Donne meno stressate rispetto agli uomini: ecco i perchè

L’essere donna: figlia, moglie, mamma, amante, con una carriera sempre in salita ….. ma come fanno le donne ad essere sempre cosi energiche, vitali, organizzate e non stressate?
Da sempre si dice che il genere femminile riesce, non si sa il perchè, ad organizzarsi meglio ed assere sempre presenti a tutti gli impegni lavorativi e di famiglia che la vita le richiede.

stress

Pensare che ci hanno fatto pure un film: “Ma come fa a fare tutto?” interpretato dalla splendida Sarah Jessica Parker.
La Parker interpreta una seducente trentacinquenne, con una carriera in continua salita, mamma di due splendidi bimbi e moglie di un marito, spesso non presente e all’altezza, che si divide in mille situazioni di impegni familiari e riesce persino a mantenere una relazione clandestina on-line.
Ma proprio come nel film tutti si chiedono, ma come fa una donna a fare tutto? Ha piu’ resistenza, forza mentale, modo di organizzarsi, o semplicemente è meno stressata dagli eventi grazie ai suoi ormoni?

In base a una ricerca scentifica condotta presso l’Università di Buffalo e poi pubblicata sulla rivista Molecular Psychiatry, è risultato che la donna riesce a non stressarsi nelle varie situazioni di routine o negli imprevisti, grazie a un ormone denominato aromastasi, che è presente in quantità maggiore nel cervello della donna, rispetto al cervello maschile.
L’aromastasi è un enzima molto importante nella biosintesi degli estrogeni che, dialogando con la dopamina celebrale, favorisce il comportamento e l’umore positivo.
L’aromatasi viene anche stimolato nella medicina moderna, per la terapia antitumorale diretta soprattutto contro il carcinoma mammario.

Ecco spiegato anche scientificatamente come mai le donne risultano sempre all’altezza di ogni situazione. Da oggi le donne non saranno più considerate come un “alieno che non si stressa” ma semplicemente gli uomini dovranno prendere nota che la donna è stata creata con questa “marcia in più”, che la rende meno vulnerabile alle situazioni che le si presentano.

Un’altra ricerca ha anche dimostrato che le donne belle sono meno stressate,in quanto hanno meno cortisolo.
Il cortisolo è l’ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, che deriva dal colesterolo ed è spesso associato allo stress derivante dall’ipofisi.
Meno stress, uguale più salute e riproduttività, pertanto le donne e, in particolare quelle belle, saranno più longeve e riproduttive. Al contrario invece uno studio dimostra che il sistema immunitario più forte negli uomini non è segno di bellezza.
Che poi per eliminare lo stress basterebbe sono uscire dai nostri schemi mentali, cercando di vivere gli eventi che ci si presentano vivendoli dal loro lato positivo senza preoccuparci di cosa “diranno gli altri” o “chissà se andrà bene”!

Bambini obesi: attenzione al peso in gravidanza

La lotta all’obesità si è fatta sempre più intensa giungendo a colpire i chili di troppo di chi, addirittura, deve ancora venire al mondo. Secondo uno studio canadese, infatti, pubblicato sulla rivista Obstetrics and gynecology, se le madri tendessero ad aumentare eccessivamente di peso durante la gravidanza, il rischio per i bambini di diventare obesi aumenterebbe del 270%.

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In particolare, i nuovi nati, avrebbero una percentuale di grasso eccessivo superiore del 14% rispetto ai coetanei normopeso. La statistica è stata condotta presso l’Università di Calgary coinvolgendo 172 donne incinta, non fumatrici, che tra le 16 e le 20 settimane di gravidanza avevano un normale indice di massa corporea (il famigerato BMI che si ottiene dividendo il proprio peso in kg per la propria altezza al quadrato in metri). Poco più della metà della popolazione di donne presa in esame ha avuto un aumento di peso eccessivo durante le successive settimane di gestazione e i figli hanno avuto problemi di sovrappeso già in giovanissima età.

