Ministro Balduzzi presenta il Piano nazionale amianto

Illustrato dal Ministro della salute Renato Balduzzi il tanto atteso piano nazionale sull’Amianto.

La presentazione ufficiale del piano nazionale sull’amianto illustrato dal Ministro della Salute Balduzzi pochi giorni fa, ha finalmente sancito i presupposti al fine di eseguire una maggior prevenzione, soprattutto nel settore edile dove il materiale era ampiamente utilizzato e ora finalmente messo al bando, facendo presente che l’Italia, sino a circa vent’anni fa, era una delle maggiori produttrici di amianto.
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La piattaforma di studio messa a punto dai Ministeri della salute e del lavoro, approvata circa un mese fa, si prefigge di migliorare notevolmente la comprensione di tutti quei fenomeni patogeni e della loro influenza sia sul territorio nazionale sia su gli altri paesi europei.

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Ottimizzare l’assistenza sanitaria, informare maggiormente sulle varie cause patologiche derivanti dalle polveri di amianto anche grazie alla costituzione di banche dati di campioni organici europei consultabili direttamente in rete, e in fine di creare nuovi percorsi sia riabilitativi sia di supporto psicologico.

Le risorse stanziate dovranno essere utilizzate in ambito nazionale sia aumentandone la prevenzione a livello locale da parte delle ASL con la rimozione dell’amianto, ma soprattutto incentrandosi maggiormente sulle terapie e diagnostica del “mesotelioma maligno”, tumore causato dalle polveri d’amianto, un materiale utilizzato soprattutto nel settore edilizio che è stato bandito da circa trent’anni nel nostro Paese.

In conclusione, con questo nuovo piano si spera di poter smentire almeno in parte le non rosee previsioni concernenti i decessi causati dall’amianto: secondo i dati degli esperti in Italia, fino al 2025, i casi di morte per questo pericoloso materiale saranno oltre 800 l’anno.

L’attenzione, quindi, va spostata soprattutto sulla prevenzione e sulle fasi di diagnosi e trattamento del tumore.

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Sigarette elettroniche, vietata vendita a minori di 18 anni

Le sigarette elettroniche continuano a far discutere, sia in Italia che all’estero.
Mentre le città si riempiono di punti vendita che sbandierano facili rimedi per smettere di fumare, crescono le perplessità della comunità scientifica e non nei confronti di questo prodotto che, appena entrato in commercio, sembrava davvero destinato a rivoluzionare le abitudini dei fumatori.

sigarette elettroniche

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Quello di fumare, infatti, è un gesto che nei fumatori accaniti diventa quasi compulsione: le sigarette elettroniche mantengono intatta la gestualità, riducendo progressivamente l’apporto di nicotina. Tuttavia i dubbi sulla loro reale efficacia – e, soprattutto, sull’assenza di effetti collaterali – non solo restano, ma si fanno sempre più pressanti, al punto che l’attuale Ministro della Salute Renato Balduzzi non ha più potuto ignorarli. Mediante un’ordinanza datata 2 aprile 2013, Balduzzi ha infatti proibito la vendita di sigarette elettroniche contenenti nicotina ai minori sotto i 18 anni. Solo i maggiorenni possono dunque acquistare questo prodotto: prima del decreto, invece, il limite era esteso solo ai minori di 16 anni.
Un provvedimento che fa discutere, ma che dal ministero rivendicano come a tutela della salute pubblica, soprattutto quella dei minori.

Del resto le statistiche sono allarmanti: mentre sempre più adulti cercano di liberarsi si questo fastidioso (e oneroso) vizio, le sigarette sono diffuse soprattutto tra i giovanissimi, per i quali costituiscono una sorta di status symbol, l’entrata simbolica, ma non effettiva, nell’età adulta.
La nuova ordinanza entrerà in vigore a tutti gli effetti a partire dal 23 aprile, e avrà durata minima fino al prossimo 31 ottobre, quando al ministero decideranno il da farsi.

