Come dimagrire meglio? Senza esagerare con lo sport

Chi l’ha detto che per dimagrire bisogna fare sport per tante ore al giorno? Alcuni scienziati di Copenaghen hanno infatti dimostrato che per perdere peso non è assolutamente necessario sforzarsi più del dovuto.

sport

Lo studio, apparso sul ‘Scandinavian Journal of Public Healt’, è stato effettuato dai ricercatori del dipartimento di scienze biomediche dell’università di Copenaghen e ha messo in luce risultati sorprendenti. Sono infatti stati monitorati gli effetti di quattro mesi di allenamento su 60 persone in evidente sovrappeso. E, incredibilmente, coloro che seguivano un’attività fisica moderata hanno avuto una perdita di pesa maggiore rispetto a coloro che si allenavano più duramente e più a lungo. Il motivo è presto detto: le persone che svolgono allenamenti più tranquilli restano motivati più a lungo rispetto agli altri. Inoltre non c’è il rischio di essere vittime del sovrallenamento che, in molti casi, si rivela addirittura controproducente per il nostro fisico.
Meglio dunque allenarsi per un arco di tempo maggiore, ma in maniera più moderata, piuttosto che fare grandi sforzi e ‘bruciarsi’ dopo appena qualche giorno. Molto spesso le persone che si sforzano troppo durante gli allenamenti iniziano a odiare la loro attività fisica e, in qualche caso, decidono addirittura di lasciarla perdere. Il proverbio ‘chi va sano va piano e lontano’ funziona anche per le persone che vogliono perdere peso.

XII Master Internazionale in Floriterapia clinica

master

Il Master in Floriterapia Clinica alla sua XII edizione ricalca l’insegnamento tradizionale della floriterapia di Bach attualmente impartito presso la Fondazione Bach di Mount Vernon, integrato dai moderni contributi della ricerca scientifica di settore. Il suo scopo è formare un terapeuta esperto in grado di utilizzare la floriterapia di Bach con grande padronanza tecnica ed adeguata sensibilità. Di taglio spiccatamente avanzato ed esperienziale, ma aperto anche ai neofiti, il Master si rivolge a Medici, Psicologi, Farmacisti, Operatori Sanitari e Naturopati che per motivi professionali desiderino approfondire con rigore e metodo lo studio clinico della floriterapia di Bach.

Per iscriverti clicca qui: http://www.almedico.it/old/landing/fiori.html
Info: 333 3857130

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Practitioner in flower massage

flower massageNovità assoluta nel campo del massaggio, il Flower-Massage® nasce dall’unione di Agopuntura, Ayurveda, Massaggio Metamorfico e Tecniche Cranio-Sacrali applicate alla Floriterapia di Bach. Il livello base si apprende in due giorni di corso. La prima giornata è volta alla comprensione degli aspetti della Floriterapia più strettamente attinenti al massaggio; seguirà l’insegnamento teorico del Flower-Massage®, dei chakras, dei meridiani e dei principali punti di agopuntura su cui esso si sviluppa. Il tutto illustrato con l’ausilio di lucidi e con la proiezione di un filmato commentato con moviola dell’intera manualità. La seconda giornata, interamente dedicata alla pratica, inizierà con una dimostrazione dal vivo del massaggio e proseguirà con la suddivisione dei partecipanti in gruppi di tre allievi per ciascuna postazione di lavoro. Nell’arco della giornata, su ogni lettino, sotto l’attenta supervisione dei docenti, gli allievi avranno modo di sperimentarsi reciprocamente e successivamente nei diversi ruoli di: massaggiatore, supervisore e massaggiato…

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Seno low cost: occhio alla truffa

Un seno tutto nuovo a soli 99 euro? Un miracolo dell’economia o solo l’ennesima truffa? L’ennesima trovata dei medici dei paesi asiatici o un espediente pubblicitario? In realtà è quello che è stato proposto sull’italianissimo portale di Groupalia, un annuncio che ha, inevitabilmente, fatto scattare una denuncia ed una serie di doverosi accertamenti.