Gli esperti del settore ricordano come durante la gravidanza, il giusto aumento di peso dovrebbe essere intorno ai 10 kg (12-13 kg al massimo), la gran parte dei quali concentrati durante le settimane centrali. Nel corso dei primi tre mesi, infatti, il contributo del feto al peso della madre è trascurabile e nelle ultime settimane si dovrebbe cercare di contenere i chili di troppo.

Cordone ombelicale e allergie: come capire la probabilità di allergie future del nascituro

Nel nostro paese, negli ultimi cinquant’anni, le persone affette da una forma di allergia, respiratoria o cutanea, sono aumentate ben del 300%. Un dato allarmante, dovuto ad una molteplicità di fattori, che mette in evidenza quanto sia importante avere a disposizione gli strumenti adeguati per una diagnosi precoce: solo in questo modo, infatti, è possibile agire di conseguenza ed in maniera tempestiva.

allergiaProprio in questi giorni l’università svedese di Chalmers ha reso noti i risultati di uno studio durato ben 15 anni, che apre nuove strade per individuare precocemente i potenziali soggetti a rischio di allergie cutanee o respiratorie.
Lo studio ha coinvolto un campione di circa 800 bambini, nati nel biennio 1986-1987, per ciascuno dei quali è stata analizzata la concentrazione di acidi grassi insaturi presente nel sangue del cordone ombelicale.

Si tratta degli acidi grassi omega 6, contenuti nei semi oleosi come le noci, le mandorle, i pinoli ed i quasi tutti gli olii vegetali, e degli omega 3, contenuti soprattutto nel pesce e nei crostacei.
Dopo 13 anni, i ricercatori hanno valutato quanti bambini avessero sviluppato forme allergiche, riscontrando che ben 81 di essi avevano una diagnosi accertata di allergia respiratoria o cutanea cronica.
L’analisi dei dati a disposizione ha evidenziato che tutti i bambini allergici avevano una caratteristica comune: una concentrazione elevata, nel sangue del cordone ombelicale, degli acidi grassi oggetto dello studio, rispetto a quanto riscontrato per un gruppo di bambini senza alcuna manifestazione allergica, utilizzati come controllo.
Ma non solo: mettendo a confronto il numero dei neonati con elevati livelli di acidi grassi nel sangue cordonale col numero di bambini diventati poi allergici nel tempo, i ricercatori hanno rilevato un altro dato interessante. Sembrerebbe, infatti, che i neonati con queste caratteristiche abbia le stesse probabilità di sviluppare un’allergia entro l’adolescenza di chi nasce da una madre con problemi di allergia.
Al momento, non è ben chiaro se questi livelli di acidi grassi essenziali, detti anche PUFA, siano la spia di una qualche anomalia nel processo di sviluppo del sistema immunitario dei neonati- cosa che li predisporrebbe, poi, a sviluppare allergie nel periodo della preadolescenza – o viceversa, un’alta concentrazione di PUFA, provenienti dall’alimentazione materna, siano la causa scatenante del problema.
Quest’ultima ipotesi sarebbe piuttosto preoccupante: negli ultimi anni, infatti, sta diventando prassi generale suggerire una integrazione di acidi grassi essenziali omega 3 ed omega 6 nella dieta delle gestanti, poiché si tratta di componenti essenziali ad un corretto sviluppo del sistema nervoso del neonato.
Lo studio, quindi, se da un lato apre la strada ad un nuovo metodo per una diagnosi precoce, dall’altra rende necessari ulteriori approfondimenti per comprendere meglio la dinamica di un fenomeno ancora in larga parte sconosciuto.

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Bevendo bibite gassate aumenta il rischio dei calcoli renali

