mentre si respira

Esistono cause un po’ più serie che possono provocare dolore al lato destro del torace. In questi casi, però, le caratteristiche del fastidio sono decisamente diverse. Se si sente un dolore sordo, sopportabile ma costante e fastidioso, che peggiora durante la respirazione profonda, le cause possono essere:

– un’infezione particolarmente aggressiva a livello bronco-polmonare: bronchite, polmonite, broncopolmonite o pleurite. Soprattutto se il dolore è associato a stanchezza, febbriciattola o febbre alta, incremento della sudorazione e malessere generale. In questo caso è bene sentire il proprio medico di base, che prescriverà la cura antibiotica adatta
– problemi digestivi e reflusso esofageo: quando si ha in corso un’indigestione o un blocco digestivo o quando si soffre di reflusso acido, in alcuni casi si può avvertire dolore all’altezza del fegato. Solitamente vi si associano sintomi come eruttazioni acide, rigurgito acido che può arrivare fino in bocca, bruciore alla gola, stomaco ed addome gonfi. Il dolore tende a calmarsi ed a sparire contestualmente con la fine degli altri sintomi, che segnalano la conclusione della digestione. È importante segnalare questa situazione al proprio medico: a volte, questi problemi nascondono delle ulcere duodenali o infezioni da helicobacter pilori
– calcoli della cistifellea: se il dolore è sordo e costante, non peggiora ma non migliora, è possibile che sia causato da calcoli della cistifellea. Anche in questo caso è necessario confrontarsi col proprio medico, che indagherà a fondo

Quando recarsi immediatamente al pronto soccorso

Se, improvvisamente, compare un forte dolore al fianco superiore destro, che peggiora con la respirazione o la rende estremamente difficoltosa, che tende a diventare più forte e non accenna a calmarsi entro qualche minuto, è necessario recarsi al pronto soccorso per gli accertamenti del caso. Soprattutto se compaiono anche tosse ed emottisi. Le cause scatenanti di un simile evento sono, infatti, possibili spie di embolia polmonare o trombosi a livello dei polmoni.

Dolore al petto lato destro sotto il seno

Dolore sotto al seno: se è un dolore intercostale si può stare tranquilli
Il dolore intercostale è un evento, quasi sempre acuto, che spaventa molto chi lo prova. Si tratta, infatti, di un dolore di tipo trafittivo, che insorge improvvisamente e può essere talmente forte da far urlare, piegare su se stesso e smettere di respirare per qualche secondo chi lo prova. Questo succede quando il tessuto muscolare che ricopre e protegge la gabbia toracica si infiamma o si strappa.

Le cause per le quali può accadere sono, tendenzialmente, le stesse che provocano fastidi ad altri muscoli:

– postura errata: stare seduti per molte ore in una posizione scorretta, dormire male o scomodi, assumere posture innaturali. A volte anche stare in piedi molte ore con i tacchi alti può infiammare i nervi della schiena e provocare la conseguente infiammazione dei muscoli costali
– l’esecuzione di un movimento scorretto: sollevare un peso in maniera non corretta, eseguire un esercizio ginnico troppo difficile per la propria preparazione o, semplicemente, fare un movimento volontario o involontario violento, che coinvolge i muscoli del torace

Per capire se il dolore, per quanto forte, è un banale evento intercostale o se si devono prendere provvedimenti, basta analizzare come si comporta. Se è molto forte ed intenso ma sparisce da solo nel giro di pochi minuti o semplicemente cambiando posizione, solitamente è segno che non ci si deve preoccupare. In caso di muscolo infiammato, l’evento può ripetersi nei giorni successivi: se si tratta di dolore intercostale sarà sempre meno forte e passerà sempre più velocemente, fino a sparire del tutto.

Bisogna recarsi dal proprio medico di base se si accusano questi sintomi:

– il dolore è sordo e si acuisce quando si fa un respiro profondo: non passa mai del tutto ma a riposo è sopportabile, durante l’atto respiratorio diventa acuto e trafittivo
– il dolore è sordo, non migliora né peggiora ed è presente da almeno un giorno
– il dolore sordo si abbina ad altri sintomi quali: debolezza, carenza dell’appetito, febbre, sudorazione, tosse o sindrome influenzale

Il dolore sotto al seno in gravidanza

Durante la gestazione, soprattutto se è avanzata o se si è accumulato molto peso, è frequentissimo soffrire di dolori intercostali. Il pancione, infatti, premendo contro le costole, sottopone i muscoli intercostali a continue frizioni e contrazioni. In ogni caso, quando si avvertono forti dolori e si è incinte, è sempre consigliabile chiedere un parere al proprio ginecologo o recarsi al pronto soccorso per i controlli del caso.

