Nuove pillole sicure

La pillola è uno dei metodi più utilizzati sia per la cura di scompensi ormonali che per scongiurare il rischio di gravidanze indesiderate. Ha una storia molto lunga alle spalle e ne esistono tante varietà.pillola-anticoncezionale

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] In genere si tratta di una combinazione di due ormoni: estrogeni e progestinici. Nel corso del tempo sono stati proprio gli ultimi a subire delle modificazioni per conferire al farmaco delle caratteristiche sempre migliori che gli permettano di essere adoperato in più casi.

Si parla al giorno d’oggi di pillole di terza e quarta generazione, infatti si è visto un susseguirsi di progestinici diversi a partire dal levonorgestrel per arrivare al modernissimo drospirenone.

In base a quali elementi viene prescritto l’uso della pillola?

Deve essere un ginecologo a prescriverne l’uso sulla base non solo di una visita da lui eseguita, ma anche in base all’anamnesi, cioè tutta una serie di domande che egli porrà alla paziente e che serviranno a comprendere meglio le sue peculiarità. Il risultato di questa breve indagine costituita anche da analisi mediche porterà il ginecologo a prendere la decisione di prescrivere il farmaco in questione o no.

A seconda della pillola a cui si fa riferimento, essa può essere maggiormente adatta alla somministrazione con lo scopo di curare degli scompensi ormonali che si manifestano in svariati modi, oppure come semplice anticoncezionale.

Ma nel tempo è stata sempre mossa una grande polemica su quelli che possono essere considerati come effetti collaterali o indesiderati legati all’assunzione della pillola.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

Il primo fra tutti è il possibile collegamento tra l’assunzione di questa e l’insorgenza di trombosi venosa, legata però soprattutto alle pillole di prima e di seconda generazione. La modificazione graduale del contenuto in progestinici è mirata, infatti, a rendere questo farmaco più sicuro possibile contro l’insorgenza di problemi circolatori.

La polemica maggiore, scatenata in Francia, si riferisce a Diane35, una pillola in commercio ormai da anni per la quale si è richiesto il ritiro. Essa poteva essere utilizzata per il trattamento di patologie ormonali ma veniva impropriamente somministrata per scopi contraccettivi causando non pochi problemi.

Infatti poteva essere assunta per un massimo di 12 mesi, per poi scalare il dosaggio con l’utilizzo di pillole più leggere, che però, per uso contraccettivo, si protraevano per periodi decisamente più lunghi. Tutt’ora, la proposta è al vaglio dell’Ema.

Le conclusioni alle quali si può giungere dopo questa breve disamina su un farmaco che sta prendendo piede tra le donne negli ultimi tempi è che essa può essere veramente utile purchè somministrata nel giusto modo.

E’ necessario, a questo proposito, che tutti i ginecologi siano costantemente informati sui nuovi prodotti e soprattutto è fondamentale che seguano le giuste regole nella somministrazione di questi. Nel frattempo le ricerche verso pillole ancora più sicure vanno avanti. [author] [sws_related_post]

Registro italiano per le protesi mammarie

E’ stato istituito anche in Italia, con la legge n. 86 del 5 giugno 2012, in vigore dal 12 luglio 2012, un registro delle protesi mammarie che, d’ora innanzi, terra’ traccia di tutti i presidi impiantati.
registro protesi

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] L’istituzione del registro era ormai divenuta una priorità a tutela della trasparenza degli interventi e della salute delle pazienti riceventi, a fronte dei recenti scandali sulle protesi difettose o nocive impiantate ad alcune donne non solo in Francia, ma anche sul territorio nazionale. L’intervento legislativo, tra l’altro, era richeisto a gran voce anche dall’associazione dei chirurghi plastici ed estetici, che ha sempre manifestato la necessità di chiarezza e trasparenza quali presupposti imprescindibili per un corretto esercizio della professione, specie in un settore tanto delicato e poco disciplinato.

Già dal 2010 era giacente in Parlamento un disegno di legge per l’istituzione di un Registro Nazionale e di Registri Regionali delle protesi mammarie impiantate in Italia nell’ambito di interventi di chirurgia plastica, estetica o ricostruttiva. Registri che ora, divenuti obbligatori per legge, assegneranno ad ogni intervento un numero identificativo cronologico univoco, che permetterà di individuare il tipo di protesi utilizzata, la sua tipologia e durata e gli effetti collaterali evidenziati, oltre che di seguire il decorso clinico, la gestione dei controlli periodici e il trattamento – sempre nel rispetto della normativa in materia di privacy delle donne impiantate – dei dati a fini epidemiologici.

