Usa, bimba viva grazie a trachea di staminali

La ricerca medica nel campo delle cellule staminali ha fatto passi da gigante e ogni giorno si legge di storie sorprendenti e ricche di speranza per i malati, proprio come quella che arriva dall’America. Una bambina di due anni di origini sudcoreane è stata sottoposta al primo trapianto al mondo di trachea ricostruita con cellule staminali.

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La piccola di nome Hannah è nata senza trachea, una malformazione che le ha impedito fin dalla nascita di poter respirare autonomamente.

L’equipe internazionale che ha preso in cura il suo caso le ha creato un nuovo organo ex novo.

Durante la prima fase dell’operazione sono state prelevate alla bambina delle cellule staminali dal suo midollo osseo, successivamente questi elementi sono stati coltivati in laboratorio, dove è stato possibile creare un nuovo organo perfettamente compatibile con l’organismo della paziente.
L’operazione è stata eseguita lo scorso nove aprile all’Ospedale Pediatrico dell’Illinois ed ha richiesto circa dieci ore d’intervento.

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I medici, guidati all’italiano Paolo Macchiarini, sono molto ottimisti sulla riuscita dell’intervento, perché confidano nel fatto che le cellule staminali sono state prelevate dalla stessa paziente. In questo modo il rischio di rigetto e complicanze dovute all’utilizzo di farmaci post trapianto è stato ridotto al minimo. Ora per la piccola inizierà un lungo percorso di recupero, che le permetterà anche di parlare, respirare e mangiare autonomamente senza l’aiuto delle macchine.

Lo scorso anno era stato eseguito un intervento simile al Karolinska Institutet di Stoccolma. L’equipe di medici guidata sempre dal dottor Macchiarini, un luminare nel campo dei trapianti di trachea, aveva ricostruito parte della trachea ad un paziente malato di tumore, usando proprio le sue cellule staminali.
Il medico in questi anni ha avuto modo di perfezionare al meglio la sua tecnica operatoria, oltre alle cellule staminali sono stati utilizzati per ricostruire artificialmente la trachea anche delle nanotecnologie, che hanno fatto da supporto alla crescita delle cellule in laboratorio.
Intervistato poco dopo l’intervento, il medico ha parlato anche della sua sperimentazione, tanto da ipotizzare in un futuro non troppo lontano la possibilità di riuscire a ricostruire gli organi danneggiati di un paziente direttamente, grazie alle cellule staminali, senza il passaggio e la coltivazione nei laboratori.

Se ciò dovesse accadere, l’intero campo della chirurgia rivoluzionerebbe la vita di migliaia di persone.

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