Stamina e staminali: Vannoni contro gli esperti

Ultimamente in Italia si parla moltissimo di cellule staminali. A portare alla ribalta questa tematica è stata la trasmissione di Italia 1 “Le Iene”, presentando il caso di Sofia, la bambina per cui l’unica cura possibile – anche se non certa – potrebbe derivare proprio da queste cellule la cui sperimentazione in Italia è vietata per legge.

vannoni

 

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Nel clima mediatico e scientifico attuale, però, dove sembra regnare l’opinione che le cellule staminali non possano costituire il futuro della medicina, e non siano dunque quella cura “miracolosa” per mali fino adesso considerati incurabili – per lo meno con la moderna scienza legalmente applicata nel nostro Paese – si levano anche alcune voci dal coro: uno delle più dure ed emblematiche è quella del dottor Vannone, il quale si scaglia senza mezzi termini contro quegli esperti che continuano a snobbare il metodo Stamina, quello che cioè prevede l’uso di cellule staminali. In questo clima fortemente polemico, non si ferma dunque la polemica che vede contrapposto il dottor Vannone – che propone una cura a base di staminali per patologie finora considerate incurabili – e quei medici che invece non si discostano dalle linee terapeutiche ufficiali, ritenendole le uniche in grado di regolamentare la sperimentazione farmacologica, nonché di garantire al malato cure valide e soprattutto sicure.
Ma, verrebbe da chiedersi, se l’alternativa è comunque la morte, che senso ha parlare di sicurezza del paziente? C’è da dire che più volte, nell’ultimo mese, si è cercato un dialogo e un confronto costruttivo tra le parti. Il 4 aprile, in particolare, nella Sala Buzzati del Corriere della sera, le due parti contrapposte si sono incontrate alla presenza di alcuni malati. Erano presenti il dottor Davide Vannoni, fautore della cura Stamina nel nostro Paese, e il dottir Marino Andolina, colui che ha applicato questa terapia negli ospedali di Brescia e Firenze. Contrapposti, in un clima caldo e a tratti tesi, c’erano una rappresentante di Telethon, Francesca Pasinelli, il dottor Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti, e il professor Paolo Bianco, dell’Università La Sapienza di Roma, specialista in cellule staminali. A moderare l’incontro tra le due fazioni contrapposet, c’era Luigi Ripamonti del Cprriere Salute.

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Il dottor Vannoni ha sostenuto quello che tutti sanno, avvalendosi di dati incontrovertibili, che sono sotto gli occhi di tutti: la metodica usata da Stamina, infatti, è “in chiaro”, nel senso che chi vuole saperne di più, conoscere modalità d’applicazione, dati clinici e statistiche che ne dimostrano l’efficacia, non deve far altro che andare su internet, dove troverà pubblicato tutto il materiale. Sostenuto dall’applauso dei presenti, Vannoni ha ribadito che la Stamina attualmente, laddove consentito, viene sperimentata in alcuni ospedali italiani.
Nanni Costa ha replicato che è la stessa modalità con cui avviene sperimentazione a essere sbagliata, poiché prima di applicare una nuova cura è necessario rispettare determinati protocolli di ricerc ufficiali, altrimenti la sanità italiana rischierebbe di diventare un territorio franco in un cui chiunque si sentirebbe autorizzato a proporre le proprie cure. Nanni Costa ha inoltre smentito Vannoni, affermando che loro in rete non avrebbero trovato nessun dato riguardante la Stamina. Il nocciolo della questione riguarda quelle che vengono chiamate “cure compassionevoli”, quelle cure cioè che sono già state sperimentate clinicamente e che, in mancanza di alternative, vengono usate per curare patologie diverse da quelle per cui erano state sperimentate.
La Stamina, però, non è tra queste, in quanto non sperimentata in Italia e dunque non in possesso del protocollo di ricerca. Non solo: Paolo Bianco spiega che, non essendo regolata dalla legge, questa cura non è riproducibile, e la scienza nutre forti dubbi circa la capacità delle staminali di trasformarsi in cellule del sistema nervoso centrale. Sia Bianco che Nanni Costa ha dichiarato la disponibilità della medicina ufficiale di visionare i dati derivanti dall’applicazione della Stamina, ma il dottor Andolina ha rimarcato come in realtà finora nessuno si sia fatto avanti per chiedere loro questa documentazione.
A conclusione dell’incontro, la proposta della rappresentante di Telethon, che ha chiesro di inserire i pazienti curati con Stamina in un protocollo ufficiale che permetta di monitorare e verificare i risultati. Del resto le 11mila persone che si sono rivolte alla Stamina Foundation solo nel mese di marzo sono un segnale molto forte per la Sanità.
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