Intestino pigro in gravidanza, cosa fare?

Intestino pigro in gravidanza, rimedi pratici

 

Intestino pigro: un problema comune con tante conseguenze spiacevoli

Durante i nove mesi di gravidanza, alcuni piccoli disturbi possono compromettere la serenità della gestante, andando a rendere faticose le normali attività quotidiane e difficoltoso il riposo notturno. Tra questi disturbi, uno dei più comuni è l’intestino pigro, dovuto ad una serie di fattori sia fisici che ormonali. L’ingrandimento dell’utero e l’aumento dei livelli di progesterone portano anche l’intestino più regolare a diventare improvvisamente pigro. La conseguenza è una sensazione di costipazione generale, che può avere diverse conseguenza spiacevoli e difficili da gestire: pesantezza, gonfiore, emorroidi e, nei casi peggiori, infezioni vaginali e cistiti. Un’altra conseguenza spiacevole della pigrizia intestinale è l’acidità di stomaco. L’intestino è solo il tratto finale di un apparato – quello digerente – messo sovente a dura prova dalla gravidanza. Anche lo stomaco dunque, come l’intestino, avrà bisogno di qualche attenzione in più durante tutta la gravidanza. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le soluzioni pratiche da mettere in atto per favorire il corretto lavoro dell’apparato digerente e dell’intestino in gravidanza.

Soluzioni pratiche contro l’intestino pigro in gravidanza

Le soluzioni pratiche contro l’intestino pigro in gravidanza sono molteplici. Il consiglio che diamo è quello di metterle in pratica tutte insieme, o per lo meno la maggior parte di esse contemporaneamente. Non potendo assumere farmaci di sorta, la gestante dovrà affidarsi ai rimedi naturali: in primis dovrà aiutarsi con la dieta. Bere molta acqua è il primo segreto: a questa, consigliamo di associare molti liquidi, quali zuppe e minestre, che sicuramente saranno gradite durante la stagione fredda, oppure centrifugati di frutta fresca, se la stagione è calda. Per ciò che concerne l’acqua, un litro e mezzo d’acqua al giorno sarà più che sufficiente. E’ bene poi introdurre nella propria dieta quotidiana alimenti ricchi di fibre, quali i legumi, i carciofi, i cereali, la frutta. Pasta e pane devono essere integrali. Anche la colazione è bene che sia a base di fibre integrali. Tra la frutta da preferire, segnaliamo i kiwi, ma anche la mela che, soprattutto se cotta, è un vero toccasana per l’intestino. Si evitino invece i cibi astringenti, come le banane, il riso, le farine raffinate e gli agrumi. Questi ultimi sono da evitare anche perchè rischiano di peggiorare i sintomi legati all’acidità di stomaco. Via libera invece ad un bel cucchiaio di olio d’oliva crudo aggiunto ai pasti: fa bene alle arterie e al contempo rende le feci più morbide, allontanando l’insorgenza delle emorroidi. Il terzo segreto riguarda lo stile di vita: passeggiare e camminare all’aria aperta porterà ottimi benefici non solo all’umore della gestante, ma anche al suo intestino poco collaborativo!

Crisi di panico nei bambini

IL MONDO DELL’INFANZIA: PRO E CONTRO

Mettere al mondo un figlio è una gioia incontenibile, alla pari con poche altre esperienze esistenziali.
È inoltre straordinario notare passo dopo passo i progressi maturati dal neonato, indice della prodigiosa intelligenza umana. Nella maggiore delle ipotesi l’infanzia di un bambino é serena, sorvegliata costantemente da mamma e papà.
Ma nonostante costituiscano la minoranza dei casi, vi sono alcune patologie sviluppate soprattutto in età infantile, le quali creano numerosi problemi non solo al bambino, ma anche ai genitori.
Le patologie di cui parliamo riguardano soprattutto la sfera psicologica e si riscontrano nel 15% della popolazione italiana (soprattutto negli adulti).
A cosa ci riferiamo? Beh, richiamiamo casi che variano dal disturbo ossessivo compulsivo a dei veri e propri attacchi d’ansia (o di panico).

 

L’ATTACCO DI PANICO NEI BAMBINI: COME SI MANIFESTA?

