Come mantenere l’abbronzatura il più a lungo possibile

Dai risultati di un sondaggio, alcuni accorgimenti possono aiutare a protrarre l’abbronzatura al rientro dalle vacanze estive.Secondo un sondaggio effettuato dal Centro Studi MDM Group, osservare alcuni stratagemmi aiuterebbe a prolungare quel colorito sano guadagnato grazie al sole della stagione estiva.

abbronzatura
Per il 31% delle persone coinvolte nella ricerca, una dieta nella quale sia presente una buona dose di acqua e vitamine sarebbe il primo alleato della nostra tintarella. Il 24% rilancia invece l’utilità di appositi trattamenti pre e post sole: i primi per rendere la pelle pronta all’esposizione al sole, i secondi per idratarla dopo le ripetute esposizioni.
C’è poi un 15% che sostiene la grande importanza di oli e creme idratanti pensate appositamente per non seccare la pelle, e un 13% per il quale un gommage, per rendere il colorito uniforme e la disidratazione della pelle, è fondamentale.

L’8% del campione consiglia invece di evitare il contatto prolungato con l’acqua, soprattutto se calda, per evitare che la pelle si desquami. Ancora, il 5% degli intervistati ammonisce invece contro l’utilizzo di cosmetici che presentano alcool tra i componenti, il quale è responsabile dell’inaridimento dell’epidermide. E infine, il 4% suggerisce di approfittare dei pochi momenti liberi della giornata per stare al sole e aiutare il corpo a produrre melanina.

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Ipnosi e interventi chirurgici

Utilizzare l’ipnosi al posto dell’anestesia. Questo è quanto è riuscito a eseguire Enrico Facco, docente di Anestesia e rianimazione del Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Padova.

ipnosi

Per la scienza si tratta di una nuova frontiera. Affrontare un vero e proprio intervento chirurgico senza l’utilizzo dell’anestesia non è cosa da tutti i giorni. Questo però è quanto accaduto nell’ospedale di Padova, dove una paziente è stata curata tramite l’impiego dell’ipnosi. La donna, di quarantadue anni, soffre di sensibilità chimica multipla. In altre parole è impossibilitata ad assumere praticamente ogni tipo di farmaco a causa di varie allergie a sostanze chimiche. Ecco allora che utilizzare l’anestesia per eseguire l’intervento sarebbe stato un azzardo. L’ipnosi, per tutta risposta, si è rivelata essere l’unica alternativa affinché la paziente potesse sottoporsi all’intervento per rimuovere il tumore alla pelle della coscia destra. Un intervento durato mezz’ora e perfettamente riuscito, al termine del quale la donna è uscita dalla sala operatoria sulle proprie gambe senza bisogno di alcun tipo di aiuto. “Per rendere possibile il tutto”, ha dichiarato il prof. Facco “sono bastate due sedute prima dell’intervento in cui ho testato il grado di ipnotizzabilità della donna”. La paziente, stando a quanto riportato dai parametri vitali e cardiaci, non ha provato dolore. Il docente però non pare stupito dai risultati ottenuti: “Quella dell’ipnosi è una tecnica applicabile anche in altri campi, come ad esempio curare fobie e attacchi di panico. C’è chi ha paura del dentista e non riesce neppure a entrare in clinica: l’ipnosi aiuta il paziente a superare il suo problema e le sue fobie”.

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Grassi del fegato compromettono il cuore

La salute del cuore inizia anche dal fegato: un accumulo eccessivo di grassi in questa importante parte del nostro organismo puo’ provocare numerosi danni tra cui quello di compromettere la salute cardiaca, provocando gravi disturbi funzionali.


La salute del fegato e l’accumulo dei grassi all’interno dello stesso va tenuta sotto controllo sin dall’età pediatrica per scongiurare il rischio di incorrere in una patologia denominata Nafid ( detta anche fegato grasso) che colpisce soprattutto i bambini obesi sin dalla tenera età.
Recenti studi hanno dimostrato che questa malattia comporta gravi disturbi a livello cardiaco andando ad intaccare la normale e corretta funzionalità del muscolo del miocardio.
La ricerca, condotta in collaborazione con istituti pediatrici di neuropsichiatria infantile, ha evidenziato come nei bambini affetti da malattia del fegato grasso i disturbi e le disfunzioni sistoliche e diastoliche fossero maggiori in relazione alla gravità della patologia epatica.
Questo vuole porre particolare attenzione sul non sottovalutare l’alimentazione dei più piccoli che potrebbero rischiare di avere la salute del cuore compromessa da un pericoloso accumulo di grassi nel fegato.
E’ necessario quindi, sin dalla tenera età, effettuare controlli periodici specialistici sulla salute dell’organo e porre particolare attenzione all’alimentazione, scongiurando così il rischio di Nafid e delle complicazioni che ne possono derivare.

