L’effetto protettivo dell’acido folico in gravidanza

Sebbene non se ne conoscano ancora le cause, un recente studio medico – scientifico ha evidenziato che l’assunzione di integratori a base di acido folico da parte della donne durante la gravidanza, possa essere un valido aiuto per la diminuzione delle possibilità di comparsa di autismo.

acido folico gravidanza

[sws_related_postleft showpost=”4″] [/sws_related_postleft] L’acido folico conosciuto anche come vitamina M o B9, è presente nei cereali, nel fegato, nel lievito di birra ed in alcuni ortaggi come gli spinaci. Insomma una sostanza piuttosto comune e che sembra essere di grande aiuto, in quella che può essere considerata una sorta di prevenzione nei confronti dell’autismo.

Entrando nel merito dello studio scientifico, esso è stato effettuato su un campione di oltre 85 mila bambini nati tra il 2002 ed il 2008. I test sono stati eseguiti nel mese di marzo 2012 ed ossia quando i bambini avevano una età che andava da un minimo di 3,3 anni fino ad un massimo di 10,2 anni, il che vuol dire una media di età anagrafica pari a 6,4 anni.

È importante sottolineare che le madri hanno assunto integratori a base di acido folico tra la quarta settimana di gravidanza fino all’ottava settimana. I risultati sono stati piuttosto sorprendenti. Il dato assoluto riporta che su un totale di oltre 85 mila bambini in 114 casi si è dovuto constare la presenza di problemi di tipo autistico, in 56 casi è stata diagnostica la sindrome di Asperger e in 100 casi si sono evidenziati dei disturbi piuttosto generici che non sono stati catalogati dai ricercatori. [sws_related_postright showpost=”4″] [/sws_related_postright] Il dato relativo è senza dubbio quello più interessate in quanto, mentre la percentuale di casi di autismo per bambini nati da madri che non hanno ingerito integratori a base di acido folico durante la suddetta fase della gravidanza è pari allo 0,21%, quella dei bambini le cui madri che hanno assunto acido folico si abbassa fino allo 0,10%, ed ossia viene più che dimezzata.

Lo studio ha evidenziato inoltre, che non c’è nessuna corrispondenza tra l’acido folico e la sindrome di Asperger o altre disfunzioni e che l’utilizzo di integratori a base di olio di pesce, altro alimento messo sotto il focus della ricerca, durante la gravidanza non presenta nessun significativo risultato in tal senso.
Lo studio è stato curato dal professor Pal Saren in collaborazione con altri esponenti dell’Istituto di Sanità Pubblica di Oslo ed è stato pubblicato sull’autorevole rivista medica americana Jama. Lo stesso professore Saren commentando il risultato riscontrato in questo importante studio, ha evidenziato come senza dubbio, fino all’ottava settimana di gravidanza l’assunzione di integratori a base di acido folico sia una cosa molto utile e che fa bene, ma allo stesso modo la sua efficacia nei confronti dell’autismo non può essere considerata cosa certa in quanto c’è da tenere in considerazione l’effetto casualità che si è potuto riscontrare durante lo studio e che essendo tale è impossibile da quantificare.
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La tossina che rilassa: il botulino

La tossina che rilassa è in realtà la tossina prodotta da un noto batterio, il Clostridium botulinum e può essere considerata come uno dei più potenti veleni naturali esistenti. La stessa viene spesso utilizzata a livello cosmetico per correggere piccoli difetti del volto.

Il famoso botulino può essere utilizzato solo in alcune zone del volto, in particolare per la correzione delle rughe d’espressione tra le sopraciglia, attorno agli occhi e in prossimità del naso.

botulino

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In realtà l’Autorizzazione ministeriale ne permette l’uso solo tra le sopraciglia, ma ci si è accorti che anche gli altri usi sopra citati sono risultati molto utili.

Come agisce la tossina botulinica?

All’inizio è stato detto che si tratta di uno dei veleni più potenti del mondo, ma non bisogna preoccuparsi poichè l’effetto letale viene svolto solo acquisito in abbondanti quantità. Per uso estetico si sfruttano piccolissime quantità che vanno ad agire direttamente nelle sinapsi bloccando la produzione del neurotrasmettitore.