chirurgia
Molti utenti del famoso portale che vende prodotti e servizi attraverso il sempre più diffuso meccanismo dei coupon, si sono allarmati alla vista di un prezzo così ridicolamente basso per un’operazione complessa, come la mastoplastica additiva. Pertanto, sono piovute una serie di segnalazioni piuttosto preoccupate alle diverse sedi del Codacons, alla ricerca di spiegazioni plausibili.
Immediatamente sono scattate le denunce e le segnalazioni all’Ordine Provinciale di Caserta di Medici ed Odontoiatri, dove risulta iscritto il medico dell’annuncio ed una pronta e tempestiva risposta da parte dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica. L’associazione prende nettamente le distanze da questi comportamenti che frequentemente espongono la chirurgia plastica e quella estetica sotto una luce di sufficienza e superficialità. Sono anni, infatti, che l’Associazione prosegue nella sua battaglia contro un abuso della pubblicità e del qualunquismo che spesso inquina la professionalità del settore e ricorda che ogni intervento chirurgico necessita delle dovute attenzioni e della dovuta responsabilità.

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Il gene che decide con che mano scriviamo

Destrimani o mancini? E’ un gene il vero artefice della preferenza nell’uso delle mani. Secondo la ricercatrice Silvia Paracchini la decisione di usare maggiormente la mano destra o la sinistra viene compiuta dal bambino, già in tenerissima età ed è indirizzata dalla presenza di un particolare gene nel Dna dell’individuo.

mano
La ricerca, condotta presso l’University di St. Andrews in gran Bretagna, ha evidenziato come il gene PCSK6 è il vero responsabile della scelta istintiva ed involontaria che compie il bambino già dai primi mesi di vita. Il gene, che si attiva già durante la formazione dell’embrione, è lo stesso deputato ad importantissime funzioni all’interno del corpo umano. La sua importanza fondamentale è, per esempio, osservabile nell’errato posizionamento degli organi interni in un individuo, in caso di malfunzionamento.
Il gene PCKS6 è l’unico in grado di attivare la proteina Nodal, a sua volta responsabile dell’attivazione di una serie di geni che stabiliscono la separazione tra destra e sinistra di tutto l’organismo dell’individuo. Un mutazione di tale gene, infatti, comporta una patologia denominata Situs Inversus, che si manifesta in un’anormale posizionamento delle strutture interne, con conseguente asimmetria patologica.
A differenza di un pensiero tragicamente diffuso in passato, non è quindi nessuno spirito demoniaco a costringere il bambino nell’uso della mano sinistra, a scapito della destra.

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Risonanza magnetica anche per chi ha il defibrillatore

Ottime notizie per chi ha il “cuore matto”. Finalmente anche i portatori di defibrillatori impiantabili per la prevenzione di arresti cardiaci, potranno sottoporsi a risonanza magnetica.