Quando il dolore sotto al seno è correlato alla digestione

A volte, i disturbi della digestione possono scatenare dolori nella zona alta del fianco, precisamente sotto il seno. In questo caso il dolore può essere acuto o sordo, a seconda del problema che lo causa. Alcune patologie che scatenano dolore al fianco sono:
– blocco digestivo ed indigestione: oltre al dolore si avvertono i classici sintomi della cattiva digestione
– reflusso gastroesofageo: compare soprattutto da sdraiati e dopo mangiato, si abbina a nausea, reflusso e rigurgito acido
– pancreatite: un’infiammazione del pancreas
– ulcere

In questi casi, il dolore tende a restare costante e, a volte, a peggiorare. È bene consultare il proprio medico, descrivendogli dettagliatamente il tipo di dolore e i sintomi correlati.

Dente che pulsa dopo devitalizzazione

Molto spesso si crede che un dente devitalizzato non dovrebbe far male o pulsare, tuttavia questo non è esattamente vero, soprattutto se l’operazione è stata fatta da pochi giorni. Infatti, appena compiuta la devitalizzazione, si può provare dolore quando il dente è sottoposto a pressione. Ciò avviene anche se l’operazione è stata portata a termine correttamente e senza problemi. Di conseguenza masticare sopra al dente devitalizzato può provocare fastidio.
Le pulsazioni e la sensazione dolorosa sono causati dalla forte infiammazione che, a seguito del trattamento endodontico, interessa i tessuti intorno alla radice del dente. Infatti il trattamento canalare per la devitalizzazione comprende operazioni di sagomatura e detersione, che possono essere seguite dall’otturazione con eventuale estrusione di cemento. L’infiammazione dura da poche ore ad alcuni giorni e può essere attenuata assumendo un semplice antinfiammatorio. Comunque si consiglia di avvertire il paziente della possibilità che il dente devitalizzato possa provocare disagio nei primi 2-3 giorni post-trattamento.
Se il dente pulsa dopo la devitalizzazione, è bene sottoporsi a una visita di controllo, soprattutto quando il dolore al dente persiste e non scompare dopo un paio di giorni. In questo caso si tratta di un sintomo di interferenza occlusale provocata da un precontatto. Si verifica quando l’otturazione è troppo alta in un punto del dente devitalizzato e così si irrita il tessuto periapicale. In genere basta ritoccare l’otturazione per eliminare il problema e, di conseguenza, il dolore. Inoltre bisogna tenere a mente che il dolore può essere provocato da una risposta batterica dovuta alla devitalizzazione di un dente infetto. L’infezione dei tessuti periapicali provoca una pulsazione dolorosa del dente e dei tessuti intorno alla radice; inoltre il gonfiore può essere aggravato dalla masticazione. Quindi è opportuno sottoporsi a una terapia antibiotica sotto controllo del dentista. Per limitare i danni il dolore si consiglia di evitare cibi e bevande con alto contenuto di zuccheri e consumare gli alimenti tiepidi.

Dolore mandibola sinistra e collo

Il dolore alla mascella è un disturbo che ultimamente colpisce sempre più persone e i motivi possono essere sottostante. A seconda del motivo il dolore può essere acuto o cronico, comparire gradualmente oppure improvvisamente. Il dolore nella regione della mandibola sinistra e collo può essere abbastanza sordo oppure molto intenso, tanto da rendere difficile le operazioni di alimentazione. Tra le cause più comuni del dolore della mandibola sinistra e collo è lo stress a carico della pressione sulla zona. Ciononostante è possibile che il dolore di questo tipo sia anche segno di altre patologie e disturbi. Il dolore potrebbe essere causato da condizioni più gravi (nevralgie, infezioni e teumatoidi) o quelle più lievi (come il digrignamento dei denti). Spesso il dolore alla mandibola sinistra e collo viene considerato un primo segnale d’allarme nel caso di attacco cardiaco ingente.