Non è facile riconoscere a primo impatto i sintomi di un attacco di panico, che genera una momentanea confusione soprattutto nel genitore, il quale è non solo l’unico responsabile del piccolo, ma anche il solo che può dosare o attenuare l’improvvisa variazione comportamentale.
In genere le avvisaglie più frequenti per questo genere di disturbo sono:
-Tachicardia
-Fiato sospeso (il bambino tende a trattenere il respiro a causa dell’eccessiva tensione, manifestando un colorito decisamente acceso e rossastro)
-Tremolio e spasmi
-Vampate di calore e sudorazione
-Inappetenza
Tutti i sintomi riportati possono essere un segnale allarmate di attacco d’ansia, perciò il piccolo cercherà di emettere uno o più segnali per richiamare l’attenzione della madre o del padre.
Quando il bambino inizia a perlustrare l’ambiente che lo circonda potrebbe anche soffrire di Agorafobia (paura degli spazi affollati, nei quali non sono presenti vie di fuga), un’ulteriore causa scatenante di attacchi isterici.
Tutto ciò dipende anche da un’iniziale difficoltà dell’infante a separarsi dalla figura materna o paterna, insomma l’unico punto di riferimento al quale possa aggrapparsi.

RIMEDI PER SCONFIGGERE L’ANSIA

In realtà un figlio è ancora troppo piccolo per poter risolvere un problema di questo genere, è per questo che i genitori sono gli unici ad avere le chiavi in mano per la risoluzione del problema.
La risoluzione può essere immediata o a lungo termine.
Già, è fondamentale che un bambino cresca in un clima sereno, fiancheggiato da una figura di riferimento che lo sostenga e lo aiuti nello sviluppo delle sue capacità, nello sconfiggere le sue paure. In caso contrario il bambino crescerà solo e porterà avanti i complessi che lo hanno tormentato da piccolo, con la probabilità che questi divengano ancora più forti.
Per una risoluzione a breve termine non c’è niente di meglio che far sentire il piccolo al sicuro, prendersi subito cura di lui chiedendogli cosa sia successo o come si possa risolvere il problema.
Dunque, la vicinanza di un padre o di una madre sono i veri rimedi, non saranno necessari farmaci o diagnosi mediche, l’unica vera cura risiede nel cervello e va coltivata con la serenità e la premura di un bravo genitore.
Provare per credere.

pancia gonfia cause

Sono rare le persona che almeno una volta nella vita non lamentino la pancia gonfia e dura.
Le cause primarie di questo fastidioso malessere, quasi sempre sono un’alimentazione sbagliata e una vita sedentaria. Abitudini da togliere appena possibile, a meno che non siano subentrate patologie, che richiedono una visita specialistica e l’eventuale terapia.
La pancia gonfia crea situazioni imbarazzanti oltre ai fastidi ed è quindi opportuno intervenire prima possibile.
Verifichiamo innanzi tutto che non ci siano intolleranze alimentari, cattive abitudini alimentari o qualche problema digestivo. Se inoltre non pratichiamo dello sport o non facciamo del movimento quotidiano, gas e liquidi si formano nell’intestino e producono l’inestetico e fastidioso problema. Se esiste un’alterazione della flora intestinale inoltre, subentrano fermentazioni in eccesso all’intestino e questo causa meteorismo e gonfiore. Importante è escludere ogni bevanda gassata, latticini, alcune verdure come il broccolo ed il peperone dall’alimentazione.
Il medico saprà, dopo avere esaminato il problema indicare la cura e la dieta. Questo se sono escluse patologie biliari, epatiche o di altro tipo.
I cibi salati inducono ritenzione idrica e non vanno assunti in eccesso, se non addirittura evitati. La frutta e il movimento quotidiano, prolungato per una trentina di minuti, possono risolvere il problema.
Una cattiva masticazione e bere poca acqua sono altri importanti fattori da tenere presenti per evitare la pancia gonfia. Attenzione alla sfera emotiva, che è spesso causa di disturbi impensabili.
Dobbiamo inoltre verificare se la pancia gonfia è un fatto che continua per molto tempo o si verifica in certe circostanze, come ad esempio, dopo un pranzo abbondante.
Stiamo anche attenti a quanto mangiamo ed il tempo che impieghiamo a farlo. Un pasto dovrebbe durare almeno una trentina di minuti, per permettere al cervello di avere lo stimolo della sazietà. Non solo, ricordiamo che la prima digestione avviene in bocca e quindi sono masticando bene ciò che ingeriamo, aiutiamo stomaco ed intestino e tutto l’apparato digerente.
Non sempre è facile trovare ed accertare le cause della pancia gonfia, spesso si procede per eliminazione. Si toglie tutto ciò che ci potrebbe causare danno, si elimina almeno per un periodo e si cerca di capire se davvero abbiamo centrato il problema.
Un consiglio per tutti coloro che soffrono di questo fastidioso e doloroso inestetismo è di non ricorrere immediatamente ai farmaci . Solo gli specialisti sono in grado di indicare quale potrebbero essere le cause e seguire il paziente nella terapia.

