Aria nella pancia in gravidanza: cause e rimedi

Il problema dell’aria nella pancia in gravidanza riguarda moltissime donne in attesa e va ad aggiungersi alla lista di disturbi più o meno fastidiosi che affliggono le donne in questo particolare periodo della loro vita, rendendolo senza dubbio meno idilliaco di quanto potrebbe apparire all’esterno.
Ma quali sono le cause dell’aerofagia?
E soprattutto, come è possibile combatterla in maniera efficace ma al tempo stesso naturale, innocua per il bambino?
Innanzi tutto è necessario fare un po’ di chiarezza e capire che si tratta sì di un problema fastidioso per la mamma, ma assolutamente non pericoloso né per lei né per il bambino; si tratta di una precisazione d’obbligo perché talvolta, notando insoliti dolori al ventre e una costante tensione addominale la futura mamma va nel panico, ipotizzando complicazioni per fortuna inesistenti. In realtà, durante i nove mesi l’apparato gastrointestinale è talmente sotto stress per la presenza del feto, via via sempre più ingombrante, da rendere questi fastidi quasi costanti e in un certo senso normali.
Non di rado l’aerofagia, ovvero la presenza di aria nella pancia, determina dolori crampi allo stomaco e rutti frequenti dovuti anche al reflusso gastrico, il quale indica da una parte una digestione difficoltosa e mal riuscita, dall’altra probabilmente anche eccessiva aria introdotta durante i pasti, quando a causa della fretta si mangia velocemente e senza masticare bene.
Si parla poi di flatulenza quando nello stomaco si accumulano una grande quantità di gas che vengono espulsi di frequente creando alla donna notevole disagio e imbarazzo, soprattutto in pubblico e qualcosa questa espulsione di gas risulti particolarmente maleodorante. Quello del cattivo odore è infatti una delle caratteristiche principali della flatulenza ed è dovuto all’elevata concentrazione di composti organici aromatici nelle feci.
Le cause sono molteplici ed è bene analizzarle una per una, cambiando radicalmente stile di vita e abitudini alimentari.
Da una parte, ci sono cause inevitabili, problematiche strettamente collegate alla gravidanza: stiamo parlando dell’azione del progesterone, l’ormone femminile che in gravidanza rilassa la muscolatura e dunque inevitabilmente comporta anche un significativo rallentamento delle attività intestinali, determinando una maggiore produzione di succhi gastrici e di aria nella pancia. Ciò determina anche un altro dannoso problema che accomuna quasi tutte le donne incinta, quello della stitichezza, legato anche al poco movimento e una dieta non sempre sana. Non a caso, per risolvere il problema dell’aerofagia e della flatulenza, cercando al contempo di regolarizzare un transito intestinale difficoltoso e lento, il primo consiglio di medici e nutrizionisti resta quello di mangiare bene, assumendo attraverso gli alimenti il giusto quantitativo di fibre (senza eccedere, per non incorrere nell’effetto opposto) ed evitando cibi troppo elaborati, o ricchi di additivi chimici e conservanti – basti pensare al Junk Food, il “cibo spazzatura” tipo patatine fritte, panini ultra-farciti e quant’altro gratifica il palato ma mette in seria difficoltà un intestino già di per sé affaticato – che causano l’accumulo di gas maleodoranti. Ma spesso mangiare bene non è sufficiente. Occorre anche masticare con cura ogni boccone, cercare di non introdurre aria nello stomaco mentre si mangia ed evitare accuratamente quegli alimenti, all’apparnza innocui, verso i quali l’organismo ha però sviluppato un certo grado di intolleranza. Anche l’eccessivo stress, l’assunzione di farmaci e l’alcol (che in ogni caso in gravidanza andrebbe evitato sempre) determinano l’insorgere di questi disturbi, come la mancanza di attività fisica. Per questo motivo, anche col pancione di nove mesi, si consiglia sempre di camminare almeno una ventina di minuti al giorni.

Brufoli sul mento, solo colpa del ciclo?

 

I brufoli sul mento colpiscono donne di qualsiasi età, non solo le adolescenti. Questo inestetismo cutaneo crea disagio perché appare su una parte del viso subito visibile. Compare con maggiori frequenza in concomitanza dell’ovulazione e del ciclo mestruale aggiungendo malessere a malessere. Nelle forme più virulente, i brufoli provocano anche dolore.

