Denti storti da ciuccio

Il ciuccio, oggetto di comune utilizzo per placcare il malessere del neonato, potrebbe essere causa di alcuni difetti che col passare del tempo possono essere notati con maggior facilità e comportano delle conseguenze tutt’altro che piacevoli da vedere.

Il ciuccio e la dentatura del piccino

Il ciuccio, come facilmente notabile, è uno strumento che viene utilizzato dai genitori per diverse motivazioni tra cui spicca quella principale, ovvero quella che consiste nell’evitare che il piccino pianga senza alcuna interruzione.
Questa particolare situazione non fa altro che creare una potenziale situazione di pericolo per la dentatura del piccino: durante i primi mesi di vita il palato e gli stessi denti tendono a svilupparsi e l’introduzione del ciuccio, soprattutto per lunghi lassi temporali, altro non fa che comportare una situazione particolarmente dannosa per la bocca.
In primo luogo sarà possibile notare che i denti superiori risulti essere maggiormente sporgenti, visto che l’arcata superiore verrà leggermente allargata comportando proprio questo genere di aspetto estetico tutt’altro che piacevole da vedere.
In alcuni casi accade il fenomeno contrario: i denti superiori tendono ad essere maggiormente arretrati rispetto quelli inferiori, creando quindi una malformazione che comporta anche delle problematiche funzionali che non devono essere sottovalutate.
Inoltre il ciuccio comporta quel fenomeno che viene definito come morso aperto: i denti inferiori e quelli superiori, venendo modificati nella loro formazione, lasciano un piccolo spazio nel quale, generalmente, il piccino interpone la lingua.

Quando si manifestano questi difetti

I difetti prima citati non sono sinonimo di sicurezza, ovvero non è assicurato al cento per cento che questi colpiscano ogni piccino al quale viene dato il ciuccio.
Bisogna infatti sottolineare come sia il tempo d’utilizzo dello stesso strumento a fare in modo che le malformazioni della dentatura siano maggiormente visibili oppure no.
Occorre mettere in risalto il fatto che, se il ciuccio viene utilizzato per brevi lassi temporali, queste malformazioni non saranno visibili visto che la dentatura avrà tutto il tempo necessario per potersi sistemare senza alcuna complicazione o intervento.
In caso contrario si rischia invece una situazione opposta ovvero quella che consiste in una malformazione visibile a occhio nudo fin da subito.

Come combattere tale problematica

Se il ciuccio viene abbandonato entro l’anno e mezzo la composizione dei denti e della mascella tende a tornare alla normalità in maniera autonoma.
In caso contrario sarà necessario l’intervento del logopedista e del dentista in maniera tale che la dentatura del piccino possa essere sistemata ed eventuali problemi relativi alla deglutizione ed anche al parlare possano essere combattuti in maniera completa e senza alcuna complicazione.

Afte in bocca, cosa c’è da sapere

Che cosa sono le afte?

Le afte sono delle piccole ulcere, che riguardano la mucosa orale.
Queste piaghe sono di carattere non contagioso e sono assolutamente begnigne. Queste lesioni compaiono nella parte interna della bocca, delle labbra, delle guance e della gola. Talvolta si manifestano anche sulla lingua.
Le afte sono delle ferite poco profonde, che sono circondate da un alone di colore rosso. Nei giorni successivi alla loro comparsa, su quell’alone solitamente compare una bolla o una vescicola. Quando si avverte più dolore, inoltre, significa che la bolla si è trasformata in un’ulcera aperta, molto infiammabile e infettata.
Queste piaghe hanno poi un diametro che va dai 2 ai 5 millimetri e possono comparire singolarmente, oppure in gruppo.
Le ulcere della bocca sono molto differenti dalle vesciche che hanno come causa principale la febbre. Queste ultime sono delle lesioni molto contagiose, che spesso sono state originate dal virus dell’herpes simplex.

Quando compaiono?

E’ raro che le afte compaiano nel periodo infantile. Di solito queste lesioni sono molto comuni negli adolescenti, colpiscono soprattutto le donne e si presentano in un’età compresa tra i 20 e i 50 anni.
E’ curioso sapere che queste ulcere capitano in misura minore a chi fuma, in quanto, secondo alcuni studiosi, la nicotina deve avere qualche proprietà che non permette l’insorgere delle infezioni.