Cefalea a grappolo rimedi

La cefalea a grappolo, chiamata anche “emicrania dei suicidi”è una delle forme più dolorosa di mal di testa, che colpisce la zona al lato del capo, provocando in chi soffre di tale patologia dei dolori lancinanti e debilatanti.
L’origine di questo raro disturbo, non è ancora conosciuto, anche se gli scienziati pensano che all’origine di tale patologia ci possa essere un disturbo della zona dell’ippotalamo. La cefalea a grappolo si manifesta per la ripetitività degli attacchi , e per la cadenza temporale in cui essi si manifestano, che varia tra i ventiminuti e le tre ore.
Ad oggi , non esiste una cura definitiva per la cefalea a grappolo, sebbene esista un novero di cure di tipo farmaceutico o naturali, atte a ridurre l’intesità degli attacchi legati a tale patologia. Il dolore legato alla cefalea a grappolo, ha una durata talvolta molto breve, quindi i tradizionali rimedi contro il mal di testa, potrebbero assurgere solo a dei palliativi, non in grado di risolvere l’entita del problema. Uno dei modi più comuni di curare tale problema è sicuramente l’ossigeno, infatti inalare delle piccole quantità di ossigeno tramite una maschera denominata reservoir non rebreathing, permette di ridurre la forza degli attacchi e di allevviarne l’intensità.
Molto utili possono essere i rimedi non invasivi legati alla cefaea a grappolo, come l’agopuntura, la digitopressione e l’omeopatia. Negli ultimi anni, a seguito di alcuni studi effettuati in merito a questa patologia, si è scoperto che l’uso della melatonina puo’ essere utile a contrastare gli effetti deleteri di questa forma di mal di testa.
E’ possibile, per i pazienti che non trovino efficaci le cure naturali e non invasive dover ricorrere a cure  farmacologiche dopo una visita con il proprio medico o specialista. Invece, sono rari i casi in cui si debba ricorrere chirurgicamente.

Male a metà schiena in gravidanza

Il male a metà schiena in gravidanza è una costante fastidiosa per le donne ma con un po’ di prevenzione qualche semplice esercizio fisico può essere tenuto sotto controllo. Il mal di schiena durante la gestazione compare tra il quinto e il settimo mese, ma anche nel primo trimestre di una gravidanza non è difficile che una puerpera accusi fastidi, dolori e contratture piuttosto costanti. Vediamo insieme sintomi, cure e rimedi.

I sintomi del male a metà schiena in gravidanza

 

Il male a metà schiena in gravidanza è localizzato nella zona lombare oppure in quella del bacino. Spesso interessa anche le gambe e il basso ventre, presentandosi quasi come una sciatica. Nei casi più gravi arriva fino all’altezza del torace, delle spalle e delle scapole.

Le cause del male a metà schiena in gravidanza

 

Medici e posturologi sono ormai concordi nel ritenere l’aumento repentino di peso la principale causa del male a metà schiena durante una gestazione: i chili in più, localizzati quasi tutto in seno e ventre, conducono la donna ad una posizione naturalmente sbagliata. La futura mamma è costretta ad adattarsi al nuovo corpo con uno spostamento del bacino che, non di lardo, le provoca una lordosi lombare. Cambia il modo di mettere testa, gambe, ginocchia e perfino la colonna vertebrale. Questi fastidi proseguono anche dopo il parto, dovendo mantenere spesso il bambino in braccio. La buona notizia è che essendo il male a metà della schiena dovuto ad una fase temporanea e ad un atteggiamento di costrizione, si può correggere.