Le cause dei brufoli sul mento

Una delle cause principali dei brufoli sul mento è la cd. “fluttuazione ormonale”. Gli ormoni regolano il ciclo femminile e nella fase iniziale producono più estrogeni e progesterone. Questo innalzamento ormonale si manifesta con ritenzione idrica e gonfiore, tipiche del periodo premestruale e mestruale. Per ritrovare il suo equilibrio, il corpo produce più testosterone. Maggior testosterone porta all’aumento di sebo. Le secrezioni delle ghiandole sebacee unite alle cellule morte e alla sporcizia che si deposita ogni giorno sulla pelle causano l’otturazione dei bulbi piliferi. Il risultato è la formazione di brufoletti e punti neri sul mento. Questo processo è assolutamente individuale e soggettivo: non colpisce tutte le donne allo stesso modo. Alcune vedono spuntare gli odiosi inestetismi 7-10 giorni prima del ciclo, altre vedono i capelli più grassi, altre ancora sono maggiormente irritabili. Le donne più fortunate avvertono solo un’aumentata sudorazione.

La fluttuazione ormonale si manifesta con il ciclo, ma anche durante la gravidanza e durante la delicata fase della premenopausa. Finite le mestruazioni la situazione si normalizza.

Esistono anche altri fattori per i brufoli sul mento: una pelle grassa, una predisposizione genetica, intolleranze a cosmetici o l’uso prolungato di farmaci, periodi di forte stress e una dieta alimentare squilibrata.

I rimedi naturali per i brufoli sul mento

La famosa dermatologa Renée Rouleau, grazie a un’esperienza lunga 25 anni, ha capito che bisogna puntare sulla prevenzione e su prodotti specifici per ognuno dei 9 tipi di pelle delle donne. La prevenzione inizia a tavola: 2 litri di acqua al giorno, verdura, frutta e alimenti con Omega 3 e 6 come il pesce e la frutta secca, pochi grassi e zuccheri. La parola d’ordine è un’alimentazione sana ed equilibrata.

Il passo successivo è praticare una “skincare routine” nei 7 giorni che precedono il ciclo usando prodotti antibatterici e lenitivi. Vediamo alcune soluzioni.

L’acido salicilico è perfetto per aiutare l’eliminazione dei batteri e dei residui di sporcizia che formano non solo i brufoli, ma anche i punti neri. Detergenti, sieri e maschere a base di acido salicilico sono un cura costante, ma vanno applicati solo nelle zone con brufoli perché l’acido salicilico tende a seccare la pelle.

L’argilla arricchita in eucalipto è un’ottima maschera purificante da applicare nelle zone a rischio (mento, collo e naso). Restringe i pori e non rende arida la pelle.

Il Tea Tree Oil si può applicare prima e durante le mestruazioni in modo da limitare il più possibile la comparsa dei brufoli sul mento. Si puo’ utilizzare da solo su un batuffolo imbevuto da passare sui brufoli o mescolato al tonico quotidiano in modo da creare un film protettivo sulla pelle per 24 ore.

L’Aceto di sidro di mela è ottimo per la prevenzione. Una settimana prima delle mestruazioni, passate sul viso un dischetto di cotone bagnato con l’aceto di sidro di mele. Lasciate asciugare e applicate un olio leggero. L’Aceto aiuta a conservare il manto acido della pelle che prima del ciclo tende a rompersi diventando terreno fertile per i brufoli.

Tra i consigli, quello di non stuzzicare o spremere i brufoli sul mento perché il pus dà luogo a infezioni e soprattutto recidive. Se i brufoli sul mento sono grossi e dolorosi è preferibile utilizzare creme specifiche a base di cortisone o antibiotici.

Questi sono suggerimenti utili, ma per approfondire problematiche più serie è opportuno rivolgersi al dermatologo o al ginecologo di fiducia che prescriveranno un tratamento specifico.

