Mandibola che schiocca quando apro la bocca

Lo scricchiolio della mandibola è un fenomeno abbastanza diffuso il quale richiede considerazioni specifiche d’ambito medico dentistico. In effetti questa disfunzione osteo-articolare interessa il cavo orale e per capirne meglio cause ed effetti sullo stato generale di una persona affetta da mandibola che scricchiola, occorre analizzare anatomicamente la mandibola stessa.
Questo fondamentale osso mobile non è così dissimile dall’articolazione del ginocchio.
Infatti sia per il ginocchio che per la mandibola, un disco protettivo ha la funzione di ‘gestire’ le mobilità dell’articolazione, la quale in fase di apertura esegue spostamenti in avanti oltre che in basso, ovviamente contrari durante la chiusura.
Il disco protettivo ha la pratica funzione di attenuare gli attriti tra le due articolazioni, un punto nevralgico e focale che negli anni può anche degenerare nel suo stato generale, soprattutto in quelle fasce ulteriormente protettive che ne mantengono in asse la posizione.
Il logorio di questi nastri fibrosi, legamenti di congiunzione e sostegno del disco, causa un movimento scorretto dell’articolazione con conseguente ‘click mandibolare’, il nome generalmente più diffuso per questa patologia.
In alcuni casi le cause del malfunzionamento mandibolare risiedono ancora più a monte: ricordate che il corpo umano, come del resto quello di ogni singolo appartenente ai cinque regni riconosciuti, ha una funzionalità olistica, non localizzata.
La salute, lo stato di forma generale, dipende da una serie progressiva di interazioni tra apparati scheletrici, osteo-articolari, ghiandolari, muscolari, neurologici. In questa visione d’assieme è ben chiaro il motivo perché il click mandibolare potrebbe dipendere da una diversa causa rispetto alla canonica degenerazione del disco o delle fibre protettive.
Ciò risiede ancora più all’interno, nell’Atlante, il quale, mal-posizionato in seguito a concause dovute a età, traumi, posture scorrette come ad altri motivi di diversa genesi, determina uno stato di rigidità parziale della mandibola, con diversi gradi di gravità.
Il medico, o il dentista di fiducia, possono, tramite esami diagnostici di comune prescrizione, risalire al fenomeno delle cause e determinare il grado degenerativo e lo stato di Disfunzione Cranio-Mandibolare per il quale stabilire una diagnosi precisa supportata anche da un’anamnesi dettagliata da parte del paziente.
In questo quadro di consapevolezza medica, la Disfunzione Cranio-Mandibolare richiede un intervento mirato ed in tempi rapidi.
La patologia non si risolve nello scricchiolio, quello è un effetto, forse il minore del male.
Purtroppo, interessando aree craniali di particolare importanza, ricche di terminazioni e di gangli nervosi anche focali, la Disfunzione Cranio-Mandibolare genera non solo disturbi localizzati nell’area colpita ma ulteriori disfunzioni a carico delle ossa del cranio, con conseguenti cefalee, anche di forte intensità, ed effetti localizzati anche sulla colonna vertebrale con disfunzioni posturali anche di media intensità.
Occorre quindi intervenire su più fronti, innanzitutto sul riallineamento dell’Atlante per definire i nuovi assetti futuri, limitare i fenomeni legati alle cefalee spesso acuti e relativi all’infiammazione del trigemino.
E’ questo un nervo che quando infiammato raggiunge e supera la soglia di sopportazione del dolore, una nevralgia destabilizzante e fastidiosa, soprattutto la sera o durante la notte, in grado di togliere ore di sonno e generare stati d’insofferenza e spossatezza durante la giornata.
Questo è un primo settore d’intervento specifico: in seguito la ‘strategia’ medica si sposterà sulla rieducazione della mandibola affrontando i problemi relativi al disco di scorrimento articolare e alla fibre protettive eventualmente logorate.
In queste strategie mediche sarà fondamentale il supporto di un esperto dentista /gnatologo, il quale, con bite rieducativi posti nella bocca e altre considerazioni specifiche, parallelamente al riassetto dell’Atlante, sarà in grado, in un arco di tempo variabile a seconda della gravità, di ripristinare i giusti assetti portando il paziente ai benefici pre-patologici, di un corpo senza problemi nel cavo orale, nelle ossa craniali, nella colonna vertebrale, quindi risolvendo el disfunzioni posturali.