I rimedi per il male a metà schiena in gravidanza

 

Una buona cintura lombare può essere efficace: si tratta di una benda elastica che comprime la zona lombare, massaggiando delicatamente i muscoli e sostenendo la colonna affaticata. E’ possibile anche fare prevenzione contro il male a metà schiena in gravidanza, facendo ginnastica correttiva, chiropratica pre e post parto, passeggiate, movimenti circolatori. Non ricorrete mai, senza consiglio del medico, a farmaci e antidolorifici in gravidanza per lenire il male a metà schiena.

Esercizi utili contro il male a metà schiena in gravidanza

 

Potete fare quattro esercizi semplici per ridurre il dolore.E’ stretching base, vi aiuterà a sciogliere l’acido lattico e a combattere l’indolenzimento dei muscoli quando il male a metà schiena in gravidanza diventa più acuto.

  • mettetevi sedute, con la schiena tesa e le gambe dritte, consiste nel toccare prima un piede, poi l’altro con le punte delle dita;
  • mettetevi carponi e inarcate la schiena il più possibile verso l’alto, stendendo i muscoli per almeno quindici ripetizioni;
  • state in piedi con le ginocchia piegate e le gambe divaricate: dondolate il bacino per sgranchirvi;
  • sempre in piedi: fate dei cerchi concentrici con braccia e gambe senza muovere il busto.
E’ stretching base, vi aiuterà a sciogliere l’acido lattico e a combattere l’indolenzimento dei muscoli quando il male a metà schiena in gravidanza diventa più acuto.

Quando consultare uno specialista

 

Se i sintomi persistono e il dolore si acutizza fino a impedirvi di muovervi, è il caso di contattare il vostro ginecologo e anche un ortopedico per una visita e una terapia specifica.

Cosa fare contro i brufoli

I brufoli rappresentano, soprattutto nell’età adolescenziale, una delle problematiche più comuni sia nelle ragazze che nei ragazzi nonché probabilmente quella più sentita in ragione del risalto che essi comportano da un punto di vista estetico e psicologico. Per contrastare i brufoli facendo in modo che scompaiano dal proprio viso in tempi piuttosto ristretti senza lasciare nessuna macchia, si possono seguire dei semplici consigli corrispondenti ad altrettanti rimedi assolutamente naturali.

 

brufoli

Il primo rimedio è quello dell’utilizzo del dentifricio che tuttavia non si rivela adatto a tutte le tipologie di pelle. Per mettere in essere tale metodo occorre bagnare la zona dove è presente il brufolo con dell’acqua calda, asciugare leggermente lasciandola inumidita e quindi adagiare un po’ di dentifricio. Dopo una quindicina di minuti si va a lavare con acqua tiepida. Si potrà notare un certo restringimento da parte del brufolo che in pratica si è asciugato. Ripetendo per tre volte al giorno questo procedimento si riuscirà ad ottenere un risultato piuttosto apprezzabile nel giro di un paio di giorni. In alternativa al dentifricio si può andare ad utilizzare con le stesse modalità un po’ di bicarbonato di sodio mescolato con un cucchiaino di acqua salata. Un altro metodo che consente di ridurre sensibilmente la vita del brufolo sul proprio viso è quello basato sull’utilizzo dell’aceto bianco. Si prende un po’ della classica ovatta, la si intinge con dell’aceto bianco e dopo aver pulito bene la zona dove è presente il brufolo, si fa ad esercitare delle leggere pressioni sul brufolo stando ben attenti a non schiacciarlo. Una sostanza che può essere usata in luogo all’aceto balsamico è il succo di limone. Naturalmente dopo che sono state effettuate queste pressioni sia nel caso dell’aceto bianco che in quello del succo di limone è necessario lavare opportunamente la zona anche in ragione dell’odore persistente su di essa. Per ridurre il brufolo è consigliabile anche applicare un po’ di ghiaccio su di esso in ragione delle sue qualità nel ridurre tutte le tipologie di gonfiore. L’applicazione dovrà essere continuativa per circa 15 – 20 minuti. Ultimo rimedio che vi vogliamo consigliare è quello di utilizzare una fettina di aglio da strofinare delicatamente sul brufolo per poi pulire il tutto dopo una mezzoretta. Naturalmente i rimedi che vi abbiamo proposto non eliminano il problema dei brufoli ma consentono soltanto di alleviare la loro presenza per cui è consigliabile rivolgersi ad un dermatologo che troverà la soluzione ottimale in base alla vostra pelle.

