Dolore mandibola sinistra e collo

Il dolore alla mascella è un disturbo che ultimamente colpisce sempre più persone e i motivi possono essere sottostante. A seconda del motivo il dolore può essere acuto o cronico, comparire gradualmente oppure improvvisamente. Il dolore nella regione della mandibola sinistra e collo può essere abbastanza sordo oppure molto intenso, tanto da rendere difficile le operazioni di alimentazione. Tra le cause più comuni del dolore della mandibola sinistra e collo è lo stress a carico della pressione sulla zona. Ciononostante è possibile che il dolore di questo tipo sia anche segno di altre patologie e disturbi. Il dolore potrebbe essere causato da condizioni più gravi (nevralgie, infezioni e teumatoidi) o quelle più lievi (come il digrignamento dei denti). Spesso il dolore alla mandibola sinistra e collo viene considerato un primo segnale d’allarme nel caso di attacco cardiaco ingente.

Il dolore nella zona tra mandibola sinistra e collo può avere alcuni sintomi, relativi alla condizione patologica, alla malattia o al disturbo sottostante. Inoltre il dolore può espandersi o concentrarsi in un unico punto a seconda di diversi altri fattori. Non è un affatto un segreto che la condizione, la malattia o il disturbo sottostanti possono interessare anche altri sistemi del corpo. Alcuni tra i più comuni sintomi che accompagnano il dolore alla mandibola sinistra e collo sono:

-Febbre;
-Frequenti capogiri;
-Stanchezza nella regione facciale;
-Mal di testa permanente;
-Funzionalità limitate della bocca;
-Dolore, acuto o cronico, nella zona del collo sinistro;
-Gonfiore nella zona;
-Mal di denti;
-Intorpidimento della lingua.

In molti casi il dolore alla mandibola sinistra può presentarsi assieme ad altri sintomi che potrebbero indicare una condizione (o una serie di condizioni) di grave natura, come l’attacco di cuore citato precedentemente. Per questo non bisogna per nessun motivo sottovalutare l’importanza di questo dolore, credendolo secondario. Ci sono tutta una serie di sintomi che possono indicare l’insorgenza di una condizione grave ed estremamente grave. Fra questi troviamo:

-La difficoltà respiratoria;
-La difficoltà a deglutire;
-La mascella bloccata;
-La nausea e vomito;
-La sudorazione.

Come i sintomi, anche le cause del dolore alla mandibola sinistra e collo possono essere molteplici. Malattie, condizioni patologiche avverse, disturbi di vario genere già citati non rappresentano che una piccola parte di tutti i problemi che potrebbero causare il dolore. Senza dimenticarsi dei disordini articolari, spesso causati da condizioni patologiche permanenti. Inoltre il dolore al collo potrebbe provenire dall’età e dall’usura dell’articolazione, che a sua volta potrebbe scatenare la nevralgia e la reumatoide. Senza dimenticarsi del disallineamento mandibolare in seguito a un violento colpo, l’osteoartrite, l’osteomilelite, l’osteonecrosi, la lussazione mandibolare, l’artrite, la sinusite, l’ascesso dentale, la carie o il dente impattato. A tutte queste patologie si aggiungono condizioni patologiche di altra natura, come l’alveolite secca, la tiroidite e così via. In rari casi è possibile che il dolore alla mandibola sia sintomo di cancro orale. Motivo per cui in caso di questo sintomo si consiglia di recarsi tempestivamente da un medico per diagnosticare il problema e la sua causa. Apponendo una particolare attenzione sulle diverse caratteristiche del problema (la natura del dolore, quando è composto, se improvviso o graduale, se è limitante, se ci sono altri sintomi…) è possibile individuare con precisione la causa sottostante. Questo perché sono possibili le complicazioni che variano a seconda della causa sottostante. Queste complicazioni potrebbero portare alla malnutrizione con la conseguente carenza vitaminica e alla sostituzione della mandibola o di una parte della stessa.

Formicolio mani e piedi di notte

A tutti sarà capitato almeno una volta nella vita, di avvertire uno strano e fastidioso formicolio agli arti, in modo particolare a mani e piedi, durante la notte. Di solito una simile sensazione è semplicemente provocata dall’assunzione di posizioni scomode per lungo tempo.

