Tutto sul sesto mese di gravidanza

Tra la 22esima settimana e la 26esima la gravidanza (più due giorni) giunge al sesto mese. In questo periodo la madre porta in grembo un feto già formato del tutto, anche se i suoi organi devono ancora raggiungere il 100% della loro formazione.

sesto mese di gravidanza

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft]

Intorno alla 24esima settimana infatti il piccolo forma le unghie, alla 25esima è già visibile l’insieme delle vene al di sotto dello strato epidermico mentre alla 26esima la pelle diventa più spessa e non è più trasparente, avvicinandosi sempre più allo stato ultimo che tutti conosciamo.

E’ facile riscontrare una maggior attività del feto in questo mese. L’alternanza di sonno e veglia è continua e, soprattutto quando la madre riposa, è possibile sentirlo agitarsi nel grembo. Stando agli studi, intorno alla 24esima settimana il bambino inizia a reagire ai rumori provenienti dall’esterno e alla musica. Sono in tanti i genitori che fanno ascoltare melodie delicate e orchestrali al piccolo, il quale però reagisce molto positivamente soprattutto alla voce di sua madre, che è importante inizi a instaurare un rapporto con lui parlandogli, e magari raccontadogli delle fiabe.

Se di certo il rapporto con la madre è quello più forte e sentito dal bambino, è consigliabile far ascoltare anche la voce del papà e dei fratelli, se ci sono, così da far riconoscere questi suoni al piccolo anche al di fuori della pancia, garantendogli una dolce sensazione di sicurezza, essendo sonorità che ha già imparato a riconoscere. Seguendo questa stessa logica si potrebbe raccontare una fiaba al bambino ad un’ora precisa del giorno, ripetendo lo stesso gesto anche in seguito alla nascita, stando attenti ad osservare le reazioni del neonato, che potrebbe ricavarne un gran conforto.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

In queste settimane il peso tende a crescere in maniera evidente, soprattutto per l’aumento della placenta e la crescita costante del feto. Questo però non deve spaventare le future madri, che di certo non dovranno ricorrere ad eventuali diete, che potrebbero risultare dannose per il corretto prosieguo della gravidanza. Tutto ciò che occorre fare è condurre uno stile di vita sano, contenendo i pasti tra colazione, pranzo e cena, concedendosi degli spuntini a metà mattinata e metà pomeriggio.

Arrivata alla 23esima settimana la madre inizierà a sentire, in maniera sempre più pressante, le contrazioni di Braxton Hicks e, fino alla 25esima, si potrebbero avvertire dei crampi ai polpacci o alle dita dei piedi.

Il sesto mese inoltre è quello in cui si svolgono alcuni importanti esami, come ad esempio quello della curva da carico di glucosio, utile a diagnosticare un possibile diabete gestazionale. Alla madre saranno fatti bere 100 grammi di glucosio ed eseguiti dei prelievi.

Alcune future madri, soprattutto a causa del crescente volume dell’utero, potrebbero riscontrare degli iniziali problemi alla circolazione. I maggiori problemi, qualora dovessero presentarsi, saranno avvertiti alle gambe. In particolare la gestante potrebbe accorgersi di edemi, varici o gonfiori sparsi sulle gambe. In questi casi si consiglia, quando si è sedute, di tenere sempre le gambe alzate. Quando invece si dorme si può posizionare un cuscino sotto i piedi. Di certo non tutte le donne in attesa dovranno affrontare queste eventualità, ma va detto anche che alcune di loro potrebbero riscontrare questo fastidio anche in maniera accentuata. In questo caso si consiglia di dotarsi di speciali calze per donne in gravidanza, che, unite ai consigli descritti in precedenza, possono davvero far miracoli.

Infine si consiglia, prima che la pancia cresca eccessivamente, di dedicarsi ai divertenti acquisti per il bebè.
[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Tutto sul terzo mese di gravidanza

L’avventura della gestazione che ti porterà a diventare mamma è ormai iniziata. A partire dal terzo mese i fastidi che ti hanno accompagnato fino ad ora (ansia, irritabilità, nausee) cominciano ad attenuarsi. Il primo trimestre rappresenta un traguardo importante, perchè in questo periodo comincia la c.d. embriogenesi. In tale fase delicata l’embrione è particolarmente esposto ad infezioni e altri tipi di problemi, quindi è necessario seguire scrupolosamente alcuni accorgimenti.