Quali sono i sintomi?

I sintomi più comuni di un’afta sono: bruciore, prurito, e un fastidioso formicolio. La comparsa delle afte può anche essere accompagnata da un rigonfiamento dei linfonodi vicini.

Quali sono le cause?

Le cause delle ulcere della bocca sono molteplici. Innanzitutto queste lesioni possono comparire in presenza di un sistema immunitario debilitato. Queste piaghe si manifestano a volte dopo un intervento odontoiatrico e possono essere anche la conseguenza di uno squilibrio ormonale concomitante al periodo delle mestruazioni.
Pure i cambiamenti nella flora dell’intestino, lo stress, la stanchezza e lo spazzolamento troppo forte dei denti causano le afte.
In alcuni casi queste ultime si presentano, poi, dopo aver usato dei prodotti per l’igiene della bocca che contengono sodio lauril solfato, per un’allergia ai batteri del nostro cavo orale, per una mancanza di alcune sostanze, come la vitamina B-12, il ferro e lo zinco, e se un individuo soffre di alcune intolleranze nei confronti del cioccolato, del caffè, delle fragole, delle uova e dell’ananas.
Inoltre certe malattie favoriscono la comparsa delle afte. Stiamo parlando ad esempio delle infiammazioni croniche che colpiscono l’intestino, della malattia di Behcet e dell’AIDS, che causa una soppressione del nostro sistema immunitario.

Che rimedi sono efficaci?

Queste formazioni ulcerose della bocca scompaiono da sole nel giro di una o al massimo due settimane, quindi delle volte non è necessario usare alcun tipo di farmaco. Per favorire la guarigione delle afte ci sono comunque diversi rimedi naturali. Si può ad esempio diluire un pò di sale in un bicchiere d’aqua e fare dei risciacqui nella parte in cui c’è la lesione per tre volte alla settimana. E’ possibile anche applicare un pò di bicarbonato di sodio sull’afta e dopo risciacquare con acqua fredda, stando attenti a non sfregare sulla ferita.
Altri rimedi naturali consistono dunque nell’applicare una bustina di tè bagnata sulla bolla, oppure nel prendere un batuffolo di cotone imbevuto con l’acqua ossigenata e metterlo sull’afta per tre volte al giorno.
Il ghiaccio e i colluttori sono consigliati, perchè hanno quindi il potere di alleviare il dolore causato dalle piaghe della bocca.
Le afte possono scomparire, applicando su di esse per due vole al giorno pure un pochino di yogurt o di idrossido di magnesio.
Per accellerare la guarigione sono consigliati anche alcuni farmaci in compresse, come il Benactiv gola e le caramelle Benagol.

