Come evitare disturbi comportamentali dei bimbi: a nanna presto

I vostri bambini sembrano soffrire di disturbi comportamentali? La soluzione è semplice: mandateli a letto presto. Non si tratta del solito ‘metodo della nonna’, ma la notizia è il risultato di uno studio condotto dalla University College di Londra.

nanna

Per evitare che i bambini siano vittime di fastidiosi disturbi comportamentali infatti è necessario farli andare a dormire presto e, se possibile, sempre alla solita ora. Gli studiosi della University College di Londra hanno infatti scoperto che mandare i bimbi a nanna a orari irregolari è fortemente legato a evidenti difficoltà comportamentali. La ricerca è stata anche pubblicata sulla rivista ‘Pediatrics’ e ha coinvolto oltre diecimila bambini in tutto il mondo. Sono stati osservati principalmente i comportamenti dei bimbi di 3, 5 e 7 anni. Coloro che vanno a letto tardi o che comunque non si addormentano sempre alla stessa ora hanno disturbi comportamentali di gran lunga maggiori rispetto ai pari età che invece conducono una vita più regolare. Il motivo è presto detto: i ragazzi che dormono poco infatti non riescono a riposarsi in maniera sufficiente e accumulano stanchezza. Restare svegli fino a tardi a guardare la tv è comunque un’opportunità che si può concedere ogni tanto ai bambini, ma non deve diventare abitudine. Dormire poco e male infatti predispone i giovani a problemi quali iperattività e difficoltà a legare con i compagni.
Gli studiosi hanno comunque evidenziato che gli effetti sono reversibili. Qualora infatti i bambini abituati a dormire a orari irregolari dovessero cambiare le loro abitudini, i miglioramenti sarebbero evidenti anche nel loro comportamento.

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Nuovo farmaco per i malati di tumore al pancreas

Saranno oltre 12 mila, secondo gli esperti, le persone che il prossimo anno verranno colpite dal cancro al pancreas, uno dei tumori più temuti dall’uomo. Questo male infatti affligge sempre più individui e, come se non bastasse, è difficile da individuare nella sua fase iniziale. I medici però hanno fatto una nuova importante scoperta che dovrebbe migliorare le condizioni di vita dei malati di cancro al pancreas.

medicinali

“Finalmente, per la prima volta, siamo di fronte a un sensibile passo avanti”, ha dichiarato entusiasta Stefano Cascinu, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM). “La ricerca è riuscita a mettere a disposizione una nuova molecola, il nab-paclitaxel: si tratta di un punto di svolta nella terapia”. La nuova scoperta dunque garantirà maggiore speranza di vita a coloro che contrarranno un cancro al pancreas. Certo, la nuova molecola non sarà miracolosa. Ma gli addetti ai lavori sono comunque riusciti a superare uno scoglio che fino a poco tempo fa sembrava invalicabile. “Il nab-paclitaxel”, ha continuato lo stesso Stefano Cascinu, “determina un aumento significativo nella sopravvivenza a un anno se viene somministrato con gemcitabina”. Dopo anni di insuccessi dunque finalmente è arrivata una buona notizia per tutti i soggetti afflitti da questo male. Come detto però la nuova scoperta non può e non potrà fare miracoli quindi, come sempre, la prevenzione resterà l’arma più efficace per provare a contrastare il cancro al pancreas. Alcuni dati hanno rivelato come i fumatori siano sensibilmente più a rischio dei non fumatori: la possibilità che questo tumore colpisca una persona che fuma infatti è addirittura tripla rispetto a chi conduce una vita più sana. Complessivamente inoltre, tra tutti coloro che hanno contratto il cancro al pancreas, è stato calcolato che oltre il 30% dei casi sia dovuto proprio al fumo delle sigarette.
A questo proposito l’Associazione italiana di oncologia medica ha voluto promuovere una campagna di sensibilizzazione nei confronti di questa patologia. Spesso infatti le persone si sono dette disinformate a riguardo, criticando talvolta anche in maniera aspra i mezzi di comunicazione pubblica. L’AIOM ha allora preparato alcuni opuscoli informativi che verranno distribuiti ai cittadini, oltre a un sondaggio sull’argomento per gli oncologi. Presto inoltre sarà online uno specifico sito web sul cancro al pancreas, accessibile a tutti e nel quale verranno pubblicate dichiarazioni e consigli di medici e studiosi. Come se non bastasse, a partire da gennaio 2014, verrà realizzato un tour di prevenzione in nove regioni italiane. Un impegno importante dunque quello promosso dall’AIOM, come specifica il presidente Cascinu: “Ci sentiamo vicini ai cittadini. Il primo opuscolo è dedicato completamente alla prevenzione, ricco di consigli utili per imparare a seguire uno stile di vita equilibrato”. Il secondo fascicolo invece si rivolge esclusivamente a coloro a cui è stato già diagnosticato il tumore al pancreas. Si tratta di un opuscolo che mira a migliorare il rapporto tra oncologo e paziente, cercando di rendere lo specialista un vero punto di riferimento per il malato.
“Questo è lo studio di maggiori dimensioni condotto fino a oggi in pazienti con tumori al pancreas”, ha voluto commentare Michele Reni, coordinatore dell’area di ricerca clinica del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Quello ottenuto è un risultato che apre scenari terapeutici e di ricerca decisamente interessanti”. Intanto gli oncologi hanno voluto dare qualche consiglio per prevenire questo tipo di cancro. E’ importante infatti seguire una dieta equilibrata, povera di grassi, e svolgere costantemente attività fisica.

