Il gene che decide con che mano scriviamo

Destrimani o mancini? E’ un gene il vero artefice della preferenza nell’uso delle mani. Secondo la ricercatrice Silvia Paracchini la decisione di usare maggiormente la mano destra o la sinistra viene compiuta dal bambino, già in tenerissima età ed è indirizzata dalla presenza di un particolare gene nel Dna dell’individuo.

mano
La ricerca, condotta presso l’University di St. Andrews in gran Bretagna, ha evidenziato come il gene PCSK6 è il vero responsabile della scelta istintiva ed involontaria che compie il bambino già dai primi mesi di vita. Il gene, che si attiva già durante la formazione dell’embrione, è lo stesso deputato ad importantissime funzioni all’interno del corpo umano. La sua importanza fondamentale è, per esempio, osservabile nell’errato posizionamento degli organi interni in un individuo, in caso di malfunzionamento.
Il gene PCKS6 è l’unico in grado di attivare la proteina Nodal, a sua volta responsabile dell’attivazione di una serie di geni che stabiliscono la separazione tra destra e sinistra di tutto l’organismo dell’individuo. Un mutazione di tale gene, infatti, comporta una patologia denominata Situs Inversus, che si manifesta in un’anormale posizionamento delle strutture interne, con conseguente asimmetria patologica.
A differenza di un pensiero tragicamente diffuso in passato, non è quindi nessuno spirito demoniaco a costringere il bambino nell’uso della mano sinistra, a scapito della destra.

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Grassi del fegato compromettono il cuore

La salute del cuore inizia anche dal fegato: un accumulo eccessivo di grassi in questa importante parte del nostro organismo puo’ provocare numerosi danni tra cui quello di compromettere la salute cardiaca, provocando gravi disturbi funzionali.


La salute del fegato e l’accumulo dei grassi all’interno dello stesso va tenuta sotto controllo sin dall’età pediatrica per scongiurare il rischio di incorrere in una patologia denominata Nafid ( detta anche fegato grasso) che colpisce soprattutto i bambini obesi sin dalla tenera età.
Recenti studi hanno dimostrato che questa malattia comporta gravi disturbi a livello cardiaco andando ad intaccare la normale e corretta funzionalità del muscolo del miocardio.
La ricerca, condotta in collaborazione con istituti pediatrici di neuropsichiatria infantile, ha evidenziato come nei bambini affetti da malattia del fegato grasso i disturbi e le disfunzioni sistoliche e diastoliche fossero maggiori in relazione alla gravità della patologia epatica.
Questo vuole porre particolare attenzione sul non sottovalutare l’alimentazione dei più piccoli che potrebbero rischiare di avere la salute del cuore compromessa da un pericoloso accumulo di grassi nel fegato.
E’ necessario quindi, sin dalla tenera età, effettuare controlli periodici specialistici sulla salute dell’organo e porre particolare attenzione all’alimentazione, scongiurando così il rischio di Nafid e delle complicazioni che ne possono derivare.

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Nuova tecnica ESD per tumori gastrointestinali

In Giappone nel 2000 circa, nasce la “ESD” (Dissezione Endoscopica Sottomucosa), una nuova tecnica utilizzata per la rimozione dei tumori allo stomaco in stadi non avanzati che oggi è stata importata anche in Italia.

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L’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino è stato il primo, grazie al direttore Dr. Serafino Recchia del reparto di Gastroenterologia, a metterla in atto, applicandola anche al tratto esofageo e al colon.
Si tratta di una tecnica mini invasiva che mira ad asportare il tumore senza però danneggiare l’organo interessato e senza determinarne nessuna conseguenza a livello alimentare e digestivo. Rispetto all’asportazione chirurgica la degenza in ospedale si riduce da dieci giorni a tre, mentre la durata dell’intervento, in anestesia totale, può arrivare fino alle tre ore (vista la sua delicatezza).
L’equipe medica guidata dal dott. Franco Coppola, lo specialista nominato e appositamente addestrato dalla ASL di Torino con uno stage di approfondimento di circa sei mesi all’università di Showa di Yokohama, ha eseguito i suoi primi sei interventi, di cui tre al colon, nel 2012, senza complicazioni e con esiti positivi.
Si rende noto inoltre che nonostante la nuova scienza, i controlli devono essere regolarmente eseguiti per scongiurare e prevenire il rischio che l’organo possa manifestare un secondo tumore.