risonanza-magnetica
La Biotronik ha presentato durante il ‘Congresso Internazionale della Società Europea di Cardiologia’ (ESC), tenutosi ad Amsterdam dal 31 Agosto al 4 Settembre 2013, un rivoluzionario defibrillatore impiantabile, il più piccolo al mondo, che permette di sottoporre i pazienti che lo utilizzano di sottoporsi a risonanza magnetica. Il gioiello scientifico è stato realizzato in collaborazione con la Philips.
Fino ad oggi, per motivi di sicurezza, a tutti i portatori di pacemaker era impedito effettuare una risonanza magnetica nucleare, che è la pratica essenziale per diagnosticare ictus e tumori.
Al’apparecchio è stato dato il nome di Ilesto, e rappresenta la seconda generazione in fatto di mini defibrillatori, ed il primo compatibile con risonanza magnetica.
Il principio di funzionamento è semplicissimo. Quando un paziente deve sottoporsi a RMN (risonanza magnetica nucleare), il medico non dovrà far altro che modificare il funzionamento dell’apparecchio utilizzando un programmatore esterno.
Altro aspetto rivoluzionario di Ilesto è la durata delle sue batterie. Ben 11 anni di carica garantita, il che limita tantissimo i casi di sostituzione del dispositivo e conseguentemente abbassando drasticamente tutte le problematica che questa operazione comporta.
Il Biotronik Home monitoring, permette attraverso controllo remoto di tenere sotto osservazione tutte le funzionalità cardiache in modo automatico e quotidiano. Un’arma in più per una migliore diagnosi e per una prevenzione più sicura ed affidabile.
Antonio Curnis, Responsabile del Laboratorio di Elettrofisiologia dell’Università di Brescia, Spedali Civili di Brescia, fa notare come oggi in Europa si verifica un rifiuto all’esame RMN ogni 6 minuti a soggetti portatori di defibrillatori o peacemaker. Con questo nuovo dispositivo si verificherà un vertiginoso abbassamento di questa media in modo da garantire a queste persone già affette da sfortunate patologie cardiache, di prevenire altri gravi problemi di salute.
La morte improvvisa per arresto cardiaco è causato da tachicardie, ossia ritmi cardiaci veloci ed irregolari che riducono il normale afflusso sanguigno causando la morte dell’individuo nel giro di pochi minuti. Ecco perchè il defibrillatore è considerato il salva-vita per eccellenza. Nel momento in cui è in atto una tachicardia, il defibrillatore rilascia scariche elettriche in modo da permettere al cuore di riassumere i normali ritmi cardiaci. Dispositivo irrinunciabile, che finalmente oggi non precluderà più ai suoi portatori di sottoporsi a risonanza magnetica.
Le stime che parlano di casi in cui è necessaria l’impiantazione di defibrillatore, parlano di un aumento del 10-15% ogni anno, e allo stesso tempo sono cresciute del 10% le richieste per RMN.

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Crisi mattutine di infarto: la responsabile è una proteina

C’è una statistica interessante, ma volendo anche inquietante, che evidenzia come gli infarti al miocardio siano più frequenti nelle ore del mattino, principalmente dalle 06:00 alle 10:00. Recenti studi hanno isolato la causa di questo fenomeno, individuandola in una proteina.

infarto

I ricercatori dell’University of Cleveland hanno voluto approfondire come mai, dopo una certa ora della mattina, i casi di infarto tendono a diminuire in numero.
Alla base dello studio dei ricercatori americani vi sarebbero i ritmi cardiaci strettamente correlati al così detto orologio biologico, che secondo loro sono da considerarsi tra i principali fattori di casi di infarto mattutino, soprattutto dalle 06:00 alle 10:00, con un picco limitato nel primo pomeriggio.
Questa teoria è stata esposta nel corso del ‘246° National Meeting & Exposition of the American Chemical Society’ (ACS) tenutosi alll’Indiana Convention Center, e spiega come rivesta un ruolo importante nei casi di insufficienza cardiaca una proteina chiamata KLF 15.
Questa proteina, fino ad oggi sconosciuta, è a tutti gli effetti la chiave che regola le funzioni del cuore in base ai ritmi cardiaci. Lo studio ha messo in evidenza come sia proprio quando ci sono bassi livelli di KLF 15, situazione che si verifica soprattutto nelle prime ore dopo il risveglio, che si manifestano i casi di arresto cardiaco. Gli studi, portati avanti su modello animale, hanno evidenziato come a bassi livelli della proteina corrispondano casi di insufficienza cardiaca nei topi usati per gli esperimenti. In sostanza gli animali presentavano le stesse condizioni delle persone colpite da morte improvvisa a seguito di infarto.
La mancanza di tale proteina porta il cuore a pompare in modo irregolare fino a causare quella che viene chiamata ‘fibrillazione ventricolare’, dove vi è una mancanza di sangue nel normale afflusso che causa la perdita di coscienza da parte dell’infartuato e nei casi più gravi può portare alla morte se non si interviene tempestivamente con un defibrillatore.
La morte improvvisa per attacco cardiaco è conosciuta come SCD, già da tempo era stata associata a fattori come ritmi cardiaci ed orologio biologico, e questa ricerca non fa che confermare questa tesi.
Il così detto orologio biologico regola e coordina tutte le funzioni che hanno un legame con fattori esterni.
Il dottor Mukesh Jain, a capo del tema di scienziati scopritori di questa proteina, e tutto il suo team, si augurano che questa nuova conoscenza nel campo della cardiologia possa portare a breve la creazione di farmaci nuovi che riescano a ridurre i rischi di infarto o quanto meno prevenirli. Trovando il modo di aumentare la quantità di KLF 15 presente nell’organismo dei pazienti soggetti a problemi cardiaci, molto probabilmente si limiterebbero sensibilmente i casi di aritmie e morti improvvise per arresto cardiaco.