Il dolore nella zona tra mandibola sinistra e collo può avere alcuni sintomi, relativi alla condizione patologica, alla malattia o al disturbo sottostante. Inoltre il dolore può espandersi o concentrarsi in un unico punto a seconda di diversi altri fattori. Non è un affatto un segreto che la condizione, la malattia o il disturbo sottostanti possono interessare anche altri sistemi del corpo. Alcuni tra i più comuni sintomi che accompagnano il dolore alla mandibola sinistra e collo sono:

-Febbre;
-Frequenti capogiri;
-Stanchezza nella regione facciale;
-Mal di testa permanente;
-Funzionalità limitate della bocca;
-Dolore, acuto o cronico, nella zona del collo sinistro;
-Gonfiore nella zona;
-Mal di denti;
-Intorpidimento della lingua.

In molti casi il dolore alla mandibola sinistra può presentarsi assieme ad altri sintomi che potrebbero indicare una condizione (o una serie di condizioni) di grave natura, come l’attacco di cuore citato precedentemente. Per questo non bisogna per nessun motivo sottovalutare l’importanza di questo dolore, credendolo secondario. Ci sono tutta una serie di sintomi che possono indicare l’insorgenza di una condizione grave ed estremamente grave. Fra questi troviamo:

-La difficoltà respiratoria;
-La difficoltà a deglutire;
-La mascella bloccata;
-La nausea e vomito;
-La sudorazione.

Come i sintomi, anche le cause del dolore alla mandibola sinistra e collo possono essere molteplici. Malattie, condizioni patologiche avverse, disturbi di vario genere già citati non rappresentano che una piccola parte di tutti i problemi che potrebbero causare il dolore. Senza dimenticarsi dei disordini articolari, spesso causati da condizioni patologiche permanenti. Inoltre il dolore al collo potrebbe provenire dall’età e dall’usura dell’articolazione, che a sua volta potrebbe scatenare la nevralgia e la reumatoide. Senza dimenticarsi del disallineamento mandibolare in seguito a un violento colpo, l’osteoartrite, l’osteomilelite, l’osteonecrosi, la lussazione mandibolare, l’artrite, la sinusite, l’ascesso dentale, la carie o il dente impattato. A tutte queste patologie si aggiungono condizioni patologiche di altra natura, come l’alveolite secca, la tiroidite e così via. In rari casi è possibile che il dolore alla mandibola sia sintomo di cancro orale. Motivo per cui in caso di questo sintomo si consiglia di recarsi tempestivamente da un medico per diagnosticare il problema e la sua causa. Apponendo una particolare attenzione sulle diverse caratteristiche del problema (la natura del dolore, quando è composto, se improvviso o graduale, se è limitante, se ci sono altri sintomi…) è possibile individuare con precisione la causa sottostante. Questo perché sono possibili le complicazioni che variano a seconda della causa sottostante. Queste complicazioni potrebbero portare alla malnutrizione con la conseguente carenza vitaminica e alla sostituzione della mandibola o di una parte della stessa.

Scrocchiare la schiena: fa male?

Una delle abitudini più frequenti di molte persone è quella di far scricchiolare le articolazioni. Far fare dei veri e propri scatti alle dita, alle ginocchia, al collo e alla schiena è più comune di quanto si pensi. Questa pratica generalmente viene usata per dare sollievo dopo molte ore di fissità posturale (per esempio per chi passa per motivi professionali molte ore alla guida o per chi lavora tutto il giorno al computer, o passa molte ore in piedi), o per risolvere stati di tensione articolare.
Far scricchiolare la schiena, o le altre articolazioni, è generalmente considerata una pratica dannosa che può portare a consumare precocemente le strutture cartilaginee fino a favorire l’insorgenza di artriti nel tempo.

La domanda quindi è: far scrisciollare la schiena fa bene o fa male?
La cavitazione articolare (questo è nome scientifico di questa pratica) dona una sensazione gradevole e di alleggerimento dalle tensioni che avvertiamo alla schiena, tuttavia la prima regola da osservare è che non bisogna esagerare facendo movimenti innaturali per la spina dorsale, dato che non è mai consigliato forzarne i limiti di mobilità.