Dolore al seno destro prima del ciclo

IL DOLORE AL SENO DESTRO: UN FASTIDIO DA NON TRASCURARE

Tra tutti i dolori che le donne non devono trascurare dal momento in cui inizia lo sviluppo del proprio corpo, uno che merita particolare considerazione è il dolore al seno destro. Se non viene curato nel giusto modo, infatti, esso può diventare molto pericoloso con il passare del tempo, creando seri danni alla salute del soggetto che ne soffre.
Prima di parlare delle principali cause e dei modi per curare il dolore al seno destro, è necessario puntualizzare che esso è comune alle donne di tutte le età, ovviamente, dal momento in cui queste hanno iniziato a svilupparlo ed a presentare i cicli mestruali. Un’ulteriore precisazione da fare, riguarda il fatto che questo dolore può modificare la sua natura nel corso del tempo, così come può cambiare anche il seno stesso della donna.

LE PRINCIPALI CAUSE ED I SINTOMI DEL DOLORE AL SENO DESTRO
Nella maggior parte dei casi, una donna comincia a sentire dolore al seno destro durante il ciclo mestruale. Ciò è causato dal fatto che nel corso di questo periodo il seno è esposto ai maggiori cambiamenti, e pertanto il dolore è un fenomeno del tutto normale.
Molte donne, appena avvertono il dolore al seno destro, si allarmano perchè credono di avere un cancro. Fortunatamente, è scientificamente provato che non esiste alcuna correlazione tra il dolore o la presenza di noduli al seno ed i tumori. Pertanto, pur non dovendo sottovalutare questo dolore, non ci si deve preoccupare di avere un cancro.
Qual è la sintomatologia del dolore al seno destro? Tra i sintomi principali, oltre alla formazione di piccole masse solide (per l’appunto, i noduli), abbiamo anche l’ingrossamento del seno stesso. Una volta trascorso il periodo mestruale, i noduli tendono a sciogliersi abbastanza velocemente.
Va detto che il dolore al seno si presenta anche nei casi di gravidanza o menopausa, ma ovviamente ha una natura totalmente diversa rispetto al dolore al seno destro da ciclo mestruale.
Ma qual è la principale causa del dolore al seno? Gli esperti in materia danno la colpa agli estrogeni, ossia, agli squilibri degli ormoni femminili a cui le donne sono esposte in modo più o meno intenso nel corso della loro vita.

DOLORE AL SENO DESTRO: ECCO QUANDO E’ NECESSARIO L’APPUNTAMENTO DAL MEDICO
Quali sono i casi in cui è necessario allarmarsi per il dolore al seno destro? Per rispondere a questa domanda dobbiamo precisare che ogni donna, imparando a conoscere il proprio corpo, interpreta al meglio i segnali che quest’ultimo le invia, regolandosi in base ad una sorta di auto-diagnosi.
Se il dolore regredisce dopo la mestruazione ed il seno conserva la sua forma naturale, non c’è alcun bisogno di preoccuparsi.
Il dolore al seno, invece, deve essere maggiormente controllato nei casi in cui, anche dopo il periodo mestruale, si focalizzi in un determinato punto del seno e non viene alleggerito dagli analgesici.
Un’altra situazione in cui prenotare un controllo dal medico non è affatto una cattiva idea, è quella in cui i noduli al seno permangano anche dopo il ciclo mestruale, rendendo problematico lo svolgimento delle attività quotidiane.
Esiste un modo per trattare il dolore al seno destro? Assolutamente sì. Le terapie per la cura di questo disturbo hanno lo scopo di ripristinare l’equilibio degli ormoni, e se accompagnate da uno stile di vita sano, possono portare a dei risultati davvero ottimi.