Per poter comprendere meglio la funzione rilassante della tossina botulinica è necessario fare qualche piccolo accenno al funzionamento della contrazione muscolare. Essa è permessa grazie alla presenza nello spazio sinaptico, cioè tra una cellula nervosa e l’altra, di un neurotrasmettitore che prende il nome di acetilcolina e che viene rilasciato da una delle due pareti sinaptiche. L’acetilcolina trova poi dei recettori, cioè delle strutture ad essa affini, sull’altra parete sinaptica e appena viene captata da essi inizia la contrazione muscolare. Se, quindi , la produzione di acetilcolina nello spazio sinaptico viene bloccata, in questo caso della tossina botulinica, la contrazione non avviene più e il muscolo è costantemente in fase rilassata.

C’è chi nota, in pazienti trattati con questa tossina, un aspetto e un’espressività più rilassati, dovuti alla mancanza della contrazione muscolare costante.

Come viene somministrata la tossina botulinica e da chi:

Questo tipo di trattamento viene effettuato attraverso delle infiltrazioni sottocutanee con l’uso di siringhe dotate di aghi molto sottili che pertanto non richiedono trattamenti anestetizzanti. Tutto ciò deve essere effettuato da medici autorizzati che hanno seguito dei corsi appositi di preparazione.

Ci sono dei rischi nell’uso estetico della tossina botulinica?

Si, ma sono legati solo ad uno scorretto uso di essa, dato da ripetizioni del trattamento troppo ravvicinate, oppure problemi legati all’asimmetria del viso dopo il trattamento.

Il trattamento è definitivo?

No, ha un’efficacia di circa 90 giorni, trascorsi i quali, la contrazione muscolare regolare riprenderà gradualmente infatti è sconsigliato ripetere la seduta immediatamente, ma sarà possibile farlo dopo qualche mese.

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Alimentazione dei bambini a rischio a causa della crisi

La crisi che ha investito l’Italia negli ultimi anni ha costretto la popolazione a rivedere e riorganizzare le proprie spese sia in termini di quantità sia in termini di qualità.
A discapito di ciò vi è stata una riduzione non solo del superfluo, come viaggi, uscite, divertimenti, ma anche di ciò che da sempre è considerato la base della vita: l’alimentazione.

alimentazione bambino
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Essa ha subito dei cambiamenti significativi dall’avvento di difficoltà economiche considerevoli e si sta proiettando verso una perdita totale dell’equilibrio richiesto dal nostro organismo per poter vivere in modo ottimale.

I problemi legati all’alimentazione di questo periodo sono tipici dei Paesi industrializzati, che hanno a loro disposizione cibi preconfezionati e precotti di cui spesso si abusa.

Capita sempre più di frequente che si scelga, un pò per motivi economici, un pò per praticità, la somministrazione di cibi pronti piuttosto che di cibi freschi.

Il danno maggiore, legato a questa situazione, viene subito dai bambini o comunque da individui di giovane età che stanno andando incontro a sviluppo.

L’eliminazione parziale o totale di cibi freschi deriva anche dall’aumento dei prezzi di questi che ne rendono proibitivo l’acquisto ad una normale famiglia.

Un altro problema che non deve essere sottovalutato è relativo al tipo di cottura dei cibi. Dovrebbe prevalere la cottura al vapore, che permette di mantenere inalterate le proprietà nutrizionali degli alimenti. Spesso, si preferisce una cottura ricca di grassi, come la frittura, certamente non salutare.

Ma quali sono i rischi a cui i bambini dei nostri nostri giorni vanno incontro?

Un eccessivo consumo di grassi, di zuccheri aggiunti (patatine fritte, succhi di frutta, snack) porta ad uno scorretto sviluppo dell’inidividuo che, non solo manterrà delle abitudini alimentari dannose, ma inizierà a vederne le conseguenze nel giro di poche decine di anni. Aumenta infatti il tasso di obesità a partire da un’età precoce che poi permane anche in età adulta. Si presentano problematiche come l’ipertensione e il diabete. [sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

Si può migliorare il regime alimentare dei bambini così da prevenire la comparsa di problematiche croniche in età adulta?