Per la verità non vi sono molti studi in materia e la letteratura medica è ancora piuttosto carente in questo senso. Gli studi scientifici sui crack delle giunture sono iniziati negli Stati Uniti nel 1947, ma solo recentemente uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università dell’Alberta, in Canada, ha smentito l’orientamento secondo cui la cavitazione abbia effetti dannosi per le articolazioni.
Lo studio si è basato sull’osservazione delle strutture articolari sottoposte a cavitazione mediante la risonanza magnetica. A provocare il noto crack delle giunture sarebbero delle piccole bolle gassose che si formano tra gli interstizi delle giunture stesse, osservando che tra muscoli e tendini vi sono delle cavità nelle quali ristagna il liquido sinoviale, il lubrificante biologico delle nostre giunture.
Proprio nel liquido sinoviale si formano delle bolle di idrogeno e ossigeno derivanti dall’attrito e dalla compressione indotta dalle manovre che facciamo per indurre la cavitazione, e sarebbe l’esplosione di queste bolle a provocare il caratteristico rumore.
Secondo lo studio non vi sarebbero gravi conseguenze a carico della funzionalità articolare, né rischi particolari di andare incontro a fenomeni degenerativi o lesioni delle cartilagini.
Va osservato che probabilmente in certe condizioni, dovute a patologie concomitanti o a problemi metabolici, o ancora a particolari categorie professionali, o a eventi traumatici, la struttura delle cavità o la composizione del liquido sinovale può subire delle alterazioni. Questo si verifica per esempio con le borsiti.
Naturalmente, se il senso di fastidio che ci porta a far scricchiolare la schiena persistesse nonostante i ripetuti crack, e comunque nell’ipotesi di manifestazioni dolorose nonostante lo stretching, è d’obbligo ricorrere all’ortopedico o al fisioterapista per gli esami e i trattamenti del caso.

Movimenti dolci sono certamente indispensabili per praticare correttamente qualsiasi forma di stretching, che sia muscolare o articolare, per non rischiare lesioni o pericolose torsioni che possono portare a danni a carico della colonna.
Anche la pratica del cosiddetto “abbraccio dell’orso”, che prevede che un’altra persona ci cinga in un abbraccio vigoroso facendo scricchiolare la schiena, può comportare dei seri rischi di infortunio per costole e polmoni.
Il consiglio è quello di non esagerare nello far scricchiolare la schiena troppo spesso e di ascoltare sempre i segnali del proprio corpo.
Nel caso in cui i disagi siano dovuti a posture imposte dal lavoro, è bene imporsi una piccola pausa almeno ogni due ore per cambiare posizione, anche magari facendo due passi per sgranchire le gambe, riattivare la circolazione e praticare qualche allungamento in maniera dolce.
L’esercizio fisico praticato con regolarità è la migliore medicina per le nostre articolazioni, dato che con una funzione muscolare tonica anche i carichi di lavoro sulle articolazioni sono ripartiti in modo ottimale.
Molto meglio quindi praticare ginnastica dolce o discipline come il Tai Chi, piuttosto che stressare le articolazioni, specialmente la colonna vertebrale, visto che ancora non è del tutto chiaro se queste pratiche implicheranno un prezzo da pagare negli anni a venire.