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TAC e tumore al polmone: rapporto rischi-benefici

Per molti anni si è parlato dei rischi della TAC. Nel caso di fumatori ed ex fumatori e la relativa correlazione con l’insorgere del tumore ai polmoni questi rischi sono al di sotto dei benefici derivanti da uno screening approfondito del paziente tramite TAC.

tac

La U.S. Preventive Services Task Force, un gruppo indipendente formato da esperti in materia di prevenzione che lavora per migliorare la salute di tutti gli americani, raccomanda di effettuare indagini anche attraverso l’utilizzo di TAC come sistema efficace di prevenzione rispetto al rischio di cancro ai polmoni. Indicano come consumi di riferimento, per coloro che risultano ad alto rischio di tumore al polmone, quei fumatori con consumo di sigarette pari ad un pacchetto al giorno per 30 anni, o due pacchetti al giorno per 15 anni, ed ex fumatori a parità di consumo che abbiano smesso da meno di 15 anni. Il numero di malati di cancro al polmone riconducibile al consumo di sigarette è risaputo essere molto alto. In base a queste statistiche basate sulla popolazione americana, la U.S. Preventive Services Task Force attraverso le loro linee guida, consiglia lo screening preventivo con TAC con l’obiettivo di diminuire il numero di vittime per tumore ai polmoni che ammonta a 160 mila morti l’anno negli USA.

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Gravidanza: perchè capogiri e svenimenti

Lei che colta da malore sviene all’improvviso e solo in quel momento scopre di essere incinta, chi non ha visto almeno una volta questa scena in TV?

gravidanzaSi, perché nell’immaginario collettivo la perdita dei sensi e i capogiri rappresentano alcuni tra i sintomi sentinella della gravidanza. Niente paura comunque, questi disturbi non sono pericolosi per il bimbo e si possono attenuare.
Alla base di questi fastidi ci sono diversi fattori: un complessivo indebolimento dell’organismo, il calo degli zuccheri, principale nutrimento del feto, che può generare uno scompenso glicemico, gli ormoni, in particolar modo il progesterone, che stimolando la vasodilatazione di vene e arterie per favorire l’afflusso di sangue all’utero, provocano il rallentamento del sangue e, infine, il peso del feto che poggia sui vasi sanguigni ostacolando il ritorno del sangue al cuore.

Che fare? Innanzitutto evitare di stancarsi troppo, fare spuntini frequenti scegliere cibi sani e nutrienti, bere molto e praticare una moderata attività fisica.
Se malgrado questi accorgimenti la testa gira è opportuno sedersi, contrarre ritmicamente i muscoli delle gambe per favorire la circolazione e tenere sempre a portata di mano una zolletta di zucchero o una caramella di liquirizia. E se ci si sente svenire? In questo caso la parola d’ordine è mantenere la calma, sdraiarsi subito sul fianco sinistro, sollevare le gambe e bere un bicchiere di acqua e zucchero.

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Trattamento con green laser per l’ipertrofia prostatica

Il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna sembra avere una chance in più con il Green-light laser. E’ quanto risulta da uno studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica Journal of Endourology. L’equipe del Prof. Kumar ha infatti sperimentato il Green laser su 186 pazienti suddivisi in tre gruppi e ripettivamente trattati con: resettore monopolare, resettore bipolare e Green-light laser.

Fermo restando che i parametri funzionali riferibili alla qualità di vita e al miglioramento della sintomatologia sono risultati simili nei tre trattamenti, la differenza è invece stata significativa per quanto riguarda la degenza e il periodo post-operatorio. L’intervento attuato con il Green laser ha infatti dimostrato il vantaggio di diminuire in modo rilevante la durata della degenza ospedaliera e la fastidiosa cateterizzazione.

 

Inoltre, è stata riscontrata una minor concentrazione dell’emoglobina e una quantità inferiore di perdite ematiche, di conseguenza una necessità molto ridotta di eventuali trasfusioni. L’ipertrofia prostatica benigna è una patologia tipica negli ultra-cinquantenni e consiste in un ingrossamento anormale della ghiandola prostatica. Pur avendo un decorso benigno, provoca dei problemi notevoli come l’incontinenza urinaria e diversi dolori associati, pertanto va tempestivamente trattata.