Certamente, è però necessario riporre qualche piccolo accorgimento a partire dalla spesa, per continuare col tipo di cottura adeguata e effettuare una costante attività fisica.

Nella dieta dei bambini devono essere sempre presenti pane, pasta e frutta, che sono alla base non solo di una dieta mediterranea, ma di una dieta corretta da un punto di vista nutrizionale. E’ necessario ridurre gli zuccheri in eccesso contenuti in succhi di frutta, frullati, merendine confezionate, snack.

Si dovrebbero prediligere cibi preparati in casa, verdure cotte al vapore, carni e pesce, mentre si dovranno ridurre i quantitativi di uova e formaggi ad una volta alla settimana.

Nei neonati è, inoltre, consigliato di adottare l’allattamento al seno per più tempo possibile e iniziare la somministrazione di latte vaccino dal secondo anno di vita.

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Fragole e mirtilli neri “proteggono” le donne

Prendersi cura della propria salute può essere molto piacevole e gustoso! Mirtilli neri e fragole sono un valido aiuto per contrastare l’insorgenza di infarti, soprattutto nelle donne, come osservato in uno studio i cui risultati sono stati pubblicati recentemente.

Mirtillo-nero-Selvatico

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E’ una dolce notizia quella che ci giunge da un team di ricercatori provenienti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, dall’Harvard School of Public Health di Boston e dall’Università di East Anglia. I ricercatori hanno contoddo un test coinvolgendo 93.600 donne con un’età tra i 25 e i 42 anni. Le partecipanti, facenti parte del Nurses’ Health Study II, sono state seguite per ben 18 anni. I risultati di questa interessante ricerca sono stati pubblicati su Circulation, il Journal of the American Heart Association (AHA).
Lo studio, portato avanti dal dottor Eric Rimm e dalla dottoressa Aedin Cassidy, con il supporto dei loro colleghi, aveva lo scopo di accertare l’effetto dell’assunzione regolare di frutti di bosco sulla salute del sistema cardiovascolare delle donne. Dal momento che le fragole e i mirtilli neri sono i frutti di bosco maggiormente consumati negli Stati Uniti, sono stati scelti questi per condurre la sperimentazione.

Nel corso del periodo di osservazione, tra le partecipanti all’esperimento si sono verificati 405 casi di infarto. Secondo quanto osservato dai ricercatori, le donne che hanno consumato una maggiore quantità di mirtilli e fragole, hanno visto una riduzione del 32% della possibilità di contrarre un infarto. Questo se paragonate a coloro che mangiavano i frutti di bosco solamente una volta al mese o anche meno frequentemente e a coloro che, pur seguendo una dieta ricca di frutta e verdura, non ne consumavano affatto.

Dalle rilevazioni fatte sul gruppo in studio, ne scaturisce il consiglio di introdurre almeno tre porzioni tra mirtilli neri e fragole, per poter avere un effetto di contrasto agli attacchi cardiaci e proteggere così la salute del cuore, riducendo significativamente potenziali rischi cardiovascolari.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

La dottoressa Cassidy dell’Università de East Anglia sottolinea come le sostanze che si trovano naturalmente nella frutta e verdura di colore rosso e blu possano ridurre notevolmente il rischio di attacco cardiaco nelle donne giovani e di mezza età. Il dottor Rimm rimarca come mirtilli e fragole, in particolare, posseggano alti livelli di sostanze benefiche per il sistema cardiocircolatorio.

L’effetto benefico sulla circolazione è dovuto ai flavonoidi e tra questi la specifica sottoclasse chiamata antociani, che hanno un elevato potere antiossidante. Tali sostanza possono favorire la dilatazione delle arterie e contrastare l’accumulo di placche. I flavonoidi si trovano anche in molti altri vegetali, come ad esempio uva, more, lamponi, ribes nero, prugne, ciliegie, melanzane.

