Rischio cardiaco più alto se non si fa la prima colazione

Talvolta capita di essere troppo di fretta e di uscire di casa senza fare colazione, e questo comportamento, a lungo andare, potrebbe creare dei problemi più gravi del previsto, problemi che tendono a colpire l’apparato cardiaco.
colazione
La colazione, come si cerca di insegnare anche ai più piccoli, è un pasto che non deve essere assolutamente saltato: questo perché il proprio corpo ha bisogno degli elementi necessari, come zuccheri e proteine, per poter sopportare la fatica della mattina ed arrivare all’ora di pranzo senza sentirsi male e soffrire la fame.
Un recente studio svolto dalla Harvard School of Public Healt è stato in grado di mettere alla luce che saltare la colazione ha conseguenze ben più gravi: diabete e pressione alta sono solo alcune delle conseguenze che potrebbero portare una persona a dover affrontare dei problemi cardiaci, e questo perché il corpo, essendo a digiuno, compie uno sforzo maggiore la mattina successiva e pertanto la pressione sanguigna tende ad essere maggiore, e proprio questa potrebbe essere la causa dei problemi al cuore.
Fare colazione è quindi molto importante: allo stesso tempo, gli studiosi hanno sconsigliato lo spuntino notturno, in quanto il corpo verrebbe appesantito, la digestione non verrebbe effettuata correttamente dal corpo ed i problemi ai quali si andrebbe incontro sarebbero pressoché gli stessi.

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Quali sono i cibi che abbronzano?

Abbronzarsi non equivale soltanto starsene al mare sotto il sole cocente, ma anche mangiare degli alimenti che sono in grado di aiutare le persone ad abbronzarsi più velocemente e con meno difficoltà: vediamo dunque quali sono i cibi che hanno questa caratteristica.

caroteAvere un bel corpo abbronzato da fare invidia talvolta potrebbe sembrare essere difficile, ma in realtà, grazie anche ad una buona alimentazione, questo processo potrebbe essere velocizzato: secondo una particolare ricerca, la Coldiretti ha stilato una classifica sui cibi che permettono alle persone di abbronzarsi con meno difficoltà.
Al primo posto del podio si trovano le carote, seguite in seconda posizione dagli spinaci e dal radicchio ed in terza posizione dalle albicocche, mentre fragole, melone e altri frutti non riescono a qualificarsi e ad entrare nella top tre dei cibi più abbronzanti: ma qual’è la caratteristica che hanno questi cibi che permettono di ottenere un corpo abbronzato con maggiore facilità?

L’elemento chiave dei quattro cibi sul podio, così come degli altri dal quarto posto in poi, è la Vitamina A: questa non soltanto garantisce una buona alimentazione per coloro che seguono una dieta ricca di alimenti con la suddetta Vitamina, ma la stessa è in grado di proteggere il corpo dai raggi solari e di catturarli, agevolando quindi l’abbronzatura del corpo.

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Dieta e sport: cosa e quando mangiare

Chi pratica attività sportiva può trarre vantaggio dal conoscere i propri bisogni energetici e facendo attenzione all’alimentazione. Oltre a fare caso agli apporti calorici è utile capire quali sono i giusti orari in cui mangiare prima dell’attività sportiva, per ottenere il giusto bilanciamento tra le calorie introdotte e quelle bruciate durante lo sport.