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L’ordinanza in realtà è la naturale conseguenza del Decreto Balduzzi emesso alla fine dello scorso anno, tramite il quale a partire dal primo gennaio 2013 si vieta la vendita dei prodotti a base di tabacco ai minorenni. Contenendo nicotina, anche le sigarette elettroniche rientrano in questa categoria, con un’aggravante in più: il Ministro Balduzzi, infatti, vuole vederci chiaro sulle sigarette elettroniche, soprattutto sugli eventuali rischi per la salute di chi le fuma, e ha chiesto di ricevere aggiornamenti scientifici in merito. In attesa di ulteriori notizie, restano validi i dati piuttosto allarmanti che il Ministero ha ricevuto dall’Istituto superiore di Sanità il 20 dicembre del 2012: secondo questo rapporto, infatti, anche quei prodotti che contengono concentrazioni molto basse di nicotina – come appunto le sigarette elettroniche – possono comunque determinare il superamento della dose di nicotina quotidiana accettabile, che ciò non comporti danno per la salute di chi la consuma.
Ciò avverrebbe soprattutto nei giovani. La soglia massima di nicotina che è possibile assumere in una giornata senza che sia pericolosa per la salute è stata stabilita dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, l’EFSA, che ha provato come tale soglia sia superabile anche con un uso moderato di sigarette elettroniche. In seguito, il Ministro ha chiesto un rapporto del Consiglio Superiore di Sanità, il quale a partire dallo scorso 19 marzo è incaricato di approvare o meno l’utilizzo delle sigarette elettroniche “medicinale per funzione”.

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Stamina e staminali: Vannoni contro gli esperti

Ultimamente in Italia si parla moltissimo di cellule staminali. A portare alla ribalta questa tematica è stata la trasmissione di Italia 1 “Le Iene”, presentando il caso di Sofia, la bambina per cui l’unica cura possibile – anche se non certa – potrebbe derivare proprio da queste cellule la cui sperimentazione in Italia è vietata per legge.

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Nel clima mediatico e scientifico attuale, però, dove sembra regnare l’opinione che le cellule staminali non possano costituire il futuro della medicina, e non siano dunque quella cura “miracolosa” per mali fino adesso considerati incurabili – per lo meno con la moderna scienza legalmente applicata nel nostro Paese – si levano anche alcune voci dal coro: uno delle più dure ed emblematiche è quella del dottor Vannone, il quale si scaglia senza mezzi termini contro quegli esperti che continuano a snobbare il metodo Stamina, quello che cioè prevede l’uso di cellule staminali. In questo clima fortemente polemico, non si ferma dunque la polemica che vede contrapposto il dottor Vannone – che propone una cura a base di staminali per patologie finora considerate incurabili – e quei medici che invece non si discostano dalle linee terapeutiche ufficiali, ritenendole le uniche in grado di regolamentare la sperimentazione farmacologica, nonché di garantire al malato cure valide e soprattutto sicure.
Ma, verrebbe da chiedersi, se l’alternativa è comunque la morte, che senso ha parlare di sicurezza del paziente? C’è da dire che più volte, nell’ultimo mese, si è cercato un dialogo e un confronto costruttivo tra le parti. Il 4 aprile, in particolare, nella Sala Buzzati del Corriere della sera, le due parti contrapposte si sono incontrate alla presenza di alcuni malati. Erano presenti il dottor Davide Vannoni, fautore della cura Stamina nel nostro Paese, e il dottir Marino Andolina, colui che ha applicato questa terapia negli ospedali di Brescia e Firenze. Contrapposti, in un clima caldo e a tratti tesi, c’erano una rappresentante di Telethon, Francesca Pasinelli, il dottor Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, e il professor Paolo Bianco, dell’Università La Sapienza di Roma, specialista in cellule staminali. A moderare l’incontro tra le due fazioni contrapposet, c’era Luigi Ripamonti del Cprriere Salute.