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Sciopero ginecologi

Protesta unica nel suo genere, per la prima volta ginecologi e ostetriche incrociano le braccia per ventiquattro ore, per portare all’attenzione di tutti le loro condizioni di lavoro e avanzare le loro richieste.sciopero ginecologi

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Il 12 Febbraio si è avuto lo stop della sale parto in tutta Italia, ad eccezione esclusivamente di eventuali casi d’urgenza, per i quali la disponibilità di intervento è stata garantita. A causa dello sciopero, tutti i parti cesarei, precedentemente programmati per questa data, sono stati rimandati anticipandoli o posticipandoli, si stimano circa mille e cento nascite slittate, oltre a visite specialistiche ed ecografie. E’ il primo grande sciopero di questo genere che vede partecipare unitamente ginecologi e ostetriche. Ventiquattro ore di stop alle attività di routine a distanza ravvicinata alle prossime elezioni, per chiedere ai protagonisti della politica di prendere in considerazione le loro esigenze e i problemi legati al settore.

Tra le richieste avanzate, si ha innanzitutto quella di messa in sicurezza dei punti nascita, cosa che doveva già essere stata messa in atto, secondo un piano approvato nel 2010 ma che ancora non è stato attuato. Si richiedono interventi anche in merito ai costi proibitivi delle assicurazioni relative ai rischi professionali che possono arrivare a cifre molto alte, fino a sfiorare i trentamila euro all’anno e per porre un limite al contenzioso medico – legale in campo sanitario. Anche il principale sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao, chiede interventi per rivedere quello che è il concetto di colpa medica, affinché la responsabilità di eventuali eventi avversi sia attribuibile all’oggettività delle strutture sanitarie.[sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright]

Nella stessa giornata si sono fermate anche le attività ambulatoriali ostetriche e i consultori familiari, la mobilitazione ha riguardato tutto il territorio nazionale ed ha coinvolto all’incirca quindicimila operatori del settore. Le principali sigle sindacali di categoria hanno indetto una manifestazione a Palermo per portare avanti le richieste alla base della protesta e alle ore dieci hanno organizzato un incontro aperto alla stampa all’hotel San Paolo Palace, sempre a Palermo. Ulteriori conferenze stampa hanno avuto luogo nelle sedi degli Ordini dei diversi capoluoghi di Regione.

Nonostante i numerosi tentativi da parte del ministero della Salute e degli interventi da parte del Garante sugli scioperi Roberto Alasse, che ha invitato ad un ripensamento sulla data, motivandolo anche con le avverse condizioni meteo previste, le associazioni di categoria non hanno receduto dal loro intento, confermando la giornata di sciopero e protesta.

Ginecologi e ostetriche hanno tuttavia assicurato l’assistenza alle urgenze e ad i parti naturali. Come dichiarato dal Carmine Gigli, presidente Fesmed, l’intenzione non è stata quella di causare alcun tipo di danno alle donne, tutt’altro, garantire loro condizioni migliori per poterle assistere al meglio in strutture sicure e moderne, con maggiori garanzie sia per le pazienti che per i medici.[author]