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Nuova tecnica ESD per tumori gastrointestinali

In Giappone nel 2000 circa, nasce la “ESD” (Dissezione Endoscopica Sottomucosa), una nuova tecnica utilizzata per la rimozione dei tumori allo stomaco in stadi non avanzati che oggi è stata importata anche in Italia.

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L’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino è stato il primo, grazie al direttore Dr. Serafino Recchia del reparto di Gastroenterologia, a metterla in atto, applicandola anche al tratto esofageo e al colon.
Si tratta di una tecnica mini invasiva che mira ad asportare il tumore senza però danneggiare l’organo interessato e senza determinarne nessuna conseguenza a livello alimentare e digestivo. Rispetto all’asportazione chirurgica la degenza in ospedale si riduce da dieci giorni a tre, mentre la durata dell’intervento, in anestesia totale, può arrivare fino alle tre ore (vista la sua delicatezza).
L’equipe medica guidata dal dott. Franco Coppola, lo specialista nominato e appositamente addestrato dalla ASL di Torino con uno stage di approfondimento di circa sei mesi all’università di Showa di Yokohama, ha eseguito i suoi primi sei interventi, di cui tre al colon, nel 2012, senza complicazioni e con esiti positivi.
Si rende noto inoltre che nonostante la nuova scienza, i controlli devono essere regolarmente eseguiti per scongiurare e prevenire il rischio che l’organo possa manifestare un secondo tumore.

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Migliorare le funzioni cognitive ed allontanare la demenza con l’attività fisica

Che l’esercizio fisico faccia bene è ormai un dato di fatto e a darcene ulteriore conferma è uno studio recentemente pubblicato su una delle più accreditate riviste psichiatriche, “Molecular Psychiatry”. Nel caso specifico, è stato valutato il possibile legame tra esercizio fisico e prestazioni cognitive, rispetto ad una prevenzione del decadimento intellettivo tipico dell’età senile e di patologie come la demenza.

sport

Gli interessanti risultati di questo studio provano inequivocabilmente che il movimento fisico non solo migliora le funzioni circolatorie e previene le problematiche osteo-articolari, ma mantiene sane le capacità cognitive e riduce notevolmente il rischio di patologie degenerative come l’Alzheimer. Rispetto ad una persona che conduca una vita sedentaria, chi pratica un esercizio fisico costante vede ridotto fino al 45% il rischio di andare incontro alla demenza senile. E non è necessario svolgere un’attività estremamente impegnativa, per ottenere questi effetti protettivi è sufficiente mantenere un esercizio moderato e continuativo. Dallo studio emerge che i soggetti che praticano una regolare attività fisica beneficiano di una più ridotta atrofia cerebrale. Gli effetti protettivi derivano anche da una stimolata produzione di fattori di crescita neuronale: il movimento permette ai muscoli di liberare l’IGF-I, una sostanza neuroattiva che, assorbita dal cervello, stimola a sua volta la produzione del fattore di crescita BDNF, deputato proprio al potenziamento delle capacità di sopravvivenza dei neuroni. Inoltre il miglioramento si riflette anche sul tono dell’umore generale, a causa di un meccanismo sinergico con altri neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina.
Altro aspetto riscontrato è la differenza rispetto al beneficio ottenuto, tra popolazione maschile e femminile. Sembra infatti che le donne ricevano un effetto positivo più marcato rispetto agli uomini, in termini di miglioramento cognitivo. La motivazione potrebbe risiedere in un accentuato rischio femminile dovuto al repentino calo estrogenico menopausale, che aumenterebbe il pericolo di sviluppare malattie neurologiche degenerative.
Pur non essendo ancora chiari i livelli ottimali di esercizio fisico per il raggiungimento del beneficio massimo e se possano anche influire delle componenti genetiche, l’attività motoria ha senza dubbio importanti scopi preventivi e terapeutici, rispetto alle patologie cerebrali oggetto dello studio in questione.
Pare adeguato concludere citando l’antica locuzione latina “Mens sana in corpore sano”, che in questo contesto suona come un ammonimento e sembra appropriata più che mai.