Durante il riposo notturno può capitare di assumere posizioni particolari e di sottoporre a pressione determinate parti del corpo, comportando al risveglio quella classica sensazione di intorpidimento e formicolio. Ciò accade quando il flusso sanguigno è in qualche modo ostruito parzialmente. Di solito la sensazione scompare nel giro di pochi secondi, muovendo gli arti e modificando la posizione. In alcuni casi però, la sensazione di formicolio può essere provocata da disturbi molto gravi e presentarsi a prescindere dall’assunzione di posture scomode.

Tra le cause principali del formicolio agli arti notturno c’è l’osteocondrosi cervicale, ovvero la presenza di ernie o di un principio di artrosi localizzato tra le vertebre cervicali. In questi casi è opportuno rivolgersi al proprio medico ed eseguire costanti esercizi posturali per alleviare il fastidio.

Anche la sindrome del tunnel carpale, disturbo molto diffuso, che colpisce soprattutto chi utilizza mani e polsi per compiere movimenti di precisione, può causare il formicolio alle mani.

Spesso il formicolio notturno di mani e piedi è strettamente legato a ritenzione idrica o ad un’alimentazione scorretta. In questi casi basta fare attenzione all’idratazione quotidiana, bevendo almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno ed integrare nella propria dieta alimentare il giusto quantitativo di alimenti contenenti vitamina B.
Altri semplici rimedi che aiutano a ridurre l’insorgenza del formicolio agli arti, in modo particolare delle mani, consistono nel bagnare i polsi con acqua fresca prima di coricarsi, bere un cucchiaio di olio di semi o indossare una polsiera qualora si svolgessero lavori di precisione durante la giornata, in modo tale da proteggere nervi ed articolazioni.
Esistono poi tre differenti patologie che possono influire sul corretto funzionamento del flusso sanguigno e che si distinguono dai disturbi appena descritti per una maggior gravità.

La sclerosi multipla, una malattia neurovegetativa che colpisce in modo particolare i nervi ottici, il cervelletto ed il midollo produce un netto abbassamento del livello di sensibilità degli arti, che conseguentemente accentua il formicolio a mani e piedi e la sensazione di intorpidimento.
Anche una trombosi venosa, caratterizzata dalla presenza di coaguli all’interno del sistema venoso che impediscono il normale flusso sanguigno, diminuendo l’apporto di ossigeno ai tessuti, è tra le principali cause di intorpidimento degli arti nelle ore notturne o anche diurne. Qualora il formicolio dovesse essere accompagnato da altri sintomi, come dolore acuto o arti freddi, è essenziale recarsi tempestivamente al pronto soccorso.

Rimedi naturali contro il tartaro sui denti

Il tartaro sui denti costituisce un fastidio non soltanto dal punto di vista estetico, ma anche sotto l’aspetto funzionale. Si tratta di una sorta di degenerazione della placca, una sostanza che si deposita sui denti che alla lunga può diventare molto difficile da rimuovere. Eppure, esistono diversi rimedi naturali tutti da scoprire e mettere in pratica. Scopriamo insieme quali sono i più utili e interessanti.

Perché si forma il tartaro

Prima di dare un’occhiata ai rimedi naturali da provare, è necessario sapere per quali motivi si viene a formare il tartaro. Molti esperti attribuiscono la causa di tale inconveniente ad un’alimentazione poco corretta, basata su cibi troppo ricchi di zucchero. Una dieta basata su un eccesso di sostanze acide può fare molto male ai cavi orali, provocando la nascita della placca. Anche un’igiene dentale non adeguata può dare forma a questo pericolo. Infine, massima attenzione a bevande macchianti come caffè e coca cola, così come bisognerebbe limitare al minimo il consumo di tabacco.

Gli alimenti da assumere

Cosa si può fare per rimuovere il tartaro dai denti? Un’ottima idea è costituita da una dieta sana e metodica, con l’assunzione di determinati alimenti a discapito di altri. L’azione dei batteri nella nostra bocca può essere limitata tramite cibi ricchi di vitamina C, come ad esempio arance e fragole. In generale, le verdure crude e la frutta fresca possono costituire un autentico toccasana per i denti. Dalle bietole agli spinaci, dalla lattuga alla rucola, ogni prodotto verde può risultare molto utile. Diversi integratori sono in grado di agire al meglio, come ad esempio quelli a base di bicarbonato di sodio. Consigliati anche gli infusi di salvia, sesamo e prezzemolo.