sportAl mattino
La colazione è fondamentale perché assicura una buona riserva energetica. E’ importante svegliarsi presto per fare un’equilibrata colazione circa due ore prima di cominciare l’attività fisica per permettere all’organismo di digerire. La colazione ideale non è troppo abbondante, facilmente digeribile, povera di grassi e comprende almeno una bevanda. E’ buona norma cominciare da quest’ultima, prediligendo tè o succo di frutta o latte (evitando il caffellatte) con cereali, e continuando con un frutto maturo che permette l’acquisizione di vitamina C che smorza la produzione di radicali liberi che aumenta durante lo sforzo fisico. Si può far seguire l’apporto di zuccheri con pane con la marmellata.
Al pomeriggio
L’ultimo pasto andrebbe consumato circa tre ore prima dello sforzo fisico, evitando alimenti ricchi di grassi che si digeriscono più lentamente. Se si fa sport nel primo pomeriggio un pranzo a base di insalate o cibi proteici, come un piatto unico della cucina mediterranea, mantiene equilibrato l’indice glicemico e lascia sazi. Quando si svolge attività sportiva nel tardo pomeriggio o prima di cena è preferibile fare uno spuntino a metà pomeriggio, circa due ore prima dello sport, optando per un frutto.
La sera, dopo cena
Organizzare l’orario del pasto se si pratica un’attività sportiva dopo cena è importante, perché è bene che tra un pasto completo e lo sport trascorrano almeno due o tre ore. Se dopo cena si va a correre è opportuno evitare gli alimenti grassi o troppo ricchi di fibre, che possono causare dolori gastro-intestinali. Piatti poco conditi (con olio extra vergine di oliva e formaggio grattuggiato) a base di riso e pasta rappresentano la soluzione ideale.
Durante l’attività sportiva
L’esercizio fisico prolungato può provocare perdite di liquidi elevate. Bisogna considerare che la disidratazione provoca cali di concentrazione e può abbassare il risultato delle performance. Oltre all’acqua si possono consumare bevande specifiche (queste ultime dopo aver praticato lo sport).
Dopo lo sport
Finita la propria seduta, l’organismo può aver smaltito le proprie riserve energetiche e potrebbe cominciare ad attingere alla massa muscolare. E’ consigliabile consumare pasti che aumentino il carico glicemico e preferibilmente contengano una buona dose di liquidi.

Alcool e mortalità: bere poco è meglio di non bere affatto

Una ricerca pubblicata sulla rivista “Population Research and Policy Review” ha dimostrato che molte delle nostre “salubri” convinzioni, in realtà fanno acqua da tutte le parti! Ci avevano già detto che bere un bicchiere di vino a tavola, ogni giorno, previene i tumori … ma non è tutto: I ricercatori dell’Università del Colorado Boulder e dell’Università del Colorado Denver hanno scoperto che il rischio di mortalità è più alto per gli astemi che per gli individui che bevono con moderazione.

vinoI dati riportati dal “National Health Interview Survey” hanno preso in considerazione un campione di quarantunmila persone provenienti dagli Stati Uniti d’America, i quali sono stati divisi in tre categorie facenti riferimento a tre abitudini diverse: ex-bevitori, astemi e bevitori occasionali.
Le ragioni che gli astemi adducevano per la loro repulsione all’alcool erano di varia natura: c’è chi non amava il sapore dell’alcool, chi se ne asteneva per motivi religiosi, morali, famigliari o/e educativi. L’idea che il consumo di alcool potesse essere dannosa per la salute, probabilmente è una ragione troppo banale per essere ammessa:ed invece risulta che gli astenuti hanno la stessa probabilità di morte dei bevitori occasionali, attestata al 17%.

Rispetti ai bevitori moderati, gli ex bevitori o alcolisti hanno il 38% di probabilità in più di morte, coloro che consumano uno o due bicchieri al giorno, regolarmente, hanno un maggiore rischio del 9%; chi consuma dai due a tre bicchieri al giorno un 49% di probabilità, mentre, infine, le persone che assumono più di tre bicchieri al giorno accusano un maggiore rischio di morte del 58%.
Sembra dunque che “poco alcool” sia molto meglio che “niente alcool!”