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Il dottor Vannoni ha sostenuto quello che tutti sanno, avvalendosi di dati incontrovertibili, che sono sotto gli occhi di tutti: la metodica usata da Stamina, infatti, è “in chiaro”, nel senso che chi vuole saperne di più, conoscere modalità d’applicazione, dati clinici e statistiche che ne dimostrano l’efficacia, non deve far altro che andare su internet, dove troverà pubblicato tutto il materiale. Sostenuto dall’applauso dei presenti, Vannoni ha ribadito che la Stamina attualmente, laddove consentito, viene sperimentata in alcuni ospedali italiani.
Nanni Costa ha replicato che è la stessa modalità con cui avviene sperimentazione a essere sbagliata, poiché prima di applicare una nuova cura è necessario rispettare determinati protocolli di ricerc ufficiali, altrimenti la sanità italiana rischierebbe di diventare un territorio franco in un cui chiunque si sentirebbe autorizzato a proporre le proprie cure. Nanni Costa ha inoltre smentito Vannoni, affermando che loro in rete non avrebbero trovato nessun dato riguardante la Stamina. Il nocciolo della questione riguarda quelle che vengono chiamate “cure compassionevoli”, quelle cure cioè che sono già state sperimentate clinicamente e che, in mancanza di alternative, vengono usate per curare patologie diverse da quelle per cui erano state sperimentate.
La Stamina, però, non è tra queste, in quanto non sperimentata in Italia e dunque non in possesso del protocollo di ricerca. Non solo: Paolo Bianco spiega che, non essendo regolata dalla legge, questa cura non è riproducibile, e la scienza nutre forti dubbi circa la capacità delle staminali di trasformarsi in cellule del sistema nervoso centrale. Sia Bianco che Nanni Costa ha dichiarato la disponibilità della medicina ufficiale di visionare i dati derivanti dall’applicazione della Stamina, ma il dottor Andolina ha rimarcato come in realtà finora nessuno si sia fatto avanti per chiedere loro questa documentazione.
A conclusione dell’incontro, la proposta della rappresentante di Telethon, che ha chiesro di inserire i pazienti curati con Stamina in un protocollo ufficiale che permetta di monitorare e verificare i risultati. Del resto le 11mila persone che si sono rivolte alla Stamina Foundation solo nel mese di marzo sono un segnale molto forte per la Sanità.
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Giulio Golia annuncia l’infusione alla piccola Sofia di cellule staminali

Importante è stato l’intervento de Le Iene sul caso della piccola Sofia, affetta da Leucodistrofia metacromatica, una malattia neuro degenerativa terminale.

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Alla bambina, dopo una prima iniezione di staminali, era stata bloccata la cura perché in Italia la terapia è attualmente vietata. Attraverso un appello disperato mandato in onda dal programma di Italia 1 con il servizio di Giulio Golia, i genitori sono riusciti a coinvolgere l’intero popolo del Web e molti personaggi dello spettacolo come Adriano Celentano che si sono schierati a favore di un secondo ciclo di trattamento.
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Solo questa forte mobilitazione mediatica ha fatto cambiare idea al Ministro della Salute Renato Balduzzi, che ha autorizzato una seconda iniezione di cellule staminali.Così il 14 marzo, Sofia ha ricevuto la seconda delle cinque infusioni previste,nella struttura degli Spedali Civili di Brescia, dove era già stata a dicembre 2012. A confermarlo è stato lo stesso Giulio Golia che subito dopo,sulla sua pagina Facebook, ha postato una foto dall’ospedale che lo ritrae insieme alla piccola ed ai suoi genitori. Una battaglia vinta però per metà,sì, perché l’ospedale ha annunciato di rifiutarsi di somministrare le restanti infusioni.

Tutto ciò perché, i laboratori di Brescia dove venivano trattate le cellule, dopo un’ispezione dei Nas di qualche mese fa, sono stati dichiarati inadatti e gli è stato proibito di continuare la loro attività. Così, queste cure compassionevoli sono state bloccate e dichiarate potenzialmente pericolose da parte del Pm di Torino Guaraniello.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] La cosa paradossale che lo stesso papà di Sofia, Guido De Barros, sottolinea, è che questi stessi laboratori sono però considerati idonei alle cure per la leucemia. Inoltre, nell’intervista rilasciata al Tgcom 24, De Barros, punta il dito contro la mancata presa di posizione da parte del ministro Balduzzi e dell’Aifa sul decidere se queste cure di Brescia si possano fare o meno.
La piccola Sofia, potrebbe, se non riceverà le prossime iniezione, rimanere in vita ancora per poco, anche per un peggioramento causato dal ritardo delle cure e dalla mancata infusione dello scorso febbraio. Doppia beffa per i genitori poiché, in occasione della terza iniezione avrebbero voluto che a donare le cellule a Sofia fosse proprio la mamma Caterina.

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Male a un orecchio

Nel campo medico,il dolore alle orecchie viene chiamato otalgia.Ovviamente,per avere una diagnosi bisogna accertare le cause che determinano il dolore.

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– Si chiama otalgia primaria quando la causa del dolore dipende dallo stesso organo.Le cause possono essere di tipo infettive-infiammatorie(otiti,miringite,infezioni da virus o batteriche,candidosi…) oppure di tipo meccanico (cerume,trauma,inserimento di corpi estranei…).