Un recente studio, condotto da ricercatori della Facoltà di Medicina e chirurgia “A.Gemelli” dell’Università di Roma in associazione a scienziati della Haward University di Boston, ha dimostrato che bere quotidianamente bibite gassate zuccherate aumenta il rischio di formazione di calcoli renali.
bibiteGli studiosi sono giunti a questa conclusione dopo otto anni di dure ricerche e dopo aver coinvolto 194 mila persone ed esaminato 20 tipi diversi di bevande con e senza zucchero, con e senza cola oltre a birra, vino, succhi di frutta, caffè decaffeinato e non, tè con e senza teina e quant’altro. Hanno stabilito che assumere un bicchiere o una lattina di queste bibite non solo favorisce l’obesità, il diabete, la cellulite e le carie ma anche i calcoli renali. L’incremento di incidenza oscillerebbe tra il 23-33% nelle persone che sorseggiano ogni giorno queste bevande ricche di zucchero e bollicine rispetto a coloro che le assumono solo una volta a settimana. Lo studio è stato condotto da Pietro Manuel Ferraro, nefrologo presso l’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore-Complesso Integrato Columbus con il sostegno del Responsabile UOC di Nefrologia del Policlinico A. Gemelli, Giovanni Gambaro e di Gary Curhan dell’Università di Haward.
L’indagine è stata pubblicata sulla rivista “Clinical Journal of the American society of nephrology”. I ricercatori hanno sottolineato inoltre che, a differenza di quanto si era sempre sostenuto, il caffè ed il tè non avrebbero controindicazioni per coloro che soffrono di calcolosi renali ma avrebbero, al contrario, benefici effetti su questi pazienti e che pertanto la presenza di ossalato non sarebbe pericoloso per l’apparato renale. Hanno aggiunto che degustando queste bevande si ottiene una diminuzione del rischio di calcolosi. Rimane però, a loro dire, fondamentale una corretta idratazione dell’organismo allo scopo di prevenire la formazione di calcoli, una patologia in costante aumento negli ultimi anni. I medici hanno verificato ed appurato la reale correlazione tra il consumo di bevande zuccherine gassate e la formazione di calcoli tenendo sotto controllo costante un ampio campione di individui. Il risultato dei loro lungo e faticoso lavoro ha confermato che il consumo esagerato e continuo di queste bibite è il vero colpevole della calcolosi e che genera effetti diretti sui reni tenendo conto che sono anche responsabili di altre patologie prima tra tutte l’aumento eccessivo di peso ed il diabete. Sembrerebbe, a detta degli scienziati, che l’accumulo di calcoli nei reni sia dovuto all’aumento dell’eliminazione, attraverso le urine, di calcio, acido urico ed ossalato dovuto alla presenza di fruttosio nelle suddette bevande. L’analisi condotta nel confermare la relazione tra la calcolosi e le bevande zuccherate e carbonate ha preso in considerazione anche tutti gli altri fattori di rischio che potrebbero essere altrettanto responsabile della disfunzione renale.
I ricercatori consigliano di non eccedere nel consumare queste bibite, l’ideale sarebbe quello di berne una sola lattina o bicchiere a settimana. Tale raccomandazione è rivolta in particolare a coloro che soffrono di calcoli renali o hanno una predisposizione più elevata a tale malattia.

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Arriva un nuovo farmaco contro i disturbi dell’erezione

La disfunzione erettile è un disturbo diffuso che interessa circa trenta milioni di uomini solo negli Stati Uniti: questi sono i dati della FDA (Food and Drug Administration) che, insieme alla Commissione Europea, ha dato il via alla commercializzazione di un nuovo farmaco contro i disturbi dell’erezione.

pilloleIl Viagra è uno dei farmaci più noti per curare i deficit dell’erezione, ma non l’unico: sul mercato, infatti, vi sono anche il Cialis e Levitra a cui da poco si è aggiunto anche un nuovo prodotto, Avanfil, un inibitore delle fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE5i).
I dati relativi all’efficacia di questo nuovo farmaco sono molto incoraggianti: il 77% degli uomini che soffriva di disfunzione erettile hanno ottenuto una buona erezione in seguito all’assunzione di Avanafil, contro il 54% di chi aveva preso il placebo. Risultati positivi sono stati conseguiti anche sui pazienti diabetici che hanno raggiunto l’erezione nel 63% dei casi contro il 42% del gruppo trattato con il placebo.
Buone notizie anche per quanto riguarda la comparsa degli effetti collaterali dopo l’assunzione di Avanafil: infatti, come si sa, questi farmaci possono provocare alcuni disturbi come cefalea, vampate di calore, dolori muscolari e problematiche più gravi, come tachicardia ed ipertensione. I pazienti trattati con il nuovo farmaco hanno riscontrato la comparsa di effetti indesiderati solo nel 2% dei casi.
Avanafil è un nuovo farmaco che però era già in produzione al di fuori dei confini europei. Grazie all’approvazione della Commissione Europea, questo nuovo prodotto per curare i disturbi dell’erezione sarà disponibile anche in Italia. Avanafil, rispetto agli altri prodotti della stessa categoria, si distingue sotto il profilo farmacodinamico: infatti, i benefici, e quindi il raggiungimento dell’erezione, si otterrebbe in maniera molta più rapida, ovvero in 35 minuti.
La molecola di questo prodotto farmaceutico ha inoltre meno interazioni rispetto il sildenafil, il principio attivo del Viagra, sopraattutto per i pazienti che assumono già nitrati. Chi soffre di cardiopatia, infatti, assumendo queste due classi di farmaci, rischierebbe un rapido calo di pressione. Inoltre, Avanafil è più sicuro anche per quei pazienti che hanno subito una prostatectomia radicale o soffrono di iperglicemia.
Avanafil presenta meno rischi rispetto agli altri inibitori della PDE5 per quanto riguarda il priapismo, ovvero erezioni estremamente durature che superano anche le quattro ore.