Crisi di panico nei bambini

IL MONDO DELL’INFANZIA: PRO E CONTRO

Mettere al mondo un figlio è una gioia incontenibile, alla pari con poche altre esperienze esistenziali.
È inoltre straordinario notare passo dopo passo i progressi maturati dal neonato, indice della prodigiosa intelligenza umana. Nella maggiore delle ipotesi l’infanzia di un bambino é serena, sorvegliata costantemente da mamma e papà.
Ma nonostante costituiscano la minoranza dei casi, vi sono alcune patologie sviluppate soprattutto in età infantile, le quali creano numerosi problemi non solo al bambino, ma anche ai genitori.
Le patologie di cui parliamo riguardano soprattutto la sfera psicologica e si riscontrano nel 15% della popolazione italiana (soprattutto negli adulti).
A cosa ci riferiamo? Beh, richiamiamo casi che variano dal disturbo ossessivo compulsivo a dei veri e propri attacchi d’ansia (o di panico).

 

L’ATTACCO DI PANICO NEI BAMBINI: COME SI MANIFESTA?

Non è facile riconoscere a primo impatto i sintomi di un attacco di panico, che genera una momentanea confusione soprattutto nel genitore, il quale è non solo l’unico responsabile del piccolo, ma anche il solo che può dosare o attenuare l’improvvisa variazione comportamentale.
In genere le avvisaglie più frequenti per questo genere di disturbo sono:
-Tachicardia
-Fiato sospeso (il bambino tende a trattenere il respiro a causa dell’eccessiva tensione, manifestando un colorito decisamente acceso e rossastro)
-Tremolio e spasmi
-Vampate di calore e sudorazione
-Inappetenza
Tutti i sintomi riportati possono essere un segnale allarmate di attacco d’ansia, perciò il piccolo cercherà di emettere uno o più segnali per richiamare l’attenzione della madre o del padre.
Quando il bambino inizia a perlustrare l’ambiente che lo circonda potrebbe anche soffrire di Agorafobia (paura degli spazi affollati, nei quali non sono presenti vie di fuga), un’ulteriore causa scatenante di attacchi isterici.
Tutto ciò dipende anche da un’iniziale difficoltà dell’infante a separarsi dalla figura materna o paterna, insomma l’unico punto di riferimento al quale possa aggrapparsi.

RIMEDI PER SCONFIGGERE L’ANSIA

In realtà un figlio è ancora troppo piccolo per poter risolvere un problema di questo genere, è per questo che i genitori sono gli unici ad avere le chiavi in mano per la risoluzione del problema.
La risoluzione può essere immediata o a lungo termine.
Già, è fondamentale che un bambino cresca in un clima sereno, fiancheggiato da una figura di riferimento che lo sostenga e lo aiuti nello sviluppo delle sue capacità, nello sconfiggere le sue paure. In caso contrario il bambino crescerà solo e porterà avanti i complessi che lo hanno tormentato da piccolo, con la probabilità che questi divengano ancora più forti.
Per una risoluzione a breve termine non c’è niente di meglio che far sentire il piccolo al sicuro, prendersi subito cura di lui chiedendogli cosa sia successo o come si possa risolvere il problema.
Dunque, la vicinanza di un padre o di una madre sono i veri rimedi, non saranno necessari farmaci o diagnosi mediche, l’unica vera cura risiede nel cervello e va coltivata con la serenità e la premura di un bravo genitore.
Provare per credere.