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Nuovo laser per combattere la cellulite

La cellulite è da sempre il peggior nemico delle donne: questo problema, se così lo si vuole definire, spesso e volentieri non viene risolto in maniera corretta, e la cellulite potrebbe ripresentarsi nuovamente dopo parecchio tempo: come si può fare quindi per poterla eliminare ed avere un corpo perfetto?

cellulite

Il tempo del mare è oramai arrivato, e le donne, così come i maschi seppur in numero inferiore, si preparano ad affrontare la prova costume, ma ecco che come ogni anno, uno dei grandi difetti estetici si ripresenta costantemente, ovvero la cellulite: la pelle a buccia d’arancia infatti porta le persone a rinunciare al divertimento in spiaggia, ma anche ad avere una sorta di nervosismo data da quest’imperfezione, che talvolta porta appunto le donne a rinunciare al mare o al partecipare ad altre attività.
Molte di esse ricorrono quindi alla liposuzione, in maniera tale che il corpo possa tornare perfetto: questo è il modo corretto di procedere? Secondo Santo Mercuri, il primario del reparto di Dermatologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, la liposuzione non è affatto il giusto modo di procedere: questo perché con l’intervento si elimina soltanto il grasso superfluo, e pertanto se una persona è predisposta per avere la cellulite, questa dopo un certo periodo di tempo con molta probabilità potrebbe tornare a formarsi sul corpo del paziente.
La formazione inoltre è agevolate se lo stesso paziente non segue un’alimentazione sana o se è una persona che non pratica attività fisica: per eliminare la cellulite quindi il paziente dovrebbe sottoporsi ad un nuovo intervento, e si rischierebbe di entrare in un circolo vizioso dal quale difficilmente si potrebbe uscire.
Esiste quindi un metodo definitivo per poter eliminare la tanto odiata cellulite una volta per tutte?
Un metodo sicuro esiste, e questo è stato approvato dall’ente governativo americano che controlla il settore farmaceutico, e viene chiamato “Cellulaze”. Consiste in una sorta d’intervento che viene applicato col laser. L’intervento, che viene eseguito dopo aver somministrato al paziente l’anestesia locale, consiste nell’inserimento nella cute di alcune micro sonde che faranno passare l’energia del laser, il quale avrà il compito di sciogliere il grasso che forma la cellulite, eliminandolo definitivamente senza aspirarlo, ed allo stesso tempo interviene sui tessuti che fanno abbassare la pelle.
Sempre secondo il primario, questo particolare intervento è meno rischioso ed invasivo della liposuzione classica, ed ovviamente deve essere effettuato solo ed esclusivamente nei centri autorizzati ad effettuare tale tipologia d’intervento: ovviamente il primario consiglia sempre una corretta alimentazione e tanta attività fisica, metodo ancor più sicuro per poter eliminare la cellulite.

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Come conservare al meglio gli alimenti nel frigorifero

La conservazione degli alimenti richiede particolare attenzione affinché il loro consumo sia il più possibile sicuro e godibile. Non basta infatti limitarsi al rispetto della data di scadenza indicata dal produttore, occorre anche che il cibo sia collocato al giusto posto per mantenersi correttamente.