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Rinite allergica in autunno: che fare?

La rinite allergica è una patologia infiammatoria che colpisce sempre più persone: le ultime ricerche hanno dimostrato come un italiano su sei ne soffre. E, come se non bastasse, a causa dello smog e dei cambiamenti climatici il problema sta diventando sempre più difficile da curare.

rinite

La rinite allergica comunque non è assolutamente una malattia grave. Spesso viene indicata anche come raffreddore allergico e, nella maggior parte dei casi, si sviluppa durante la primavera. Il problema però è che, rispetto al passato, molte più persone hanno cominciato a soffrire di rinite allergica anche in autunno. La causa principale è da ritrovarsi nel clima, ormai diventato mite anche durante mesi tipicamente più freddi come ottobre e novembre. Con gli irritanti pollini che iniziano a colpire le persone anche durante questi periodi. Tra i pollini più fastidiosi ci sono l’ambrosia e la parietaria: questi infatti sono così piccoli da penetrare con estrema facilità nell’apparato respiratorio e, talvolta, possono anche portare all’asma. I sintomi della rinite poi sono molto simili a quelli di altre allergie tipiche dei periodi primaverili e autunnali: si passa allora dal naso che cola al raffreddore, dagli occhi stanchi e arrossati fino alla lacrimazione continua. Niente di grave, come detto, ma la rinite è piuttosto fastidiosa, soprattutto quando poi dà origine a una forte tosse. Ecco allora che il proverbio ‘meglio prevenire che curare’ si rivela esatto in queste situazioni. Chi ha già sofferto in passato di rinite o coloro che spesso sono vittime di allergie devono adottare semplici accorgimenti, ma efficaci, per prevenire questa malattia. Innanzitutto bisogna evitare per quanto possibile il contatto con animali, i peli sono molto fastidiosi, e l’esposizione agli acari della polvere. Bisogna anche cercare di ridurre al minimo il contatto con fumatori e non si deve abusare di alcun tipo di farmaco. Ma gli accorgimenti non finiscono qui: è importante anche chiudere i finestrini dell’auto durante lunghi viaggi e si deve preferire vacanze o weekend al mare piuttosto che in campagna (qui infatti il rischio di venire a contatto con pollini è di gran lunga maggiore).
Qualora però la rinite dovesse avere il ‘sopravvento’ ci sono alcune semplici cure e rimedi da seguire per ridurre al minimo i nostri fastidi. I farmaci antistaminici e gli spray nasali sono un vero toccasana, ma anche colliri e antinfiammatori permettono di guarire presto. Per chi invece volesse risolvere il problema con rimedi naturali, ecco un piccolo consiglio: arance e salmone sono un vero prodigio. Le arance infatti sono ricche di vitamine C che riducono la reazione al polline, mentre il salmone contiene quell’Omega 3 che ha benefiche azioni antinfiammatorie. Se invece abbiamo contratto una forma più grave di rinite allergica bisogna allora rivolgersi a un medico. Il dottore infatti, dopo aver accuratamente effettuato un test cutaneo e un esame del sangue, saprà fornirci i rimedi migliori per tornare in salute.