Il Registro Nazionale sarà tenuto presso il Ministero della Salute, mentre i Registri Regionali saranno custoditi presso unità organizzative appositamente istituite e saranno costantemente aggiornati con i dati forniti dalle strutture di riferimento.

Oltre all’istituzione dei registri, la nuova legge prevede il divieto di effettuare interventi impianto protesico mammario a fini esclusivamente estetici su pazienti minorenni. Restano esclusi dal divieto, pertanto, gli interventi correttivi in caso di gravi malformazioni debitamente certificate.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

Per i medici che contravverranno a questa previsione, è prevista una multa di 20.000 euro, oltre alla sospensione dall’esercizio della professione per un periodo di tre mesi.

La normativa prevede, infine, che la struttura ospedaliera che effettua l’impianto raccolga il consenso informato scritto della paziente, previa la sottoposizione alla stessa della scheda informativa dettagliata precedentemente compilata con i dati relativi allo specifico tipo di intervento e di protesi presa in esame. [author] [sws_related_post]

Ospedali danneggiati in Russia a causa del meteorite

Il meteorite esploso in Russia venerdì scorso ha provocato danni a 3000 edifici tra cui ospedali e scuole. Sono già iniziati i lavori di recupero e di analisi del suolo.

russia ospedali
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Mosca. In seguito all’esplosione del meteorite caduto nella zona di Chelyabinsk, sugli Urali (Russia centrale) il 15 febbraio, sono 2962 gli edifici rimasti danneggiati. Di questi, 34 sono strutture sanitarie, tra cliniche e ospedali, gli altri fabbriche, case e scuole. Secondo l’ufficio stampa della Protezione Civile regionale però i lavori di ristrutturazione sono cominciati subito, coinvolgendo 4660 persone tra vigili del fuoco e soccorritori: attualmente risultano ripristinati il 55% degli edifici colpiti.

Il fenomeno è avvenuto alle 9,22 ora locale (4,22 in Italia). In base ai calcoli degli astrofisici della Nasa il meteorite pesava circa 10 mila tonnellate. Russia Today riporta che è esploso per 9 volte, l’ultima a circa 50 km da terra. Secondo il Ministero delle Situazioni di Emergenza, ai medici si sono rivolte 1145 persone, tra cui 291 bambini. Il governatore della regione Mikhail Jurevich ha dichiarato alla stampa che per la maggior parte gli abitanti accusavano ferite provocate dai vetri delle finestre, “scoppiate” a causa dell’onda d’urto provocata dal meteorite. In questi giorni si stanno dimettendo anche le 50 persone trattenute in ospedale per le cure.

Nonostante la maggior parte degli abitanti abbia subito danni di lieve entità fisica (eccetto pochi casi gravi come quello di una cinquantenne con una frattura alla spina dorsale), si dovrà verificare l’impatto piscologico su adulti e bambini provocato dal fenomeno che, secondo le testimonianze raccolte, ha suscitato paura e allarme. Nel frattempo le autorità raccomandano agli abitanti di non toccare i frammenti rimasti a terra, perchè potrebbero essere radioattivi. Un altro rischio sanitario, quello del contagio radioattivo, da approfondire. Negli Urali infatti si trova il Majak, un grande complesso industriale per il trattamento del combustibile nucleare e delle scorie radiattive. Gli impianti di energia nucleare comunque non sarebbero stati danneggiati e il Ministero delle Situazioni di Emergenza riferisce che è in corso nella zona il monitoraggio della situazione radioattiva e il livello di radiazioni si mantiene stabile a su valori a norma.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

Il Ministero russo della Difesa era a conoscenza dell’arrivo imminente del meteorite, ma i dati sulle dimensioni ricavati dagli specialisti confermavano che sarebbe dovuto bruciare nell’atmosfera prima di toccare il suolo. Al momento non esistono eserciti con mezzi in grado di affrontare la caduta degli oggetti spaziali. Le procedure di prevenzione sono però già in corso: gli esperti infatti stanno raccogliendo nella zona colpita i detriti minerali, per poter analizzare in laboratorio la natura del corpo esploso. Intanto assicurano che la caduta non è da ricollegare all’asteroide 2012 DA14 che proprio il 15 febbraio ha sfiorato la Terra. [author] [sws_related_post]