3 settimana di gravidanza

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft]

Alla fine del terzo mese il feto sarà quasi delineato, come pure il sesso del nascituro.

La prima ecografia in genere si esegue nel periodo compreso tra l’undicesima e la tredicesima settimana, e prevede in abbinamento anche il test per la sindrome di Down ed altre eventuali anomalie genetiche. Nel primo trimestre, se non sono stati fatti prima, si eseguono anche gli esami del sangue e delle urine. Questo è un periodo abbastanza delicato: quali regole di comportamento si devono seguire per proseguire la gravidanza in sicurezza?

La stanchezza e la voglia di dormire sono sensazioni assolutamente normali e fisiologiche, da assecondare il più possibile. Quindi, se ti viene sonno dopo pranzo o in altri momenti della giornata non ti privare del riposo necessario per il tuo benessere. Se ancora non lo hai fatto, elimina del tutto dalle tue abitudini di vita il fumo: se continui a fumare sigarette, le conseguenze per il bimbo potrebbero essere letali.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]
Evita inoltre si assumere farmaci senza prescrizione medica e di bere alcolici. Non spaventarti se ti senti affaticata e a volte ti senti di mancare: il fisico si sta adattando ai cambiamenti fisici ed ormonali che sta subendo con la gravidanza.

Cura il tuo corpo per evitare la formazione di smagliature: applica quotidianamente sul seno e sulle altre zone critiche un pò di olio di mandorle dolci, oppure un cosmetico specifico anti-smagliature. Prenditi cura di te e non trascurare il look.

Le vitamine e l’acido folico svolgono un ruolo importantissimo per il corretto sviluppo del feto, quindi cerca di alimentarti in maniera corretta, apportando all’organismo il giusto apporto di fibre e bevendo molta acqua durante la giornata per mantenere la pelle sempre ben idratata.

Fare attività fisica nei primi tre mesi di gravidanza è consigliabile, purchè non ci si affatichi troppo. E’ da preferire quindi la ginnastica dolce (yoga, pilates) oppure qualche sana nuotata in piscina.

Succede a molte donne di sentirsi un pò giù di morale, a causa dei cambiamenti cui il corpo è sottoposto: il consiglio è di non tenere tutto dentro, ma parlare con una persona amica o con il proprio compagno può aiutare a stare meglio e a guardare le cose con più ottimismo. La gravidanza è un periodo impegnativo, certo, ma è anche un momento bellissimo nella vita di una donna. Cerca di goderti le sensazioni e le emozioni legate a questo periodo, senza farti prendere dall’ansia o dalla paura del futuro. Il piccolo è dentro di te e puoi cominciare a parlargli e a stabilire un contatto con lui.

Per prepararti nella maniera migliore al parto, può essere utile frequentare fin da ora un corso pre-parto, dove vengono fornite tutte le informazioni necessarie su come gestire il parto sia dal punto di vista fisico che psicologico. Dedicati ad attività rilassanti e pensa positivo: anche il piccolo che porti in grembo se ne gioverà!

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Staminali del cordone ombelicale: perché è utile conservarle

Sempre più frequentemente, alla radio, in tv o sui giornali, si sente parlare di conservazione cellule staminali cordonali al momento del parto e dell’importanza che queste microscopiche unità rivestono in campo clinico. Quali sono, allora, le caratteristiche che le rendono così speciali e come vengono in aiuto alla moderna medicina?

cordone ombelicale

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft]

Partiamo dalle origini. All’interno del sangue presente nella vena cordonale, si trova sospesa una popolazione eterogenea di cellule staminali, le staminali cordonali appunto, che gli esperti hanno classificato in quattro diversi gruppi. Abbiamo dunque le staminali cordonali simil-embrionali, in grado di originare le cellule dell’intestino, del derma e del midollo spinale, ma anche le cordonali mesenchimali, che possono generare le cellule del tessuto osseo, cartilagineo, adiposo e nervoso, infine quelle cordonali ematopoietiche, che – come si intuisce dal nome – differenziano in cellule del sangue e del midollo e le cordonali progenitrici endoteliali che originano le cellule costitutive dei vasi sanguigni1.