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Nuovi scenari per la Sclerosi Multipla

La Sclerosi multipla colpisce ogni anno oltre 2000 italiani ed ad oggi sono circa 68000 i cittadini italiani, di cui circa il 75% sono donne, che hanno dovuto fare i conti con questa terribile patologia. Tuttavia all’orizzonte sembra esserci uno spiraglio di luce e a confermarlo è il dottor Giancarlo Comi direttore dell’Istituto di neurologia sperimentale Inspe del San Raffaele, da sempre in prima linea nella lotta contro la Sclerosi Multipla.

sclerosi_multipla

Comi spiega come, sebbene ad oggi sono ancora sconosciute le principali cause del sorgere della malattia, si sono fatti degli importanti passi in avanti dal punto di vista clinico e terapeutico. Il primo importante passo in avanti è rappresentato dal crescere del numero di trattamenti disponibili per affrontare la sclerosi multipla. Ogni tipologia di trattamento infatti può affrontare la malattia in uno stadio diverso ed è inoltre dotato di una diversa potenza e tollerabilità per il paziente. Si intende dunque che avere a disposizione più trattamenti significa semplicemente avere più armi per combattere il nemico Sclerosi Multipla. La crescita del numero di trattamenti è ovviamente dovuta agli ampi progressi fatti in campo farmacologico negli ultimi anni. Il dottor Comi spiega infatti che da circa un anno è arrivato in Italia il farmaco Fingolimod che, assunto per via orale, permette di controllare i linfociti, le cellule bianche del sangue, che nel caso della Sclerosi Multipla impazziscono letteralmente e vanno a colpire il sistema nervoso. Altro farmaco di grande potenza è inoltre l’Alemtuzumab che distrugge la maggior parte di linfociti e il cui dosaggio ovviamente va controllato attentamente in quanto gli effetti collaterali sono molti: uno tra tutti i danni alla tiroide.
Insomma lo scenario sembra essere incoraggiante e l’avvento di nuove cure potrebbe ulteriormente indebolire quella che ad oggi è una patologia che spaventa. La componente fondamentale nella lotta alla Sclerosi Multipla però, sottolinea ancora Comi, oltre che lo sviluppo si chiama organizzazione. E’ fondamentale infatti che ci sia un’adeguato utilizzo degli strumenti e dei farmaci, si sta inoltre lavorando alla costruzione di centri che possano essere dei veri e propri punti di riferimento per il paziente in tutta Italia. Ad oggi si può tranquillamente dire che i risultati sono buoni anche sotto questo punto di vista in quanto in Italia sono presenti oltre 200 centri dove il paziente può essere seguito da medici esperti che controllano costantemente l’evolversi dei trattamenti.

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Come consumiamo i farmaci: meno antibiotici e più depressivi per le donne

In Italia è aumentato il consumo di antidepressivi, in particolare da parte delle donne, per le quali è cresciuta anche la somministrazione di farmaci antitumorali. In calo invece l’assunzione degli antibiotici.