Ulteriori rimedi utili per rimuovere il tartaro sui denti

Ovviamente, i sistemi di tipo naturale grazie ai quali il tartaro sui denti può diventare soltanto un brutto e lontano ricordo sono davvero molteplici. Presso un’erboristeria è possibile acquistare estratti di carbone attivo, capaci di rendere i denti più bianchi e puliti. Un discorso simile è valido per gli sciacqui con olio di semi di girasole, a loro volta capaci di rimuovere ogni tipo di tossina. Anche i collutori naturali sono capaci di migliorare la situazione, specialmente se realizzati in sostanze come l’aloe vera.

Consigli per prevenire il tartaro

Come spesso viene detto, prevenire è meglio che curare. Diversi consigli sono molto benefici per fare in modo che il tartaro sui denti non si formi. Dopo ogni pasto bisogna lavarsi i denti con la massima cura. Molto importante è anche l’utilizzo del filo interdentale prima di andare a dormire, per rimuovere ogni residuo negativo. Un dentifricio biologico è altamente consigliabile per rendere i denti più puliti. Se proprio la situazione non migliora, non si può fare altro che chiedere aiuto ad un dentista e sottoporsi ad una seduta di pulizia dentale, ma senza esagerare. Infatti, un utilizzo esagerato di questo metodo può mettere in crisi lo smalto dei denti.

Intestino pigro in gravidanza, cosa fare?

Intestino pigro in gravidanza, rimedi pratici

 

Intestino pigro: un problema comune con tante conseguenze spiacevoli

Durante i nove mesi di gravidanza, alcuni piccoli disturbi possono compromettere la serenità della gestante, andando a rendere faticose le normali attività quotidiane e difficoltoso il riposo notturno. Tra questi disturbi, uno dei più comuni è l’intestino pigro, dovuto ad una serie di fattori sia fisici che ormonali. L’ingrandimento dell’utero e l’aumento dei livelli di progesterone portano anche l’intestino più regolare a diventare improvvisamente pigro. La conseguenza è una sensazione di costipazione generale, che può avere diverse conseguenza spiacevoli e difficili da gestire: pesantezza, gonfiore, emorroidi e, nei casi peggiori, infezioni vaginali e cistiti. Un’altra conseguenza spiacevole della pigrizia intestinale è l’acidità di stomaco. L’intestino è solo il tratto finale di un apparato – quello digerente – messo sovente a dura prova dalla gravidanza. Anche lo stomaco dunque, come l’intestino, avrà bisogno di qualche attenzione in più durante tutta la gravidanza. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le soluzioni pratiche da mettere in atto per favorire il corretto lavoro dell’apparato digerente e dell’intestino in gravidanza.

Soluzioni pratiche contro l’intestino pigro in gravidanza

Le soluzioni pratiche contro l’intestino pigro in gravidanza sono molteplici. Il consiglio che diamo è quello di metterle in pratica tutte insieme, o per lo meno la maggior parte di esse contemporaneamente. Non potendo assumere farmaci di sorta, la gestante dovrà affidarsi ai rimedi naturali: in primis dovrà aiutarsi con la dieta. Bere molta acqua è il primo segreto: a questa, consigliamo di associare molti liquidi, quali zuppe e minestre, che sicuramente saranno gradite durante la stagione fredda, oppure centrifugati di frutta fresca, se la stagione è calda. Per ciò che concerne l’acqua, un litro e mezzo d’acqua al giorno sarà più che sufficiente. E’ bene poi introdurre nella propria dieta quotidiana alimenti ricchi di fibre, quali i legumi, i carciofi, i cereali, la frutta. Pasta e pane devono essere integrali. Anche la colazione è bene che sia a base di fibre integrali. Tra la frutta da preferire, segnaliamo i kiwi, ma anche la mela che, soprattutto se cotta, è un vero toccasana per l’intestino. Si evitino invece i cibi astringenti, come le banane, il riso, le farine raffinate e gli agrumi. Questi ultimi sono da evitare anche perchè rischiano di peggiorare i sintomi legati all’acidità di stomaco. Via libera invece ad un bel cucchiaio di olio d’oliva crudo aggiunto ai pasti: fa bene alle arterie e al contempo rende le feci più morbide, allontanando l’insorgenza delle emorroidi. Il terzo segreto riguarda lo stile di vita: passeggiare e camminare all’aria aperta porterà ottimi benefici non solo all’umore della gestante, ma anche al suo intestino poco collaborativo!