Dolore al seno destro vicino al capezzolo

Il seno rappresenta per la donna un organo fondamentale, sia per la sua funzione estetica, sia per quella legata all’allattamento. La ghiandola mammaria, però, presenta anche una serie di patologie che allarmano moltissimo le appartenenti al sesso femminile.
Caso molto frequente, date anche le cicliche modificazioni ormonali, è quello di una sintomatologia dolorosa che riguarda uno o entrambi i seni.
Le cause possono essere molteplici, non necessariamente gravi ma degne comunque di un approfondimento e di un inquadramento diagnostico preciso.
Se si avverte dolore al seno destro vicino al capezzolo, innanzitutto si deve verificare in che fase del ciclo mestruale ci si trova: infatti, spesso il dolore è determinato dall’assetto ormonale premestruale, che determina tensione mammaria, più evidente in corrispondenza del seno destro che generalmente è più voluminoso del sinistro. In questo caso il dolore si attenuerà fino a sparire con la comparsa delle mestruazioni. In fase di allattamento, invece, il dolore al seno destro vicino al capezzolo può indicare un accumulo di latte nei dotti, soprattutto se si tende ad attaccare il neonato solo al seno controlaterale per comodità o per la presenza, a destra, di ragadi mammarie fastidiose. Sempre durante l’allattamento, una sintomatologia dolorosa monolaterale, a partenza dall’area periareolare, si riscontra anche all’insorgere della mastite (malattia infiammatoria della mammella, particolarmente diffusa proprio in fase di lattazione).
Non è infrequente, inoltre, il riscontro di un calcolo nei dotti galattofori, anche se non si sta allattando. In questo caso la localizzazione del calcolo determina un dolore trafittivo, monolaterale, proprio a livello del seno interessato, vicino al capezzolo. La principale causa di dolore mammario monolaterale è la presenza di un fibroadenoma.
Si tratta di una formazione nodulare, benigna, di ordinario riscontro in sede di mammografia o ecografia mammaria, spesso palpabile. I fibroadenomi, soprattutto quelli di grandi dimensioni o particolarmente densi, qualora siano localizzati in prossimità del capezzolo determinano un dolore pungente o sordo in questa sede, soprattutto se vi si esercita una certa pressione. Poiché i fibroadenomi sono fortemente ormono-sensibili, la sintomatologia, in questi casi, è tendenzialmente di tipo intermittente e correlata alle fluttuazioni ormonali.
Altra causa possibile di dolore al seno destro vicino al capezzolo è la presenza di cisti mammarie in sede sotto areolare. In questo caso il dolore tende ad essere più sordo e sfumato. Se si avverte un dolore di tipo urente, accentuato dallo sfregamento, con molta probabilità si è in presenza di una ragade del capezzolo o dell’areola. Questo disturbo, del tutto innocuo, oltre che le donne in allattamento, colpisce con una certa frequenza anche nel periodo della menopausa. Il motivo più serio di dolore al seno è sicuramente rappresentato dalla presenza di un carcinoma maligno. Nel caso di dolore a un solo seno, vicino al capezzolo, in casi estremi si potrebbe trattare di carcinoma duttale a partenza, appunto, dai dotti galattofori. Un dolore monolaterale al seno destro vicino al capezzolo può essere ascrivibile anche a cause indipendenti da patologie mammarie. A titolo esemplificativo, potrebbe essere correlato a problemi che coinvolgano i muscoli della spalla o i pettorali, a patologie polmonari, dolori intercostali o fratture delle costole, artrosi cervicale o problematiche vertebrali. In casi particolari anche alcune patologie cardiache sono in grado di determinare dolore mammario monolaterale destro. Qualora si presenti una sintomatologia dolorosa ad un solo seno risulta necessario monitorarne l’andamento e rivolgersi al proprio medico. Questi, oltre a dare le opportune rassicurazioni, provvederà a prescrivere eventuali ulteriori accertamenti e a fornire una diagnosi precisa, nonché la terapia più indicata per risolvere il problema.

Intestino pigro in gravidanza, cosa fare?

Intestino pigro in gravidanza, rimedi pratici

 

Intestino pigro: un problema comune con tante conseguenze spiacevoli

Durante i nove mesi di gravidanza, alcuni piccoli disturbi possono compromettere la serenità della gestante, andando a rendere faticose le normali attività quotidiane e difficoltoso il riposo notturno. Tra questi disturbi, uno dei più comuni è l’intestino pigro, dovuto ad una serie di fattori sia fisici che ormonali. L’ingrandimento dell’utero e l’aumento dei livelli di progesterone portano anche l’intestino più regolare a diventare improvvisamente pigro. La conseguenza è una sensazione di costipazione generale, che può avere diverse conseguenza spiacevoli e difficili da gestire: pesantezza, gonfiore, emorroidi e, nei casi peggiori, infezioni vaginali e cistiti. Un’altra conseguenza spiacevole della pigrizia intestinale è l’acidità di stomaco. L’intestino è solo il tratto finale di un apparato – quello digerente – messo sovente a dura prova dalla gravidanza. Anche lo stomaco dunque, come l’intestino, avrà bisogno di qualche attenzione in più durante tutta la gravidanza. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le soluzioni pratiche da mettere in atto per favorire il corretto lavoro dell’apparato digerente e dell’intestino in gravidanza.