– Si chiama otalgia secondaria quando l’origine del dolore proviene da altre sedi ma viene percepito anche nell’orecchio come quando si ha mal di denti,un ascesso,faringite,tonzillite,sinusite,raffreddore,bronchite,dolore cervicale.
Per la diagnosi il medico raccoglierà le prime informazioni direttamente dal paziente e terrà in considerazione l’intensità e la durata del dolore,l’eventuale difficoltà a deglutire,eventuale mal di denti e la temperatura basale.
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Il primo esame è quello otoscopico che consente di individuare eventuali otiti,infezioni e tappi di cerume e diagnosticare una otalgia primaria.Se il risultato è negativo,il medico procederà a valutare l’integrità dei quattro nervi cranici collegati all’orecchio ossia il nervo facciale,il nervo glossofaringeo,il nervo trigemino ed infine il nervo vago.Se ancora l’esito è negativo il medico valuterà l’esistenza di un eventuale dolore cervicale.

– Si chiama otalgia idiopatica quando non sono chiare le cause del dolore.
Considerando che il dolore all’orecchio è causato da varie patologie,prima di procedere ad una terapia specifica, il medico deve individuare la causa precisa.

Nel caso venga diagnosticata un’infezione virale il medico prescriverà un farmaco antimicotico o antivirale mentre se la causa è batterica verrà prescritta una cura antibiotica.
Se invece il dolore è causato,come di frequente,da malattie influenzali verrà trattato con il paracetamolo per abbassare la febbre,farmaci antidolorifici e ibuprofene per ridurre il dolore.
In particolare approfondiamo il mal d’orecchio causato dall’otite.
L’otite è un’infiammazione acuta o cronica dell’orecchio,le cause sono batteriche o virali.Possiamo classificare quattro forme di otite in base alla zona auricolare interessata dall’infiammazione.
L’otite interna interessa l’orecchio interno(adibita all’udito ed al mantenimento dell’equilibrio),l’otite media interessa la parte dell’orecchio medio(la forma di otite più comune nei bambini e che coinvolge la zona tra la membrana timpanica e l’orecchio interno)),l’otite esterna interessa il canale uditivo e la miringite interessa la membrana timpanica.

L’otite è una infiammazione acuta quando si risolve in un periodo relativamente breve e senza necessitare di farmaci o particolari cure mentre si chiama otite cronica quando si deve ricorrere a farmaci specifici per debellare l’infezione.
Il sintomo di tutte le forme di otite è appunto l’otalgia.Altri sintomi,come nausea e vertigini,possono determinare la parte dell’orecchio interessata.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] Le cause principali dell’otite interna sono le infezioni virali o batteriche come ad esempio la parotite(orecchioni),la meningite e le allergie.I sintomi prevalenti sono le vertigini,mancanza di equilibrio,ansia,nausea,giramenti di testa,fischi alle orecchie,pallore e mal di stomaco.La terapia consiste in farmaci antivirali ed antibiotici se la causa è virale o batterica,in farmaci antiemetici per attenuare il senso di nausea e nei anticolinergici per calmare l’ansia.Se i farmaci non sono sufficienti alla guarigione si potrebbe prospettare un intervento chirurgico.

Le cause principali dell’otite media sono le infezioni delle vie respiratorie quali il raffreddore come anche le allergie o una faringite.I sintomi prevalenti sono tosse,febbre,mal di gola e congestione nasale.La terapia consiste in farmaci antibiotici o antivirali,antinfiammatori ed analgesici che possono anche essere introdotti direttamente nel canale dell’orecchio.

Le cause principali dell’otite esterna sono batteri e virus e spesso è la conseguenza di otiti medie non curate adeguatamente,accumulo di cerume,freddo e umidità.La terapia consiste nell’assunzione di farmaci antibiotici ed antivirali.

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Male ai reni

I reni sono gli organi che, unitamente alle vie urinarie, formano l’apparato urinario responsabile di filtrare gli scarti del metabolismo ed eliminarli attraverso la minzione. Oltre a depurare il sangue, i reni concorrono a mantenere ottimale l’equilibrio idro salino del corpo.