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Cosa fare per rimanere incinta

Per alcune donne restare incinta è cosa facile, per altre assolutamente no.
Su 100 coppie che cercano di avere un bambino, 80-90 ci riescono entro un anno (al massimo entro due). Il resto ha bisogno di qualche aiuto e tanta pazienza. Le donne giovani sono più fertili.
Il ciclo mestruale è un periodo che dura in media 28 giorni. Si conta dal primo giorno.
Intorno al 12°/14° giorno avviene l’ovulazione (il rilascio dell’ovulo dalle ovaie).
La temperatura corporea cambia, aumenta.
In commercio si trovano test per ovulazione (calcolano la concentrazione di ormoni attraverso l’urina espulsa). Non sono attendibili al 100%, ma quasi.

incinta
E’ questo il momento giusto per provarci!
Un ovulo vive dalle 12 alle 24 ore. Gli spermatozoi non resistono più di 3 giorni.
Per avere maggiori possibilità di concepimento, è opportuno avere rapporti sessuali ogni 2 giorni.
In questo modo si ha certezza che qualche spermatozoo è sempre pronto per la fecondazione, a ogni rilascio dell’ovulo.
Di seguito, alcuni semplici e pratici consigli.
Seguire una dieta alimentare equilibrata e uno stile di vita sano, è fondamentale.
La frutta fresca e la verdura di stagione garantiscono il giusto apporto di vitamine, sali minerali, fibre: mirtilli, lamponi, peperoni rossi, pomodori e verdure a foglia verde.
Broccoli e spinaci sono ricchi di acido folico, vitamina importante per la salute della donna.
Latticini, frutta, verdure, carne, pesce sono alimenti che devono essere ben distribuiti nell’arco della settimana, al fine di trarne benefici.
Le ostriche, ad esempio, sono ricche di zinco. Purtroppo non piacciono a tutte.
Essere in sovrappeso o sottopeso, non fa bene alla salute e pregiudica i tentativi di concepimento.
Non tentate di perdere peso in un nano secondo! Così come non cercate di guadagnarne mangiando di tutto!
L’alimentazione deve essere sempre e comunque bilanciata. Un esperto nutrizionista può essere utile alla vostra causa.
Da evitare l’alcol, il fumo, il caffè (questo vale sia per lui sia per lei).
Bere un bicchiere di vino con i pasti, non fa male; ciò che danneggia, è abusarne.
Consultate il vostro medico, al fine di eseguire un controllo completo dello stato di salute di entrambi.
Voi e il vostro compagno dovete evitare lo stress. Niente pressioni! L’equilibrio psicologico è fondamentale. Utile è fare esercizio fisico quotidianamente.

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Cosa fare in gravidanza

La gravidanza, sia dal punto di vista fisiologico che psicologico, comporta una serie di cambiamenti dovuti all’alterazione dell’equilibrio ormonale. L’emozionante viaggio di 40 settimane, ha inizio per mezzo dell’incontro di due cellule, una maschile (lo spermatozoo) e una femminile (l’ovulo), le quali generano un’unica cellula, detta zigote che, dopo circa una settimana, annidandosi nell’utero, da vita al processo di sviluppo embrionale.
In genere, la scoperta avviene dopo un ritardo del ciclo mestruale, si ricorre al classico test di gravidanza; in realtà, già nelle settimane precedenti, alcuni segnali d’allarme, preannunciano l’avvenuta fecondazione: nausea, stanchezza, sensibilità al seno; sintomi tuttavia troppo simili a quelli pre-mestruali, tanto da passare inosservati!

gravidanza

Dopo una prima fase di gioia e di entusiasmo, le future mamme, iniziano a porsi tante domande; è importante non lasciarsi sopraffare dallo stress, e seguire i consigli giusti per attraversare con maggiore serenità questo periodo.