Aria nella pancia in gravidanza: cause e rimedi

Il problema dell’aria nella pancia in gravidanza riguarda moltissime donne in attesa e va ad aggiungersi alla lista di disturbi più o meno fastidiosi che affliggono le donne in questo particolare periodo della loro vita, rendendolo senza dubbio meno idilliaco di quanto potrebbe apparire all’esterno.
Ma quali sono le cause dell’aerofagia?
E soprattutto, come è possibile combatterla in maniera efficace ma al tempo stesso naturale, innocua per il bambino?
Innanzi tutto è necessario fare un po’ di chiarezza e capire che si tratta sì di un problema fastidioso per la mamma, ma assolutamente non pericoloso né per lei né per il bambino; si tratta di una precisazione d’obbligo perché talvolta, notando insoliti dolori al ventre e una costante tensione addominale la futura mamma va nel panico, ipotizzando complicazioni per fortuna inesistenti. In realtà, durante i nove mesi l’apparato gastrointestinale è talmente sotto stress per la presenza del feto, via via sempre più ingombrante, da rendere questi fastidi quasi costanti e in un certo senso normali.
Non di rado l’aerofagia, ovvero la presenza di aria nella pancia, determina dolori crampi allo stomaco e rutti frequenti dovuti anche al reflusso gastrico, il quale indica da una parte una digestione difficoltosa e mal riuscita, dall’altra probabilmente anche eccessiva aria introdotta durante i pasti, quando a causa della fretta si mangia velocemente e senza masticare bene.
Si parla poi di flatulenza quando nello stomaco si accumulano una grande quantità di gas che vengono espulsi di frequente creando alla donna notevole disagio e imbarazzo, soprattutto in pubblico e qualcosa questa espulsione di gas risulti particolarmente maleodorante. Quello del cattivo odore è infatti una delle caratteristiche principali della flatulenza ed è dovuto all’elevata concentrazione di composti organici aromatici nelle feci.
Le cause sono molteplici ed è bene analizzarle una per una, cambiando radicalmente stile di vita e abitudini alimentari.
Da una parte, ci sono cause inevitabili, problematiche strettamente collegate alla gravidanza: stiamo parlando dell’azione del progesterone, l’ormone femminile che in gravidanza rilassa la muscolatura e dunque inevitabilmente comporta anche un significativo rallentamento delle attività intestinali, determinando una maggiore produzione di succhi gastrici e di aria nella pancia. Ciò determina anche un altro dannoso problema che accomuna quasi tutte le donne incinta, quello della stitichezza, legato anche al poco movimento e una dieta non sempre sana. Non a caso, per risolvere il problema dell’aerofagia e della flatulenza, cercando al contempo di regolarizzare un transito intestinale difficoltoso e lento, il primo consiglio di medici e nutrizionisti resta quello di mangiare bene, assumendo attraverso gli alimenti il giusto quantitativo di fibre (senza eccedere, per non incorrere nell’effetto opposto) ed evitando cibi troppo elaborati, o ricchi di additivi chimici e conservanti – basti pensare al Junk Food, il “cibo spazzatura” tipo patatine fritte, panini ultra-farciti e quant’altro gratifica il palato ma mette in seria difficoltà un intestino già di per sé affaticato – che causano l’accumulo di gas maleodoranti. Ma spesso mangiare bene non è sufficiente. Occorre anche masticare con cura ogni boccone, cercare di non introdurre aria nello stomaco mentre si mangia ed evitare accuratamente quegli alimenti, all’apparnza innocui, verso i quali l’organismo ha però sviluppato un certo grado di intolleranza. Anche l’eccessivo stress, l’assunzione di farmaci e l’alcol (che in ogni caso in gravidanza andrebbe evitato sempre) determinano l’insorgere di questi disturbi, come la mancanza di attività fisica. Per questo motivo, anche col pancione di nove mesi, si consiglia sempre di camminare almeno una ventina di minuti al giorni.

Rimozione amalgama dentale

L’amalgama è un tipo di otturazione dentale di colore argento ampiamente diffusa e caratterizzata dalla presenza di metalli e da una forte componente di mercurio, una delle sostanze più tossiche esistenti, che può essere causa di intossicazione.
In Italia l’uso di questo genere di otturazione è sconsigliato solo per alcune categorie di persone (come le donne in dolce attesa e i bambini), mentre altri stati europei ne hanno bandito l’uso.

Il mercurio presente nell’amalgama evapora lentamente con la frizione dovuta alla masticazione, quando vengono ingerite bibite calde, oppure si mangiano alimenti salati o acidi, o ancora in presenza di alcune particolari condizioni.

Rimuovere questi metalli dai nostri denti rappresenta una scelta conveniente per la salute, ma al tempo stesso ha una valenza estetica, dal momento che le nuove otturazioni sono di colore bianco, che si uniforma al colore naturale del dente, e realizzate con un materiale biocompatibile e inerte, innocuo per la salute.

Fondamentale è che la rimozione venga eseguita in maniera protetta, da specialisti e accertandosi sempre che avvenga in sicurezza, seguendo un protocollo che permetta al paziente, al medico e agli assistenti di poter procedere con la massima sicurezza e smaltire l’amalgama come rifiuto speciale.

E’ quindi importante stare attenti a questi semplici accorgimenti per poterci affidare a professionisti seri:

– il dentista deve isolare il dente otturato con una diga di gomma;

– coprire il volto e gli occhi del paziente e dotarlo di un camice e una cuffia monouso, come quelli che devono indossare gli operatori;
– per impedire ai vapori di mercurio di entrare nelle vie respiratorie, gli operatori dovranno indossare delle mascherine dotate di un filtro apposito;

– anche il paziente dovrà avere la possibilità di respirare aria pulita grazie a un aspiratore studiato appositamente che elimina ogni residuo dall’aria dello studio dove si esegue il procedimento.