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Ecco il primo bebè nato da DNA garantito

Londra – Domenica 7 luglio 2013 è stato presentato dalla Società Europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) una nuova metodologia di indagine atta a rilevare tutte le anomalie cromosomiche e genetiche presenti nel genoma umano.
A giugno è nato infatti il primo bambino con Dna analizzato prima dell’impianto in utero materno con l’impiego di questa tecnica rivoluzionaria messa a punto dagli studiosi dell’Università di Oxford.

dnaA dare l’annuncio alla comunità scientifica è il Dott. Dagan Wells che riferisce della nascita del bimbo, il primo nato in un tutta la storia con l’analisi della sua mappa genetica completa.
L’equipe medica guidata da Wells aveva già condotto con successo un test su 45 embrioni con anomalie genetiche e gli eccezionali risultati hanno portato i ricercatori a testare la nuova tecnica su due coppie che erano ricorse alla fecondazione in vitro.

Questa tecnica è chiamata Next Generation Sequencing (Ngs) e assicura di configurare in circa sedici ore una mappa completa di tutte le anomalie cromosomiche riguardanti ogni singolo gene umano e anche tutte quelle che interessano le alterazioni nel numero dei cromosomi (come avviene per la Sindrome di Down e per laTalassemia).
Oltre a ciò la Ngs è anche in grado di rivelare tutti quei geni che in età avanzata potrebbero predisporre il nascituro allo sviluppo di malattie come l’Alzheimer o il diabete.
Questo avvenimento rappresenta una svolta epocale nella fecondazione assistita perché tramite questo nuovo metodo si è in grado di rendere più sicura la selezione degli embrioni.
Questa nuovissima tecnica di sequenziamento è utile a tal punto tale da individuare o meno la presenza di moltissime malattie ereditarie, riuscendo ad identificare l’embrione “giusto” per assicurare una gravidanza priva di gravi problematiche.
Un altro grande vantaggio della Ngs risiede anche nel superamento della probabilità di incorrere in gravidanze gemellar, cosa che spesso avviene in molte delle fecondazioni assistite.
Il Dott. Giuseppe Novelli, medico genetista presso l’università Tor Vergata di Roma, spiega la grandissima valenza scientifica e rivoluzionaria di questa metodologia che già viene utilizzata in laboratorio da circa 4 anni per il rilevamento di geni tumorali ed anche per la diagnosi prenatale dei feti.
Nel campo della fecondazione assistita, la sua applicazione rappresenta l’opportunità di rintracciare un unico embrione in grado di potersi impiantare con ottime probabilità nell’utero materno, cosa che attualmente accade in media solo a poco più del 30% degli embrioni selezionati.
Restano però degli importanti problemi etici legati al fatto che si potrebbero generare una serie di ansie nei genitori che potrebbero decidere per un’interruzione della gravidanza a rischio. Per tale motivo è fondamentale una consulenza genetica adeguata nei momenti che precedono e che susseguono il test.