La prima cosa da fare è contattare il proprio ginecologo, il quale prescriverà gli esami del sangue che dovranno essere presentati quando sarà fissata la prima visita ginecologica, che quasi sempre coincide anche con la prima ecografia. Il medico potrebbe richiedere indagini approfondite, quali la traslucenza nucale, l’amniocentesi e la villocentesi, per verificare se il feto ha malformazioni o alterazioni cromosomiche.

Una buona abitudine è quella di assumere acido folico, la preziosissima vitamina B9, essenziale per combattere l’anemia e prevenire malformazioni congenite, già durante la primissima fase della gravidanza ( anche se gli esperti consigliano di assumerla già un mese prima della gravidanza, durante il concepimento) e almeno fino al terzo mese. L’acido folico si trova nelle verdure a foglia verde, nelle uova, nei legumi, oppure sottoforma di integratore.

L’apporto calorico, durante la gestazione, deve aumentare di 70 calorie nel primo trimestre, di 260 nei successivi tre mesi, mentre nell’ultimo trimestre di circa 500. Si consiglia un’alimentazione sana; no ai cibi troppo grassi e ipercalorici in quanto il bambino potrebbe seguire in futuro quelle tendenze alimentari. Si invece all’uovo, considerato un ottimo alimento per la presenza nel tuorlo della colina, una vitamina importante per lo sviluppo del sistema nervoso centrale del bambino.

Infine, si consiglia di abbandonare subito le cattive abitudini come fumare o bere alcolici, e di non assumere farmaci, ad eccezione del paracetamolo. Seguire uno stile di vita sano prendosi cura di sè, è la regola principale per garantire uno stato di buona salute al nascituro.

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Cosa fare in caso di infarto

Per infarto si intende la mancanza di sangue, che può essere totale o anche parziale, e che porta inevitabilmente alla morte di un tessuto dell’organismo per ischemia. L’infarto cardiaco, infatti, si manifesta a seguito della dell’ostruzione o addirittura della chiusura di una o più arterie coronarie. Sono queste, infatti, che forniscono al cuore il sangue necessario. Le cause dell’infarto possono essere diverse. Di certo influisce e non poco lo stile di vita. Una vita sedentaria, un’alimentazione non corretta o comportamenti altamente pericolosi per l’organismo, come quello di fumare, possono portare a problemi cardiaci o ad avere un vero e proprio infarto. A queste cause se ne aggiungono altre, come per esempio l’ipertensione arteriosa, che riguarda la pressione del sangue che può in alcuni casi affaticare il lavoro del cuore, o anche patologie come la colesterolemia elevata o il diabete.

infarto

Una volta individuati alcune delle principali cause che possono portare ad avere un infarto, la domanda è: cosa fare in caso di infarto? La prima cosa da fare è quella di stare molto attenti ai sintomi e cercare di capire quando sta per manifestarsi un infarto. C’è da dire che i sintomi sono molto chiari ed il principale è costituito da un forte dolore proprio al centro del torace. Il dolore può anche essere avvertito alla spalla o ad un braccio e si manifesta come una sensazione di peso e pressione. Altri sintomi sono il pallore, forti difficoltà a respirare. Riconoscere i sintomi è fondamentale perché già alla prima avvisaglie dell’infarto bisogna fare qualcosa. Nello specifico si deve chiamare senza alcun indugio il 118 ed eseguire, magari non riagganciando ma restando in contatto con l’operatore, tutte le manovre in attesa che sul posto arrivino i soccorsi. Quali sono gli accorgimenti da prendere in attesa dei soccorsi? Innanzitutto il paziente non deve compiere alcun sforzo, questo per non affaticare ulteriormente il cuore. Deve poi essere tenuto al caldo, quindi una buona soluzione è quello di coprirlo con una coperta. Se non respira, bisogna praticare la respirazione artificiale ed un massaggio cardiaco. Ovviamente tali manovra vanno eseguite se si è in grado di farlo, altrimenti meglio non azzardarsi per non rischiare di peggiorare la situazione. Una cosa che si può fare, se si pensa di guadagnare tempo, è quella di accompagnare la persona che avverte i sintomi al pronto soccorso senza chiamare e attendere che arrivi l’ambulanza. Questo perchè il tempo è fondamentale: prima si interviene e più probabilità ci sono che l’infarto faccia minori danni all’organismo.