Farmaci
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha reso noti gli ultimi dati relativi alle assunzioni di farmaci in Italia: il Rapporto mostra come nelle abitudini degli italiani il ruolo degli antibiotici cominci a calare, anche se appare evidente come la media del consumo sia ancora molto alta rispetto ai reali bisogni.
Un dato negativo giunge riguardo agli antidepressivi, la cui assunzione in Italia ha subito un aumento del 4,5% se confrontata con il 2004. Un riscontro che supera i confini nazionali è offerto dalle dichiarazioni del direttore dell’Aifa Luca Pani, il quale ha commentato che, secondo ricerche svolte in ambito internazionale, escludendo le patologie cardiovascolari, la depressione diventerà nel 2020 la patologia che causerà maggiori perdite in termini di anni di vita attiva. Dallo studio dell’Aifa emerge inoltre come le donne tra i 35 e i 44 siano soggetti particolarmente interessati da questo nuovo fenomeno. Ancora per le donne si registra un aumento del consumo di antitumorali, in conseguenza di un aumento dei casi di tumore al seno ma anche per i miglioramenti in ambito diagnostico. Secondo l’Osmed dell’Aifa, la spesa totale per i medicinali in Italia nel 2012 si attesta sui 25,5 miliardi di euro.

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Risonanza magnetica anche per chi ha il defibrillatore

Ottime notizie per chi ha il “cuore matto”. Finalmente anche i portatori di defibrillatori impiantabili per la prevenzione di arresti cardiaci, potranno sottoporsi a risonanza magnetica.

risonanza-magnetica
La Biotronik ha presentato durante il ‘Congresso Internazionale della Società Europea di Cardiologia’ (ESC), tenutosi ad Amsterdam dal 31 Agosto al 4 Settembre 2013, un rivoluzionario defibrillatore impiantabile, il più piccolo al mondo, che permette di sottoporre i pazienti che lo utilizzano di sottoporsi a risonanza magnetica. Il gioiello scientifico è stato realizzato in collaborazione con la Philips.
Fino ad oggi, per motivi di sicurezza, a tutti i portatori di pacemaker era impedito effettuare una risonanza magnetica nucleare, che è la pratica essenziale per diagnosticare ictus e tumori.
Al’apparecchio è stato dato il nome di Ilesto, e rappresenta la seconda generazione in fatto di mini defibrillatori, ed il primo compatibile con risonanza magnetica.
Il principio di funzionamento è semplicissimo. Quando un paziente deve sottoporsi a RMN (risonanza magnetica nucleare), il medico non dovrà far altro che modificare il funzionamento dell’apparecchio utilizzando un programmatore esterno.
Altro aspetto rivoluzionario di Ilesto è la durata delle sue batterie. Ben 11 anni di carica garantita, il che limita tantissimo i casi di sostituzione del dispositivo e conseguentemente abbassando drasticamente tutte le problematica che questa operazione comporta.
Il Biotronik Home monitoring, permette attraverso controllo remoto di tenere sotto osservazione tutte le funzionalità cardiache in modo automatico e quotidiano. Un’arma in più per una migliore diagnosi e per una prevenzione più sicura ed affidabile.
Antonio Curnis, Responsabile del Laboratorio di Elettrofisiologia dell’Università di Brescia, Spedali Civili di Brescia, fa notare come oggi in Europa si verifica un rifiuto all’esame RMN ogni 6 minuti a soggetti portatori di defibrillatori o peacemaker. Con questo nuovo dispositivo si verificherà un vertiginoso abbassamento di questa media in modo da garantire a queste persone già affette da sfortunate patologie cardiache, di prevenire altri gravi problemi di salute.
La morte improvvisa per arresto cardiaco è causato da tachicardie, ossia ritmi cardiaci veloci ed irregolari che riducono il normale afflusso sanguigno causando la morte dell’individuo nel giro di pochi minuti. Ecco perchè il defibrillatore è considerato il salva-vita per eccellenza. Nel momento in cui è in atto una tachicardia, il defibrillatore rilascia scariche elettriche in modo da permettere al cuore di riassumere i normali ritmi cardiaci. Dispositivo irrinunciabile, che finalmente oggi non precluderà più ai suoi portatori di sottoporsi a risonanza magnetica.
Le stime che parlano di casi in cui è necessaria l’impiantazione di defibrillatore, parlano di un aumento del 10-15% ogni anno, e allo stesso tempo sono cresciute del 10% le richieste per RMN.