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Epatite A e frutti di bosco congelati

Con l’arrivo dell’estate aumenta il consumo di frutta e cibi surgelati ma attenzione a quegli alimenti poco controllati. L’allarme arriverebbe da alcune statistiche infettive messe a confronto con i dati degli anni precedenti. Nei primi mesi del 2013 sono aumentati i casi di Epatite A rispetto agli stessi mesi del 2012 e 2011 e il Ministero della Salute ha deciso di intervenire e fare luce sulla questione.

imagesL’aumento sarebbe di circa il 50% con punte anche maggiori in alcune regioni del nord Italia e ad accorgersi di questo incremento sarebbero stati i ricercatori del Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta, Seieva, che opera per l’Istituto Superiore di Sanità.
Il Ministero ha così subito attivato un gruppo di controllo nelle regioni, dove sono stati segnalati più episodi di Epatite A. Le indagini hanno portato a evidenziare un collegamento tra la malattia e l’utilizzo di frutti di bosco surgelati. In diversi casi è stato evidenziato che la fonte del contagio era proprio da ricercare in questo alimento, dal momento che un focolaio del virus è stato rintracciato proprio in alcuni lotti di frutti surgelati.

Si sa che il veicolo di trasmissione dell’epatite A sono le acque contaminate ma la maggior parte dei casi era sempre riferita a pesce e frutti di mare. Parlare di presenze virali nei frutti di bosco è un po’ una novità, anche se in altri paesi europei sono già stati documentati diversi casi. Questo particolare ceppo di virus, infatti, non risente delle temperature basse temperature con cui sono trattati i cibi e mantiene inalterata la sua carica infettiva.
Il 24 giugno il Ministero della Salute ha invitato una nota al Sistema di allerta alimentare europeo, Rasff, senza però dare notizia ai cittadini. Sono, invece, state contattate le aziende sanitarie locali di diverse regioni del nord e centro Italia per verificare specifici lotti e controllare se le aziende interessate ai controlli avessero ritirato la merce dal mercato. Contemporaneamente sono state effettuate anche delle indagini per risalire alla tracciabilità delle materie prime utilizzate per il confezionamento dei prodotti ed è emerso che si trattava di alimenti di provenienza estera per lo più dai paesi dell’est Europa.
Questa notizia troverebbe una sua conferma anche attraverso un articolo pubblicato dal sito on line La voce della Russia, la notizia farebbe riferimento a diverse partite di frutti di bosco esportate dalla Romania in Italia senza i dovuti controlli e con il forte rischio della presenza del virus.
Il pericolo per i consumatori è quindi concreto e arriva proprio dall’utilizzo che si fa di questo genere di alimenti. Soprattutto d’estate i frutti di bosco surgelati rappresentano una soluzione pratica e veloce per preparare macedonie e dolci freschi e sono consumati con maggiore frequenza e conservati in frigorifero.

L’agopuntura: utile strumento per la lombalgia acuta

Tre adulti su quattro hanno sofferto nella loro esistenza di mal di schiena, causato da stiramenti o spasmi muscolari, distorsioni in seguito a movimenti bruschi, che li hanno costretti a ricorrere ai farmaci o a giorni di riposo a letto, perché affetti da lombalgia acuta.

agopunturaLa lombalgia acuta è caratterizzata da un dolore o fastidio muscolo-scheletrico della regione posteriore del dorso, a volte irradiato agli arti inferiori, si può manifestare anche con contratture e rigidità.
Questo malessere definito come patologia bio-psico-sociale, può essere alleviato secondo la medicina tradizionale dall’uso di antiinfiammatori non steroidei e dal paracetamolo, con la terapia farmacologica, spesso si ottengono buoni risultati, anche se a volte i dolori persistono e sono resistenti a tutti i trattamenti, che se protratti nel tempo, possono aumentare il rischio di effetti collaterali.