sintomi ansia e stress nei bambini

Sindromi ansiose nei bambini: quali sono i sintomi

Molto spesso non sono solo i grandi a soffrire di ansia e stress. Bisogna infatti ricordare che anche i bambini possono andare incontro a questi tipi di situzioni. Ed è bene riconoscerle in tempo in maniera tale da mettere in atto delle opportune soluzioni per il benessere del piccolo. Innanzitutto è bene partire dai segni evidenti che un bambino può mostrare in caso di eccessivo stress o di attacco di ansia. Il primo e più frequente è un battito cardiaco accellerato: ecco perché il bambino potrebbe manifestare un batticuore improvviso e che gli creerà disagio. Senza dimenticare che ci sono anche altri sintomi tipici di condizioni ansiose e di stress come l’eccessiva preoccupazione o paura anche per eventi semplici. Un segno importante, ad esempio, potrebbe essere l’aver paura di stare solo o anche semplicemente di andare ad una festa. Anche il pianto frequente e malumori continui potrebbero risultare prove di ansia nel bambino che non riuscirebbe così a gestire facilmente il suo umore. Da ricordare che una manifestazione tipica dell’ansia è anche quella che vede il bambino molto attivo o che non riesce a stare seduto per un po’ di tempo.

Le cause di ansia e stress nei bambini

Ovviamente bisogna ricordare che le cause degli stati di ansia nei bambini per certi aspetti non sono differenti rispetto a quelle che la causano negli adulti. Si parte da dei fattori genetici e quindi ereditari che potrebbero predisporre il bambino a situazioni di ansia e anche di stress eccessivo. Va anche fatta attenzione a non sottoporre il bambino ad eventi che potrebbero risultare come dei veri e propri traumi. Il sistema nervoso del bambino potrebbe portare a vita il ricordo di questa sitazione e così avere un’ansia con conseguenze per anni. Senza dimenticare anche la componente legata alla personalità del bambino. Molto spesso infatti ci sono bambini particolarmente sensibili che avvertono con grande intensità gli eventi o le circostanze che generano ansia. Le prime esperienze di vita hanno una grandissima influenza su quella che sarà la condizione psicologica del piccolo non solo nell’immediato, ma anche nel futuro. Questo vuol dire che è bene tener presente che è meglio evitare di esporre i bambini a situazioni che potrebbero comprometterne la serenità. Ricordando che nella maggior parte dei casi è proprio la storia personale di un bambino ad essere alla base di condizioni di ansia che potrebbero manifestarsi anche col passare del tempo.

Consigli utili per affrontare le ansie del bambino

Un aspetto che è bene ricordare sempre riguarda l’importanza dei genitori o comunque di figure di cui i bambini si fidano. Infatti per superare le ansie i bambini hanno bisogno di avere accanto delle persone che sappiano tranquillizzarli nel modo giusto. Ecco perché il primo consiglio per far superare le ansie ai bambini è quello di rassicurarli sempre fornendo anche una buona dose di affetto. Questo elemento andrebbe a rinforzare notevolmente la componente emotiva del bambino che sarebbe sicuro di avere accanto delle persone che sicuro lo aiuteranno. Inoltre è bene considerare che il bambino può risentire maggiormente rispetto agli adulti di situazioni di tensione o anche di litigi. Motivo per cui è sempre meglio evitare di mettere il bambino di fronte a queste situazioni che potrebbero avere notevoli influenze sul suo umore e soprattutto sulla sua ansia. Importante gestire al meglio anche la vita del piccolo per evitare che arrivi ad uno stress eccessivo i cui segni sono molto simili all’ansia. Questo vuol dire assecondare anche le sue richieste senza rendergli la vita troppo fitta di impegni magari a lui sgraditi. Il tutto ricordando che il dialogo è un elemento fondamentale: per cui è sempre utile chiedere al bambino come sta ed informarsi del suo stato d’animo.