Soluzioni pratiche contro l’intestino pigro in gravidanza

Le soluzioni pratiche contro l’intestino pigro in gravidanza sono molteplici. Il consiglio che diamo è quello di metterle in pratica tutte insieme, o per lo meno la maggior parte di esse contemporaneamente. Non potendo assumere farmaci di sorta, la gestante dovrà affidarsi ai rimedi naturali: in primis dovrà aiutarsi con la dieta. Bere molta acqua è il primo segreto: a questa, consigliamo di associare molti liquidi, quali zuppe e minestre, che sicuramente saranno gradite durante la stagione fredda, oppure centrifugati di frutta fresca, se la stagione è calda. Per ciò che concerne l’acqua, un litro e mezzo d’acqua al giorno sarà più che sufficiente. E’ bene poi introdurre nella propria dieta quotidiana alimenti ricchi di fibre, quali i legumi, i carciofi, i cereali, la frutta. Pasta e pane devono essere integrali. Anche la colazione è bene che sia a base di fibre integrali. Tra la frutta da preferire, segnaliamo i kiwi, ma anche la mela che, soprattutto se cotta, è un vero toccasana per l’intestino. Si evitino invece i cibi astringenti, come le banane, il riso, le farine raffinate e gli agrumi. Questi ultimi sono da evitare anche perchè rischiano di peggiorare i sintomi legati all’acidità di stomaco. Via libera invece ad un bel cucchiaio di olio d’oliva crudo aggiunto ai pasti: fa bene alle arterie e al contempo rende le feci più morbide, allontanando l’insorgenza delle emorroidi. Il terzo segreto riguarda lo stile di vita: passeggiare e camminare all’aria aperta porterà ottimi benefici non solo all’umore della gestante, ma anche al suo intestino poco collaborativo!

Tutto sul sesto mese di gravidanza

Tra la 22esima settimana e la 26esima la gravidanza (più due giorni) giunge al sesto mese. In questo periodo la madre porta in grembo un feto già formato del tutto, anche se i suoi organi devono ancora raggiungere il 100% della loro formazione.

sesto mese di gravidanza

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Intorno alla 24esima settimana infatti il piccolo forma le unghie, alla 25esima è già visibile l’insieme delle vene al di sotto dello strato epidermico mentre alla 26esima la pelle diventa più spessa e non è più trasparente, avvicinandosi sempre più allo stato ultimo che tutti conosciamo.

E’ facile riscontrare una maggior attività del feto in questo mese. L’alternanza di sonno e veglia è continua e, soprattutto quando la madre riposa, è possibile sentirlo agitarsi nel grembo. Stando agli studi, intorno alla 24esima settimana il bambino inizia a reagire ai rumori provenienti dall’esterno e alla musica. Sono in tanti i genitori che fanno ascoltare melodie delicate e orchestrali al piccolo, il quale però reagisce molto positivamente soprattutto alla voce di sua madre, che è importante inizi a instaurare un rapporto con lui parlandogli, e magari raccontadogli delle fiabe.

Se di certo il rapporto con la madre è quello più forte e sentito dal bambino, è consigliabile far ascoltare anche la voce del papà e dei fratelli, se ci sono, così da far riconoscere questi suoni al piccolo anche al di fuori della pancia, garantendogli una dolce sensazione di sicurezza, essendo sonorità che ha già imparato a riconoscere. Seguendo questa stessa logica si potrebbe raccontare una fiaba al bambino ad un’ora precisa del giorno, ripetendo lo stesso gesto anche in seguito alla nascita, stando attenti ad osservare le reazioni del neonato, che potrebbe ricavarne un gran conforto.

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In queste settimane il peso tende a crescere in maniera evidente, soprattutto per l’aumento della placenta e la crescita costante del feto. Questo però non deve spaventare le future madri, che di certo non dovranno ricorrere ad eventuali diete, che potrebbero risultare dannose per il corretto prosieguo della gravidanza. Tutto ciò che occorre fare è condurre uno stile di vita sano, contenendo i pasti tra colazione, pranzo e cena, concedendosi degli spuntini a metà mattinata e metà pomeriggio.

Arrivata alla 23esima settimana la madre inizierà a sentire, in maniera sempre più pressante, le contrazioni di Braxton Hicks e, fino alla 25esima, si potrebbero avvertire dei crampi ai polpacci o alle dita dei piedi.