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Analisi sull’aspartame: non è dannoso per l’uomo

Quando si parla di aspartame, si parla di un edulcorante, nonchè di un esaltatore di sapidità, con un potere dolcificante ben 200 volte superiore del saccarosio pur apportando lo stesso numero di calorie.

aspartame
Come molte delle scoperte scientifiche, anche questa ha avuto origine in modo casuale. Nei primi anni ’70 del secolo scorso, il dottor Jim Schlatter della G.D. Searle Company studiava nuovi trattamenti per combattere le ulcere gastriche. Qualche goccia del composto di amminoacidi su cui lavorava gli cadde sul dorso della mano, che non lavò. Portandosi la mano senza pensarci alle labbra, si accorse dell’incredibile dolcezza di quel composto, così nacque l’aspartame.
Esistono varie e discordi opinioni sull’effetto nocivo che questo dolcificante può avere per l’organismo umano.
A metter un punto chiaro e preciso a questa eterna diatriba ci ha pensato l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. A seguito dell’attento e meticoloso studio di due esperimenti scientifici svolti nel 2010, che seguono quelli del 2006 e 2009, proprio per accertare la pericolosità di questi edulcoranti artificiali, l’Efsa ha dichiarato che per quanto riguarda la sua presunta dannosità per la salute umana non sono state riscontrate chiare evidenze scientifiche.
Il primo di questi esperimenti è stato eseguito in Italia ed è consistito nello studiare eventuali effetti cancerogeni su topi ai quali è stato somministrato aspartame.
Il secondo ha avuto luogo in Danimarca ed aveva come obiettivo quello di analizzare quale relazione corresse tra l’assunzione di bibite analcoliche addolcite con aspartame, ed i casi di parto prematuro.
A parere dell’Efsa questi due studi non hanno apportato nessun nuovo elemento valido che possa indurre a modificare le precedenti conclusioni prese in merito su questo dolcificante. Infatti l’Unione europea non considera dannoso l’aspartame autorizzandone il consumo.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha dichiarato che comunque continuerà a supervisionare tutti gli studi che cercheranno di accertare la pericolosità o meno dell’aspartame, ma finchè questo non verrà dimostrato scientificamente, il suo uso e consumo continuerà ad essere autorizzato senza particolari restrizioni.
Entro il 2020, infatti, l’Efsa sarà tenuta a valutare di nuovo, e partendo da zero, tutti quei additivi alimentari che l’Unione europea ha autorizzato all’uso prima del 20 Gennaio 2009. Questi lunghi tempi, spiega l’Efsa, sono dovuti alla grossa mole di lavoro che questa operazione prevede, e per quanto riguarda l’aspartame non si avrà una risposta a breve in quanto gli ultimi studi validi sono stati resi pubblici di recente nel 2011.
La stessa Efsa ha indetto una consultazione pubblica online per il Maggio 2013 con lo scopo di raccogliere il maggior numero di testimonianze scientifiche da integrare nei loro studi.

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Conservare le cellule staminali del cordone: le risposte ai dubbi delle mamme

Sempre più donne in attesa desiderano avere informazioni sulla possibilità di conservare le cellule staminali del proprio bambino in una banca del cordone ombelicale.
Quali sono i vantaggi della conservazione familiare? Chi si occupa della raccolta del campione al momento del parto? Cosa succede in caso di parto gemellare? Cosa bisogna fare in caso di necessità delle cellule per un membro della famiglia? E come viene determinata la compatibilità?