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Crisi mattutine di infarto: la responsabile è una proteina

C’è una statistica interessante, ma volendo anche inquietante, che evidenzia come gli infarti al miocardio siano più frequenti nelle ore del mattino, principalmente dalle 06:00 alle 10:00. Recenti studi hanno isolato la causa di questo fenomeno, individuandola in una proteina.

infarto

I ricercatori dell’University of Cleveland hanno voluto approfondire come mai, dopo una certa ora della mattina, i casi di infarto tendono a diminuire in numero.
Alla base dello studio dei ricercatori americani vi sarebbero i ritmi cardiaci strettamente correlati al così detto orologio biologico, che secondo loro sono da considerarsi tra i principali fattori di casi di infarto mattutino, soprattutto dalle 06:00 alle 10:00, con un picco limitato nel primo pomeriggio.
Questa teoria è stata esposta nel corso del ‘246° National Meeting & Exposition of the American Chemical Society’ (ACS) tenutosi alll’Indiana Convention Center, e spiega come rivesta un ruolo importante nei casi di insufficienza cardiaca una proteina chiamata KLF 15.
Questa proteina, fino ad oggi sconosciuta, è a tutti gli effetti la chiave che regola le funzioni del cuore in base ai ritmi cardiaci. Lo studio ha messo in evidenza come sia proprio quando ci sono bassi livelli di KLF 15, situazione che si verifica soprattutto nelle prime ore dopo il risveglio, che si manifestano i casi di arresto cardiaco. Gli studi, portati avanti su modello animale, hanno evidenziato come a bassi livelli della proteina corrispondano casi di insufficienza cardiaca nei topi usati per gli esperimenti. In sostanza gli animali presentavano le stesse condizioni delle persone colpite da morte improvvisa a seguito di infarto.
La mancanza di tale proteina porta il cuore a pompare in modo irregolare fino a causare quella che viene chiamata ‘fibrillazione ventricolare’, dove vi è una mancanza di sangue nel normale afflusso che causa la perdita di coscienza da parte dell’infartuato e nei casi più gravi può portare alla morte se non si interviene tempestivamente con un defibrillatore.
La morte improvvisa per attacco cardiaco è conosciuta come SCD, già da tempo era stata associata a fattori come ritmi cardiaci ed orologio biologico, e questa ricerca non fa che confermare questa tesi.
Il così detto orologio biologico regola e coordina tutte le funzioni che hanno un legame con fattori esterni.
Il dottor Mukesh Jain, a capo del tema di scienziati scopritori di questa proteina, e tutto il suo team, si augurano che questa nuova conoscenza nel campo della cardiologia possa portare a breve la creazione di farmaci nuovi che riescano a ridurre i rischi di infarto o quanto meno prevenirli. Trovando il modo di aumentare la quantità di KLF 15 presente nell’organismo dei pazienti soggetti a problemi cardiaci, molto probabilmente si limiterebbero sensibilmente i casi di aritmie e morti improvvise per arresto cardiaco.

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Approvata dalla FDA la protesi retinica Argus

È di pochi giorni fa la notizia che l’FDA (Food and Drug Administration), commissione di controllo negli Stati Uniti, ha approvato l’uso della protesi retinica Argus II creata dalla Second Sight Medical Products. Stando alle notizie diffuse dall’azienda stessa la protesi dovrebbe essere disponibile per il mercato americano già da fine anno.
protesi retinica

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Questa apparecchiatura serve per intervenire su pazienti affetti da retinite pigmentosa in stadio avanzato. Nella pratica la retina riceve le immagini di una piccola telecamera esterna attraverso l’impianto di alcuni elettrodi e l’uso di particolari occhiali.