Il sesto mese inoltre è quello in cui si svolgono alcuni importanti esami, come ad esempio quello della curva da carico di glucosio, utile a diagnosticare un possibile diabete gestazionale. Alla madre saranno fatti bere 100 grammi di glucosio ed eseguiti dei prelievi.

Alcune future madri, soprattutto a causa del crescente volume dell’utero, potrebbero riscontrare degli iniziali problemi alla circolazione. I maggiori problemi, qualora dovessero presentarsi, saranno avvertiti alle gambe. In particolare la gestante potrebbe accorgersi di edemi, varici o gonfiori sparsi sulle gambe. In questi casi si consiglia, quando si è sedute, di tenere sempre le gambe alzate. Quando invece si dorme si può posizionare un cuscino sotto i piedi. Di certo non tutte le donne in attesa dovranno affrontare queste eventualità, ma va detto anche che alcune di loro potrebbero riscontrare questo fastidio anche in maniera accentuata. In questo caso si consiglia di dotarsi di speciali calze per donne in gravidanza, che, unite ai consigli descritti in precedenza, possono davvero far miracoli.

Infine si consiglia, prima che la pancia cresca eccessivamente, di dedicarsi ai divertenti acquisti per il bebè.
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Tutto sul terzo mese di gravidanza

L’avventura della gestazione che ti porterà a diventare mamma è ormai iniziata. A partire dal terzo mese i fastidi che ti hanno accompagnato fino ad ora (ansia, irritabilità, nausee) cominciano ad attenuarsi. Il primo trimestre rappresenta un traguardo importante, perchè in questo periodo comincia la c.d. embriogenesi. In tale fase delicata l’embrione è particolarmente esposto ad infezioni e altri tipi di problemi, quindi è necessario seguire scrupolosamente alcuni accorgimenti.

3 settimana di gravidanza

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Alla fine del terzo mese il feto sarà quasi delineato, come pure il sesso del nascituro.

La prima ecografia in genere si esegue nel periodo compreso tra l’undicesima e la tredicesima settimana, e prevede in abbinamento anche il test per la sindrome di Down ed altre eventuali anomalie genetiche. Nel primo trimestre, se non sono stati fatti prima, si eseguono anche gli esami del sangue e delle urine. Questo è un periodo abbastanza delicato: quali regole di comportamento si devono seguire per proseguire la gravidanza in sicurezza?

La stanchezza e la voglia di dormire sono sensazioni assolutamente normali e fisiologiche, da assecondare il più possibile. Quindi, se ti viene sonno dopo pranzo o in altri momenti della giornata non ti privare del riposo necessario per il tuo benessere. Se ancora non lo hai fatto, elimina del tutto dalle tue abitudini di vita il fumo: se continui a fumare sigarette, le conseguenze per il bimbo potrebbero essere letali.

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Evita inoltre si assumere farmaci senza prescrizione medica e di bere alcolici. Non spaventarti se ti senti affaticata e a volte ti senti di mancare: il fisico si sta adattando ai cambiamenti fisici ed ormonali che sta subendo con la gravidanza.

Cura il tuo corpo per evitare la formazione di smagliature: applica quotidianamente sul seno e sulle altre zone critiche un pò di olio di mandorle dolci, oppure un cosmetico specifico anti-smagliature. Prenditi cura di te e non trascurare il look.

Le vitamine e l’acido folico svolgono un ruolo importantissimo per il corretto sviluppo del feto, quindi cerca di alimentarti in maniera corretta, apportando all’organismo il giusto apporto di fibre e bevendo molta acqua durante la giornata per mantenere la pelle sempre ben idratata.

Fare attività fisica nei primi tre mesi di gravidanza è consigliabile, purchè non ci si affatichi troppo. E’ da preferire quindi la ginnastica dolce (yoga, pilates) oppure qualche sana nuotata in piscina.

Succede a molte donne di sentirsi un pò giù di morale, a causa dei cambiamenti cui il corpo è sottoposto: il consiglio è di non tenere tutto dentro, ma parlare con una persona amica o con il proprio compagno può aiutare a stare meglio e a guardare le cose con più ottimismo. La gravidanza è un periodo impegnativo, certo, ma è anche un momento bellissimo nella vita di una donna. Cerca di goderti le sensazioni e le emozioni legate a questo periodo, senza farti prendere dall’ansia o dalla paura del futuro. Il piccolo è dentro di te e puoi cominciare a parlargli e a stabilire un contatto con lui.