AIC, nessun rischio dai cosmetici

I cosmetici non sono dannosi per i celiaci. A darne conferma è l’associazione italiana celiaci (Aic). Negli ultimi anni si sono rincorse notizie che tendevano a sconsigliare l’utilizzo di prodotti non gluten-free ai celiaci in quanto potenzialmente pericolosi. Cosmetici-a-rischio-per-celiaci
[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Un’università americana avrebbe sollevato la possibile connessione tra i sintomi tipici della celiachia e l’utilizzo di prodotti cosmetici contenenti glutine. Da una dettagliata analisi sui cosmetici eseguita dagli studiosi di oltre oceano sarebbe emerso che solo il 20% dei prodotti analizzati fornirebbero indicazioni sulla presenza o meno di glutine. Ulteriore motivo di preoccupazione è rappresentato dal fatto che la maggior parte delle industrie di cosmesi si avvalgono di derivati del grano per produrre i propri prodotti. Ma è davvero così? Non secondo quanto sostenuto dall’Associazione italiana celiaci. Di fatto la celiachia è un’intolleranza di tipo alimentare che va a colpire soprattutto l’intestino. I celiaci dimostrano intolleranze nei confronti del glutine e di tutti quegli alimenti che lo contengono ma solo nel caso vengano ingeriti. I cosmetici e i detergenti solitamente entrano in contatto solamente con l’epidermide e non comportano pertanto nessun rischio. Secondo l’aic anche qualora i cosmetici o i detergenti venissero accidentalmente ingeriti, il glutine sarebbe presente in quantità così esigue da non poter creare problemi ai vili intestinali.
Parere contrastante con quanto sostenuto dagli americani che sostengono che i cosmetici entrando in contatto con le mucose, con pelle e labbra potrebbero scatenare comunque reazioni allergiche. Una direttiva del 2003 della Comunità Europea ha evidenziato una lista di allergeni che devono essere indicati tra gli ingredienti che compongono i cometici: il glutine non è presente tra questi. Secondo l’Aic, pur essendo consentito indicare la dicitura “senza glutine” sui cosmetici, marchiare tali prodotti come “adatti ai celiaci” potrebbe essere motivo di confusione.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright] Lo stesso codice del consumo parla di pubblicità ingannevole qualora vengano attribuite ad un prodotto proprietà che non possiede. Per fornire maggiore tutela ai celiaci l’Aic già a partire dagli anni 90 ha ideato un logo: una spiga barrata. Con tale simbolo si vanno a marchiare tutti quei prodotti idonei ad essere utilizzati dai celiaci poichè rientrano nel contenuto di glutine previsto dal ministero della Salute. Per i cosmetici, i detergenti e tutti quei prodotti che non sono destinati all’uso alimentare non si rende necessario specificare se l’utilizzo è consentito o meno ai celiaci. L’associazione italiana celiaci, sicura della propria posizione, ha espresso la propria contrarietà a concedere l’utilizzo del logo della spiga barrata su queste categorie di prodotti. [author] [sws_related_post]

Protesi seno, occhio alla bassa qualità

L’impianto di protesi al seno è l’intervento di chirurgia estetica più richiesto in Italia e nel mondo. Ha già compiuto 50 anni, ma la sua diffusione non deve far sottovalutare elementi di rischio che comporta.
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[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Le cronache fanno memoria dei rischi
Già nel giugno del 1997 Carmen Di Pietro balzò alle cronache italiane, perché durante un volo in aereo le era esplosa una protesi. Ma l’allarme più grande si è avuto a fine dicembre 2011, col caso delle PIP (dalla marca: Poly Implants Prosthesis), protesi prodotte da una società francese e impiantate anche in Italia, considerate cancerogene perché realizzate con un gel non conforme: più economico silicone industriale, anziché medicale come prevede la legge, che in caso di rottura rischia di diffondersi nell’organismo, provocando non solo infiammazioni ma anche tumori. Si stima che circa 4500 donne italiane siano portatrici di PIP, impiantate in buona parte al Centro Tumori di Milano. Fortunatamente non è molto ricorrente la rottura della protesi.

Tipi di protesi mammaria
Per ovviare ai problemi in caso di rottura si sono studiate anche protesi riempite di soluzione fisiologica. Ma attualmente le più diffuse restano quelle in silicone, perché riescono a garantirne nel tempo massimi risultati in termini di palpabilità e naturalezza, sono rivestite in poliuretano (ottima barriera alle molecole di silicone) e contengono gel coesivi, che in caso di rottura mantengono il silicone in blocchi compatti.
La tendenza del momento nella mastoplastica è quella di ottenere risultati quanto più possibile proporzionati alla persona. Perciò la forma di protesi che va per la maggiore è quella anatomica, a goccia, posizionata preferibilmente nel solco sottommammario. Nelle pazienti giovani si può non compromettere la possibilità di allattare, se si pone l’impianto sotto il tessuto mammario senza ledere i dotti galattofori e dell’areola.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

I controlli e le garanzie
Al di là dell’episodio di malaffare che tanta preoccupazione sta portando a chi oggi ha addosso una PIP, gli impianti in gel per il seno sono comunque tra le protesi più studiate e collaudate: quelle in uso sono la quinta generazione, con un rischio di rottura ormai limitato ad eventi quali incidenti, traumi sportivi o gravi ustioni. Quanto alla durata nel tempo, si può pensare che sia di moltissimi anni ma non ci sono controprove, perché sono in commercio da poco più di un decennio. A tutela del paziente, ogni protesi deve contenere un libretto informativo che ne identifica data di creazione e provenienza. Dal marzo 2012 è nato il registro delle protesi, con l’obbligo del chirurgo di annotarvi ogni intervento fatto e la protesi impiantata. Per le operazioni antecedenti, queste informazioni sono comunque rintracciabili nella cartella clinica. Il paziente, dal parte sua, deve informarsi sulla tipologia della protesi e deve comunque sottoporsi a controlli periodici concordati col medico, oltre a una risonanza magnetica ogni 10 anni. [author] [sws_related_post]