Proprio la loro grande capacità proliferativa e differenziativa le rende in grado di rigenerare e riparare gli organi e i tessuti danneggiati del nostro organismo che altrimenti andrebbero sostituiti. Da qui la rilevanza che rivestono in ambito medico, soprattutto nel campo della medica rigenerativa. A tal proposito va però specificato che, nell’ambito della rigenerazione, solo un trapianto con cellule provenienti dal paziente stesso (autologo) offre un’elevata probabilità di successo: un’operazione con cellule provenienti da un altro soggetto (trapianto allogenico) può dare luogo al cosiddetto fenomeno del rigetto.

Anche in questo ultimo caso, tuttavia, è comunque meglio utilizzare cellule staminali cordonali, invece di staminali presenti in altri organi dell’individuo adulto, perché grazie alla loro immaturità “immunologica”1,2 vengono rigettate meno facilmente.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] Per ulteriori informazioni: www.sorgente.com 

Note bibliografiche

1. Francese, R. and P. Fiorina, Immunological and regenerative properties of cord blood stem cells. Clin Immunol, 2010. 136(3): p. 309-22.

2. Harris, D.T., Non-haematological uses of cord blood stem cells. Br J Haematol, 2009. 147(2): p. 177-84

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Donazione o conservazione. Quale scelta?

Numerosi studi scientifici dimostrano il valore delle cellule staminali in ambito clinico per il trattamento di numerose patologie. Ogni famiglia si trova a poter scegliere tra donazione cordone ombelicale o la sua conservazione.

Foto 1 (3)

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Le cellule staminali del cordone ombelicale possono essere conservate privatamente oppure donate al sistema pubblico nazionale. E’ giusto che i neogenitori siano al corrente delle differenze delle due realtà proposte, così da compiere una scelta ragionata e consapevole.

Decidere per la donazione al sistema pubblico, significa mettere a disposizione le cellule staminali raccolte dal cordone ombelicale del proprio figlio e, di conseguenza, perderne la proprietà. Il campione sarà conservato in una delle strutture pubbliche presenti sul territorio nazionale e potrà essere usato nel caso in cui ci sia compatibilità nel corso di trapianti allogenici. L’unica eccezione predisposta dal Ministero della Salute1 è il caso in cui ci siano rischi di patologie di origine genetica per il nuovo nato. Solo in questo caso, la famiglia può decidere per la conservazione dedicata ad uso autologo.

[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

In Italia abbiamo ben 19 biobanche pubbliche, che corrispondono al 10% delle strutture a livello mondiale. Nonostante ciò, i dati riportati dal CNS (Centro Nazionale Sangue) dimostrano che il numero di campioni registrati sia ancora molto basso. Qualche numero: nel 2011, 22.166 unità di sangue cordonale sono state prelevate, ma ne sono state conservate solamente 3.1422, a dispetto di un numero di nascite pari a circa 550mila3. Questo dimostra che la donazione non è un servizio garantito, che anzi la gran parte dei cordoni ombelicali continua a finire tra i rifiuti organici.

C’è però un’altra via possibile, quella della conservazione privata. In questo caso le cellule prelevate vengono crioconservate in bio-banche progettate appositamente e il campione rimane di proprietà della famiglia. Questa può usufruirne immediatamente qualora sopraggiunga la necessità.

Il Decreto Ministeriale del 18 Novembre 2009 stabilisce che la conservazione privata possa essere effettuata solamente in bio-banche estere. In questo modo, le cellule staminali possono essere utilizzate per effettuare trapianti autologhi (operazione nella quale le cellule vengono infuse nella stessa persona che le ha generate), oppure allogenici intra-familiari (un membro della famiglia del donatore riceve le staminali cordonali). Più stretta è la parentela, maggiore sarà la possibilità che ci sia compatibilità: fino al 50% con i genitori e fino al 25% con fratelli e sorelle.