Quindi la telecamera rileva le immagini, le invia al processore e poi agli elettrodi in modo che le cellule della retina siano stimolate al lavoro e alla visualizzazione delle immagini.

La protesi retinica non è in grado di proiettare l’immagine nella sua interezza, ma pare che l’uso di questo dispositivo aiuti a recuperare, in parte, la funzionalità visiva.

Al momento Argus II è stato approvato come “dispositivo di uso umanitario”, cioè destinato a curare meno di 4 mila persone negli Usa, una sorta di approvazione limitata. Verrà testato su pazienti con piu di 25 anni e affetti da retinite pigmentosa in fase avanzata, con minima percezioni di luci ed ombre, ma con piena funzionalità dello strato interno retinico.

Argus II potrebbe diventare, in futuro, l’occhio bionico per chi è affetto da cecità perchè va a ripristinare la funzionalità della retina compromessa. La retinite pigmentosa avanzata è una malattia rara, genetica, che danneggia le cellule sensibili alla luce e che con il passare del tempo degenerano progressivamente fino anche alla cecità.

In una situazione normale, le cellule sensibili alla luce trasformano i fasci luminosi in impulsi elettrici e li inviano al cervello attraverso il nervo ottico, in modo che venga creata l’immagine correttamente. Questa nuova protesi vuole ricostruire questi passaggi ove interrotti dal malfunzionamento della membrana dell’occhio.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

L’Argus II è conforme alle normative europee (CE) e aveva già ricevuto l’approvazione dell’Ophtahalmic Devices Advisory Panel, inoltre era stato oggetto di esperimenti su pazienti messicani ed ora sarà perfezionato grazie all’appoggio dell’FDA.

La casa produttrice del dispositivo oftalmico ha dovuto dimostrare con certezza che il vantaggio di questo intervento chirurgico supera, comunque, il disagio e il peso della malattia. Inoltre, ha dovuto provare che al momento non esiste niente in grado di trattare o migliorare la patologia come l’Argus II. [author] [sws_related_post]

Legge diagnosi preimpianto anche coppie fertili

La diagnosi genetica preimpianto è una tecnica che consente il trasferimento selettivo degli embrioni per evitare che i genitori, portatori di malattie genetiche gravi, possano trasmetterle al feto. diagnosi preimpianto

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Grazie alle tecniche di biologia molecolare con la diagnosi genetica preimpianto è infatti possibile identificare anomalie genetiche dell’embrione nel corso di una fecondazione in vitro. Essa rappresenta l’evoluzione medica della fecondazione in vitro praticata già negli anni settanta per aiutare le coppie sterili ad avere figli. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha rigettato il ricorso con il quale il Governo italiano chiedeva il riesame della sentenza del 28 Agosto scorso in cui la Corte rilevava, da parte dell’ordinamento giuridico italiano, l’ingerenza non giustificata nel diritto al rispetto della vita privata e familiare delle persone ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Tra le motivazioni addotte a sostegno della propria decisione, la Corte di Strasburgo evidenziava l’incongruenza della legislazione italiana nel vietare il ricorso alle tecniche di diagnosi preimpianto alle coppie fertili geneticamente portatrici di malattie gravi come la fibrosi cistica o mucoviscidosi quando le stesse sono di fatto autorizzate ad abortire nel caso il feto sia affetto da tali malattie. La Corte Ue apre dunque la strada alla necessità di procedere ad una interpretazione estensiva della legge 40/2004, contenente le norme in materia di procreazione medicalmente assistita, nonché ad una revisione della stessa al fine di adeguarla alla legislazione comunitaria fonte primaria e prevalente rispetto alla legge statale. [sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] Sarà quindi una priorità per il prossimo Parlamento fare il modo che anche l’Italia regoli questa spigolosa materia adeguandosi alle norme di diritto comunitario eliminando i limiti di una legge che al momento obbliga le coppie italiane che intendono beneficiare della diagnosi preimpianto, a rivolgersi a strutture mediche ubicate in altri paesi dell’Unione. L’Italia dovrà al più presto colmare un vuoto legislativo consentendo alle coppie fertili di ricorrere alle tecniche della diagnosi genetica preimpianto così come le coppie infertili possono usufruire della procreazione medicalmente assistita. Conformemente alla giurisprudenza comunitaria le strutture sanitarie italiane che rifiuteranno di effettuare tecniche di Pma alle coppie ad alto rischio riproduttivo, potranno essere denunciate in base a quanto stabilito dalla Suprema Corte dei Diritti Umani.