Allergie alimentari

Circa il 5% della popolazione mondiale soffre di allergie alimentari. Le manifestazioni di tali patologie sono effetto della reazione del sistema immunitario a determinati prodotti alimentari e soltanto il medico è in grado di effettuare una diagnosi e prescrivere la cura appropriata ad ogni singolo caso. Le intolleranze alimentari possono causare eritemi, orticarie, gonfiori, prurito, vomito, disturbi gravi come difficoltà respiratorie, calo della pressione sanguigna, perdita di coscienza o addirittura la morte. I sintomi, a seconda dei casi, si manifestano in pochi minuti o qualche ora dopo aver mangiato cibi ai quali si è allergici.

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[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Oltre 120 alimenti contengono sostanze allergeniche; nei bambini la maggior parte delle reazioni sono causate dal latte e dalle uova mentre gli adulti possono essere intolleranti anche al pesce, ai crostacei e ad alcuni cereali come la soia e il frumento.

Non esistono attualmente studi medici definitivi riguardanti la possibilità di prevenire le allergie alimentari e l’unico modo per evitare reazioni è quello di non mangiare cibi che l’organismo non tollera.

Il Prick test e l’analisi del sangue sono i metodi più comuni per diagnosticare un allergia anche se in nessun caso è possibile prevedere il manifestarsi di sintomatologie allergiche in seguito al consumo di determinati cibi.

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento preoccupante dei casi di allergie alimentari soprattutto nei bambini: attualmente in Europa circa 17 milioni di persone, di cui oltre 3 milioni e mezzo hanno meno di venticinque anni, soffrono di tali disturbi. Alla luce di questi preoccupanti dati, l’Accademia Europea di allergologia e immunologia clinica, nel Giugno 2012 ha avviato una campagna annuale di sensibilizzazione verso l’aumento di anafilassi specialmente nei bambini.

Essa mira ad informare il pubblico su come riconoscere i sintomi dell’anafilassi, le sue cause e su come comportarsi nei casi di emergenza. La campagna si propone inoltre lo scopo di stabilire nuove sinergie tra medici, scienziati e ricercatori di tutto il mondo invitandoli a condividere i dati e gli studi in loro possesso.

Nell’ambito del progetto, i rappresentanti di diversi paesi hanno sottoscritto una Dichiarazione pubblica con lo scopo di invitare le autorità politiche e gli operatori sanitari a fare il possibile per migliorare la gestione e il trattamento delle allergie alimentari e dell’anafilassi.

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Approvata dalla FDA la protesi retinica Argus

È di pochi giorni fa la notizia che l’FDA (Food and Drug Administration), commissione di controllo negli Stati Uniti, ha approvato l’uso della protesi retinica Argus II creata dalla Second Sight Medical Products. Stando alle notizie diffuse dall’azienda stessa la protesi dovrebbe essere disponibile per il mercato americano già da fine anno.
protesi retinica

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Questa apparecchiatura serve per intervenire su pazienti affetti da retinite pigmentosa in stadio avanzato. Nella pratica la retina riceve le immagini di una piccola telecamera esterna attraverso l’impianto di alcuni elettrodi e l’uso di particolari occhiali.

Quindi la telecamera rileva le immagini, le invia al processore e poi agli elettrodi in modo che le cellule della retina siano stimolate al lavoro e alla visualizzazione delle immagini.

La protesi retinica non è in grado di proiettare l’immagine nella sua interezza, ma pare che l’uso di questo dispositivo aiuti a recuperare, in parte, la funzionalità visiva.