Sesta malattia bambini, tutto quello che c’è da sapere

Sesta malattia nei bambini: di cosa si tratta

I bambini tra i 6 mesi e i 2 anni sono coloro maggiormente a rischio per la sesta malattia. Si tratta di una malattia esantematica, ovvero una di quelle che si manifesta una volta sola. Questa malattia si caratterizza per un prurito notevole che porta il bambino a grattarsi in continuazione. Spesso a questo tipo di prurito fastidioso va aggiunta anche la febbre che può essere anche molto alta. Due sono i ceppi virali che sono alla base della comparsa della sesta malattia nei bambini, ovvero l’herpes virus umano 6 e il 7. Si tratta comunque di una malattia esantematica che nella maggior parte dei casi si risolve in pochi giorni e senza creare grossi problemi.

 

Quali sono i sintomi della sesta malattia

Quando si parla della sesta malattia nei bambini è bene ricordare quali sono i principali sintomi. Si parte con prurito, febbre ed un malessere generale. Per cui il bambino apparirà poco vispo e attivo. Senza dimenticare che mal di gola, naso che cola, inappetenza e anche lieve diarrea sono altri sintomi che sempre più spesso si accompagnano a quelli principali. Va ricordato che c’è anche un gonfiore notevole dei linfonodi del collo legato ad una risposta immunitaria che l’organismo proverà a dare contro il virus. Il rash cutaneo, rispetto al morbillo, sparisce dopo qualche giorno assieme a tutti gli altri sintomi: non ci sono perciò pericoli di conservare tracce della malattia esantematica.

 

Ci sono pericoli con la sesta malattia?

La sesta malattia nei bambini non comporta quasi mai problemi abbastanza gravi. Si tratta di una patologia esantematica che si risolve in poco tempo anche se è sicuramente bene fare attenzione ai suoi segni. Infatti si può arrivare a delle convulsioni nei bambini solamente in casi di febbre molto alta: si parla di un 10-15% di possibilità. Altro aspetto che bisogna considerare è la possibilità di risolvere i sintomi in poco tempo e in modo efficace mediante l’uso delle giuste soluzioni. Infatti i sintomi non sono gravi e né tanto meno avranno conseguenze sul bambino a lungo termine.

 

Il contagio della sesta malattia nei bambini

La sesta malattia non è una malattia esantematica particolarmente facile da diffondere e contagiare. I bambini sono quelli a maggior rischio proprio perché possono venire a contatto con la saliva, il muco nasale e secrezioni della gola provenienti da bimbi infetti. Ecco perché è bene fare in modo da evitare il contatto e soprattutto fare attenzione a situazioni in cui i bambini possano starnutire in continuazione. Va comunque specificato che un soggetto viene considerato non più contagioso non appena passa la febbre. Questo vorrà dire che la malattia sarà passata e non ci sarà pericolo di contagio per altri soggetti. In complesso questa malattia esantematica è comunque meno contagiosa del morbillo.

 

Come curare la sesta malattia nei bambini

Il decorso della sesta malattia è sempre benigno. Questo vuol dire che non si va mai incontro a manifestazioni gravi né altri problemi. In generale è bene specificare che non bisogna caricare l’organismo dei bambini con farmaci che, in determinate situazioni, possono essere inutili. Meglio puntare su sostanze che vadano a risolvere i sintomi legati alla sesta malattia. Questo vuol dire che si potrebbe utilizzare del paracetamolo per abbassare la febbre, così come l’ibuprofene ed altri antipiretici ed antinfiammatori. Ciò che bisogna specificare è che la sesta malattia non richiede in alcun modo antibiotici. La sesta malattia viene infatti causata da un virus e non da un batterio, per cui richiede farmaci specifici e maggiormente indicati.

vaccini obbligatori 2017, cos’è cambiato?

Un decreto legge del 17 Maggio 2017 ha innalzato il numero dei vaccini obbligatori per legge da 4 a 12. Fino ad oggi, le vaccinazioni obbligatorie erano le seguenti: antidifterica, antitetanica, antiepatite B e antipoliomielitica. A queste si sono aggiunte l’anti-pertosse, l’anti- meningococco B, l’anti-meningococco C, l’anti-morbillo, l’anti-rosolia, l’anti-parotite, l’anti-varicella e l’anti-Haemophilus influenzae. Il piano di copertura, che punterà ad arrivare almeno al 95%, sarà attuato mediante una programmazione secondo due distinte fasce d’età.