La qualità del servizio offerto dalle banche private non è inferiore a quella delle banche pubbliche, anzi. Ci sono state e continuano ad essere effettuati trapianti che danno luogo in molti casi a risultati positivi.

Qui di seguito qualche ‘caso esempio’. Una bambina affetta da leucemia linfoblastica acuta all’età di tre anni è stata sottoposta al trapianto autologo di staminali del cordone ombelicale. La terapia ha portato da subito effetti positivi e oggi, a distanza di più di sei anni dall’intervento, la bimba è sana e può vivere una vita normale3. Il caso di Jan invece è un esempio di successo di trapianti intra-familiari: affetto da anemia aplastica, grazie alle cellule sane del fratellino ora può trascorrere un’infanzia serena.4

Sia la conservazione privata che la donazione pubblica sono strade meritevoli, ma purtroppo spesso vengono messe in contrapposizione creando competizioni e rivalità, quando invece ci sarebbe bisogno di lavorare con serenità insieme per un obiettivo comune: interrompere lo spreco di una risorsa tanto preziosa come le cellule staminali del cordone ombelicale e arrivare a migliorare ogni giorno l’efficienza del servizio offerto alle famiglie.

Note:

1. Decreto Ministeriale 18 novembre 2009 “Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato”.

2. Report 2011 riportato dal CNS.

3. Dati Istat.

4. Clicca qui per scaricare il documento.

5. Clicca qui per scaricare il documento.

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Cellule staminali cordonali: un aiuto importante in campo terapeutico

La conservazione cordone ombelicale, o più precisamente delle cellule staminali contenute all’interno del sangue cordonale, è una questione all’ordine del giorno, non solo al centro del dibattito mediatico ma anche di grande importanza dal punto di vista medico.

Man embracing pregnant woman

Sono, infatti, tantissimi gli studiosi in tutto il mondo che indagano le potenzialità di tali cellule in campo terapeutico, compiendo, giorno dopo giorno, innumerevoli passi avanti. Facciamo dunque una panoramica dei più recenti avanzamenti realizzati in questo campo.

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] In primo luogo, risultati positivi sono stati ottenuti nel trattamento di malattie onco-ematologiche, come la leucemia linfoblastica acuta e l’anemia aplastica severa. Il primo caso di trapianto autologo con staminali cordonali in questo campo è stato effettuato nel 2007 su una bimba di 3 anni affetta appunto da leucemia linfoblastica acuta. La terapia ha dato i suoi frutti: a un anno dal trapianto i valori ematici della piccola erano tornati normali e dopo 2 anni non vi era stato alcun segno di ricaduta1. Successivamente, nel 2011, sono stati pubblicati i risultati di un altro studio che mette ancora una volta in luce l’importanza delle staminali cordonali: tre pazienti affetti da anemia aplastica severa sono stati sottoposti, prima a una terapia immunosoppressiva, poi a trapianto autologo con le suddette cellule; rispettivamente per quasi 5 anni, per oltre 3 anni e per 17 mesi, i soggetti sotto analisi sono rimasti liberi dalla malattia.
[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

E l’efficacia delle staminali cordonali è stata anche testata sui disordini neurologici, come la paralisi cerebrale. È attualmente in corso un’analisi che valuta gli effetti terapeutici mediante trapianti autologhi su 184 bambini che presentano problematiche di questo tipo. Il trattamento finora non ha generato alcuna reazione avversa nei giovani pazienti, sottolineando la sicurezza della terapia2.

Infine, è stato studiato l’effetto di trapianti allogenici con staminali cordonali per trattare l’emorragia alveolare diffusa, una complicanza molto grave e rara del lupus sistemico eritematoso: i quattro soggetti colpiti da questa patologia, in seguito al trattamento, hanno visto il loro quadro clinico migliorare. A un mese dall’operazione i livelli di ossigeno nel sangue si erano normalizzati e dopo sei mesi anche quelli di emoglobina avevano raggiunto la normalità3.

Diversi esempi a testimonianza del grande valore delle staminali presenti nel cordone ombelicale del nascituro, una risorsa preziosa che può contribuire a migliorare le condizioni di salute di un numero sempre maggiore di pazienti.