Mandibola che schiocca quando apro la bocca

Lo scricchiolio della mandibola è un fenomeno abbastanza diffuso il quale richiede considerazioni specifiche d’ambito medico dentistico. In effetti questa disfunzione osteo-articolare interessa il cavo orale e per capirne meglio cause ed effetti sullo stato generale di una persona affetta da mandibola che scricchiola, occorre analizzare anatomicamente la mandibola stessa.
Questo fondamentale osso mobile non è così dissimile dall’articolazione del ginocchio.
Infatti sia per il ginocchio che per la mandibola, un disco protettivo ha la funzione di ‘gestire’ le mobilità dell’articolazione, la quale in fase di apertura esegue spostamenti in avanti oltre che in basso, ovviamente contrari durante la chiusura.
Il disco protettivo ha la pratica funzione di attenuare gli attriti tra le due articolazioni, un punto nevralgico e focale che negli anni può anche degenerare nel suo stato generale, soprattutto in quelle fasce ulteriormente protettive che ne mantengono in asse la posizione.
Il logorio di questi nastri fibrosi, legamenti di congiunzione e sostegno del disco, causa un movimento scorretto dell’articolazione con conseguente ‘click mandibolare’, il nome generalmente più diffuso per questa patologia.
In alcuni casi le cause del malfunzionamento mandibolare risiedono ancora più a monte: ricordate che il corpo umano, come del resto quello di ogni singolo appartenente ai cinque regni riconosciuti, ha una funzionalità olistica, non localizzata.
La salute, lo stato di forma generale, dipende da una serie progressiva di interazioni tra apparati scheletrici, osteo-articolari, ghiandolari, muscolari, neurologici. In questa visione d’assieme è ben chiaro il motivo perché il click mandibolare potrebbe dipendere da una diversa causa rispetto alla canonica degenerazione del disco o delle fibre protettive.
Ciò risiede ancora più all’interno, nell’Atlante, il quale, mal-posizionato in seguito a concause dovute a età, traumi, posture scorrette come ad altri motivi di diversa genesi, determina uno stato di rigidità parziale della mandibola, con diversi gradi di gravità.
Il medico, o il dentista di fiducia, possono, tramite esami diagnostici di comune prescrizione, risalire al fenomeno delle cause e determinare il grado degenerativo e lo stato di Disfunzione Cranio-Mandibolare per il quale stabilire una diagnosi precisa supportata anche da un’anamnesi dettagliata da parte del paziente.
In questo quadro di consapevolezza medica, la Disfunzione Cranio-Mandibolare richiede un intervento mirato ed in tempi rapidi.
La patologia non si risolve nello scricchiolio, quello è un effetto, forse il minore del male.
Purtroppo, interessando aree craniali di particolare importanza, ricche di terminazioni e di gangli nervosi anche focali, la Disfunzione Cranio-Mandibolare genera non solo disturbi localizzati nell’area colpita ma ulteriori disfunzioni a carico delle ossa del cranio, con conseguenti cefalee, anche di forte intensità, ed effetti localizzati anche sulla colonna vertebrale con disfunzioni posturali anche di media intensità.
Occorre quindi intervenire su più fronti, innanzitutto sul riallineamento dell’Atlante per definire i nuovi assetti futuri, limitare i fenomeni legati alle cefalee spesso acuti e relativi all’infiammazione del trigemino.
E’ questo un nervo che quando infiammato raggiunge e supera la soglia di sopportazione del dolore, una nevralgia destabilizzante e fastidiosa, soprattutto la sera o durante la notte, in grado di togliere ore di sonno e generare stati d’insofferenza e spossatezza durante la giornata.
Questo è un primo settore d’intervento specifico: in seguito la ‘strategia’ medica si sposterà sulla rieducazione della mandibola affrontando i problemi relativi al disco di scorrimento articolare e alla fibre protettive eventualmente logorate.
In queste strategie mediche sarà fondamentale il supporto di un esperto dentista /gnatologo, il quale, con bite rieducativi posti nella bocca e altre considerazioni specifiche, parallelamente al riassetto dell’Atlante, sarà in grado, in un arco di tempo variabile a seconda della gravità, di ripristinare i giusti assetti portando il paziente ai benefici pre-patologici, di un corpo senza problemi nel cavo orale, nelle ossa craniali, nella colonna vertebrale, quindi risolvendo el disfunzioni posturali.

Mal di denti: cosa prendere?

Il mal di denti è una manifestazione molto dolorosa. Questo fenomeno compare spesso con delle fitte e degli spasmi. Questi ultimi partono dal dente e si propagano, fino ad interessare i legamenti parodontali e le gengive.
Questo problema è noto anche con il nome di odontalgia.

Il mal di denti comunque può manifestarsi in maniera continuativa e penetrante. In molti casi, il dolore può aumentare a causa di alcuni fattori che ne facilitano l’accentuazione. Questi fattori sono il meccanismo della masticazione, la presenza di stimoli termici di caldo o di freddo e alcuni alimenti, che contengono molti zuccheri.
Il mal di denti può avere molteplici cause, alcune di queste possono essere:

  • la presenza di tartaro;
  • le gengiviti;
  • le paradentiti;
  • le carie;
  • gli ascessi;
  • eccessiva ipersensibilità dei denti.
  • La odontalgia compare però anche per altri motivi.