Per quanto riguarda i bambini da 0 a 6 anni, infatti, l’obbligo di vaccinazione sarà strettamente collegato alla possibilità di frequentare asili e scuole materne. In pratica, se i bambini non saranno vaccinati non potranno accedere al sistema pre-scolastico.

Per quanto riguarda la fascia d’età che va dai 6 a i 16 anni, l’obbligo diventa perentorio quanto la frequentazione scolastica. L’impossibilità ad essere accettati a scuola assume un ruolo rilevante, vista l’obbligatorietà stessa della scuola primaria e secondaria. Secondo la normativa, infatti, i genitori dovranno presentare alla scuola i documenti che certifichino le avvenute vaccinazioni. In mancanza, la scuola sarà tenuta a comunicare alla Asl territoriale l’assenza di tali certificati. Spetterà poi alla Asl contattare i genitori dei bambini, o chi ne fa le veci, per intimare loro ad adempiere alle vaccinazioni entro un determinato arco di tempo. Se i genitori non assolveranno all’obbligo o si rifiuteranno di adempiervi, saranno impartite, direttamente dal sistema sanitario ai genitori negligenti, severe multe che vanno dai 500 ai 7.500 Euro. Oltre a ciò, la Asl dovrà trasmettere tali dati al Tribunale dei minori che provvederà, a sua volta, alla sospensione della potestà genitoriale, con la motivazione di “condotta che cagioni grave pregiudizio al figlio”. In base a ciò, il Tribunale minorile potrà decidere persino per l’allontanamento del minore dalla residenza familiare.
Le opinioni personali a proposito dei vaccini abbondano, ognuno ha la sua, e persino l’ordine dei medici, pediatri in primis, si posiziona su due fronti contrapposti. Da un lato quelli che ammettono l’efficacia dei vaccini ma puntualizzano sul fatto che si tenga in troppo poco conto la possibilità che si manifestino effetti collaterali più o meno gravi. Secondo questi, infatti, i vaccini dovrebbero essere “tarati” su misura di bambino, in base alla sua anamnesi personale, al suo stato fisico ed alle concrete possibilità di contrarre determinate malattie (l’epatite B in particolar modo, che in soggetti sani potrebbe risultare totalmente inutile vista la percentuale di rischio estremamente bassa di contrarre il virus in questione).

Dall’altro quelli che, invece, pongono al centro della questione le statistiche che dimostrano come i benefici siano di gran lunga maggiori rispetto agli ipotetici effetti collaterali dei vaccini. Tali effetti collaterali, inoltre, si presenterebbero il più delle volte come semplici reazioni locali, quindi non pericolose, ed il tanto temuto shock anafilattico sarebbe davvero estremamente raro.

Per quanto riguarda poi la presunta relazione tra vaccini ed autismo (in tal caso viene tirato in ballo in particolare il vaccino cosiddetto “esavalente” somministrato ai bambini molto piccoli), anche qui le opinioni sono discordanti. C’è chi sostiene non vi sia alcuna relazione dimostrata di causa effetto, chi invece sostiene che l’assenza di tale dimostrazione non escluda a priori una possibile relazione. In un marasma di opinioni molto contrastanti e tutte ben motivate e convincenti, chi resta nel dubbio di star facendo o meno la cosa giusta vaccinando i propri figli sono proprio i genitori. Che ci si convinca dell’utilità dei vaccini oppure si seguano tesi più o meno “complottiste” a sfavore di questi, il dato di fatto resta che i vaccini obbligatori oggi sono aumentati, e tantissimi saranno i genitori ed i relativi figli richiamati all’ordine.

Ipnosi come anestesia

Approfondimento articolo: Ipnosi e interventi chirurgici

ipnosi

Chi di noi non ha mai sperimentato un’esperienza di dolore?

Tutti sappiamo che il dolore può essere fonte di sofferenza fisica e mentale, tanto da ridurre drasticamente la qualità della vita, e talvolta può rendere difficile mantenere un lavoro, una vita sociale e affettiva.
La scienza e la clinica dimostrano ampiamente come due dei fenomeni che possono manifestarsi in trance sono proprio quello dell’anestesia e quello dell’analgesia: la prima è caratterizzata dalla mancanza totale della sensibilità allo stimolo in una determinata parte del corpo, la seconda è caratterizzata dalla permanenza della sensibilità, ma privata della componente dolorosa, per cui gli stimoli si avvertono ma il dolore no.