Per maggiori informazioni: www.sorgente.com

Note:

1. Hayani A, Lampeter E, Viswanatha D, Morgan D, Salvi SN: First report of autologous cord blood transplantation in the treatment of a child with leukemia. Pediatrics 119:e296-300, 2007

2. Sun J, Allison J, McLaughlin C, Sledge L, Waters-Pick B, Wease S, Kurtzberg J: Differences in quality between privately and publicly banked umbilical cord blood units: a pilot study of autologous cord blood infusion in children with acquired neurologic disorders. Transfusion 50:1980-1987 3. Clinical Rheumathology

[author]
[sws_related_post]

Cosa fare dopo un aborto spontaneo

L’aborto spontaneo è una situazione che purtroppo si verifica molte più volte di quanto ci si possa immaginare.
Diverse ricerche e studi scientifici hanno, infatti, rilevato come il rischio che ciò possa avvenire entro i primi tre mesi della gravidanza e quindi nelle prime dodici settimane, sia effettivamente molto alto.

aborto-spontaneo

La percentuale che ciò si possa verificare si attesta intorno al 15% ed ossia quasi una ogni sette gravidanze. C’è da sottolineare tuttavia che in questa casistica sono stati inseriti anche i cosiddetti aborti naturali precocissimi che il più delle volte non vengono nemmeno avvertiti dalle donne. 

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft]

Questo perché l’aborto avviene nelle primissime settimane con una perdita minima di sangue che sovente viene erroneamente interpretata come una disfunzione del ciclo mestruale. Le ricerche hanno evidenziato, inoltre, come l’aborto naturale possa anche manifestarsi quando si è in presenza di un feto sano da un punto di vista medico.

Altro dato molto interessante è che nonostante l’aborto naturale può avvenire entro il sesto meso di gravidanza, la stragrande maggioranza dei casi si verifica nei primi tre mesi. Le cause che possono dare origine a ciò sono diverse. Nei primi tre mesi nella maggior parte dei casi l’aborto naturale avviene in ragione di qualche anomalia a livello genetico oppure cromosomico del feto. Queste anomalie comportano che la crescita del feto e il suo sviluppo sia molto irregolare fino ad arrivare ad un certo punto in cui sopraggiunge l’aborto spontaneo. Altra possibile causa è legata ad alcuni patologie della madre e nello specifico il diabete oppure una disfunzione delle difese immunitarie.

Alcuni studi hanno evidenziato come anche l’ipertensione arteriosa giochi un ruolo molto importante sotto questo punto di vista, in quanto l’andare sotto sforzo da parte cuore della mamma si ripercuote sul feto. Per gli aborti naturali che si manifestano dal terzo fino al sesto mese, la causa principale riguarda l’incapacità da parte dell’utero nel riuscire a supportare la gravidanza fino alla fine.

Altra causa piuttosto comune è una dilatazione prematura del collo uterino e della relativa muscolatura. Infine, le possibili infezioni dell’apparato genitale che solitamente portano addirittura alla rottura del sacco amniotico ed ossia dell’involucro dove è contenuto il feto.
Vediamo come occorre comportarsi una volta avvenuto un aborto. Diciamo che ci sono diverse correnti di pensiero. Infatti, l’organizzazione mondiale della sanità consiglia di far passare un minimo di sei mesi prima di provare nuovamente a concepire un bambino. Tesi che invece è stata smentita da altri enti che non trovano motivazioni valide per cui non si debba tentare nuovamente dopo un mese o per lo meno dopo un ciclo mestruale.
[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

Tuttavia, tutti sono concordi nel ritenere che per donne un po’ in là con l’età, è opportuno che i tempi siano brevi ed ossia all’ordine del mese in quanto con il passare del tempo aumenta il rischio che il bambino possa nascere con qualche disfunzione.
Chiaramente se si verificano almeno un paio di aborti naturali consecutivi è giusto ed opportuno rivolgersi ad un ginecologo per alcuni indagini specifiche per valutare eventuali problematiche. Dopo il primo aborto è comunque utile rivolgersi al proprio ginecologo per sottoporsi a dei controlli standard tra cui l’ecografia transvaginale e la ricerca dell’ormone beta HCG nel sangue della mamma.