Migliorare le funzioni cognitive ed allontanare la demenza con l’attività fisica

Che l’esercizio fisico faccia bene è ormai un dato di fatto e a darcene ulteriore conferma è uno studio recentemente pubblicato su una delle più accreditate riviste psichiatriche, “Molecular Psychiatry”. Nel caso specifico, è stato valutato il possibile legame tra esercizio fisico e prestazioni cognitive, rispetto ad una prevenzione del decadimento intellettivo tipico dell’età senile e di patologie come la demenza.

sport

Gli interessanti risultati di questo studio provano inequivocabilmente che il movimento fisico non solo migliora le funzioni circolatorie e previene le problematiche osteo-articolari, ma mantiene sane le capacità cognitive e riduce notevolmente il rischio di patologie degenerative come l’Alzheimer. Rispetto ad una persona che conduca una vita sedentaria, chi pratica un esercizio fisico costante vede ridotto fino al 45% il rischio di andare incontro alla demenza senile. E non è necessario svolgere un’attività estremamente impegnativa, per ottenere questi effetti protettivi è sufficiente mantenere un esercizio moderato e continuativo. Dallo studio emerge che i soggetti che praticano una regolare attività fisica beneficiano di una più ridotta atrofia cerebrale. Gli effetti protettivi derivano anche da una stimolata produzione di fattori di crescita neuronale: il movimento permette ai muscoli di liberare l’IGF-I, una sostanza neuroattiva che, assorbita dal cervello, stimola a sua volta la produzione del fattore di crescita BDNF, deputato proprio al potenziamento delle capacità di sopravvivenza dei neuroni. Inoltre il miglioramento si riflette anche sul tono dell’umore generale, a causa di un meccanismo sinergico con altri neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina.
Altro aspetto riscontrato è la differenza rispetto al beneficio ottenuto, tra popolazione maschile e femminile. Sembra infatti che le donne ricevano un effetto positivo più marcato rispetto agli uomini, in termini di miglioramento cognitivo. La motivazione potrebbe risiedere in un accentuato rischio femminile dovuto al repentino calo estrogenico menopausale, che aumenterebbe il pericolo di sviluppare malattie neurologiche degenerative.
Pur non essendo ancora chiari i livelli ottimali di esercizio fisico per il raggiungimento del beneficio massimo e se possano anche influire delle componenti genetiche, l’attività motoria ha senza dubbio importanti scopi preventivi e terapeutici, rispetto alle patologie cerebrali oggetto dello studio in questione.
Pare adeguato concludere citando l’antica locuzione latina “Mens sana in corpore sano”, che in questo contesto suona come un ammonimento e sembra appropriata più che mai.

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La visita medico sportiva

La visita medico sportiva è un certificato che attesta l’idoneità a svolgere una pratica sportiva ed è obbligatoria in Italia a livello agonistico, ma è comunque consigliata a chiunque voglia cominciare la pratica di uno sport, ovviamente anche se si tratta di un soggetto in età pediatrica.Injured man at the gym
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In linea generale consiste in una valutazione a 360 gradi dello stato di salute attraverso una semplice visita di controllo, confermata dal referto di un elettrocardiogramma sotto sforzo, una spirometria e un esame completo delle urine.
Solo determinate discipline richiedono esami più specifici e dettagliati.
A livello di normativa, la ‘visita medico sportiva’ per gli agonisti è tutelata dal D.M. del 18 febbraio 1982 e deve essere eseguita da un medico specializzato in ‘medicina dello sport’, regolarmente iscritto all’elenco regionale. In tutti gli altri casi è sufficiente il certificato rilasciato dal medico/pediatra di base.