frigo
La cura degli alimenti serve a mantenerne il più a lungo possibile tutte le caratteristiche di gusto, sapore e odore che le rendono appetibili, oltre naturalmente a garantire la loro idoneità al consumo. Per questo motivo è importante proteggere gli alimenti crudi con pellicole o contenitori, e mantenerli alla giusta temperatura.
Nei più recenti frigoriferi ad alta tecnologia il freddo viene ripartito in modo uniforme da diversi motori, a volte è persino possibile selezionare temperature differenti per altrettanti settori dell’apparecchio; nei più comuni elettrodomestici, invece, questo non è possibile ed è quindi estremamente importante saper collocare nel posto giusto i cibi secondo la loro tipologia. Frutta e verdura vanno riposti nei cassetti appositi situati nella parte bassa, o sul ripiano subito sopra; uova, latticini, salumi e cibi cotti devono andare nel ripiano più alto; al centro, infine, vanno stoccati carne e pesce crudi, affettati e insaccati.
Molti sono gli accorgimenti per garantire un corretto funzionamento del frigorifero e quindi la giusta conservazione degli alimenti: nulla deve toccare le pareti; le confezioni aperte e i cibi cucinati vanno sigillati con pellicola protettiva o riposti in contenitori ermetici; prima di inserire un alimento cotto occorre aspettare che si sia raffreddato completamente (potrebbe abbassare la temperatura dell’apparecchio, danneggiando l’intero contenuto); mantenere separati gli alimenti crudi da quelli cotti o precotti; pulire periodicamente l’interno del frigorifero con acqua e aceto, oppure prodotti specifici; non riempire eccessivamente i ripiani, garantendo la circolazione dell’aria tra gli alimenti; eliminare i prodotti giunti a scadenza e consumare in fretta i cibi freschi, evitando la formazione di muffe.
Nel congelatore i cibi si conservano più a lungo, secondo questi tempi: 12 mesi frutta e verdura, dai 4 ai 9 mesi carne (meno i volatili e i conigli), dai 2 agli 8 mesi pesce, molluschi e crostacei (meno questi ultimi, di più il pesce magro); dai 2 ai 4 mesi dolci e cibi precucinati. E’ opportuno mantenere il congelatore alla temperatura di 18°, verificando che non ci sia formazione di ghiaccio. Il trasporto dei cibi surgelati dal negozio a casa deve avvenire all’interno di borse termiche, per il più breve tempo possibile: è assolutamente vietato perché potenzialmente molto dannoso per la salute ricongelare un cibo scongelato. Come per il frigorifero, i cibi cotti vanno riposti solo dopo che si siano completamente raffreddati.

Obesità e diabete: ecco il perchè di questa stretta relazione

Obesità e diabete di tipo 2: da sempre, chi soffre della prima è più vulnerabile alla seconda. Ora, la relazione viene spiegata con l’abbondanza degli adipociti, le cellule del grasso, che provocano il fermo alla produzione d’insulina.
Questa la tesi sostenuta da una ricerca dell’Università di Ancora, Centro obesità, diretta dal dottor Saverio Cinti e pubblicata dal Journal of lipid research.

diabeteTramite una serie d’indagini iniziata nel 2005, gli scienziati anconetani hanno evidenziato una condizione di partenza: l’adipe favorisce una situazione d’infiammazione che porta alla morte degli adipociti e ,quindi, al diabete di tipo 2.Dopo ulteriori esami, gli esperti hanno scoperto come la presenza di grandi quantità di grasso, condizione tipica delle persone con peso in eccesso, favorisce la morte degli adipociti causa della fine della produzione d’insulina.

Secondo Cinti e colleghi, si tratta di un processo di piroptosi, cioè con una reazione vivace dell’organismo: prima, una reazione molecolare provoca infiammazione e l’attivazione dell’enzima capsail1:poi, l’enzima stimola la creazione di citochine infiammatorie, ultime responsabili della comparsa del diabete di tipo 2.
Soddisfatti gli scienziati, che ritengono come la maggiore conoscenza del sistema porterà a farmaci e procedure anti diabete più efficaci.

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Bere tanta acqua aiuta il cervello

Il corpo umano è composto per oltre l’80% di acqua, elemento indispensabile a mantenere nei corretti livelli idrici i vari organi che lo compongono e che ne determinano il giusto funzionamento.
Bere molta acqua in genere, specie nei periodi in cui le temperature sono elevate o quando si svolge un’intensa attività fisica, è molto importante perché non avendo l’organismo riserve proprie d’acqua, quella che introduciamo svolge più funzioni, non solo regola l’equilibrio elettrolitico, trasporta le varie sostanze, ma soprattutto elimina le scorie.