Infine, i consigli che sono senza dubbio utili per evitare un aborto naturale, sono quelli di cercare di avere una vita piuttosto tranquilla nel corso della gravidanza ed inoltre di assumere nelle prime 12 settimane l’acido folico.

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

Con fecondazione assistita parto gemellare più rischioso

Negli ultimi due decenni è stato stimato che i parti gemellari, in rapporto ai parti singoli, sono duplicati.

La stessa tendenza è stata rilevata anche nella crescita della pratica del taglio cesareo.
Non c’è una vera e propria ereditarietà nelle cause delle gravidanze gemellari, ma un fattore che concorre in maniera incisiva al parto plurimo è l’aumento dell’età.

parti-gemellari

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft]È stato stimato, infatti, che in un concepimento sotto i 25 anni le probabilità di gemelli sono la metà rispetto ad una età superiore ai 35, percentuale che raddoppia sopra i 50 anni.
Un altro motivo che incide su questi dati sono le cure per la fertilità e il concepimento in vitro. In caso di parto gemellare conseguente ad una fecondazione assistita, le cautele e la prudenza devono essere maggiori in quanto ci sono rischi maggiori sia per la mamma che per i feti. Rischi che aumentano in modo esponenziale in caso di parto trigemino.
L’annoso dibattito sulla procreazione assistita è stato regolamentato in Italia dalla Legge 40 del 19 febbraio 2004 che, nonostante le diverse contestazioni, ha limitato il flusso delle coppie disperate verso l’estero che spesso hanno comportato esperienze negative in centri non adeguati o a causa di personale non competente.
[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] Stando ai dati registrati da uno studio sulla riproduzione assistita condotto presso l’Ospedale Universitario di Göteborg, in Svezia, è emerso che nei casi di trasferimento multiplo di embrioni su un campione di donne che si è sottoposta al trattamento negli anni dal 2002 al 2006, 921 hanno avuto parti doppi ma distinti, mentre 991 sono stati parti gemellari. Tra questi il 47% non è arrivato al termine delle 40 settimane, con un 39% di neonati sotto peso. Nei parti singoli, invece, i prematuri sono solo il 7%, con un’incidenza di bambini con basso peso solo del 5%.
Inoltre, la ricerca ha evidenziato che il parto gemellare comporta più rischi in termini di sepsi, gestosi, ittero e complicanze respiratorie e da taglio cesareo.
Ne emerge quindi una diffusa preferenza da parte dei ricercatori dello staff svedese per impianti singoli di embrione anche se le probabilità di concepimento sono inferiori, a costo di fallimenti e di nuovi tentativi anche per successive gestazioni.
In Italia molti centri per la procreazione offrono l’alternativa di congelare gli embrioni eccedenti nella prospettiva di una nuova gravidanza.

[sws_facebook_share]
[author]
[sws_related_post]

L’effetto protettivo dell’acido folico in gravidanza

Sebbene non se ne conoscano ancora le cause, un recente studio medico – scientifico ha evidenziato che l’assunzione di integratori a base di acido folico da parte della donne durante la gravidanza, possa essere un valido aiuto per la diminuzione delle possibilità di comparsa di autismo.

acido folico gravidanza

[sws_related_postleft showpost=”4″] [/sws_related_postleft] L’acido folico conosciuto anche come vitamina M o B9, è presente nei cereali, nel fegato, nel lievito di birra ed in alcuni ortaggi come gli spinaci. Insomma una sostanza piuttosto comune e che sembra essere di grande aiuto, in quella che può essere considerata una sorta di prevenzione nei confronti dell’autismo.

Entrando nel merito dello studio scientifico, esso è stato effettuato su un campione di oltre 85 mila bambini nati tra il 2002 ed il 2008. I test sono stati eseguiti nel mese di marzo 2012 ed ossia quando i bambini avevano una età che andava da un minimo di 3,3 anni fino ad un massimo di 10,2 anni, il che vuol dire una media di età anagrafica pari a 6,4 anni.