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La branca della medicina che si occupa del buon funzionamento dei reni si chiama Nefrologia.
Il termine “dolore ai reni” è un modo errato di esprimere un disturbo che, nella maggior parte dei casi, non indica un dolore specifico agli organi, ma più propriamente una lombalgia.
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Questo tipo di dolore viene percepito come diffuso e difficilmente localizzabile, è un mal di schiena che potrebbe essere dovuto a un eccessivo dimagrimento, ad uno sforzo eccessivo ad una postura errata e generalmente si cura con tanto riposo, massaggi e qualche antidolorifico. La cosa importante è conoscere la natura del disturbo per evitare di sbagliare la terapia.
Altre cause di male al rene possono essere i calcoli, la pielonefrite, la nefrite e la malattia policistica. In tutti questi casi però è auspicabile che ci siano altri sintomi indicativi delle singole patologie.
La pielonefrite acuta è un’infezione del rene che comporta febbre alta e dolori lancinanti e persistenti ai reni (o per meglio dire un dolore circoscritto alle sedi dell’organo), all’addome e a volte anche alla gamba.

Questa infezione causata da batteri deve essere risolta con la somministrazioni di antibiotici, meglio se specifici per la natura dei microbi. Nei casi più gravi una terapia per via orale potrebbe non essere sufficiente e sono consigliabili il ricovero ospedaliero e una cura più aggressiva prima che insorgano complicanze a carico di altre parti del corpo.

Le coliche renali, note fin dall’antichità, sono accompagnate da dolori lancinanti. Ancora oggi è difficile prevederle e prevenirle e, nella maggior parte degli episodi si risolvono autonomamente con l’espulsione dei calcoli attraverso l’urina, ma in qualche caso severo è necessario intervenire chirurgicamente.
Il rene policistico, invece, è una malattia ereditaria a carico di quest’organo che comporta un forte dolore provocato dalla rottura di una ciste o da una ciste infetta.
Ci sono motivi anche meno gravi che possono essere associati al male ad un rene. La donna ad esempio ne soffre nel periodo mestruale e, durante la gravidanza, con l’avvicinarsi del parto. Il dolore ai reni può essere una conseguenza anche del colon irritabile.
[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] I casi invece di tumore al fegato sono abbastanza rari anche se i dati confermano cifre in aumento.
In ogni caso, se non si riesce a stabilire un collegamento certo tra dolore al rene e causa concatenata è sempre bene rivolgersi al proprio medico curante (o ad uno specialista) che dopo un’attenta anamnesi sarà in grado di completare il quadro eseguendo i necessari esami di laboratorio.
È molto indicativa, e permette un esito immediato, una ecografia all’addome e all’apparato urinario.
Generalmente, viene controllato anche il livello delle proteine attraverso l’esame delle urine e tramite un semplice prelievo vengono monitorati i valori di urea, potassio, fosforo, calcio, creatinina e albumina.
Spesso il dolore ai reni è semplicemente attribuibile ad un malfunzionamento dovuto ad un regime alimentare non sano e corretto, che se protratto nel tempo sovraccarica di lavoro questi organi filtranti.

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Cosa fare per il mal di schiena

Il mal di schiena è legato a diversi fattori appartenenti alla sfera fisica, psicologica e sociale. Tale patologia affligge soprattutto colore che spesso compiono pesanti sforzi fisici, ma è anche dovuta a una scorretta postura.

I sintomi più comuni si manifestano con la comparsa di dolore, acuto o cronico, che spesso interessa la parte lombare della schiena.
Per chi ne soffre quindi è bene sapere che occorre praticare una corretta attività fisica o in casi estremi rivolgersi al medico.