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Età della madre e complicazioni del parto

I ricercatori del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia, operante in Irlanda, presso l’Università di Dublino, hanno pubblicato i risultati di una ricerca inerente la connessione tra l’età della madre e le eventuali complicanze del parto.

parto

Lo studio ha preso in considerazione circa trentasettemila partorienti, con età compresa tra i 17, o meno, e i 40 anni, o più, e il risultato è stato che la percentuale di complicanze saliva notevolmente nel caso di madri diciassettenni o più giovani e di quarantenni o più grandi.
Paragonando questi due gruppi con quello comprendente le madri tra i venti e i trentaquattro anni, si è visto come le diciassettenni avessero una minore probabilità di subire un cesareo, ma risultavano seriamente a rischio per quanto riguarda un possibile parto pretermine. Le quarantenni invece risultavano seriamente a rischio in fatto di taglio cesareo, e i loro bambini rischiavano più degli altri di dover finire, in seguito alla nascita, in ricovero neonatale, o di sviluppare delle anomalie congenite.
Tutto ciò conferma quelle che fino a poco tempo fa erano soltanto delle ipotesi. Ora dunque sono le percentuali a chiarire che l’età della madre può influire notevolmente sullo svolgimento del parto e la salute del piccolo. In particolare il rischio di parto pretermine nelle partorienti più giovani è spesso connesso a delle loro dannose abitudini, come ad esempio fumare, mentre nelle partorienti più mature alcuni disturbi medici possono compromettere la salute del bambino.
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Depressione e ansia in gravidanza: la soluzione è l’attività fisica

E’ importante intervenire sulla depressione e sull’ansia nel periodo gestatorio, un grande aiuto viene dalla attività fisica, in particolare quella aerobica.

gravidanza sport
Si parla di gravidanza: spesso le donne in questo periodo della loro vita, si trovano in uno stato di depressione e di ansia, questa condizione può avere conseguenze negative, anche gravi, sul nascituro.Si è visto come possa portare ad un parto prematuro, e di conseguenza ad un neonato sottopeso; se la mamma per combattere la depressione fa uso di psicofarmaci, potrebbe avere problemi con l’allattamento.
E’ provato che una gravidanza in stato di depressione, può generare una “depressione post partum” al momento della nascita, con gravissime problematiche per la neomamma e il suo bambino.

Il cortisolo, l’ormone dello stress, prodotto dalla mamma stressata in gravidanza, può avere conseguenze importanti sullo sviluppo psicologico e intellettivo del nascituro.
Questo stato depressivo psico-fisico delle gestanti è facilmente migliorabile con una buona attività fisica, meglio se aerobica.
La ricerca scientifica, ha dimostrato come, nei casi non patologici, bastino solo quattro settimane di un programma di attività fisica, adeguato al periodo della gravidanza, per diminuire notevolmente lo stress e i picchi di ansia.
Anche la stanchezza fisica che molte donne lamentano nel periodo della gestazione, migliorerebbe facendo attività fisica con constanza.
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Chi è obeso da più tempo rischia cardiopatie

Cosa c’è di più perfetto di quella meravigliosa macchina che è il corpo umano? Purtroppo da qualche decennio a questa parte questo meccanismo sofisticato è stato messo in crisi. Da svariate cattive abitudini che ne hanno deformato ritmi e processi. E il tutto nasce da quella che è la fase più importante dell’uomo, la crescita. Studi infatti hanno messo in luce la relazione tra obesità e il suo svilupparsi nel tempo con i rischi cardopatici che si manifestano in età adulta.

obesitàOsservando e monitorando dei fisici giovani è stato riscontrato che il perdurare di adiposi in eccesso in tutto il corpo o anche solo nella parte addominale ha portato i soggetti a sviluppare gravi patologie legate al cuore. In particolare sin dai primi stadi della ricerca si è notato come all’obesità camminasse di pari passo una calcificazione coronarica che se non rimossa per tempo porta a problemi di salute legate al muscolo che gestisce la circolazione sanguigna: il cuore. Pertanto – e non ce ne sarebbe bisogno di ribadirlo – la fase della crescita resta di fondamentale importanza per la formazione degli individui adulti, sia nello spirito ma sopratutto nel corpo. Un adulto in salute è un adulto felice.

Le regole per non cadere in queste trappole sono semplici e non richiedono chissà quale sforzo, dieta equilibrata (la mediterranea è famosa in tutto il mondo), attività fisica anche di media entità e non trascurare nessun allarme che il corpo umano invia. E la meravigliosa macchina che ci è stata donata tornerà perfetta!