Recenti studi condotti in America, hanno confermato che i risultati ottenuti con l’agopuntura nella cura della lombalgia acuta, sono di gran lunga superiori rispetto a quelli con le terapie standard tradizionali.
L’agopuntura è una terapia non convenzionale, facente parte della cosiddetta Medicina alternativa, nata in Cina circa 5000 anni fa,la quale trova un largo impiego, con ottimi risultati, in quasi tutti i settori della medicina generale.
Essa consiste nella infissione e manipolazione di piccoli e sottili aghi di acciaio, lasciati infissi per un tempo variabile che va dai 20 ai 30 minuti, non viene iniettato nulla, in quanto il nostro stesso organismo è stimolato a mettere in atto alcuni meccanismi naturali di cura e guarigione.
L’agopuntura si basa su concetti e filosofie complesse ed articolate, secondo cui l’uomo non è fatto solo di organi e cellule, ma anche di energia vitale, che scorre dalla testa ai piedi all’interno di canali invisibili detti meridiani, che alimentano le funzioni dei vari organi, se l’energia viene ostacolata, insorge il dolore e la malattia, solo rimuovendo l’intoppo si ristabilirà lo stato di salute.
Il nostro corpo è un generatore di energia, ed è su di questa che si esercita la stimolazione, sia manuale che elettrica, al fine di raggiungere un equilibrio in grado di generare un perfetto benessere fisico.
I principali benefici dell’agopuntura per la lombalgia acuta sono:
– Antalgico,
– Antiinfiammatorio,
– Regolatore neuro-endocrino
– Agisce sulla sfera emotiva.

Essa favorisce la secrezione di dinorfine, producendo così un effetto analgesico che si manifesta velocemente e raggiunge il suo massimo in pochi minuti.
La sua efficacia è del 30%-35% maggiore dell’effetto placebo, in quanto agisce direttamente dove c’è l’infiammazione, in maniera selettiva ed è questa la ragione per cui toglie il dolore, inoltre, l’agopuntura agisce favorendo il rilascio di adenosina, nelle parti interessate, che entra in relazione con i segnali di dolore del cervello.
Questa tecnica svolge anche un’azione decontratturante, ossia elimina le eventuali contratture dei muscoli, sono però sconsigliati i trattamenti praticati a brevi intervalli, perché ritenuti controproducenti.
Nella lombalgia acuta, anche dopo una sola seduta, è possibile notarne i miglioramenti, il dolore è quasi del tutto scomparso ed il paziente riacquista una notevole capacità di movimento.
Molti sono gli studi fatti negli anni, ma quasi tutti i ricercatori sono concordi nell’affermare che l’agopuntura mira a stimolazioni di tipo elettrico e chimico su alcune fibre nervose, che intervengono sulle sensazioni dolorose attenuandole ed in molti casi facendole scomparire.

Cellulite in gravidanza: che fare?

La cellulite si verifica nelle donne in stato di gravidanza a causa di diversi fattori, primi fra tutti sono gli squilibri ormonali, che si verificano naturalmente in tutte le donne in stato di gravidanza. Ma cellulite può verificarsi a causa di fattori genetici o naturali, come la riduzione di collagene secreto dal corpo.

cellulite in gravidanzaCome affrontare la cellulite in gravidanza?
Andando avanti nella vostra gravidanza, noterete del gonfiore diffuso, che renderanno difficile individuare l’eventuale comparsa della cellulite. Durante la gestazione, i livelli di estrogeni e progesterone sono alti, facendo aumentare i depositi di grasso, l’aumento di peso e la ritenzione idrica.

Come evitare la gravidanza cellulite durante la gravidanza?
Uno stile di vita sano è sempre una buona idea, e quando si è incinte è più che mai necessaria. Non farà bene solo alla vostra forma fisica, ma anche al vostro bambino.

Fare attenzione a ciò che si mangia.
Bere molta acqua. L’acqua purifica l’apparato digerente e libera dalle tossine. Consigliabile una dieta ricca di fibre, pochi zuccheri, pochi grassi, ed evitare cibi salati, per quanto possibile.
Essere fisicamente attivi.
Quando la pancia cresce, ci si sente stanche e si tende a impigrirsi. Lo Yoga prenatale contribuirà ad alleviare le caviglie gonfie, mantenersi in forma e prevenire la cellulite nel lungo periodo. L’allenamento leggero, dalla camminata veloce, alla semplice passeggiata, sono fondamentali per mantenere il corpo in movimento e coadiuvare il sistema linfatico.