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[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] L’ esercizio fisico rafforza i muscoli, particolarmente interessati sono quelli della colonna vertebrale, rendendoli più resistenti e di conseguenza anche i vostri movimenti risulteranno essere meno faticosi.
La colonna vertebrale, potrebbe irritarsi nel momento in cui si compiono movimenti bruschi e inadatti, a cui il nostro corpo non è abituato; in questi casi, ad esempio, è bene non interrompere l’azione, ma continuare a muoversi così da facilitare i meccanismi di recupero.
Spesso, infatti, si pensa che a causa del forte dolore si debba interrompere qualsiasi attività, evitando perciò specifiche posizioni; ma se il dolore non è eccessivo, è consigliato continuare a svolgere le normali attività magari con pause più frequenti ed evitando esercizi che potrebbero accentuare il disagio.
Adatti a questo tipo di patologia sono gli esercizi indirizzati al rilassamento della massa muscolare o altrettanto efficace è stato considerato il rimedio naturale, tutto orientale, dello yoga, un toccasana, così come è stato definito, per il mal di schiena; praticarlo infatti, aiuta a combattere anche lo stress.
Lo sport dunque aiuta a prevenire gli acciacchi, esercitando i muscoli posturali che sono appunto i primi responsabili della maggior parte dei dolori. Inoltre mantenere un peso adeguato rispetto all’altezza contribuirà sicuramente a diminuire la tensione sulla schiena.Occorre però che l’ attività fisica venga effettuata regolarmente, con qualche fastidio iniziale, ma i benefici arriveranno presto; è preferibile perciò praticare qualcosa che vi piaccia e che non vi crei troppe difficoltà, anche motorie.
Ma se il dolore persiste, non bisogna sottovalutarlo ed è bene consultare il proprio medico, perché potrebbe trattarsi di un problema più grave, che il solo allenamento fisico non può risolvere.
Ci sono, però, “brutte notizie” per i fumatori; è stato dimostrato, negli ultimi anni, che il fumo, oltre a nuocere gravemente alla salute dei polmoni, danneggia la schiena contribuendo alla comparsa dei dolori, probabilmente perché riduce l’ ossigenazione dei tessuti della colonna.
[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] In alcuni casi eliminare i “fattori di rischio”, alla base di questa patologia, sempre più comune, come l’ obesità, una scorretta postura, il fumo, aiuterebbe a risolvere il problema dal principio.
Un consiglio in particolare, pratico e utile, che facilita i piccoli gesti quotidiani, è quello di imparare a flettere le ginocchia quando si vuole sollevare un peso, mantenendo, durante l’intero movimento,il busto in posizione eretta; basterebbe inoltre evitare di restare per lungo tempo in una stessa posizione, e per assumere una corretta postura stando seduti si raccomanda di inclinare il busto leggermente in avanti, in corrispondenza delle anche, mantenendo i gomiti poggiati sul piano di lavoro.

Dunque se nel caso incominciaste ad avvertire dolori alla schiena non occorre subito allarmarsi o ricorrere, ai primi accenni, a farmaci o trattamenti invasivi per il vostro corpo; basta solo tenere a riposo la zona interessata per qualche tempo e approfittare “dell’ occasione” per tenersi in forma in modo che i nostri muscoli riacquistino il loro tono.

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Male a deglutire

La gola è un apparato molto delicato e può capitare spesso che si abbia dolore nel momento in cui si deglutisce. Le cause possono essere diverse, così come i rimedi.
Spesso un’infiammazione della mucosa della laringe o della laringe, che a volte coinvolge anche le tonsille, causa un forte dolore nel deglutire.

male a deglutire

Si tratta si infiammazioni causate da virus o batteri che sono legate, in molti casi, a improvvisi cambiamenti climatici. Come curarle? Quando è presente anche la febbre possono essere molto utili gli antipiretici che contengono acido acetilsalicilico o paracetamolo, assunti da soli o associati alla vitamina C. Anche gli antinfiammatori possono avere un buon successo in questo caso. Altre precauzioni possono essere quelle di evitare di respirare aria secca dentro casa e tenere le stanze sufficientemente umide (ad esempio aprendo le finestre o usando un umidificatore). Ricordate inoltre di non fumare in casa. E’ comunque bene consultare un medico se il fastidio non si risolve entro 3-4 giorni.
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Quando il dolore è accusato nella parte alta del collo o nella parte inferiore dietro allo sterno, se le vostre difficoltà nel deglutire sono accompagnate da dolore toracico o sensazione del cibo bloccato nella gola, allora il vostro problema è l’odinofagia. Le cause sono generalmente infezioni o una malattia periodontale, ma anche semplici erpes o candidosi orale. A volte anche un ascesso dentale può causarla. L’odinofagia è curabile con rimedi naturali, come eliminare pasti abbondanti o ricchi di grassi, evitare aglio, cipolla, cioccolato, caffè, menta, alcol e bevande gassate, eliminare il sonnellino del dopo pranzo, evitare di fumare o ridurre il peso corporeo.
Un’altra causa del dolore nel deglutire può essere la disfagia, che può verificarsi a qualsiasi età ma è più comune negli anziani. Le cause sono l’Acalasia (ovvero quando il muscolo esofageo inferiore non si rilassa in modo adeguato per far entrare il cibo nello stomaco), l’invecchiamento, la Stenosi esofagea (cioè un restringimento dell’esofago), corpi estranei, Sclerodermia (malattia che causa irrigidimento e indurimento dei tessuti) o radioterapia (il trattamento del cancro può portare a infiammazione e cicatrizzazione dell’esofago).