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Proviamo qui a dare informazioni pratiche ed esaurienti alle coppie che vogliono saperne di più circa questa possibilità offerta per preservare e all’occorrenza disporre di queste importanti cellule.
Le cellule cordonali conservate in una struttura privata rimangono di proprietà della famiglia e sono immediatamente disponibili in caso di necessità. Uno dei principali vantaggi offerti da questa pratica è la compatibilità totale delle staminali con il bambino che le ha generate, e che avrà la possibilità di ricevere le sue stesse cellule in caso di necessità tramite un’infusione delle staminali definita trapianto autologo. Per la buona riuscita della terapia è necessario un dato numero di cellule, calcolato in base al peso corporeo del paziente. E se le staminali prelevate non fossero sufficienti per il trapianto? Grazie agli ultimi risultati raggiunti dai ricercatori, è già possibile moltiplicare le cellule staminali con un’operazione chiamata
Ma veniamo a una questione pratica che può generare dubbi e timori nei genitori, quella del prelievo al momento del parto. La raccolta del campione viene effettuata dall’ostetrica a parto avvenuto, in totale sicurezza per il nascituro e per la mamma. È un’operazione semplice che richiede pochi minuti, simile a un semplice prelievo di sangue da braccio. In caso di parto gemellare il procedimento sarà lo stesso ma per entrambi i neonati. Se i gemelli sono omozigoti si può scegliere di prelevare un solo campione, poiché il Dna dei bambini è il medesimo. Ogni genitore che decide di conservare le staminali di proprio figlio spera in cuor suo di non doverle mai
utilizzare. Ma se malauguratamente si presentasse questa necessità? Se ad aver bisogno del trapianto fosse un fratellino? In questo caso la prima cosa da fare sarebbe verificare la percentuale di compatibilità tra i due fratelli attraverso un particolare esame chiamato HLA. L’esame può essere effettuato sul campione di sangue cordonale oppure direttamente sul bambino in un secondo momento. Sono già numerosi i casi di giovani pazienti che hanno potuto combattere la malattia grazie alle staminali di un fratellino. Uno di questi è Jan, un bimbo tedesco affetto da anemia aplastica che dopo l’infusione delle cellule del cordone del fratello ora può trascorrere un’infanzia serena insieme ai suoi coetanei.

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Rischi cromosomici del nascituro individuati da un esame del sangue

Avere un figlio nel ventunesimo secolo rappresenta sicuramente un rischio minore rispetto anche solo a vent’anni fa; grazie alle nuove tecnologie, infatti, le future mamme dispongono di molti mezzi per conoscere la salute del feto ed eventuali anomalie molto prima della nascita.
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In particolare, gli esami riguardanti proprio le anomalie dei cromosomi danno esiti praticamente certi su eventuali patologie legate al parto. Questi esami sono quasi sempre consigliati a tutte le donne che decidono di avere un bambino superati i 35 anni, ma anche in tutti quei casi in cui in famiglia si sono già manifestate anomalie legate all’eredità genetica. Con un semplice esame del sangue si potranno verificare forma e numero dei cromosomi presenti all’interno delle cellule: di norma ogni cellula ha 46 cromosomi, a loro volta divisi in 23 coppie di cromosomi appartenenti al padre e 23 alla madre. L’anomalia che si verifica più frequentemente è la sindrome di Down che, grazie alla ricerca, si è scoperto essere legata all’anomalia della ventunesima coppia.
Altri esami destinati a scovare anomalie nel feto sono il DUOTEST e il TRITEST, entrambi effettuabili attraverso un’analisi del sangue della madre.

Il primo, il duotest, serve a rilevare la concentrazione nel sangue di due proteine prodotte dalla placenta. Questo test è effettuabile già allo scadere della decima settimana fino alla tredicesima circa.
Il secondo, il tritest, è un esame destinato all’esaminazione di tre ormoni prodotti sia dalla placenta che dal feto, ed è attuabile nell’intervallo tra la quattordicesima e la sedicesima settimana; se risulta positivo si prescrivono ulteriori test per verificarne l’esattezza.

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