Per prepararti nella maniera migliore al parto, può essere utile frequentare fin da ora un corso pre-parto, dove vengono fornite tutte le informazioni necessarie su come gestire il parto sia dal punto di vista fisico che psicologico. Dedicati ad attività rilassanti e pensa positivo: anche il piccolo che porti in grembo se ne gioverà!

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Cosa fare dopo un aborto spontaneo

L’aborto spontaneo è una situazione che purtroppo si verifica molte più volte di quanto ci si possa immaginare.
Diverse ricerche e studi scientifici hanno, infatti, rilevato come il rischio che ciò possa avvenire entro i primi tre mesi della gravidanza e quindi nelle prime dodici settimane, sia effettivamente molto alto.

aborto-spontaneo

La percentuale che ciò si possa verificare si attesta intorno al 15% ed ossia quasi una ogni sette gravidanze. C’è da sottolineare tuttavia che in questa casistica sono stati inseriti anche i cosiddetti aborti naturali precocissimi che il più delle volte non vengono nemmeno avvertiti dalle donne. 

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Questo perché l’aborto avviene nelle primissime settimane con una perdita minima di sangue che sovente viene erroneamente interpretata come una disfunzione del ciclo mestruale. Le ricerche hanno evidenziato, inoltre, come l’aborto naturale possa anche manifestarsi quando si è in presenza di un feto sano da un punto di vista medico.

Altro dato molto interessante è che nonostante l’aborto naturale può avvenire entro il sesto meso di gravidanza, la stragrande maggioranza dei casi si verifica nei primi tre mesi. Le cause che possono dare origine a ciò sono diverse. Nei primi tre mesi nella maggior parte dei casi l’aborto naturale avviene in ragione di qualche anomalia a livello genetico oppure cromosomico del feto. Queste anomalie comportano che la crescita del feto e il suo sviluppo sia molto irregolare fino ad arrivare ad un certo punto in cui sopraggiunge l’aborto spontaneo. Altra possibile causa è legata ad alcuni patologie della madre e nello specifico il diabete oppure una disfunzione delle difese immunitarie.

Alcuni studi hanno evidenziato come anche l’ipertensione arteriosa giochi un ruolo molto importante sotto questo punto di vista, in quanto l’andare sotto sforzo da parte cuore della mamma si ripercuote sul feto. Per gli aborti naturali che si manifestano dal terzo fino al sesto mese, la causa principale riguarda l’incapacità da parte dell’utero nel riuscire a supportare la gravidanza fino alla fine.

Altra causa piuttosto comune è una dilatazione prematura del collo uterino e della relativa muscolatura. Infine, le possibili infezioni dell’apparato genitale che solitamente portano addirittura alla rottura del sacco amniotico ed ossia dell’involucro dove è contenuto il feto.
Vediamo come occorre comportarsi una volta avvenuto un aborto. Diciamo che ci sono diverse correnti di pensiero. Infatti, l’organizzazione mondiale della sanità consiglia di far passare un minimo di sei mesi prima di provare nuovamente a concepire un bambino. Tesi che invece è stata smentita da altri enti che non trovano motivazioni valide per cui non si debba tentare nuovamente dopo un mese o per lo meno dopo un ciclo mestruale.
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Tuttavia, tutti sono concordi nel ritenere che per donne un po’ in là con l’età, è opportuno che i tempi siano brevi ed ossia all’ordine del mese in quanto con il passare del tempo aumenta il rischio che il bambino possa nascere con qualche disfunzione.
Chiaramente se si verificano almeno un paio di aborti naturali consecutivi è giusto ed opportuno rivolgersi ad un ginecologo per alcuni indagini specifiche per valutare eventuali problematiche. Dopo il primo aborto è comunque utile rivolgersi al proprio ginecologo per sottoporsi a dei controlli standard tra cui l’ecografia transvaginale e la ricerca dell’ormone beta HCG nel sangue della mamma.

Infine, i consigli che sono senza dubbio utili per evitare un aborto naturale, sono quelli di cercare di avere una vita piuttosto tranquilla nel corso della gravidanza ed inoltre di assumere nelle prime 12 settimane l’acido folico.