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Integratori e interventi chirurgici programmati: positivo o negativo?

Ogni anno un numero sempre maggiore di persone si sottopone a interventi di chirurgia estetica. Il desiderio di un aspetto giovanile vince sulla comprensibile paura di affrontare gli effetti di un intervento chirurgico a tutti gli effetti. La chirurgia plastica o plastico – ricostruttiva è una branca della chirurgia che pone come proprio fine la correzione di difetti morfologici e/o funzionali, ivi compresa la ricostruzione o sostituzione di tessuti.

integratori

Il paziente che si sottopone ad una visita preliminare, al chirurgo estetico espone i propri desideri e bisogni. Durante la prima visita il chirurgo visita con molta attenzione il paziente, fa un’attenta anamnesi generale del suo stato di salute, prescrive gli accertamenti necessari alla gestione e cura del paziente. Mentre il chirurgo plastico si fa carico di comprendere le aspettative di benessere fisico e psicologico che il paziente si attende dall’intervento di chirurgia estetica, il paziente deve collaborare nel migliore dei modi ascoltando le indicazioni del medico e ricordando a questi quali farmaci e integratori abitualmente assume o ha assunto precedentemente.
Studi recenti hanno dimostrato che più di un terzo delle persone che si sottopongono a interventi chirurgici utilizza abitualmente gli integratori. Potrebbe sembrare un’azione innocua e dimenticare di comunicarlo al proprio medico un’azione veniale, ma non lo è. Informare il proprio medico, e quindi anche il chirurgo plastico, magari mostrando il tipo di integratore assunto può fare la differenza. Molti integratori hanno un rilascio lento dei loro principi attivi, o magari le sostanze contenute agiscono nell’organismo anche dopo una lunga interruzione, ad esempio di dieci giorni. In base ai principi attivi o alle erbe mediche di cui sono composte il chirurgo potrà meglio programmare l’intervento e condurlo nella massima sicurezza.
Molte sostanze hanno effetti anticoagulanti e non aver interrotto l’assunzione per tempo può rallentare i normali tempi di cicatrizzazione, e ancor peggio, durante un intervento chirurgico può causare emorragie difficili da gestire. Alcuni prodotti naturali hanno effetti sulla pressione sanguigna, sulla frequenza cardiaca, sul sistema immunitario. Durante un’operazione chirurgica sono molti gli strumenti utilizzati in sala operatoria per monitorare il paziente e fornire quanti più dati possibili al chirurgo e alla sua équipe per fronteggiare al meglio ogni situazione. Tacere un uso anche sporadico di certi integratori è quindi altamente sconsigliato. L’associazione degli anestesisti americana raccomanda di interrompere l’assunzione degli integratori per 10 -15 giorni prima di un qualsiasi intervento chirurgico e invita ad utilizzare in modo consapevole questi preparati, consultando il proprio medico curante che conosce le condizioni di salute di ciascun paziente e sa cosa sia meglio per lui.

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TAC e tumore al polmone: rapporto rischi-benefici

Per molti anni si è parlato dei rischi della TAC. Nel caso di fumatori ed ex fumatori e la relativa correlazione con l’insorgere del tumore ai polmoni questi rischi sono al di sotto dei benefici derivanti da uno screening approfondito del paziente tramite TAC.

tac

La U.S. Preventive Services Task Force, un gruppo indipendente formato da esperti in materia di prevenzione che lavora per migliorare la salute di tutti gli americani, raccomanda di effettuare indagini anche attraverso l’utilizzo di TAC come sistema efficace di prevenzione rispetto al rischio di cancro ai polmoni. Indicano come consumi di riferimento, per coloro che risultano ad alto rischio di tumore al polmone, quei fumatori con consumo di sigarette pari ad un pacchetto al giorno per 30 anni, o due pacchetti al giorno per 15 anni, ed ex fumatori a parità di consumo che abbiano smesso da meno di 15 anni. Il numero di malati di cancro al polmone riconducibile al consumo di sigarette è risaputo essere molto alto. In base a queste statistiche basate sulla popolazione americana, la U.S. Preventive Services Task Force attraverso le loro linee guida, consiglia lo screening preventivo con TAC con l’obiettivo di diminuire il numero di vittime per tumore ai polmoni che ammonta a 160 mila morti l’anno negli USA.

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