Alcune malattie possono infatti favorire questa problematica, come ad esempio la sinusite, le nevralgie e pure gli infarti.
Una visita dal dentista, comunque, è molto utile per trovare l’origine della comparsa del dolore ai denti e far cessare il fastidio.
In attesa del consulto con un odontoiatra, ci sono dei rimedi per curare la odontalgia.

Quai rimedi possono essere utili?

Innanzitutto si possono lavare i denti con acqua tiepida, passando successivamente il filo interdentale.
Il fastidio può essere placato ponendo un poco di ghiaccio, avvolto in un panno, sulla guancia interessata dal dolore, oppure facendo anche dei risciacqui per circa trenta secondi con del whisky, che è un anestestico molto blando.
Quando si ha il mal di denti, è consigliato ricorrere pure a dei rimedi naturali, che hanno un potere antinfiammatorio. E’ molto utile ad esempio mettere un batuffolino imbevuto di olio essenziale di chiodi di garofano sul dente dolente, oppure porre su quest’ultimo due gocce di propoli.
La calendula, la malva e l’aloe vera sono molto efficaci per alleviare i sintomi dell’odontalgia, in quanto hanno delle proprietà lenitive. La citronella, la salvia e la menta, invece, si possono usare per disinfettare la parte intorno al dente, interessata dall’infezione.
Per curare il mal di denti dopo aver consultato un dentista o il proprio medico si può ricorrere a  farmaci antidolorifici.

Tra questi medicinali ci sono: la Tachipirina, l’Ibuprofene, la Clorexidina, che un colluttorio antibatterico da usare con dei risciacqui da trenta secondi.
Per combattere l’odontalgia è consigliata inoltre la somministrazione di Farmaci antinfiammatori non steroidi. Questi medicinali fanno cessare il dolore, ma non curano in alcun modo la causa scatenante del fastidio.
In presenza di un mal di denti molto forte, bisogna assolutamente stare attenti all’alimentazione. Si devono assumere cibi morbidi e ricchi di calcio, frutta, verdura, yogurt e alimenti contenenti parecchia vitamina C, che impediscono la comparsa di fenomeni di sanguinamento.
Diversamente, non si devono mangiare cibi troppo caldi o freddi, bibite e alimenti che contengono parecchio zucchero, oppure che sono molto croccanti, come il torrone, le caramelle dure e i confetti.
Quando si manifesta il mal di denti è comunque necessario andare immediatamente dal dentista. Quest’ultimo, se il dolore è causato da una scarsa pulizia della bocca, provvederà a fare al paziente una seduta di igiene orale, con un trattamento di detartrasi, che elimina tutti i batteri.
Se all’origine dell’odontalgia ci sono delle carie, lo specialista provvederà a otturare i denti, oppure a devitalizzarli o ad estrarli.

Formicolio mani e piedi di notte

A tutti sarà capitato almeno una volta nella vita, di avvertire uno strano e fastidioso formicolio agli arti, in modo particolare a mani e piedi, durante la notte. Di solito una simile sensazione è semplicemente provocata dall’assunzione di posizioni scomode per lungo tempo.

Durante il riposo notturno può capitare di assumere posizioni particolari e di sottoporre a pressione determinate parti del corpo, comportando al risveglio quella classica sensazione di intorpidimento e formicolio. Ciò accade quando il flusso sanguigno è in qualche modo ostruito parzialmente. Di solito la sensazione scompare nel giro di pochi secondi, muovendo gli arti e modificando la posizione. In alcuni casi però, la sensazione di formicolio può essere provocata da disturbi molto gravi e presentarsi a prescindere dall’assunzione di posture scomode.

Tra le cause principali del formicolio agli arti notturno c’è l’osteocondrosi cervicale, ovvero la presenza di ernie o di un principio di artrosi localizzato tra le vertebre cervicali. In questi casi è opportuno rivolgersi al proprio medico ed eseguire costanti esercizi posturali per alleviare il fastidio.

Anche la sindrome del tunnel carpale, disturbo molto diffuso, che colpisce soprattutto chi utilizza mani e polsi per compiere movimenti di precisione, può causare il formicolio alle mani.