L’amalgama viene rimossa dalla sede dove è incastrata con l’uso di abbondante acqua, senza ridurla in polvere e senza scaldarla eccessivamente, si utilizzano gli strumenti idonei per creare uno spazio che permetta all’amalgama di essere estratta dalla sede dove era incuneata senza rompersi, anche se questo comporta il sacrificio di una parte di smalto.

Nel caso sia necessario rimuovere più otturazioni, è opportuno eseguire accurate analisi prima di procedere, rimuovere un’amalgama per volta a cominciare da quella maggiormente reattiva e rimuovere le successive a distanza di alcune settimane, con una cadenza che va valautata caso per caso, per assicurarsi che i metalli pesanti presenti in feci e urine sano tornati alle condizioni normali prima di procedere con un’ulteriore rimozione e valutare le condizioni del paziente.

L’operatore, sulla base della sua esperienza e dello stato di salute del paziente, eseguità dei test diagnostici e valuterà la somministrazione di una terapia per bocca o, in alcuni casi, per endovena, che il paziente dovrà seguire nelle settimane immediatamente precedenti e successive alla rimozione dell’amalgama.

Brufoli sul mento, solo colpa del ciclo?

 

I brufoli sul mento colpiscono donne di qualsiasi età, non solo le adolescenti. Questo inestetismo cutaneo crea disagio perché appare su una parte del viso subito visibile. Compare con maggiori frequenza in concomitanza dell’ovulazione e del ciclo mestruale aggiungendo malessere a malessere. Nelle forme più virulente, i brufoli provocano anche dolore.

Le cause dei brufoli sul mento

Una delle cause principali dei brufoli sul mento è la cd. “fluttuazione ormonale”. Gli ormoni regolano il ciclo femminile e nella fase iniziale producono più estrogeni e progesterone. Questo innalzamento ormonale si manifesta con ritenzione idrica e gonfiore, tipiche del periodo premestruale e mestruale. Per ritrovare il suo equilibrio, il corpo produce più testosterone. Maggior testosterone porta all’aumento di sebo. Le secrezioni delle ghiandole sebacee unite alle cellule morte e alla sporcizia che si deposita ogni giorno sulla pelle causano l’otturazione dei bulbi piliferi. Il risultato è la formazione di brufoletti e punti neri sul mento. Questo processo è assolutamente individuale e soggettivo: non colpisce tutte le donne allo stesso modo. Alcune vedono spuntare gli odiosi inestetismi 7-10 giorni prima del ciclo, altre vedono i capelli più grassi, altre ancora sono maggiormente irritabili. Le donne più fortunate avvertono solo un’aumentata sudorazione.

La fluttuazione ormonale si manifesta con il ciclo, ma anche durante la gravidanza e durante la delicata fase della premenopausa. Finite le mestruazioni la situazione si normalizza.

Esistono anche altri fattori per i brufoli sul mento: una pelle grassa, una predisposizione genetica, intolleranze a cosmetici o l’uso prolungato di farmaci, periodi di forte stress e una dieta alimentare squilibrata.

I rimedi naturali per i brufoli sul mento

La famosa dermatologa Renée Rouleau, grazie a un’esperienza lunga 25 anni, ha capito che bisogna puntare sulla prevenzione e su prodotti specifici per ognuno dei 9 tipi di pelle delle donne. La prevenzione inizia a tavola: 2 litri di acqua al giorno, verdura, frutta e alimenti con Omega 3 e 6 come il pesce e la frutta secca, pochi grassi e zuccheri. La parola d’ordine è un’alimentazione sana ed equilibrata.

Il passo successivo è praticare una “skincare routine” nei 7 giorni che precedono il ciclo usando prodotti antibatterici e lenitivi. Vediamo alcune soluzioni.

L’acido salicilico è perfetto per aiutare l’eliminazione dei batteri e dei residui di sporcizia che formano non solo i brufoli, ma anche i punti neri. Detergenti, sieri e maschere a base di acido salicilico sono un cura costante, ma vanno applicati solo nelle zone con brufoli perché l’acido salicilico tende a seccare la pelle.

L’argilla arricchita in eucalipto è un’ottima maschera purificante da applicare nelle zone a rischio (mento, collo e naso). Restringe i pori e non rende arida la pelle.