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Anche se molte persone pensano che questo controllo sia solo un’inutile perdita di tempo, in realtà è un’ottima occasione per effettuare un check up completo ed approfondito della propria salute fisica. E’ bene infatti diffidare dei centri sportivi che non ne fanno richiesta e dei medici che bypassano il controllo e redigono semplicemente il certificato di idoneità.
Questa visita, obbligatoria solo in caso di agonismo, accerta la resistenza del fisico sotto sforzo ed è gratuita fino ai 18 anni dopo di che comporta un costo che varia dai 20 ai 50 euro, a seconda che venga effettuata presso una ASL (ticket) o presso uno studio privato.
Nella pratica concreta attraverso questa visita viene supervisionata la condizione fisica, vengono studiati eventuali sintomatologie, vengono verificati udito, pressione e vista. Poi viene confrontato il referto di un ECG a riposo con quello di un ECG sotto sforzo per testare la risposta del cuore. Tra gli esami di laboratorio generalmente vengono prescritti quello delle urine ed un prelievo endovenoso per controllare certi valori del sangue.
E’ possibile che venga effettuata anche una spirografia che fornisce informazioni sulla potenza e sulla portata dei polmoni, sia in fase di inspirazione che in fase di espirazione.
Un accurato controllo medico finalizzato alla pratica di uno sport sia a livello amatoriale che a livello agonistico riduce notevolmente il rischio di incidenti e di imprevisti. E’ giusto specificare che la visita medico sportiva non scongiura di per sè questi episodi, ma deve essere accompagnata da un giusto tipo di allenamento, da un sano regime alimentare e un corretto stile di vita.
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Il Peso forma, cos’è e come calcolarlo

Il peso forma, non è altro che semplicemente il peso ideale relativo alle rispettive caratteristiche personali.
L’età, il sesso, l’altezza, il tipo di allenamento: sono numerosi i fattori che influenzano il peso forma di una persona.Uno dei modi utilizzati più frequentemente per conoscere il proprio peso forma, consiste nel calcolo dell’indice del Body Mass Index (BMI), ovvero Indice di Massa Corporea.

peso_forma

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Non c’è certamente bisogno di uno specialista per eseguire questa semplicissima operazione: è sufficiente dividere il proprio peso, espresso in chilogrammi, per l’altezza elevata al quadrato, espressa in metri. Il coefficiente ottenuto andrà confrontato con un’opportuna tabella secondo la quale se il valore calcolato oscilla tra 20 e 24,99 allora si è nella categoria “normopeso”.

Valori compresi tra 25 e 29,99 si è in presenza di un leggero sovrappeso. Per valori superiori a 30 si parla di obesità. Nel caso invece in cui l’IMC calcolato sia inferiore a 19,99, il soggetto è sottopeso.

Questo tipo di calcolo presenta però dei limiti evidenti, non andando a considerare la quantità di massa grassa e di massa magra.
Ad esempio un soggetto ben allenato e con una muscolatura tonica e ben sviluppata, a parità di condizioni, avrà un peso molto maggiore di un individuo non allenato. In questo caso l’indice di massa corporea potrebbe classificare il soggetto nella categoria sovrappeso, quando in realtà si caratterizzano per una massa grassa estremamente ridotta.

Altra formula molto utilizzata è quella di Lorenz, che tuttavia non considera tra le sue variabili l’età o la struttura muscolare del soggetto. Il peso ideale per una donna si calcola eseguendo la seguente operazione matematica: dalla propria altezza in centimetri bisogna sottrarre cento e al risultato occorre sottrarre la semidifferenza dell’altezza meno centocinquanta.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]
Ad esempio ad una persona alta 175 cm il peso si calcolerà come: (175-100)-[(175-150)/2]= 62,5 kg.
Per gli uomini al denominatore non c’è più il fattore 2, ma il fattore 4. Ad esempio per un uomo alto 175 cm il calcolo si esegue come: (175-100) – [(175-150)/4]= 68,5 kg.
Ovviamente se il proprio peso, in entrambi i metodi di calcolo, è di molto maggiore rispetto a quello ideale, sarà necessario intervenire apportando delle variazioni alla propria alimentazione e più in generale al proprio stile di vita. [author] [sws_related_post]

Esercizi per dimagrire, l’importanza di tenersi in forma

Non si tratta di una sola questione estetica, ma di un corretto stile di vita. E’ scientificamente provato infatti, che l’aspettativa di vita sia inversamente proporzionale al proprio girovita. Per poter restare sempre in forma è fondamentale non solo controllare la propria dieta, ma anche praticare almeno tre volte a settimana attività sportiva.