acquaL’assunzione costante di liquidi, fa bene a tutto il corpo in generale e a tutti gli apparati come il cuore, il sistema nervoso, i reni ed infine la pelle. L’acqua è l’elemento fondamentale per il buon funzionamento del sistema nervoso e del cervello, la carenza di essa può provocare mal di testa con cefalee ricorrenti, stanchezza fisica fino alle allucinazioni, disattenzione, perdita della concentrazione e della memoria. Essendo il cervello composto da circa 85% di acqua, è la percentuale più alta nel corpo umano, berne molta aiuta le cellule nervose a garantire una maggior efficienza a vantaggio delle prestazioni mentali.
Ma cosa accade quando assumiamo poca acqua?
L’insufficienza di liquidi provoca nel cervello una momentanea contrazione della materia grigia, con conseguente svuotamento delle aree di separazione tra i tessuti, tutto ciò va ad influire non solo sulle dimensioni dell’organo, ma soprattutto sul suo funzionamento.

Secondo studi recenti, bastano novanta minuti di sudorazione costante per ridurre la massa grigia al pari di un anno d’invecchiamento. Tale deficit per fortuna non è permanente, ma solo momentaneo, l’importante è provvedere ad una giusta reidratazione ed il nostro cervello torna alla normalità.
E’ importante ricordarsi che bere molta acqua assicura un trasporto ottimale di ossigeno al cervello, migliorando così le funzioni cognitive, inoltre è bene sapere che quando sentiamo lo stimolo della sete, siamo già disidratati.
Il problema dell’idratazione in senso generale, varia a seconda del tempo o dell’attività che si sta svolgendo, è basilare ricordarsi che ogni cellula del nostro corpo dipende dall’acqua.

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La cataratta in Europa: ecco i risultati delle operazioni

Grande soddisfazione per i dati relativi alle operazioni per cataratta in Europa. Esaminando gli esiti degli interventi su quasi 370 mila pazienti, i chirurghi non possono che dichiararsi contenti per aver migliorato l’acuità visiva a più del novanta per cento di essi.
occhio
Sono stati recentemente pubblicati gli interessanti dati della European Society of Cataract & Refractive Surgeons raccolti nel suo Registro, che misura la qualità degli esiti della chirurgia refrattiva oculare. In questo registro convergono i dati provenienti da quindici Paesi europei; la procedura di inserimento nel database è duplice. Possono essere i chirurghi stessi ad inserire mano a mano i dati, oppure questi ultimi vengono aggiunti in automatico con un trasferimento dai registri delle singole nazioni. Il numero di maggio del Journal of Cataract & Refractive Surgery ha riportato, appunto, le cifre relative a 368.256 interventi, su cittadini di differenti età e genere.
Analizzando quanto pubblicato, si evidenziano chiaramente gli ottimi esiti dell’intervento a livello generale. Ben il 61,3% dei pazienti ha raggiunto un’acuità visiva di 10/10 e solo una percentuale attorno a 1,7% ha peggiorato la propria vista, contro ben un 92,6% che l’ha migliorata. Va detto che le persone che hanno registrato il peggioramento partivano da una situazione di buona acuità visiva.
Una fascia di età molto vasta, tra i 40 e i 74 anni, ha mostrato i risultati migliori; stesso vantaggio per gli uomini rispetto alle donne.
Se età e sesso hanno avuto un’influenza sui risultati visivi, le più decise conseguenze negative postintervento in termini di funzionalità della vista si sono determinate a causa di comorbilità oculari, insieme a complicanze chirurgiche.
Infatti, chi aveva subito un precedente intervento di vitrectomia, oppure manifestava opacità corneali o, infine, era stato indicato come portatore di una cataratta nigra, ha dato I principali problemi dal punto di vista del recupero visivo. Oltre a queste situazioni di comorbilità, si sono registrate complicanze chirurgiche per le quali va però affermato che talvolta si sono manifestate in seguito ad interventi che presentavano comunque una percentuale alta di rischio.
L’esperienza e la preparazione che i chirurghi oculari hanno ormai accumulato negli ultimi anni in Europa spinge ad affermare che sempre più saranno scongiurati questi eventi di complicanze da intervento.
Per chi volesse consultare attentamente il testo, il titolo del lavoro pubblicato è: “Visual outcome of cataract surgery; Study from the European Registry of Quality Outcomes for Cataract and Refractive Surgery”.