Il Tea Tree Oil si può applicare prima e durante le mestruazioni in modo da limitare il più possibile la comparsa dei brufoli sul mento. Si puo’ utilizzare da solo su un batuffolo imbevuto da passare sui brufoli o mescolato al tonico quotidiano in modo da creare un film protettivo sulla pelle per 24 ore.

L’Aceto di sidro di mela è ottimo per la prevenzione. Una settimana prima delle mestruazioni, passate sul viso un dischetto di cotone bagnato con l’aceto di sidro di mele. Lasciate asciugare e applicate un olio leggero. L’Aceto aiuta a conservare il manto acido della pelle che prima del ciclo tende a rompersi diventando terreno fertile per i brufoli.

Tra i consigli, quello di non stuzzicare o spremere i brufoli sul mento perché il pus dà luogo a infezioni e soprattutto recidive. Se i brufoli sul mento sono grossi e dolorosi è preferibile utilizzare creme specifiche a base di cortisone o antibiotici.

Questi sono suggerimenti utili, ma per approfondire problematiche più serie è opportuno rivolgersi al dermatologo o al ginecologo di fiducia che prescriveranno un tratamento specifico.

Dolore al seno destro prima del ciclo

IL DOLORE AL SENO DESTRO: UN FASTIDIO DA NON TRASCURARE

Tra tutti i dolori che le donne non devono trascurare dal momento in cui inizia lo sviluppo del proprio corpo, uno che merita particolare considerazione è il dolore al seno destro. Se non viene curato nel giusto modo, infatti, esso può diventare molto pericoloso con il passare del tempo, creando seri danni alla salute del soggetto che ne soffre.
Prima di parlare delle principali cause e dei modi per curare il dolore al seno destro, è necessario puntualizzare che esso è comune alle donne di tutte le età, ovviamente, dal momento in cui queste hanno iniziato a svilupparlo ed a presentare i cicli mestruali. Un’ulteriore precisazione da fare, riguarda il fatto che questo dolore può modificare la sua natura nel corso del tempo, così come può cambiare anche il seno stesso della donna.

LE PRINCIPALI CAUSE ED I SINTOMI DEL DOLORE AL SENO DESTRO
Nella maggior parte dei casi, una donna comincia a sentire dolore al seno destro durante il ciclo mestruale. Ciò è causato dal fatto che nel corso di questo periodo il seno è esposto ai maggiori cambiamenti, e pertanto il dolore è un fenomeno del tutto normale.
Molte donne, appena avvertono il dolore al seno destro, si allarmano perchè credono di avere un cancro. Fortunatamente, è scientificamente provato che non esiste alcuna correlazione tra il dolore o la presenza di noduli al seno ed i tumori. Pertanto, pur non dovendo sottovalutare questo dolore, non ci si deve preoccupare di avere un cancro.
Qual è la sintomatologia del dolore al seno destro? Tra i sintomi principali, oltre alla formazione di piccole masse solide (per l’appunto, i noduli), abbiamo anche l’ingrossamento del seno stesso. Una volta trascorso il periodo mestruale, i noduli tendono a sciogliersi abbastanza velocemente.
Va detto che il dolore al seno si presenta anche nei casi di gravidanza o menopausa, ma ovviamente ha una natura totalmente diversa rispetto al dolore al seno destro da ciclo mestruale.
Ma qual è la principale causa del dolore al seno? Gli esperti in materia danno la colpa agli estrogeni, ossia, agli squilibri degli ormoni femminili a cui le donne sono esposte in modo più o meno intenso nel corso della loro vita.

DOLORE AL SENO DESTRO: ECCO QUANDO E’ NECESSARIO L’APPUNTAMENTO DAL MEDICO
Quali sono i casi in cui è necessario allarmarsi per il dolore al seno destro? Per rispondere a questa domanda dobbiamo precisare che ogni donna, imparando a conoscere il proprio corpo, interpreta al meglio i segnali che quest’ultimo le invia, regolandosi in base ad una sorta di auto-diagnosi.
Se il dolore regredisce dopo la mestruazione ed il seno conserva la sua forma naturale, non c’è alcun bisogno di preoccuparsi.
Il dolore al seno, invece, deve essere maggiormente controllato nei casi in cui, anche dopo il periodo mestruale, si focalizzi in un determinato punto del seno e non viene alleggerito dagli analgesici.
Un’altra situazione in cui prenotare un controllo dal medico non è affatto una cattiva idea, è quella in cui i noduli al seno permangano anche dopo il ciclo mestruale, rendendo problematico lo svolgimento delle attività quotidiane.
Esiste un modo per trattare il dolore al seno destro? Assolutamente sì. Le terapie per la cura di questo disturbo hanno lo scopo di ripristinare l’equilibio degli ormoni, e se accompagnate da uno stile di vita sano, possono portare a dei risultati davvero ottimi.