I cardiologi di tutto il mondo consigliano di preferire l’attività aerobica a quella anaerobica.

esercizi dimagrire

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Questo significa che piuttosto che andare in palestra a fare sollevamento pesi, è preferibile fare una passeggiata, camminando con un’andatura piuttosto rapida per almeno trenta o quaranta minuti al giorno.
L’esercizio che probabilmente è più efficace per poter perdere peso è la corsa: l’attività aerobica per eccellenza, consigliata dai cardiologi, soprattutto se praticata a livelli non agonistici, che permette di apportare notevoli benefici al proprio cuore oltre che al girovita. Bastano tra i venti o trenta minuti per due o tre volte a settimana per ottenere degli effetti nel giro di pochi mesi. Non bisogna infatti illudersi che dimagrire sia un processo facile. Anzi, richiede molta pazienza, perseveranza e spirito di sacrificio, ma i risultati sono garantiti.
Ci sono inoltre anche degli esercizi, che, uniti alla corsa, possono permettere di dare tonicità alla propria muscolatura.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]
Per poter lavorare infatti sui fianchi è possibile fare delle semplici torsioni. Seduti su uno sgabello, prendiamo una mazza, la poggiamo delicatamente sulla nuca e cominciamo a ruotare completamente il bacino prima verso destra, poi verso sinistra, ripetendo questo movimento per almeno cento volte, sempre curando la respirazione.
Per non trascurare il proprio addome inoltre basta semplicemente stendersi a terra ed eseguire i classici “crunch”: stesi al suolo con la pancia rivolta verso l’alto e le mani dietro la nuca, cerchiamo di sollevare il petto leggermente, senza mai muovere il bacino dal pavimento. Il movimento va ripetuto almeno dieci o quindici volte per tre ripetizioni.
Infine non vanno trascurate braccia, spalle e dorsali, per cui possiamo eseguire delle semplici flessioni. Stesi a terra con la pancia verso il basso, evitando di inarcare il busto e la schiena, cerchiamo di sollevarci dal pavimento con la sola forza delle braccia.

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Weight lifting

Tradotto in italiano Weight Lifting (WL) significa pesistica ed individua una disciplina sportiva che fa parte della storia dello sport fin dai suoi albori.

weightlifting[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] La pesistica consiste nel sollevamento di un peso/bilanciere che deve essere sorretto sopra la testa. Le tecniche per effettuare questo esercizio sono due: il clean and jerk o slancio e lo snatch o strappo. La pesistica, inoltre, sviluppa forza massia, forza dinamica massima e forza esplosiva.
Nonostante, agli occhi dei meno esperti, questa possa sembrare una disciplina esclusivamente basata sulla forza, in realtà c’è l’apprendimento di una vera e propria tecnica dietro l’esecuzione di questo “semplice” gesto.
Gli atleti che si dilettano nel weight lifting sollevano masse tre volte superiori al proprio peso corporeo e non solo grazie alla forza e alla potenza, ma anche come risultato di un costante allenamento che mira ad affinare la coordinazione dei movimenti.
Anche se può sembrare strano l’allenamento di WL spesso viene usato perchè propedeutico alla preparazione di altre discipline sportive. Con il sollevamento pesi si sviluppa la forza, la coordinazione muscolare, il controllo neuro-motorio, la postura e la mobilità. L’esecuzione di tale allenamento affina movimenti e abilità necessarie ad esempio nella pallavolo (schiaccaita), nell’atletica (pallavolo), nella lotta (souplesse) e aiuta a migliorarsi in termini di rendimento.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]
Per iniziare questo sport è necessario affidarsi ad allenatori competenti che conoscano la tecnica in maniera specifica e che predispongano una tabella di esercizio graduale. Per arrivare al gesto finale dell’alzata, bisogna quindi dedicare molte ore all’apprendimento e agli esercizi ausiliari che compongono il plateale gesto finale. [author] [sws_related_post]