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Come evitare l’insonnia estiva

Con l’arrivo della stagione calda, dormire per molti diventa quasi un incubo, la temperatura insopportabile unita spesso all’afa non danno tregua, ma cosa fare per conciliare il sonno?

insonnia

In estate il nostro cervello produce meno melatonina e la minor quantità di questo ormone, influenza negativamente il nostro riposo notturno.
Prima di tutto seguire un’alimentazione corretta, anche se specie in vacanza è facile essere preda di cattive abitudini.
Consumate preferibilmente pasti leggeri, ricchi di proteine, sali minerali, vitamine ed aminoacidi, che rilasciano serotonina,sostanza che dona benessere e rilassamento, la sera evitate il digiuno, per non svegliarvi nel cuore della notte a causa dei crampi della fame, i cibi particolarmente piccanti, speziati o elaborati, si alla dieta mediterranea, naturalmente bere molto.
Evitate caffè, cacao o te, ricchi di sostanze quali la caffeina o la teina, che vanno a stimolare il sistema nervoso, come anche i superalcolici o il fumo, prima di mettervi a letto.
Far a meno dei cibi ricchi di sale, come patatine, alimenti in scatola o minestre con dado da cucina.
Se il pomeriggio siete abituati al solito riposino, fate in modo che non sia molto lungo, evitate l’attività fisica molto intensa nelle ore serali, o di passare molte ore al computer, perché così facendo si stimola il cervello, invece di aiutarlo a spegnersi.
Utile per conciliare il sonno, assumere la sera un bicchiere di latte caldo o ricorrere ad un rimedio naturale, come un’ottima tisana al biancospino.
Importante è riposare in una stanza aerata, magari usando un ventilatore o l’aria condizionata, da accendere un po’ di tempo prima e spegnere quando si va a letto, indossare indumenti in fibre naturali che lascino traspirare la pelle, come il lino o il cotone.
Per le donne che a causa degli ormoni, sono più irritabili e più soggette all’insonnia estiva, può essere utile l’assunzione di melatonina o di integratori.

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I farmaci da portare in vacanza

Estate: per molti tempo di vacanze e di partenze. Per godersi al meglio il tempo lontano da casa occorre portare con sé tutto l’indispensabile per far fronte agli imprevisti, a cominciare dai farmaci di prima necessità.

pronto soccorso
Al giorno d’oggi è difficile che anche in vacanza non si riesca a trovare una farmacia aperta. Una sicurezza in più però, soprattutto all’estero e per quei mali occasionali che necessitano di un intervento tempestivo, è quella di portare con sé in valigia i farmaci più versatili e di frequente utilizzo. Sicuramente tra questi rientrano gli antipiretici e gli antidolorifici, utili per placare febbre e infiammazioni o dolori tanto acuti quanto frequenti nei momenti più inopportuni, come il mal di denti o l’emicrania. Frequenti in trasferta, dati i cambiamenti di alimentazione e di clima, anche i disturbi intestinali o di stomaco. Meglio portare con sé, allora, tutto l’occorrente per farvi fronte: lassativi e antidiarroici, ma anche i farmaci che contrastano l’acidità di stomaco e favoriscono una corretta digestione.
L’esposizione al sole in questo periodo dell’anno favorisce l’insorgere di problemi della pelle, per questo è quasi d’obbligo portare con sé i farmaci contro le scottature solari e pomate antistaminiche o cortisoniche contro le irritazioni dell’epidermide.
Infine, specie con bambini al seguito, meglio avere sempre con sé un kit di prima medicazione, completo di cerotti, disinfettante e garze.

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Aumento delle possibilità di tumore per chi ha familiarità

Un importante studio condotto da un team di ricercatori italiani, francesi e svizzeri su un campione di oltre 20000 soggetti colpiti da diverse patologie tumorali tra il 1991 e il 2009, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Annals of Oncology, ha evidenziato la forte incidenza della familiarità sullo sviluppo della malattia.

visita
Gli studiosi hanno analizzato tumori che interessano diversi organi, in particolare quelli orofaringei, della laringe e del nasofaringe, quelli dell’esofago, dello stomaco, del colon retto, del fegato, del pancreas, della mammella, utero, ovaie, della prostata e dei reni.
L’equipe di oncologi, ponendo particolare attenzione all’anamnesi e alla storia familiare dei pazienti, ha rilevato un aumento della possibilità di sviluppare un determinato tipo di neoplasia nei soggetti che hanno un parente prossimo (di primo grado) affetto dallo stesso tipo di tumore.