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Spray alla cannabis come aiuto ai malati di sclerosi multipla

La sclerosi multipla è una malattia neurologica degenerativa: il sistema immunitario distrugge la guaina che protegge le cellule dei nervi nel cervello e nel midollo spinale, con notevoli disagi nello svolgimento delle normali attività quotidiane, per la presenza di numerosi sintomi come spasmi dolorosi, insonnia, rigidità muscolare, nausea e disturbi della vescica.

sativex
In Italia, i malati di sclerosi multipla sono tra i 50.000 ed i 58.000, mentre i centri scelti per la sperimentazione dello spray alla cannabis sono pochi ed i medici dovranno fare un’accurata scelta dei pazienti in base alle norme di sperimentazione stabilite dall’AIFA.
In questo trattamento non parliamo di cannabis allo stato puro, ma di un farmaco a base di poche dosi di cannabis, già presente sui mercati internazionali, oggi è a disposizione anche nelle farmacie italiane con il nome “SATIVEX”.
Dalle piante coltivate in serra, naturalmente in luogo protetto e controllato, vengono estratti i due principi attivi il THC ed il CBD, miranti a ridurre in primo luogo gli episodi spastici, con i relativi dolori, provocati dalla sclerosi multipla.
L’uso è molto semplice: il farmaco va spruzzato direttamente in bocca, nella guancia o sotto la lingua e sarà assorbito in breve tempo dalla mucosa, particolarmente efficace per quei pazienti che a causa degli spasmi, hanno seri problemi nella deglutizione.

Considerando che il livello di spasticità varia da persona a persona, anche il numero di spruzzi sarà differente, è un trattamento graduale che viene aggiornato in base alle risposte del malato.
Gli episodi spastici, moderati o gravi, sono accentuati in questa malattia in quando il nostro sistema Endocannabinoide, ha un funzionamento ridotto, peggiorando la qualità del sonno ed aumentando i dolori muscolari.
Tali problemi spesso sono causati dal poco movimento o da una vita quasi del tutto sedentaria, invece è proprio il moto che ci aiuta a produrre in maniera autonoma cannabidoidi.
Spesso i pazienti sono tormentati da una tensione muscolare che provoca crampi dolorosi, specie agli arti inferiori, questo farmaco ha la capacità di alleviarli. Un’altro disturbo ricorrente è quello urinario, i malati di sclerosi multipla, sentono spesso il bisogno di urinare, ma non sempre vi riescono, Sativex aiuta il rilassamento del muscolo vescicale.
L’effetto dello spray alla cannabis, non ha solo una risposta alla sintomatologia generale del malato, ma va oltre riducendo le placche che si formano quando la malattia stessa attacca la placca mielinica che protegge gli assoni, ovvero le fibre attraverso le quali le cellule nervose trasmettono i loro impulsi.
Il principio attivo non ha effetti collaterali e tanto meno crea dipendenza, l’improvvisa interruzione del trattamento, secondo gli studi fatti, non ha influenzato le funzioni cognitive e non ha causato disturbi psicopatologici.
I neurologi però, sconsigliano l’uso nei pazienti anziani, in quando potrebbe verificarsi un rallentamento dei riflessi.
E’ meglio valutarne l’uso anche su persone con disturbi psichiatrici, in particolar modo se interessati da psicosi o schizofrenia, in alcuni casi la cannabis può accentuare le psicosi maniacali, molto dipende dalla tipologia del paziente.
E’ questa una cura alternativa, per il trattamento della spasticità in malati che non rispondono positivamente ai farmaci antispastici tradizionali.

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