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La visita ginecologica: in cosa consiste e come affrontarla

La visita ginecolgicca è uno dei momenti che desta maggiore preoccupazione, soprattutto nelle più giovani. Il modo migliore per affrontarla con serenità e naturalezza è comprendere in cosa consiste e perchè è utile effettuarla.
La prima visità dovrebbe essere fatta dopo la comparsa della prima mastruazione o all’opposto quando questa impiega troppo tempo ad arrivare.

visita ginecologica
In realtà le motivazioni sono molteplici, legate anche a coloro che hanno già il ciclo da tempo. Tra queste troviamo :

  • [sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Bruciori vaginali, interni o esterni;
  • Infiammazioni visibili;
  • Ciclo irregolare;
  • Perdite di colore chiaro e maleodoranti;
  • Fastidi e dolori durante i rapporti;

e si potrebbe stare ore ad elencarne altri.
Diciamo che ogni qualvolta una donna nota delle stranezze nel proprio apparato genitale dovrebbe rivolgersi al ginecologo.

CHI E’ IL GINECOLOGO?
E’ un medico specializzato nel conoscere in modo approfondito le caratteristiche e le anomalie legate all’apparato genitale femminile. E’ anche colui che segue le donne durante la gravidanza e durante il parto, per assicurarsi che tutto vada per il meglio.

LA SCELTA DEL GINECOLOGO:
La scelta del ginecologo è importante, soprattutto le prime volte. Certamente una madre, un’amica o una conoscente che hanno già effettuato una visita vi sapranno dare un consiglio utile sulla scelta.
Molte ragazze si chiedono se sia meglio affidarsi ad un ginecologo donna o a un uomo. Considerate che sono entrambi specializzati per svolgere questo mestiere e che sono abituati a vedere ciò che per le persone comuni può essere oggetto di pudore e vergogna.
La scelta tra un medico adulto o uno giovane dipende dalla singola persona. C’è chi preferisce ricevere i consigli e farsi visitare da colui o colei che ha più esperienza e c’è chi preferisce affidarsi ad un medico più giovane che magari potrebbe comprendere meglio le esigenze di una giovane donna.

IN COSA CONSISTE LA VISITA:
Una volta giunte dal ginecologo esso vi accoglierà con cortesia e discrezione e vi farà alcune domande che gli serviranno per comprendere meglio chi siete e come funziona il vostro corpo. Le domande di routine sono relative alle mestruazioni, se sono regolari e quando sono comparse per la prima volta, riguardano il vostro stile di vita, vi chiederanno anche se avete già avuto dei rapporti sessuali e se li avete regolarmente. Ricordate che ciò serve solo a scopo medico.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]
La seconda parte della visita consiste nell’analisi del’apparato genitale interno ed esterno.
Il medico vi farà accomodare su un lettino e farà appoggiare i piedi su due supporti posti lateralmente in modo che la vagina sia ben visibile. A questo punto inizierà a verificare la che la parte esterna sia nella norma dopodichè vi inserità all’interno uno strumento chiamato speculum che serve per poter visionare l’utero. Potreste sentire qualche fastidio, fatelo presente al ginecologo e saprà consigliarvi il modo per evitarlo.
Si passa poi alla palpazione interna. Il medico introdurrà un dito in vagina e poggerà una mano sul vostro addome. E’ questione di pochissimi minuti.
Se non avete ancora avuto rapporti non dovete preoccuparvi, basta dirlo al ginecologo e lui eviterà tutte le manovre che potrebbero danneggiare l’imene.

SI PUO’ ANDARE DAL GINECOLOGO E NON EFFETTUARE LA VISITA?
Certamente! Egli non è utile solo quando ci sono reali problematiche, ma può essere consultato anche solo per risolvere dei dubbi, per togliere delle preoccupazioni o per chiedere dei consigli, ad esempio su come affrontare un rapporto sessuale o su come seguire una corretta igiene.

CONSIGLI:
Non abbiate vergogna o paura, prima o poi ogni donna deve affrontare una visita ginecologica per il proprio bene e la propria salute. E’ una cosa normalissima, basta solo affrontarla con tranquillità. Vedrete che, dopo averla fatta, tutte le paure scompariranno e avrete un supporto in più per affrontare al meglio la vita di donna. [author] [sws_related_post]