Per curare la disfagia possono essere necessari esercizi che aiutino a coordinare i muscoli della deglutizione, o l’apprendimento di tecniche di deglutizione. A volte è però indispensabile ricorrere alla chirurgia per liberare la via esofagea. Ma è possibile anche intervenire con dei farmaci, poiché la difficoltà a deglutire può essere spesso associata ad una malattia da reflusso gastroesofageo, che a sua volta va trattata semplicemente con prescrizione di farmaci per via orale.
[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] Ci sono poi dei sistemi naturali da provare perché possono aiutare, se non a risolvere il problema, almeno ad alleviare in maniera considerevole i sintomi. Ad esempio può essere utile cambiare le abitudini alimentari, ovvero provare a mangiare pasti piccoli ma frequenti, oppure assicurarsi di sminuzzare il cibo in pezzi piccoli e mangiare con maggiore lentezza. Si possono inoltre provare alimenti con una texture diversa da quelli abituali.

Non dimenticate inoltre che liquidi sottili, come il caffè ed il succo di frutta, sono un problema per alcuni, come i cibi ‘appiccicosi’ quali burro di arachidi o il caramello, che possono addirittura arrivare a rendere difficile la deglutizione. E’ importante in ogni caso evitare l’assunzione di alcol, tabacco e caffeina, perché si tratta di sostanze che possono creare bruciore di stomaco.

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Male a un seno

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Il seno è una parte del corpo molto importante. Sia per un fattore estetico, cioè come simbolo di femminilità e attrazione sessuale, sia come fattore funzionale finalizzato all’allattamento della prole. Ma molte donne, periodicamente accusano dolore al seno causando preoccupazioni a volte fondate a volte un pò meno. Ma vediamo insieme quali potrebbero essere i sintomi che richiedano maggiore attenzione e le varie terapie di riferimento.

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[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Il dolore al seno colpisce all’incirca il 70% delle donne, e nella maggiorparte dei fortunati casi non si tratta di cancro. Il dolore può essere localizzato in entrambi i seni, o in uno solo, o nella regione ascellare del corpo. Bisogna distinguere due tipi di dolore che si caratterizzano in base al tempo di manifestazione: il dolore ciclico e il dolore non ciclico. Il dolore ciclico è strettamente collegato al cambiamento di estrogeni che durante un mese incrementano e decrescono in base alla fase di ovulazione. Infatti il tessuto mammario risponde a questi cambiamenti diventando più sensibile e procurando talvolta dolore. Quando però il fastidio avvertito è associato alla presenza di noduli, aree di spessore e cisti con molta probabilità siete da considerare dei soggetti fibrocistici, ma sarebbe opportuno, tramite una auto-palpazione, capire il grado di dolore che precepite e consultare un medico, per effettuare un ecografia che darà una risposta ai vostri dubbi. Il periodo del ciclo mestruale è quello in cui la maggior parte delle donne sente dei cambiamenti al seno. La stimolazione ormonale infatti provoca un rigonfiamento delle ghiandole mammarie, rendendo il seno più sensibile. Con il termine del ciclo mestruale dovrebbe andar via anche il dolore. Tuttavia anche lo stress può alterare il livello ormonale provocando dolore anche in assenza di ciclo.
Esiste anche un altro tipo di dolore che viene identificato come non ciclico e che si manifesta partendo dal seno e irradiando tutto il braccio. Questo può essere causato da un trauma al seno, da un danno fisico o dalla post-menopausa o pre-menopausa. Anche l’attività fisica, e lo sforzo prolungato possono causare un dolore non ciclico.
Può essere scambiato per dolore al seno la costocondrite, che in realtà interessa la connessione tra lo sterno e le costole,che si manifesta con l’età avanzata o con la cattiva postura.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]
Altre cause che possone dare origine al dolore al seno sono: l’aumento di peso, reggiseni con i ferretti, ormoni e contraccettivi orali. In ogni caso è sempre utile un consulto dallo specialista, specialmente se nella vostra famiglia sono presenti casi di tumore alla mammella e se i dolori sono abbastanza forti. Il controllo dal senologo e la mammografia è consigliabile a tutte le donne che hanno già passato i 40 anni di età.