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Cosa fare per il mal di schiena

Il mal di schiena è legato a diversi fattori appartenenti alla sfera fisica, psicologica e sociale. Tale patologia affligge soprattutto colore che spesso compiono pesanti sforzi fisici, ma è anche dovuta a una scorretta postura.

I sintomi più comuni si manifestano con la comparsa di dolore, acuto o cronico, che spesso interessa la parte lombare della schiena.
Per chi ne soffre quindi è bene sapere che occorre praticare una corretta attività fisica o in casi estremi rivolgersi al medico.

mal-di-schiena
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] L’ esercizio fisico rafforza i muscoli, particolarmente interessati sono quelli della colonna vertebrale, rendendoli più resistenti e di conseguenza anche i vostri movimenti risulteranno essere meno faticosi.
La colonna vertebrale, potrebbe irritarsi nel momento in cui si compiono movimenti bruschi e inadatti, a cui il nostro corpo non è abituato; in questi casi, ad esempio, è bene non interrompere l’azione, ma continuare a muoversi così da facilitare i meccanismi di recupero.
Spesso, infatti, si pensa che a causa del forte dolore si debba interrompere qualsiasi attività, evitando perciò specifiche posizioni; ma se il dolore non è eccessivo, è consigliato continuare a svolgere le normali attività magari con pause più frequenti ed evitando esercizi che potrebbero accentuare il disagio.
Adatti a questo tipo di patologia sono gli esercizi indirizzati al rilassamento della massa muscolare o altrettanto efficace è stato considerato il rimedio naturale, tutto orientale, dello yoga, un toccasana, così come è stato definito, per il mal di schiena; praticarlo infatti, aiuta a combattere anche lo stress.
Lo sport dunque aiuta a prevenire gli acciacchi, esercitando i muscoli posturali che sono appunto i primi responsabili della maggior parte dei dolori. Inoltre mantenere un peso adeguato rispetto all’altezza contribuirà sicuramente a diminuire la tensione sulla schiena.Occorre però che l’ attività fisica venga effettuata regolarmente, con qualche fastidio iniziale, ma i benefici arriveranno presto; è preferibile perciò praticare qualcosa che vi piaccia e che non vi crei troppe difficoltà, anche motorie.
Ma se il dolore persiste, non bisogna sottovalutarlo ed è bene consultare il proprio medico, perché potrebbe trattarsi di un problema più grave, che il solo allenamento fisico non può risolvere.
Ci sono, però, “brutte notizie” per i fumatori; è stato dimostrato, negli ultimi anni, che il fumo, oltre a nuocere gravemente alla salute dei polmoni, danneggia la schiena contribuendo alla comparsa dei dolori, probabilmente perché riduce l’ ossigenazione dei tessuti della colonna.
[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] In alcuni casi eliminare i “fattori di rischio”, alla base di questa patologia, sempre più comune, come l’ obesità, una scorretta postura, il fumo, aiuterebbe a risolvere il problema dal principio.
Un consiglio in particolare, pratico e utile, che facilita i piccoli gesti quotidiani, è quello di imparare a flettere le ginocchia quando si vuole sollevare un peso, mantenendo, durante l’intero movimento,il busto in posizione eretta; basterebbe inoltre evitare di restare per lungo tempo in una stessa posizione, e per assumere una corretta postura stando seduti si raccomanda di inclinare il busto leggermente in avanti, in corrispondenza delle anche, mantenendo i gomiti poggiati sul piano di lavoro.

Dunque se nel caso incominciaste ad avvertire dolori alla schiena non occorre subito allarmarsi o ricorrere, ai primi accenni, a farmaci o trattamenti invasivi per il vostro corpo; basta solo tenere a riposo la zona interessata per qualche tempo e approfittare “dell’ occasione” per tenersi in forma in modo che i nostri muscoli riacquistino il loro tono.

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]