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Ospedali danneggiati in Russia a causa del meteorite

Il meteorite esploso in Russia venerdì scorso ha provocato danni a 3000 edifici tra cui ospedali e scuole. Sono già iniziati i lavori di recupero e di analisi del suolo.

russia ospedali
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Mosca. In seguito all’esplosione del meteorite caduto nella zona di Chelyabinsk, sugli Urali (Russia centrale) il 15 febbraio, sono 2962 gli edifici rimasti danneggiati. Di questi, 34 sono strutture sanitarie, tra cliniche e ospedali, gli altri fabbriche, case e scuole. Secondo l’ufficio stampa della Protezione Civile regionale però i lavori di ristrutturazione sono cominciati subito, coinvolgendo 4660 persone tra vigili del fuoco e soccorritori: attualmente risultano ripristinati il 55% degli edifici colpiti.

Il fenomeno è avvenuto alle 9,22 ora locale (4,22 in Italia). In base ai calcoli degli astrofisici della Nasa il meteorite pesava circa 10 mila tonnellate. Russia Today riporta che è esploso per 9 volte, l’ultima a circa 50 km da terra. Secondo il Ministero delle Situazioni di Emergenza, ai medici si sono rivolte 1145 persone, tra cui 291 bambini. Il governatore della regione Mikhail Jurevich ha dichiarato alla stampa che per la maggior parte gli abitanti accusavano ferite provocate dai vetri delle finestre, “scoppiate” a causa dell’onda d’urto provocata dal meteorite. In questi giorni si stanno dimettendo anche le 50 persone trattenute in ospedale per le cure.

Nonostante la maggior parte degli abitanti abbia subito danni di lieve entità fisica (eccetto pochi casi gravi come quello di una cinquantenne con una frattura alla spina dorsale), si dovrà verificare l’impatto piscologico su adulti e bambini provocato dal fenomeno che, secondo le testimonianze raccolte, ha suscitato paura e allarme. Nel frattempo le autorità raccomandano agli abitanti di non toccare i frammenti rimasti a terra, perchè potrebbero essere radioattivi. Un altro rischio sanitario, quello del contagio radioattivo, da approfondire. Negli Urali infatti si trova il Majak, un grande complesso industriale per il trattamento del combustibile nucleare e delle scorie radiattive. Gli impianti di energia nucleare comunque non sarebbero stati danneggiati e il Ministero delle Situazioni di Emergenza riferisce che è in corso nella zona il monitoraggio della situazione radioattiva e il livello di radiazioni si mantiene stabile a su valori a norma.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

Il Ministero russo della Difesa era a conoscenza dell’arrivo imminente del meteorite, ma i dati sulle dimensioni ricavati dagli specialisti confermavano che sarebbe dovuto bruciare nell’atmosfera prima di toccare il suolo. Al momento non esistono eserciti con mezzi in grado di affrontare la caduta degli oggetti spaziali. Le procedure di prevenzione sono però già in corso: gli esperti infatti stanno raccogliendo nella zona colpita i detriti minerali, per poter analizzare in laboratorio la natura del corpo esploso. Intanto assicurano che la caduta non è da ricollegare all’asteroide 2012 DA14 che proprio il 15 febbraio ha sfiorato la Terra. [author] [sws_related_post]