La maggior parte delle donne sopporta i dolori ciclici al seno non ricorrendo a terapie specifiche, poichè tendono ad essere abitudinari e associati all’arrivo del ciclo mestruale. In ogni caso esistono alcuni accorgimenti da poter adottare quotidianamente contro il dolore e il fastidio.
Ad esempio un buon reggiseno comodo e morbido può evitarne la comparsa, e nei soggetti che ne soffrono maggiormente sarebbe opportuno portarlo anche la notte.
Per quanto riguarda l’alimentazione è consigliabile evitare cioccolatini, alcolici, caffè e tè e ridurre l’utilizzo del sale, in modo da evitare la formazione di cisti di grasso.
E’ utile integrare vitamine come la B6 o la B1 e la vitamina E, inoltre potreste anche trarre beneficio dalle erbe medicinali come l’estratto di enotera.
Se il dolore è più forte richiedete al vostro medico un trattamento farmacologico, facendo attenzione agli effetti collaterali a cui potete incorrere.

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Male a tutti i denti

Il male a tutti i denti è noto anche con il nome di odontalgia.
Nella maggior parte dei casi i dolori sono causati da problemi come le carie, malattie gengivali, la comparsa dei denti del giudizio, un dente rotto, infezione della polpa dentale, malattie della mascella o della mandibola o radice del dente esposta.

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Il male a tutti denti in alcuni casi anche se piuttosto rari può anche essere un sintomo di malattie del cuore come l’angina o un infarto miocardico. Il dolore è causato quando la radice del nervo di un dente è irritato creando un’infezione e pian piano si irradia fino alla mandibola, così da far sembrare che si tratti di un mal di denti.

Il male a tutti i denti o qualsiasi altro problema legato ad esso è veramente doloroso e inquietante. Esso colpisce la nostra vita e le nostre attività quotidiane completamente. A volte anche una semplice pulizia dei denti male effettuata può essere causa di un dolore forte a tutti i denti, un dentifricio di scarsa qualità che irrita le gengive o uno spazzolino con setole troppo dure che rendono i denti doloranti.
Alcuni studi dimostrano che la tensione mentale, lo stress e l’ansia peggiorano il dolore oltre alle carie, ascessi dentali, malattie gengivali, irritazione della radice del dente, la sindrome del dente incrinato e la cattiva occlusione.

Il male a tutti i denti ed il dolore della mascella o della mandibola sono lamentele comuni. Ci può essere dolore alla semplice pressione tra dente e dente, masticando caramelle gommose o molto dure o ancora avere dolore a causa della sensibilità al caldo o al freddo. In quest’ultimo caso il dolore può persistere per più di quindici secondi dopo che è avvenuto il contatto. Poiché l’area di infiammazione diventa estesa ed il dolore insopportabile, può irradiarsi fino alla guancia provocandone un visibile gonfiore ma anche causare dolori alle orecchie o alla mascella. Si tratta di un dolore temporaneo, graffiante che si verifica dentro e intorno ai denti e alla mascella, e può ripetersi più volte al giorno. Il dolore può essere minimo e acuto e può provocare bruciore e si manifesta ad intervalli più o meno costanti o ad intervalli irregolari.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] Nella maggior parte dei casi il mal a tutti i denti o alla mandibola possono essere curati con farmaci antidolorifici e antibiotici. Se c’è gonfiore alle gengive gli antibiotici possono essere comunque prescritti e quindi assunti senza controindicazioni specifiche. Gi antibiotici, servono comunque ad eliminare l’infezione che poi consente il trattamento specialistico.
Alcuni dentisti dopo un’accurata visita ed una radiografia propongono al paziente l’uso notturno del Byte. Quest’ultimo ha il compito di creare un giusto equilibrio tra mascella e mandibola e di conseguenza messo la notte, fa diminuire le contrazioni muscolari. Infatti dopo circa un mese il male a tutti i denti dovrebbe diminuire e poi pian piano sparire completamente.

La medicina alternativa propone tuttavia alcuni trattamenti fatti con l’applicazione di prodotti naturali. Tra questi troviamo l’aglio, che possiede una grande proprietà antisettica soprattutto quando viene sminuzzato in quanto rilascia sostanze lenitive che aiutano a calmare il dolore e nel contempo a combattere l’eventuale l’infezione. Tra gli altri metodi naturali contro il mal a tutti i denti ci sono i chiodi di garofano con cui si possono fare sciacqui o l’aceto con il sale molto indicato per alleviare il dolore.

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