La ricerca, dunque, pur tenendo conto anche degli altri fattori che intervengono quali possibili concause della patologia (come lo stile di vita, l’alimentazione, il fumo, l’alcol), è stata in grado di confermare e quantificare un dato – quello dell’incidenza della familiarità nella genesi dei tumori – che era già noto da tempo.
Sono molti, infatti, gli studi che mettono in correlazione la genetica e l’insorgenza del cancro.
Il merito di questa ricerca, tuttavia, e’ quello di aver saputo prendere in esame un campione molto vasto di soggetti e di patologie, ricercando correlazioni incrociate; la scoperta nuova ed interessante che emerge dallo studio riguarda proprio l’aumento significativo del rischio dei familiari di soggetti colpiti dal cancro di sviluppare un tumore anche diverso da quello che ha interessato i parenti. A titolo di esempio, le donne che hanno una parente che ha sofferto di cancro alla mammella manifestano un rischio quasi triplicato di ammalarsi di tumore alle ovaie.
Anche l’età del paziente che è stato precedentemente colpito dal tumore incide sulla possibilità per i familiari di svilupparne uno a loro volta: è stato rilevato, infatti, che se un soggetto viene colpito da patologia tumorale prima dei 60 anni, il rischio per i suoi parenti più prossimi è notevolmente più elevato.
I risultati di questa ricerca sono importantissimi sotto il profilo della prevenzione, consentendo ai medici di effettuare uno screening mirato, tenendo sotto controllo i soggetti più a rischio.
La prevenzione, infatti, resta una delle armi più efficaci per combattere il cancro.

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Impiantato Ilesto, il primo defibrillatore compatibile con la risonanza magnetica

Dalla Biotronik, azienda multinazionale leader nel settore della tecnologia medica, arriva Ilesto 7, un nuovo defibrillatore che detiene due importanti primati: è uno dei modelli più piccoli al mondo ed è pienamente compatibile con la risonanza magnetica. In Italia, il primo ad adottare questa tecnologia è stato il Policlinico Casilino di Roma.

ilesto

Il defibrillatore è un dispositivo medico che permette di prevenire la morte cardiaca improvvisa causata da tachicardia ed aritmie del cuore che riducono il flusso sanguigno: l’ ICD, sigla utilizzata per identificare questi device, invia impulsi elettrici ad alta energia che regolano l’attività cardiaca.
Ilesto 7, il nuovo defibrillatore targato Biotronik, nasce dall’esigenza di rendere possibile l’esame della risonanza magnetica, uno dei più richiesti in tutto il Mondo, anche a quei pazienti che per motivi di salute utilizzano l’ICD. Ilesto 7, infatti, non solo è caratterizzato da dimensioni molto ridotte, ma implementa una speciale tecnologia che rende possibile eseguire gli esami diagnostici senza problemi: se il paziente deve sottoporsi ad un esame di imaging a risonanza magnetica nucleare (RMN), il medico deve solo programmare diversamente il defibrillatore per reimpostare i parametri tradizionali una volta che l’esame è stato completato. Grazie ad un programmatore esterno, il medico cambia temporaneamente le impostazioni del defibrillatore senza conseguenze per il paziente.
La salute del paziente viene tenuta sempre sotto controllo anche grazie al sistema BIOTRONIK Home Monitoring® che ogni giorno, ed in maniera del tutto automatica, invia ai medici i parametri del defibrillatore ed i dati del ritmo cardiaco consentendo, quindi, di effettuare un vero e proprio controllo ambulatoriale anche a distanza.
Ilesto 7 risolve così due problemi importanti nel settore cardiovascolare: da una parte, infatti si registra un aumento dei pazienti che necessitano dell’impianto di un defibrillatore (si parla di percentuali di crescita che si aggirano intorno al 10-15% all’anno) mentre aumentano del 10% circa anche le richieste di coloro che devono sottoporsi agli esami di risonanza magnetica, una procedura complicata per i pazienti con defibrillatore fino all’arrivo di Ilesto.
I primi ad impiantare il nuovo dispositivo Ilesto sono stati i medici dell’Aritmologia del Policlinico Casilino di Roma: Leonardo Calò, Responsabile della struttura, ha evidenziato non solo l’innovazione tecnologica di Ilesto 7, ma anche la sua eccezionale durata che garantisce 11 anni di funzionamento riducendo le complicanze legate alla sostituzione dell’apparecchio.

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