È importante sottolineare che le madri hanno assunto integratori a base di acido folico tra la quarta settimana di gravidanza fino all’ottava settimana. I risultati sono stati piuttosto sorprendenti. Il dato assoluto riporta che su un totale di oltre 85 mila bambini in 114 casi si è dovuto constare la presenza di problemi di tipo autistico, in 56 casi è stata diagnostica la sindrome di Asperger e in 100 casi si sono evidenziati dei disturbi piuttosto generici che non sono stati catalogati dai ricercatori. [sws_related_postright showpost=”4″] [/sws_related_postright] Il dato relativo è senza dubbio quello più interessate in quanto, mentre la percentuale di casi di autismo per bambini nati da madri che non hanno ingerito integratori a base di acido folico durante la suddetta fase della gravidanza è pari allo 0,21%, quella dei bambini le cui madri che hanno assunto acido folico si abbassa fino allo 0,10%, ed ossia viene più che dimezzata.

Lo studio ha evidenziato inoltre, che non c’è nessuna corrispondenza tra l’acido folico e la sindrome di Asperger o altre disfunzioni e che l’utilizzo di integratori a base di olio di pesce, altro alimento messo sotto il focus della ricerca, durante la gravidanza non presenta nessun significativo risultato in tal senso.
Lo studio è stato curato dal professor Pal Saren in collaborazione con altri esponenti dell’Istituto di Sanità Pubblica di Oslo ed è stato pubblicato sull’autorevole rivista medica americana Jama. Lo stesso professore Saren commentando il risultato riscontrato in questo importante studio, ha evidenziato come senza dubbio, fino all’ottava settimana di gravidanza l’assunzione di integratori a base di acido folico sia una cosa molto utile e che fa bene, ma allo stesso modo la sua efficacia nei confronti dell’autismo non può essere considerata cosa certa in quanto c’è da tenere in considerazione l’effetto casualità che si è potuto riscontrare durante lo studio e che essendo tale è impossibile da quantificare.
[author]

Sciopero ginecologi

Protesta unica nel suo genere, per la prima volta ginecologi e ostetriche incrociano le braccia per ventiquattro ore, per portare all’attenzione di tutti le loro condizioni di lavoro e avanzare le loro richieste.sciopero ginecologi

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Il 12 Febbraio si è avuto lo stop della sale parto in tutta Italia, ad eccezione esclusivamente di eventuali casi d’urgenza, per i quali la disponibilità di intervento è stata garantita. A causa dello sciopero, tutti i parti cesarei, precedentemente programmati per questa data, sono stati rimandati anticipandoli o posticipandoli, si stimano circa mille e cento nascite slittate, oltre a visite specialistiche ed ecografie. E’ il primo grande sciopero di questo genere che vede partecipare unitamente ginecologi e ostetriche. Ventiquattro ore di stop alle attività di routine a distanza ravvicinata alle prossime elezioni, per chiedere ai protagonisti della politica di prendere in considerazione le loro esigenze e i problemi legati al settore.

Tra le richieste avanzate, si ha innanzitutto quella di messa in sicurezza dei punti nascita, cosa che doveva già essere stata messa in atto, secondo un piano approvato nel 2010 ma che ancora non è stato attuato. Si richiedono interventi anche in merito ai costi proibitivi delle assicurazioni relative ai rischi professionali che possono arrivare a cifre molto alte, fino a sfiorare i trentamila euro all’anno e per porre un limite al contenzioso medico – legale in campo sanitario. Anche il principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao, chiede interventi per rivedere quello che è il concetto di colpa medica, affinché la responsabilità di eventuali eventi avversi sia attribuibile all’oggettività delle strutture sanitarie.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

Nella stessa giornata si sono fermate anche le attività ambulatoriali ostetriche e i consultori familiari, la mobilitazione ha riguardato tutto il territorio nazionale ed ha coinvolto all’incirca quindicimila operatori del settore. Le principali sigle sindacali di categoria hanno indetto una manifestazione a Palermo per portare avanti le richieste alla base della protesta e alle ore dieci hanno organizzato un incontro aperto alla stampa all’hotel San Paolo Palace, sempre a Palermo. Ulteriori conferenze stampa hanno avuto luogo nelle sedi degli Ordini dei diversi capoluoghi di Regione.