Mal di denti: cosa prendere?

Il mal di denti è una manifestazione molto dolorosa. Questo fenomeno compare spesso con delle fitte e degli spasmi. Questi ultimi partono dal dente e si propagano, fino ad interessare i legamenti parodontali e le gengive.
Questo problema è noto anche con il nome di odontalgia.

Il mal di denti comunque può manifestarsi in maniera continuativa e penetrante. In molti casi, il dolore può aumentare a causa di alcuni fattori che ne facilitano l’accentuazione. Questi fattori sono il meccanismo della masticazione, la presenza di stimoli termici di caldo o di freddo e alcuni alimenti, che contengono molti zuccheri.
Il mal di denti può avere molteplici cause, alcune di queste possono essere:

  • la presenza di tartaro;
  • le gengiviti;
  • le paradentiti;
  • le carie;
  • gli ascessi;
  • eccessiva ipersensibilità dei denti.
  • La odontalgia compare però anche per altri motivi.

Alcune malattie possono infatti favorire questa problematica, come ad esempio la sinusite, le nevralgie e pure gli infarti.
Una visita dal dentista, comunque, è molto utile per trovare l’origine della comparsa del dolore ai denti e far cessare il fastidio.
In attesa del consulto con un odontoiatra, ci sono dei rimedi per curare la odontalgia.

Quai rimedi possono essere utili?

Innanzitutto si possono lavare i denti con acqua tiepida, passando successivamente il filo interdentale.
Il fastidio può essere placato ponendo un poco di ghiaccio, avvolto in un panno, sulla guancia interessata dal dolore, oppure facendo anche dei risciacqui per circa trenta secondi con del whisky, che è un anestestico molto blando.
Quando si ha il mal di denti, è consigliato ricorrere pure a dei rimedi naturali, che hanno un potere antinfiammatorio. E’ molto utile ad esempio mettere un batuffolino imbevuto di olio essenziale di chiodi di garofano sul dente dolente, oppure porre su quest’ultimo due gocce di propoli.
La calendula, la malva e l’aloe vera sono molto efficaci per alleviare i sintomi dell’odontalgia, in quanto hanno delle proprietà lenitive. La citronella, la salvia e la menta, invece, si possono usare per disinfettare la parte intorno al dente, interessata dall’infezione.
Per curare il mal di denti dopo aver consultato un dentista o il proprio medico si può ricorrere a  farmaci antidolorifici.

Tra questi medicinali ci sono: la Tachipirina, l’Ibuprofene, la Clorexidina, che un colluttorio antibatterico da usare con dei risciacqui da trenta secondi.
Per combattere l’odontalgia è consigliata inoltre la somministrazione di Farmaci antinfiammatori non steroidi. Questi medicinali fanno cessare il dolore, ma non curano in alcun modo la causa scatenante del fastidio.
In presenza di un mal di denti molto forte, bisogna assolutamente stare attenti all’alimentazione. Si devono assumere cibi morbidi e ricchi di calcio, frutta, verdura, yogurt e alimenti contenenti parecchia vitamina C, che impediscono la comparsa di fenomeni di sanguinamento.
Diversamente, non si devono mangiare cibi troppo caldi o freddi, bibite e alimenti che contengono parecchio zucchero, oppure che sono molto croccanti, come il torrone, le caramelle dure e i confetti.
Quando si manifesta il mal di denti è comunque necessario andare immediatamente dal dentista. Quest’ultimo, se il dolore è causato da una scarsa pulizia della bocca, provvederà a fare al paziente una seduta di igiene orale, con un trattamento di detartrasi, che elimina tutti i batteri.
Se all’origine dell’odontalgia ci sono delle carie, lo specialista provvederà a otturare i denti, oppure a devitalizzarli o ad estrarli.