Spesso il formicolio notturno di mani e piedi è strettamente legato a ritenzione idrica o ad un’alimentazione scorretta. In questi casi basta fare attenzione all’idratazione quotidiana, bevendo almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno ed integrare nella propria dieta alimentare il giusto quantitativo di alimenti contenenti vitamina B.
Altri semplici rimedi che aiutano a ridurre l’insorgenza del formicolio agli arti, in modo particolare delle mani, consistono nel bagnare i polsi con acqua fresca prima di coricarsi, bere un cucchiaio di olio di semi o indossare una polsiera qualora si svolgessero lavori di precisione durante la giornata, in modo tale da proteggere nervi ed articolazioni.
Esistono poi tre differenti patologie che possono influire sul corretto funzionamento del flusso sanguigno e che si distinguono dai disturbi appena descritti per una maggior gravità.

La sclerosi multipla, una malattia neurovegetativa che colpisce in modo particolare i nervi ottici, il cervelletto ed il midollo produce un netto abbassamento del livello di sensibilità degli arti, che conseguentemente accentua il formicolio a mani e piedi e la sensazione di intorpidimento.
Anche una trombosi venosa, caratterizzata dalla presenza di coaguli all’interno del sistema venoso che impediscono il normale flusso sanguigno, diminuendo l’apporto di ossigeno ai tessuti, è tra le principali cause di intorpidimento degli arti nelle ore notturne o anche diurne. Qualora il formicolio dovesse essere accompagnato da altri sintomi, come dolore acuto o arti freddi, è essenziale recarsi tempestivamente al pronto soccorso.

Occhi gonfi e prurito al mattino

Gli occhi gonfi al mattino rappresentano un disturbo molto diffuso che incide sulla salute e sull’estetica del viso.

Sono molti i fattori che possono incidere negativamente sulla salute degli occhi al risveglio, principalmente la posizione assunta mentre si dorme e l’entità del riposo.

Dormire con almeno un cuscino a sorreggere la nuca è, ad esempio, un ottimo metodo per evitare un accumulo eccessivo di liquidi al di sotto degli occhi. Inoltre dormire minimo sette ore per notte aiuta a scongiurare la comparsa di occhiaie e gonfiore.

Quando si riposa poco e male i vasi sanguigni posti al di sotto degli occhi tendono infatti a dilatarsi. Anche consumare pasti ricchi di sodio o bere una gran quantità di bevande alcoliche prima di mettersi a letto figurano tra le cause degli occhi gonfi. In questi casi la regola d’oro è bere tanta acqua al mattino in modo taleda mantenere la pelle idratata.
Altre possibili cause possono essere rappresentate da allergie, pressione sanguigna elevata, ritenzione idrica, dermatite e reazione allergiche ai farmaci.

A prescindere dal motivo alla base degli occhi gonfi esistono una serie di trattamenti mirati per attenuare o eliminare definitivamente il disturbo.
Il primo accorgimento da seguire consiste nel bere molta acqua nel corso dell’intera giornata, evitando bevande gassate, zuccherate o alcoliche.
Tra i rimedi più diffusi e forse più conosciuti c’è poi da annoverare l’applicazione di fettine di cetriolo fresco direttamente sulle palpebre per circa venti minuti. In alternative è possibile utilizzare delle fette di patate fredde o un paio di bustine da té o camomilla già utilizzate. In entrambi i casi queste particolari tipologie di ortaggi o le bustine di infusi tendono ad assorbire i liquidi in eccesso stipati nel contorno occhi, contribuendo così a diminuirne il gonfiore.
La soluzione più semplice per scongiurare la comparsa di gonfiore e prurito nella zona oculare è senza dubbio riposare tra le sette e le otto ore a notte.

Un riposo notturno adeguato e corretto è un aspetto imprescindibile se si desidera curare la salute dei propri occhi.

Inoltre, come anticipato in precedenza, riposare appoggiando la nuca su un comodo cuscino evita l’accumulo di liquidi nella zona oculare. In presenza di dolori e fastidi alla schiena è però consigliabile evitare questo tipo di soluzione e chiedere consiglio al proprio medico.
Uno straordinario aiuto arriva poi anche dai prodotti cosmetici. Per contrastare il gonfiore agli occhi è possibile utilizzare creme a base di aloe vera, vitamine ed estratti di erbe.