Nonostante i numerosi tentativi da parte del ministero della Salute e degli interventi da parte del Garante sugli scioperi Roberto Alasse, che ha invitato ad un ripensamento sulla data, motivandolo anche con le avverse condizioni meteo previste, le associazioni di categoria non hanno receduto dal loro intento, confermando la giornata di sciopero e protesta.

Ginecologi e ostetriche hanno tuttavia assicurato l’assistenza alle urgenze e ad i parti naturali. Come dichiarato dal Carmine Gigli, presidente Fesmed, l’intenzione non è stata quella di causare alcun tipo di danno alle donne, tutt’altro, garantire loro condizioni migliori per poterle assistere al meglio in strutture sicure e moderne, con maggiori garanzie sia per le pazienti che per i medici.[author]

Protesi mammarie difettose: sostituzione rimborsata

Si prospettano importanti novità nell’ambito delle protesi mammarie difettose applicate a un gran numero di donne che hanno eseguito interventi di mastoplastica additiva negli agli Ottanta e Novanta: stando a quanto dichiarate di recente, infatti, il servizio sanitario nazionale italiano è pronto a rimborsare i costi delle operazioni di sostituzione delle protesi mammarie non conformi, quindi che nel corso del tempo si sono danneggiate, rotte o che per il materiale in cui sono fatte costituiscono un pericolo per la salute della donna.
pip protesi
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Le protesi mammarie “incriminate”, le Pip, vanno dunque sostituite al più presto nelle cliniche specializzate, anche laddove non siano ancora insorti problemi. Secondo le statistiche, attualmente sono ben 400.000 le protesi Pip impiantate in tutto il mondo; parte di esse (circa 100.000) in Europa, soprattutto in Inghilterra, Francia, Spagna e Germania. Di recente il ministero della salute ha imposto un censimento per calcolare il numero esatto delle protesi impiantate in Italia, che secondo i dati raccolti sono 4500, ma che in realtà sarebbero molte di più. Renato Balduzzi, attuale ministero della salute fino all’insediamento del nuovo governo, ha confermato il rimborso economico per le donne che effettueranno operazioni di rimozioni delle protesi, pur ribadendo che i rischi cancerogeni ventilati negli ultimi tempi in realtà sarebbero ancora tutti da provare. Quando la notizie delle protesi cancerogene si era diffusa, qualche mese fa, tra le donne che avevano effettuato interventi di mastoplastica additiva era scoppiato il caos: del resto molte di loro avevano già avuto negli anni passati problemi con le protesi Pip, che spesso si spostavano, conferendo un aspetto innaturale al seno, oppure si rompevano con grande disagio e dolore della malcapitata, costretta a sottoporsi immediatamente a un nuovo intervento. Occorre ricordare che queste protesi – impiantate sia per scopi puramente estetici (aumento di una o più taglie del seno), sia per scopi medici, per donne affette da tumori al seno particolarmente invasivi – non vengono più impiantate ormai da diversi anni. Tuttavia, come sottolinea il Comitato Europeo per le emergenze e i rischi sanitari, la responsabilità di ritirare o meno dal mercato tutte le protesi incriminate, che potrebbero cioè rompersi e causare seri danni alla salute delle donne, spetta a tutti gli effetti allo Stato: finora i Paesi che hanno deciso di intraprendere questa strada sono Francia, Germania, Repubblica Ceca, Belgio e Olanda. In questi Stati, infatti, le autorità sanitarie locali hanno espressamente chiesto ai propri cittadini di rimuovere ed eliminare le protesi difettose. In Italia le Pip impiantate sarebbero comunque molte meno, e secondo le statistiche quasi metà di esse sarebbe stata impiantata nel Nord Italia. [sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]
Il problema, però, andrebbe affrontato alla radice, una volte per tutte: è questa l’opinione del Ministro Balduzzi, il quale ha ribadito più volte la necessità di controlli costanti sulla qualità delle operazioni effettuate e delle protesi utilizzati. Attualmente le misure attuate hanno carattere solo preventivo, poiché anche il Comitato Europeo ha ammesso che il rischio per chi ha impiantato una Pip non è certo. [author] [sws_related_post]