Al momento Argus II è stato approvato come “dispositivo di uso umanitario”, cioè destinato a curare meno di 4 mila persone negli Usa, una sorta di approvazione limitata. Verrà testato su pazienti con piu di 25 anni e affetti da retinite pigmentosa in fase avanzata, con minima percezioni di luci ed ombre, ma con piena funzionalità dello strato interno retinico.

Argus II potrebbe diventare, in futuro, l’occhio bionico per chi è affetto da cecità perchè va a ripristinare la funzionalità della retina compromessa. La retinite pigmentosa avanzata è una malattia rara, genetica, che danneggia le cellule sensibili alla luce e che con il passare del tempo degenerano progressivamente fino anche alla cecità.

In una situazione normale, le cellule sensibili alla luce trasformano i fasci luminosi in impulsi elettrici e li inviano al cervello attraverso il nervo ottico, in modo che venga creata l’immagine correttamente. Questa nuova protesi vuole ricostruire questi passaggi ove interrotti dal malfunzionamento della membrana dell’occhio.[sws_related_postright showpost=”3″] [/sws_related_postright]

L’Argus II è conforme alle normative europee (CE) e aveva già ricevuto l’approvazione dell’Ophtahalmic Devices Advisory Panel, inoltre era stato oggetto di esperimenti su pazienti messicani ed ora sarà perfezionato grazie all’appoggio dell’FDA.

La casa produttrice del dispositivo oftalmico ha dovuto dimostrare con certezza che il vantaggio di questo intervento chirurgico supera, comunque, il disagio e il peso della malattia. Inoltre, ha dovuto provare che al momento non esiste niente in grado di trattare o migliorare la patologia come l’Argus II. [author] [sws_related_post]

Legge diagnosi preimpianto anche coppie fertili

La diagnosi genetica preimpianto è una tecnica che consente il trasferimento selettivo degli embrioni per evitare che i genitori, portatori di malattie genetiche gravi, possano trasmetterle al feto. diagnosi preimpianto

[sws_related_postleft showpost=”3″] [/sws_related_postleft] Grazie alle tecniche di biologia molecolare con la diagnosi genetica preimpianto è infatti possibile identificare anomalie genetiche dell’embrione nel corso di una fecondazione in vitro. Essa rappresenta l’evoluzione medica della fecondazione in vitro praticata già negli anni settanta per aiutare le coppie sterili ad avere figli. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha rigettato il ricorso con il quale il Governo italiano chiedeva il riesame della sentenza del 28 Agosto scorso in cui la Corte rilevava, da parte dell’ordinamento giuridico italiano, l’ingerenza non giustificata nel diritto al rispetto della vita privata e familiare delle persone ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Tra le motivazioni addotte a sostegno della propria decisione, la Corte di Strasburgo evidenziava l’incongruenza della legislazione italiana nel vietare il ricorso alle tecniche di diagnosi preimpianto alle coppie fertili geneticamente portatrici di malattie gravi come la fibrosi cistica o mucoviscidosi quando le stesse sono di fatto autorizzate ad abortire nel caso il feto sia affetto da tali malattie. La Corte Ue apre dunque la strada alla necessità di procedere ad una interpretazione estensiva della legge 40/2004, contenente le norme in materia di procreazione medicalmente assistita, nonché ad una revisione della stessa al fine di adeguarla alla legislazione comunitaria fonte primaria e prevalente rispetto alla legge statale. [sws_related_postright showpost=”2″] [/sws_related_postright] Sarà quindi una priorità per il prossimo Parlamento fare il modo che anche l’Italia regoli questa spigolosa materia adeguandosi alle norme di diritto comunitario eliminando i limiti di una legge che al momento obbliga le coppie italiane che intendono beneficiare della diagnosi preimpianto, a rivolgersi a strutture mediche ubicate in altri paesi dell’Unione. L’Italia dovrà al più presto colmare un vuoto legislativo consentendo alle coppie fertili di ricorrere alle tecniche della diagnosi genetica preimpianto così come le coppie infertili possono usufruire della procreazione medicalmente assistita. Conformemente alla giurisprudenza comunitaria le strutture sanitarie italiane che rifiuteranno di effettuare tecniche di Pma alle coppie ad alto rischio riproduttivo, potranno essere denunciate in base a quanto stabilito dalla Suprema Corte dei Diritti Umani.

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