Questa capacità trova moltissime applicazioni:
– Dolore ai denti
l’ipnosi permette di sottoporsi a piccoli interventi, per esempio dal dentista, che spesso è causa di grande ansia e angoscia;

– Dolore da parto
per cui una donna può scegliere di svolgere il training di preparazione in modo da saper gestire al meglio il dolore del parto e l’ansia che questo può creare;

– Dolore Post intervento
nel recupero da infortuni o interventi chirurgici;

– Dolore cronico
che può essere causato da malattie organiche di vario genere (mal di schiena, artrosi, artriti, cervicalgie, fibromialgia; etc.)

– Dolore oncologico

– Mal di pancia:
colite, gastrite, ulcera, reflusso gastroesofageo

– Mal di testa
cefalee;
etc.

Nelle situazioni sopracitate l’ipnosi non è utile soltanto nella gestione del dolore, ma anche per ridurre gli altri sintomi che possono esservi associati (nausea, vomito, prurito), oltre che per favorire la cicatrizzazione delle ferite e quindi velocizzare il processo di guarigione e migliorare l’assorbimento dei farmaci.

Qui di seguito un interessante video relativo all’utilizzo dell’ipnosi come alternativa all’utilizzo di un’anestesia farmacologica:


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Alcune ricerche hanno dimostrato che l’effetto analgesico dell’ipnosi non è riconducibile nè all’effetto placebo, nè alla paura, nè alla suggestione, ma è un effetto specifico che si manifesta durante lo stato di trance, durante il quale avviene una modulazione di alcuni sistemi sensoriali afferenti che comporta una attivazione normale degli indicatori involontari del dolore quali la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la frequenza respiratoria, la sudorazione, ecc.

La nostra mente possiede, dunque, la capacità di controllare il dolore e attraverso l’ipnosi le persone possono sviluppare questa potenzialità, in misura variabile da soggetto a soggetto, in modo da poterla utilizzare all’occorrenza.

L’ipnosi, così come dimostra la scienza e l’esperienza clinica sul campo, è uno straordinario strumento, che permette di sviluppare molte delle potenzialità della nostra mente e insieme ad altri strumenti può certamente migliorare la qualità di vita e il benessere di ciascuno di noi.

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Ipnosi e interventi chirurgici

Utilizzare l’ipnosi al posto dell’anestesia. Questo è quanto è riuscito a eseguire Enrico Facco, docente di Anestesia e rianimazione del Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Padova.

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Per la scienza si tratta di una nuova frontiera. Affrontare un vero e proprio intervento chirurgico senza l’utilizzo dell’anestesia non è cosa da tutti i giorni. Questo però è quanto accaduto nell’ospedale di Padova, dove una paziente è stata curata tramite l’impiego dell’ipnosi. La donna, di quarantadue anni, soffre di sensibilità chimica multipla. In altre parole è impossibilitata ad assumere praticamente ogni tipo di farmaco a causa di varie allergie a sostanze chimiche. Ecco allora che utilizzare l’anestesia per eseguire l’intervento sarebbe stato un azzardo. L’ipnosi, per tutta risposta, si è rivelata essere l’unica alternativa affinché la paziente potesse sottoporsi all’intervento per rimuovere il tumore alla pelle della coscia destra. Un intervento durato mezz’ora e perfettamente riuscito, al termine del quale la donna è uscita dalla sala operatoria sulle proprie gambe senza bisogno di alcun tipo di aiuto. “Per rendere possibile il tutto”, ha dichiarato il prof. Facco “sono bastate due sedute prima dell’intervento in cui ho testato il grado di ipnotizzabilità della donna”. La paziente, stando a quanto riportato dai parametri vitali e cardiaci, non ha provato dolore. Il docente però non pare stupito dai risultati ottenuti: “Quella dell’ipnosi è una tecnica applicabile anche in altri campi, come ad esempio curare fobie e attacchi di panico. C’è chi ha paura del dentista e non riesce neppure a entrare in clinica: l’ipnosi aiuta il paziente a superare il suo problema e le sue fobie”.

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