E’ ovviamente sempre opportuno accertarsi che tali prodotti siano assolutamente privi di elementi chimici e nocivi per la pelle. In questo caso il problema andrebbe solo a peggiorare.

Dolore al seno destro vicino al capezzolo

Il seno rappresenta per la donna un organo fondamentale, sia per la sua funzione estetica, sia per quella legata all’allattamento. La ghiandola mammaria, però, presenta anche una serie di patologie che allarmano moltissimo le appartenenti al sesso femminile.
Caso molto frequente, date anche le cicliche modificazioni ormonali, è quello di una sintomatologia dolorosa che riguarda uno o entrambi i seni.
Le cause possono essere molteplici, non necessariamente gravi ma degne comunque di un approfondimento e di un inquadramento diagnostico preciso.
Se si avverte dolore al seno destro vicino al capezzolo, innanzitutto si deve verificare in che fase del ciclo mestruale ci si trova: infatti, spesso il dolore è determinato dall’assetto ormonale premestruale, che determina tensione mammaria, più evidente in corrispondenza del seno destro che generalmente è più voluminoso del sinistro. In questo caso il dolore si attenuerà fino a sparire con la comparsa delle mestruazioni. In fase di allattamento, invece, il dolore al seno destro vicino al capezzolo può indicare un accumulo di latte nei dotti, soprattutto se si tende ad attaccare il neonato solo al seno controlaterale per comodità o per la presenza, a destra, di ragadi mammarie fastidiose. Sempre durante l’allattamento, una sintomatologia dolorosa monolaterale, a partenza dall’area periareolare, si riscontra anche all’insorgere della mastite (malattia infiammatoria della mammella, particolarmente diffusa proprio in fase di lattazione).
Non è infrequente, inoltre, il riscontro di un calcolo nei dotti galattofori, anche se non si sta allattando. In questo caso la localizzazione del calcolo determina un dolore trafittivo, monolaterale, proprio a livello del seno interessato, vicino al capezzolo. La principale causa di dolore mammario monolaterale è la presenza di un fibroadenoma.
Si tratta di una formazione nodulare, benigna, di ordinario riscontro in sede di mammografia o ecografia mammaria, spesso palpabile. I fibroadenomi, soprattutto quelli di grandi dimensioni o particolarmente densi, qualora siano localizzati in prossimità del capezzolo determinano un dolore pungente o sordo in questa sede, soprattutto se vi si esercita una certa pressione. Poiché i fibroadenomi sono fortemente ormono-sensibili, la sintomatologia, in questi casi, è tendenzialmente di tipo intermittente e correlata alle fluttuazioni ormonali.
Altra causa possibile di dolore al seno destro vicino al capezzolo è la presenza di cisti mammarie in sede sotto areolare. In questo caso il dolore tende ad essere più sordo e sfumato. Se si avverte un dolore di tipo urente, accentuato dallo sfregamento, con molta probabilità si è in presenza di una ragade del capezzolo o dell’areola. Questo disturbo, del tutto innocuo, oltre che le donne in allattamento, colpisce con una certa frequenza anche nel periodo della menopausa. Il motivo più serio di dolore al seno è sicuramente rappresentato dalla presenza di un carcinoma maligno. Nel caso di dolore a un solo seno, vicino al capezzolo, in casi estremi si potrebbe trattare di carcinoma duttale a partenza, appunto, dai dotti galattofori. Un dolore monolaterale al seno destro vicino al capezzolo può essere ascrivibile anche a cause indipendenti da patologie mammarie. A titolo esemplificativo, potrebbe essere correlato a problemi che coinvolgano i muscoli della spalla o i pettorali, a patologie polmonari, dolori intercostali o fratture delle costole, artrosi cervicale o problematiche vertebrali. In casi particolari anche alcune patologie cardiache sono in grado di determinare dolore mammario monolaterale destro. Qualora si presenti una sintomatologia dolorosa ad un solo seno risulta necessario monitorarne l’andamento e rivolgersi al proprio medico. Questi, oltre a dare le opportune rassicurazioni, provvederà a prescrivere eventuali ulteriori accertamenti e a fornire una diagnosi precisa, nonché la terapia più indicata per risolvere il problema.