Le creme anticellulite
Da evitare assolutamente tutte le creme anticellulite che non siano concepite per la gravidanza e che non ne dichiarino espressamente l’indicazione. Le creme anticellulite contengono principi attivi che possono venire assorbiti dal bambino, come caffeina, tiroxina e altre sostanze che devono essere evitate. Anche le creme a base di fanghi o erbe, contengono sostanze che non possono essere usate in gravidanza. Quindi, per avere un aiuto in più, utilizzare sempre cosmetici studiati per le donne in gravidanza.

La cellulite andrà via dopo la gravidanza?
Purtroppo, non esiste una cura miracolosa per la cellulite. Una volta arrivata, è lì per rimanere. La lotta alla cellulite si fa dal principio con una vita sana, un’alimentazione equilibrata e tanto esercizio fisico.
Come perdere peso e cellulite dopo la nascita?
I due modi più efficaci per sbarazzarsi di grasso corporeo e di cellulite sono l’allattamento al seno e l’esercizio fisico. L’allattamento aiuta a bruciare energie, e il movimento a ricostruire la struttura muscolare che è stata indebolita dalla gravidanza. Cercate di mangiare equilibrato e concentrarsi sul calcio, ferro, carne bollita, verdure e molta acqua.
Lunghe passeggiate con il passeggino diventano una palestra quotidiana, che fa bene all’umore e al fisico.

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Abbronzatura in gravidanza: istruzioni per l’uso

Se si possa o meno prendere il sole in gravidanza è un quesito che si pongono molte mamme in attesa. Quando arriva il caldo dell’estate sarebbe davvero un peccato dover rinunciare al piacere di stare rilassate su un lettino in spiaggia o a bordo piscina a prendere il sole. Occorre valutare se ci siano dei rischi e quali comportamenti sia necessario tenere per concedersi una tintarella in piena sicurezza.

abbronzatura gravidanzaInnanzitutto occorre evitare le ore più calde della giornata, vale a dire quelle comprese tra le 11 e le 15, nelle quali il caldo eccessivo potrebbe causare, oltre che danni alla pelle, anche insidiosi cali di pressione spesso causa di svenimenti. Questo dovrebbe valere come regola generale per tutti quanti, dai bimbi più piccoli fino agli anziani. Le ore migliori per le donne in dolce attesa sono quelle del mattino presto e quelle del tardo pomeriggio fino al tramonto. Abbinando una tintarella in riva al mare ad una passeggiata sul bagnasciuga ci saranno notevoli benefici per le gambe, che spesso risultano gonfie e pesanti durante la gestazione, oltre a un generale senso di benessere.
Se preso con le dovute precauzioni, il sole fa tutt’altro che male, è indispensabile infatti per fissare nelle ossa la vitamina D e renderle così più forti, influisce inoltre positivamente sul corretto funzionamento del sistema immunitario e favorisce addirittura il buon umore.
Si deve sempre utilizzare una crema solare quando ci si espone al sole e nel caso delle mamme in attesa dovrà avere un fattore di protezione molto alto, compreso tra 30 a 50 a seconda del proprio fenotipo. Qualsiasi crema solare, anche se promette una lunga durata, dovrà essere applicata ogni due ore e ogni volta che si fa il bagno. Solo così facendo si avrà la certezza di essere protette dai filtri di protezione solare. In particolar modo si dovrà fare attenzione a non trascurare viso, collo, décolleté e mani. Si tratta delle zone che durante il periodo della gravidanza sono maggiormente soggette alla comparsa di macchie dovute a un accumulo di melanina, sostanza che viene prodotta in modo particolarmente elevato durante i 9 mesi.
Dopo l’esposizione ai raggi solari, sarà bene applicare alla sera una lozione specifica dopo sole, che aiuterà a lenire eventuali rossori, nutrire e idratare la pelle. L’applicazione di un prodotto di qualità è indispensabile non solo per la salute della pelle, ma consentirà anche all’abbronzatura di durare più a lungo. Con i dovuti accorgimenti, prendere il sole sarà un relax anche durante la gravidanza. Con la giusta consapevolezza, rappresenterà un momento speciale da vivere senza angosce o timori.

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